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giovedì 4 luglio 2019

GS1 Tommaso e la sua triste incredulità

3 luglio 2019
 Dal Vangelo secondo Giovanni  (20,24-29)
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Sulla figura dell’Apostolo Tommaso si sono scritte e predicate tante teorie, fino a qualche decennio fa prevaleva quella dell’incredulità, ed è proprio Gesù a indicarlo come un uomo diffidente: «… e non essere incredulo, ma credente!».
Queste parole del Signore sono sufficienti per individuare la posizione sbagliata di Tommaso, anche se era un buon uomo come gli altri dieci Apostoli e non tramava nulla contro il Maestro, come invece faceva di continuo l’apostolo che tradì e consegnò Gesù ai nemici.
Non è possibile classificare Tommaso come uno che voleva credere più degli altri Apostoli e per questo si rifiutò di accettare il racconto dell’apparizione di Gesù mentre era assente. Egli girovagava pensieroso per Gerusalemme e metteva continuamente il sigillo alla sua mancanza di Fede.
C’era in Tommaso anche l’orgoglio che sosteneva la convinzione che si ritrovava nella mente e non riusciva ad allontanarla, non era in grado di accogliere una notizia sensazionale: Gesù è vivo! Tommaso non si accorse neanche dello stato d’animo cambiato degli altri Apostoli, della loro allegria, della felicità che aveva preso il posto dello scoraggiamento.
Non si trattava solo di sentimenti o reazioni affettive intense di coloro che amavano il Signore, credevano perché avevano visto Gesù vivo.
Il pensiero di Tommaso era fisso su un dubbio che stranamente non voleva lottare e non accettava neanche la testimonianza degli altri dieci Apostoli: «Abbiamo visto il Signore». Cosa può aver accecato uno dei più intimi seguaci di Gesù che aveva assistito a miracoli portentosi?
Tommaso sbagliava gravemente quando considerava infallibili i suoi pensieri e «dimenticava» presto tutti gli avvertimenti dati da Gesù, le profezie che anticipavano gli eventi della sua Morte e Risurrezione.
Questo avviene anche ai cristiani che si dimenticano di Gesù nella loro vita, Lo escludono dai pensieri e dalle scelte, quando intraprendono iniziative e si preoccupano forse troppo delle loro cose. Si fa presto a dimenticare Gesù e i suoi insegnamenti, ma le conseguenze sono dannose e dolorose.
Gesù viene escluso dove c’è la convinzione di essere autosufficienti e di programmare la vita secondo quello che si pensa, senza discernimento spirituale e il confronto con la propria coscienza. D’altronde, la coscienza assopita non vigila e «permette» tutto.
È sufficiente un solo pensiero ambiguo per devastare la vita spirituale e nel caso di Tommaso si sviluppò questa condizione.
La sua incredulità non è sbocciata dopo la Risurrezione di Gesù, nelle Scritture leggiamo che la sera prima della Passione del Signore, nella Cena del Giovedì Santo, Tommaso manifestò uno dei suoi dubbi: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?» (Gv 14,5).
Come possiamo constatare, Tommaso si portava dentro una riserva di incredulità o scetticismo riguardo le opere e le parole di Gesù.
Il Signore ha ammonito con una dolcezza severa Tommaso, : «… e non essere incredulo, ma credente!», parole che devono farci riflettere.
La sua Fede non presentava l’abbandono in Gesù e l’abbandono può esserci anche quando si ha una Fede piccina, è sufficiente sperare nel Signore, confidare in Lui anche nelle circostanze più dolorose. L’abbandono è sempre progressivo, cresce insieme alla Fede, quando l’abbandono è assente, manifesta una Fede paralizzata, proprio come quella di Tommaso.
Egli è rimasto tre anni ad osservare miracoli portentosi, ad ascoltare parole divine e ancora nutriva dubbi sulla divinità di Gesù?
C’è forse un po’ di Tommaso in noi? In molti sicuramente è presente, l’incredulità di Tommaso vive in chi non fa la Volontà di Dio.
Senza la vera preghiera giornaliera che inizia la mattina e che deve sostenere parte della giornata, non si ha la forza per resistere alle tentazioni, per controllare i propri pensieri negativi, per agire animati da una Fede profonda e portatrice di gioia, pace, felicità.
L’abbattimento è sempre dietro l’angolo... nessuno si consideri forte nella Fede o sicuro di amare molto Gesù. Tommaso mostra che si può cadere.
Tommaso ci manifesta che si può restare tre anni con una grande Fede in Gesù e poi crollare all’improvviso.
Vigilate e pregare con grande amore in molti momenti della giornata, la vita stessa deve diventare preghiera. Stabilite delle ore da dedicare a Gesù e a Maria e osservatele mettendo da parte ciò che effettivamente non è importante. La preghiera sostiene e non fa cadere nell’atroce dubbio quando arriva una sofferenza.
Gesù e Maria sono sempre in attesa delle nostre preghiere, non per la Loro gloria, le preghiere servono a salvare le nostre anime!
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