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giovedì 18 giugno 2009

275 - Il nostro pane quotidiano

San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Sul Padre nostro, 18

«Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Ciò può essere inteso sia in senso spirituale che in senso materiale, poiché l'uno e l'altro nell'economia divina serve per la salvezza.
Infatti il pane di vita è Cristo, e questo pane non è di tutti, ma nostro sì. E come diciamo «Padre nostro» perché è Padre di coloro che intendono e credono, così invochiamo anche il pane nostro, poiché Cristo è pane di coloro che come noi si cibano del suo corpo. Chiediamo quindi che ogni giorno ci sia dato questo pane... affinché non accada che a causa di qualche grave peccato dobbiamo astenerci dal pane celeste, e così, privati della comunione, veniamo anche separati dal corpo di Cristo. Egli stesso infatti ha proclamato: «Io sono il pane della vita disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)... Il Signore stesso pronunzia questa minaccia: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53). Per questo chiediamo che ci sia dato ogni giorno il nostro pane, cioè Cristo, affinché noi che rimaniamo in Cristo e viviamo in lui, non ci allontaniamo mai dal suo corpo e dalla sua vita divina.
Si può anche interpretare così: noi, che fiduciosi nella grazia del Signore abbiamo rinunziato al mondo e disprezzato i suoi onori e le sue ricchezze, dobbiamo desiderare soltanto il necessario per vivere... Chi vuol essere discepolo di Cristo e, seguendo il suo invito, rinuncia a ogni cosa, deve cercare solo il necessario per l'oggi senza preoccuparsi del domani. È il Signore che ci insegna così: «Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34). Saggiamente, dunque, il discepolo di Cristo chiede il pane per ogni giorno, sapendo di non poter fare progetti per il domani.

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