In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». (Gv 3, 16-18)
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». (Gv 3, 16-18)
Dio in uscita: così lo descrive il Vangelo. Dio disposto a donare il Figlio che è Suo dall’eternità, in favore degli altri figli acquisiti nel tempo. Chi è, che cos’è allora il Dio che si manifesta a noi, il Dio in cui crediamo? Non è come gli uomini l’hanno immaginato, potente e solitario, lontano e indifferente.
Dio è costituito da un vortice infinito di amore: un Principio - cioè un Padre - che genera un Figlio che gli è pari, e lo avvolge nell'infinito amore del Suo Spirito.
Questa immensa vitalità amorosa proietta al di fuori di sé le scintille di vita della creazione. Arriva anche all’estrema decisione di coinvolgere personalmente il Figlio nella vicenda umana, per mostrare un cuore e una faccia di amore, impossibile all’uomo.
Così anche gli uomini vengono attratti in una nuova storia di verità e di amore.
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