ROMA, giovedì, 21 aprile 2011 (ZENIT.org).
Cari amici, buona Pasqua! La Risurrezione di Cristo è la garanzia della nostra immortalità. Io ho coscienza di essere debole, mi ammalo, invecchio, sono pieno di malanni e di sofferenze. Nella vita, in un modo o nell’altro, abbiamo tutti le nostre croci. Ma so che prima o poi il mio Angelo custode mi dirà: “Piero, adesso saluta tutti, perché è venuta la tua ora. Oggi stesso ti porto in Paradiso!”. E immagino quando il mio “Big Peter” (il grande Pietro perché io sono quello piccolo) mi porterà in volo verso il Cielo e mi ritroverò improvvisamente nell’altra vita, la vera vita che non tramonta più: rivedo i miei genitori, i fratelli, i parenti, gli amici, tantissime persone care che mi stavano aspettando e conosco di persona la cara Mamma del Cielo, la Vergine Maria!
Che feste, ragazzi! E poi vedo faccia a faccia il “Padre nostro che sta nei cieli”: una visione che non riesco nemmeno ad immaginare; ma so che Dio mi vuole bene, mi ha dato tanti doni, mi aiuta, mi coccola, mi protegge, mi perdona. L’ho pregato tante volte, certamente mi darà il passaporto per la vita eterna! Ecco, la Pasqua è tutto questo. Gesù è risorto per darmi la certezza che anch’io risorgerò e avrò un posto nel suo Regno di pace, di gioia, di fraternità e di amore…. Che grande cosa la fede, care sorelle e cari fratelli! “Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Venite, esultiamo, siamo felici perché Gesù è risorto!”. Nella Pasqua siamo tutti chiamati a ritrovare l’entusiasmo della fede. Prima di celebrare la S. Messa dico sempre: “Signore Gesù, riaccendi in me l’entusiasmo della mia Prima Messa, quando piangevo di gioia perché avevo raggiunto l’ideale della mia giovinezza”. Oggi chiediamo la gioia e l’entusiasmo della fede. Tutti abbiamo la fede, che però può essere una fiammella di candela che si spegne ad ogni soffiar di vento e lascia al buio o come il sole che splende a mezzogiorno, che illumina, riscalda, dà senso alla vita e gioia di vivere.
La Pasqua è la fonte della nostra gioia. Anche se abbiamo mille problemi e sofferenze, la fede ci dà serenità e gioia, quella autentica che viene da Dio. Nel 1976, sono andato in Ciad a visitare le missioni nel sud del paese e un giovane Cappuccino canadese (diocesi di Moundou) in due giorni mi ha fatto visitare la sua missione fra un popolo poverissimo, analfabeta, in villaggi di fango e di paglia, senza alcun segno di progresso moderno. Alla fine l’ho ringraziato e gli ho detto: “Caro padre Giovanni, sei proprio capitato male. Non ho mai visto un popolo a così basso livello di vita come il tuo”. Lui mi guarda e mi dice: “Ma cosa dici? Questo popolo ti sembra miserabile, invece, a viverci assieme, scopri che ha grandi valori umani, forse più di noi che siamo ricchi e istruiti. Gli voglio bene davvero e non sogno altro che rimanere qui fin che campo”. Ho pensato: “Questo ci crede davvero! La sua fede lo rende felice in una situazione umana delle più misere e quasi disumane”.
Ecco, quando ho lo tentazione di scoraggiarmi, penso a padre Giovanni e prego il Signore di dare anche me, che vivo in situazioni umane molto migliori, la sua fede e la sua gioia. Questo è il mio augurio: amici, siate felici della gioia che solo Dio può dare.
Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l'Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.
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