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domenica 28 febbraio 2010

574 - Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso

Mentre la nube li avvolgeva tutti e in certo qual modo facendo per essi una sola tenda, si fece sentire anche una voce che diceva: Questo è il Figlio mio prediletto. Erano lì Mosè ed Elia, eppure discepoli non fu detto: "Questi sono i figli miei diletti". Una cosa è il Figlio unigenito, un'altra cosa sono i figli adottivi. Veniva esaltato Colui del quale si gloriavano la Legge e i Profeti. Questo è il Figlio mio prediletto - è detto - nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! (Mt 17, 5; Lc 9, 35) Poiché lo avete udito attraverso i Profeti e attraverso la Legge. E quando non lo avete udito? A quelle parole i discepoli caddero bocconi a terra. Ci viene già mostrato nella Chiesa il regno di Dio. Qui c'è il Signore, qui c'è la Legge e i Profeti; ma il Signore in quanto è il Signore, la Legge invece in quanto rappresentata da Mosè e la Profezia rappresentata da Elia; ma essi in quanto servi, in quanto esecutori degli ordini. Essi come recipienti, egli come sorgente. Mosè ed i Profeti parlavano e scrivevano, ma da lui proveniva ciò ch'essi proferivano.

Il fatto che i discepoli caddero bocconi a terra significa simbolicamente che moriremo, poiché è stato detto alla carne: Terra sei e nella terra tornerai (Gn 3, 19). Il fatto invece che il Signore li fece rialzare, simboleggiava la risurrezione. Dopo la risurrezione a che ti serve la Legge? a che ti serve la profezia? Ecco perché scompaiono Elia e Mosè. Ti rimane: ln principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio (Gv 1, 1). Ti resta che Dio sia tutto in tutti (cf. 1 Cor 15, 28). Vi sarà Mosè ma non vi sarà più la Legge. Vedremo lì anche Elia, ma non più gli scritti del Profeta. Poiché la Legge e i Profeti resero testimonianza a Cristo che doveva patire e il terzo giorno risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria (cf. Lc 24, 44-47). Lì si avvererà ciò che ha promesso a coloro che lo amano: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò (Gv 14, 21). E come se gli fosse stato chiesto: "Poiché tu lo amerai, che cosa gli darai?", risponde: Mi farò conoscere a lui (Gv 14, 21). Gran dono, grande promessa! Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso. Perché mai, avaro, non ti basta ciò che ti promette Cristo? A te sembra d'esser ricco, ma se non hai Dio, che cosa hai? Un altro invece è povero ma se possiede Dio, che cosa non possiede?
Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta, incoraggia usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d'insegnare (cf. 2 Tim 4, 2). Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch'è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore. Poiché nell'elogio della carità, letto nella lettera dell'Apostolo, abbiamo sentito: Non cerca i propri interessi (1 Cor 13, 5). Non cerca i propri interessi perché dona quel che possiede. ln un altro passo egli usa un'espressione piuttosto pericolosa qualora non sia ben intesa. L'Apostolo infatti facendo ai fedeli membri di Cristo una raccomandazione conforme alla stessa carità, dice: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri (1 Cor 10, 24). L'avaro infatti, al sentire tale precetto, prepara tranelli per frodare negli affari, ingannare qualcuno e cercare non quel ch'è proprio ma la roba d'altri. L'avarizia invece reprima questi desideri e venga avanti la giustizia; ascoltiamo e cerchiamo di capire quel precetto. Alla carità è detto: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri. Se però tu, o avaro, ti opponi a questo precetto e piuttosto pretendi ridurre questo precetto al permesso di bramare l'altrui, prìvati del tuo. Ma siccome io ti conosco, tu vuoi avere non solo il tuo ma anche l'altrui. Tu compi frodi per appropriarti dell'altrui; allora lasciati derubare, perché in tal modo tu possa disfarti del tuo. Tu però non vuoi cercare quel ch'è tuo ma ti porti via la roba d'altri. Se fai così, non fai bene. Ascolta, o avaro, ascolta bene. ll precetto: Nessuno cerchi quel ch'è suo, ma quello ch'è di altri, l'Apostolo te lo spiega più chiaramente in un altro passo. Di se stesso dice: Non cerco quel ch'è utile a me personalmente, ma quel ch'è utile a tutti, affinché tutti si salvino (1 Cor 10, 33). Ciò Pietro non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: "Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso sulla terra". È discesa la vita per essere uccisa, è disceso il pane per sentire la fame, è discesa la via, perché sentisse la stanchezza nel cammino, è discesa la sorgente per aver sete, e tu rifiuti di soffrire? Non cercare i tuoi propri interessi. Devi avere la carità, predicare la verità; allora giungerai all'eternità, ove troverai la tranquillità.


IN BREVE...
Non essere vuota, o anima mia; non assordare l’orecchio del cuore con il tumultuare delle tue vanità. Ascolta anche tu: la Parola stessa ti grida di ritornare... Poni dunque la tua abitazione in Lui, anima mia, a Lui affida tutto ciò che da Lui ricevi. (Confess. 4, 11)

(Sant'Agostino)
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