Dio invia un angelo per spiegare ai pastori questo grande evento.
Dio si rivolge non ai potenti, ma a persone semplici e umili.
Gente povera, che non poteva neppure partecipare al culto.
Erano gli unici, di sera, svegli a guidare il loro gregge.
La gente era tutta addormentata.
La notizia a loro non interessava.
Pensavano ad altro, alle loro attività e la speranza di un salvatore non interessava loro.
Come oggi.
Dio sta sempre dalla parte dei poveri indifesi, perché sono i suoi prediletti.
Maria e Giuseppe appartengono a tale schiera.
Questi poveri ricevono un grande annuncio di gioia, vanno a vedere il bambino e lo adorano.
Persone insignificanti, umili, semplici, capaci però di ricevere un grande messaggio di speranza.
Gesù entra nella nostra vita monotona con delle persone che fanno sempre la stessa cosa come noi.
Ma sono i primi ad accorrere a quella stalla, a quella grotta, a quella mangiatoia.
Quanta sproporzione tra il grande annuncio e il segno: il bambino povero che giace in una mangiatoia, avvolto in fasce che già richiamano il sepolcro.
Il bambino è una persona che non possiede nulla e ha bisogno degli altri per crescere.
Non è autosufficiente, sente il bisogno di confrontarsi, ma ha accanto le mani amiche e premurose di Maria.
Il Salvatore, il vero imperatore, la persona che risolve i problemi dell’umanità, è quel bambino che non trova neppure il posto dove nascere, perché la gente è attenta altrove e pensa ad altre cose.
Però per accoglierlo c’è bisogno da un lato di estrema povertà, semplicità, insignificanza e dall’altro di un cuore dedito a Dio.
Esternamente la vita corre come prima, ma per chi accoglie tale evento cambia l’orizzonte, la prospettiva in cui la vita si compie.
Maria medita queste cose nel suo cuore.
Quante esperienze dovremmo anche noi poter meditare, riflettere ripensare.
Maria è la donna dell’interiorità, della profondità, capace di scrutare dentro il proprio cuore.
I pastori tornano, lodando Dio, dando gloria a Lui, per ciò che hanno udito e visto.
Queste persone sono chiamate ad essere i primi annunciatori di un Messia che è venuto e ha fatto una scelta precisa che ancora oggi ci disarma.
“Signore, tu sei venuto a sconvolgere le nostre certezze, le nostre sicurezze, il nostro classificare le persone.
Lo hai fatto con il tuo stile.
Lo stile di un Dio che corre verso l’uomo e si impietosisce di fronte alla sofferenza e alla povertà.
Per questo gli ultimi sono, per te, i primi.
Per questo hai voluto vicini al tuo figlio solo certe persone.
Natale è il compleanno di ogni persona.
Ogni persona che nasce, lo desideri o meno, ha impresso il tuo volto.
Il grande annuncio stride con la piccolezza del luogo.
Ma non potevi nascere altrove.
Dovevi incarnarti lì.
Hai piantato la tua tenda in mezzo a noi e non te ne sei più andato.
La nostra vita è ricercare quell’umiltà, quella semplicità, quella piccolezza, grazie alla quale possiamo avere la tua amicizia e il tuo Amore.
E la vita riassapora il senso del suo esistere.”
Buon Natale, Gesù.
E Buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie.
Un caro ricordo nella preghiera.
Don Luigi
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