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domenica 5 luglio 2015

3388 - Commento al Vangelo di domenica 21 giugno 2015 (12^ sett. t.o.)

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

+ Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, Lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con Lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora Lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora Fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque Costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’episodio narrato dal Vangelo ci dice che Gesù non ci lascia mai soli, anche quando l’impressione è quella della solitudine e della preghiera inascoltata o del silenzio di Dio. Invece Lui c’è sempre. All’apparenza dorme, nel senso che non riusciamo acapire il suo aiuto ma Lui è sempre vigile soprattutto quando viene invocato con fiducia.
Il punto che voglio toccare in questo commento è la verifica delle nostre preghiere: siamo sicuri di pregare bene e di invocare Gesù nei modi corretti? Se il cuore non adora Lui la preghiera è zoppa, inoltre se non si compie la sua volontà e si vive nel disordine morale, rimane difficile ottenere le sue Grazie.
Bisogna partire da questa riflessione: come prego durante il giorno? Quante volte prego e se c’è vivo desiderio di piacere a Gesù.
Non è sufficiente pregare Dio, Lui non è astratto e non si deve pregare con la sola recita vocale delle preghiere. Deve partire dal cuore la vera preghiera, e parte se si instaura una comunione con Gesù, ed è possibile attraverso la sua conoscenza.
Non si stima qualcuno senza conoscerlo, con la conoscenza delle sue qualità la stima diventa maggiore. Con Gesù non c’è un limite nella conoscenza e nella stima, tanto che solo Dio possiamo ragionevolmente adorare, nessuno e nessuna cosa può meritare la nostra adorazione.
Non dobbiamo mai fermarci nella meditazione della conoscenza personale e di quella di Gesù. Si compiono grandi opere quando la conoscenza interiore è elevata e si riescono a intuire meglio le capacità e i propri limiti. Si possono così sviluppare i talenti e controllare con buona vigilanza le insufficienze personali.
Dal nostro impegno spirituale e umano si determina la spiritualità che abbiamo, quindi la nostra Fede è sempre espressione della spiritualità raggiunta. Le opere manifestano in modo inconfutabile la nostra maturità interiore, infatti dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7,16-20).
Per favorire la crescita spirituale è determinante la lettura giornaliera di testi spirituali, oltre il Vangelo del giorno con questo commento, bisogna considerare con grande interesse gli scritti classici della nostra spiritualità e sono quelli dei Santi. Sul web trovate gli scritti di Santa Teresa d’Avila, Sant’Alfonso dè Liguori, San Giovanni della Croce, ecc.
Il testo iniziale che consiglio è l’“Imitazione di Cristo”, semplice e sostanzioso, permette di comprendere il vero senso della vita.
L’episodio di oggi ci presenta Gesù che apparentemente dorme e secondo gli Apostoli non si accorge del pericolo improvviso che incombe, ma può Dio dormire? Il Corpo umano di Gesù è stanco ma Dio non si stanca mai, e alla richiesta supplicante di Pietro, il Signore innanzitutto gli chiede se lui ha Fede, se crede ciecamente nella sua Persona.
Questa richiesta scuote tutti i presenti sulla barca e sono dinanzi alla prova più drammatica da quando seguono Gesù.
È la Fede a cambiare la nostra storia, a permetterci di ottenere le cose impossibili anche se spesso ritardano per le cattiverie altrui.
Quando Dio sembra lontano o abbiamo la sensazione di pregare inutilmente o che non c’è ascolto da parte sua, si mostra di possedere una Fede debole e priva di forza. Oggi ci viene mostrato che la stanchezza fisica di Gesù non gli impediva di conoscere tutto, perché Dio è sempre vigilante. Non dorme mai.
Il Signore non ci lascerà mai soli di fronte alle difficoltà.
Questa verità è determinante per rimanere sereni nelle prove, nei momenti di smarrimento. I discepoli erano uomini di mare, esperti e conoscitori delle burrasche, si abbattono perché ancora la loro Fede era informe. Comprensibile. Subito dopo il temporale divenne tempesta, impetuosa e violenta, “e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena”.
La tempesta noi la incontriamo nella vita, quasi sempre per la cattiveria altrui e le onde dolorose riempiono la nostra barca.
In quel momento, chiamiamo Gesù come fece Pietro? Oppure ci abbattiamo e diventiamo negativi? Spesso non si supera una prova per la mancanza di richiesta di aiuto, si è convinti in un intervento immediato di Dio senza ricorrere alla vera preghiera e senza mettersi in discussione.
L’atteggiamento migliore nelle prove è quello di vivere la propria Fede, ricorrendo con maggiore fiducia e abbandono al Cuore di Gesù. Le difficoltà non devono spaventarci, semmai devono farci avvicinare a Gesù e con la recita del Rosario alla Madonna, renderci sereni e fiduciosi del Loro sicuro aiuto.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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