In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». (Gv 17,20-26)
Tutto il mondo è sotto gli occhi di Gesù e nel suo cuore. Il presente e il futuro: anche noi, amati da Lui per essere con Lui una sola cosa. “Non sono più io – dice San Paolo – è Cristo che vive in me”. Non siamo più noi, ma diventiamo ‘una’ cosa in Gesù. Senza mescolare e confondere le nostre identità personali, diventiamo membra, diverse e unite, del suo corpo. Questa è la risposta vera e totale al nostro bisogno di comunione. Questo è il segno che nel mondo annuncia e testimonia Cristo risorto e vivo, in modo tale da poter essere riconosciuto come la novità impossibile che convince il mondo.
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