Dialogo della Divina Provvidenza, 23
[Santa Caterina sentì Dio dirle] :
« Ogni creatura che ha in sé ragione ha la vigna per se medesima, cioè la vigna de l'anima sua; della quale la volontà col libero arbitrio nel tempo n'è facto lavoratore, cioè mentre che elli vive. Ma poi che è passato ci tempo, neuno lavorio può fare, né buono né gattivo; ma mentre che elli vive può lavorare la vigna sua, nella quale Io l'ho messo. E ha ricevuta tanta fortezza questo lavoratore de l'anima che né dimonio né altra creatura gli 'l può tollere se egli non vuole; però che ricevendo el sancto baptesmo si fortificò e fugli dato un coltello d'amore di virtú, e odio del peccato. El quale amore e odio truova nel Sangue, però che per amore di voi e odio del peccato mori l'unigenito mio Figliuolo, dandovi el Sangue, per lo quale Sangue aveste vita nel sancto baptesmo...
« Divellete le spine de' peccati mortali e piantare le virtú... con la contrizione del cuore e dispiacimento del peccato e amore della virtú; e alora ricevarete il frutto d'esso Sangue. Ma in altro modo noi potreste ricevere, non disponendovi da la parte vostra come tralci uniti nella vite de l'unigenito mio Figliuolo, el quale dixe: «Io so' vite vera; el Padre mio è il lavoratore, e voi sète i tralci» (Gv 15,1.5).
« E cosí è la veritá: che lo so' il lavoratore, però che ogni cosa che ha essere è uscito ed esce di me. La potenzia mia è inextimabile, e con la mia potenzia e virtú governo tutto l'universo mondo. Veruna cosa è fatta o governata senza me. Si che Io so' el lavoratore che piantai la vite vera de l'unigenito mio Figliuolo nella terra della vostra umanità, acciò che voi, tralci uniti con la vite, faceste frutto. »
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