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sabato 18 dicembre 2010

818 - Omelia del 19/12/2010 domenica IV Avvento

Siamo ormai vicini al Santo Natale.

Più di tante parole, lasciamoci guidare dal mistero della nascita di Gesù.
Di solito, siamo abituati a leggere il testo dell'annunciazione di Maria secondo Luca.
Oggi, invece, leggiamo il brano di Matteo, che ha come protagonista Giuseppe.
Giuseppe è un personaggio che, nel Vangelo, non parla mai. Viene definito uomo giusto e retto: colui che mette in pratica la volontà del Signore.
Rimane colpito dal fatto che Maria, prima che andassero a vivere insieme, si sia trovata incinta e, da persona retta, decide non di affidarsi ai tribunali, ma di licenziare Maria in segreto.
Ma Dio viene a sconvolgere tutti i suoi piani.
Colui che nascerà sarà frutto dello Spirito Santo.
Si chiamerà Gesù, il salvatore del mondo, il Dio con noi, come afferma il profeta Isaia.
Giuseppe mette in pratica ciò che l'angelo gli ha ordinato.
Il brano ha uno schema molto semplice.
Al centro vi è la figura muta di Giuseppe che agisce, rimane sconvolto, ma accoglie l'invito del Signore tramite l'angelo.


Mi soffermo su due aspetti.
1) Da un lato pensiamo alla giustizia di cui tanto abbiamo bisogno: non c'è pace senza giustizia.
La giustizia vista quale rapporto equo tra le persone.
Giuseppe è definito uomo giusto non perchè cerca di fare mille cose, ma perchè agisce ponendo al centro il bene dell'altra persona, in ottemperanza ad un invito del Signore.
Giusto è colui che non pretende nulla, non manifesta rancore, ma cerca il bene dell'altro, anche a costo di rimetterci di persona.
Anche se il villaggio è contro Maria e Giuseppe, Giuseppe vuole mettere in pratica l'insegnamento dell'Angelo, pur subendo umiliazioni e insulti.
Davanti alle ingiustizie e a tutti noi capita questo, l'atteggiamento più corretto non è tanto volere il danno degli altri, quanto piuttosto il desiderio di camminare verso la ricerca della verità, capendo anche in quali cose possiamo avere urtato la sensibilità degli altri.


2) Un secondo aspetto riguarda la nostra vita che è fatta di imprevisti.
Avere un progetto per le cose che facciamo è importante, ma non sempre i calcoli umani funzionano come dovrebbero
Personalmente ho smesso di fare grandi progetti.
Preferisco affidarmi a quel Dio che mai abbandona il suo popolo e non ci lascia soli.
A volte, proprio in questa fiducia, nasce il desiderio di mutare alcuni progetti, o modificarli per riuscire meglio a scoprirne il loro valore.
Giuseppe ha accettato di essere sconvolto dall'invito dell'angelo a cambiare rotta, modificando le sue costruzioni mentali, per affidarsi al rischio di un progetto divino.
Confidare in Dio è anche non sentirsi onnipotenti, capendo che la vera felicità la colgo in quel bimbo che nasce e da valore alle cose che faccio.
Il Natale è la festa di Colui che è venuto a sconvolgerci e ci invita a fare di più.

Perchè più ti senti piccolo e più diventerai grande...


don Luigi
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Medaglia di San Benedetto