Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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martedì 10 dicembre 2019

3S 38 - Catechismo Pio X - 12

(a cura di Pierfrancesco Nardini)  XII
Dio ha cura delle cose create? Dio ha cura e provvidenza delle cose create e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita
Il libro della Sapienza si chiede «come potrebbe una cosa durare, se Tu (o Dio) non volessi? E conservarsi quello che non fosse voluto da te?» (11, 26).
L’immagine che spesso è stata usata per commentare questa verità è quella del paragone tra una madre e Dio.
L’amore che una madre ha per i suoi figli è immenso, è eterno, è incondizionato. Una madre ama un figlio in qualsiasi situazione, anche se diventa un delinquente. È nella sua natura amarlo (il figlio, non la delinquenza).
E per questo lo difenderà, lo accudirà, lo curerà, gli sarà vicino fino a che non morirà. È racconto quotidiano quello di madri che trattano i figli come se rimanessero piccoli, perché continuano a riempirli di piccole attenzioni anche quando sono oramai sposati, padri o madri, hanno un lavoro e una loro vita. Ed è anche giusto e normale sia così. Ci stupiremmo del contrario!
Ora, visto il debito paragone fra una madre (creatura finita, imperfetta e con una forza e capacità limitate) e Dio (Creatore onnipotente e onnisciente), è facile capire quanto più grande, quanto immensamente più grande sia l’amore che Nostro Signore ha per ogni singolo uomo. Tutti gli uomini sono Suoi figli. E come tali Egli li tratta.
Come Creatore conosce perfettamente ogni singolo uomo, più delle madri che comunque conoscono i figli come le loro tasche.
Come Essere onnisciente, è sapienza infinita e conosce le situazioni e i pensieri di tutti i Suoi figli.
Come Giustizia infinita, li tratta tutti in modo equo.
È, tra l’altro, Bontà infinita, quindi ama tutti in modo perfetto e assoluto, il Suo amore per noi è più grande dell’insieme dell’amore che tutte le madri sulla terra possono provare per i propri figli.
Lui poi ama tutti gli uomini in questo modo, i genitori solo i propri figli.
Volete dunque che Dio non faccia in modo che l’uomo abbia quel di cui necessita per vivere? Volete che non curi e non provveda ai suoi bisogni principali e non lo conservi?
Pensare ad un Dio lontano e indifferente dalla vita sulla terra non è verosimile. Che senso avrebbe un Dio che crea l’umanità, in modo così mirabile tra l’altro, per poi abbandonarla a se stessa e non fare in modo che ci siano sostentamenti e tutto quel che serve?
Cristo ci mette in guardia dal rischio di disperare, nel timore di non riuscire a procurarci il necessario per la nostra vita e per quella della nostra famiglia. Sarebbe un grave errore che si fonderebbe sulla sfiducia in Dio.
Nel passo in cui c’è l’esortazione a non affannarci su come mangiare e vestirci, si ricorda innanzitutto quel che si è detto sopra: l’amore infinito di Dio per gli uomini («Non siete voi assai da più di essi?» Mt 6, 27) e la Sua conoscenza di tutti noi («il vostro Padre sa che di tutte queste cose avete bisogno» Mt 6, 33).
È dunque verità rivelata che Dio cura gli uomini, provvede ai loro bisogni e li conserva.
Quel che Cristo vuol insegnarci con le Sue parole è che non è proibito all’uomo provvedere al suo avvenire, al sostentamento suo e della sua famiglia. Anzi, tra i doveri di stato c’è anche questo. Ne risponderemmo a Dio se mancassimo nella cura e nel sostegno della famiglia e, soprattutto, della prole.
«Gesù proibisce quel troppo affanno che nasce da diffidenza di Dio e dall’attacco smoderato alle cose della terra. Egli fa osservare che Dio avendo dato il più, cioè la vita e il corpo, non può rifiutare il meno, cioè l’alimento e il vestito» (commento Padre Sales a Mt 6, 25-27).
Come non è proibito essere ricchi, perché il problema non è il denaro in sé ma il farlo diventare un idolo, così il problema non è attivarsi per le cose materiali, ma l’attaccamento eccessivo ad esse, oltre che ragionare come se non avessimo certezza dell’aiuto divino.
Questo distoglierebbe dall’obiettivo principale dell’uomo: «cercate adunque in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6, 33). Se si mette questo al primo posto, «avrete di soprappiù tutte queste cose» (Mt 6, 33).
Se ce lo dice Cristo, che è Verità assoluta, come possiamo non crederci? Come possiamo ancora dubitare?
La priorità dello spirito sulla materia lo chiediamo, tra l’altro, ogni qualvolta recitiamo il Pater, in cui, infatti, prima si dice “venga il Tuo regno” e poi “dacci oggi il pane quotidiano”.
Non è un ordine casuale, non è un caso se si recita prima l’uno e poi l’altro. Da cattolici, conoscendo (o dovendo conoscere…) la sostanziale differenza tra la vita eterna e quella terrena, sappiamo che, in termini di eternità, pesa molto di più un’eventuale morte dell’anima che porta la dannazione eterna, che una morte per fame o per freddo legata solo a una mancanza materiale che, di per sé, non pregiudica il Paradiso. Anche se questo ai nostri giorni è visto come un paradosso, o addirittura un pensiero da esaltati…
Per questo si deve sempre pensare in primis alla propria anima, che non significa, come qualcuno ci contesta, non pensare alle cose terrene, ai bisogni materiali della vita.
Nei passi citati quindi, in conclusione, Gesù «non vieta di pensare al futuro, ma proibisce quella troppa preoccupazione, che impedisce di attendere alla propria santificazione» (Padre Marco M. Sales, Commento ai Vangeli e alle Lettere).

3S 37 - Catechismo Pio X - 11

(a cura di Pierfrancesco Nardini) XI
Dio può fare anche il male? Dio non può fare il male, perché non può volerlo; ma lo tollera per lasciar libere le sue creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male
Sant’Agostino scrisse che Dio «non è autore del male, poiché non è causa del tendere verso il non essere» (Lib. LXXXIII quaest. 21).
Il male è assenza di bene (v. Summa Th. I, q. 49, a. 1), è difetto. Dio, in quanto essere perfettissimo, non ha difetti, imperfezioni.
Nel mondo di oggi viene ritenuto vero male solo quello fisico, dimenticandosi di quello morale, ossia del peccato.
Questo è però uno stravolgimento. Il vero male, infatti, è quello morale, il peccato. Ed «è causa di peccato chi pecca e chi fa peccare» quindi «Dio non può né peccare né far peccare» (San Tommaso D’Aquino, De malo, q. 3, a.1).
È così per tutti, anche per chi non crede e sbeffeggia chi lo dice. Il suo non crederci non toglie che la verità sia questa.
A maggior ragione è così per il cattolico, che conosce (o dovrebbe conoscere) le basi della sua fede e quindi comprendere la giusta proporzione, il giusto rapporto fra male morale e male fisico.
Il cattolico crede (o dovrebbe credere) che la vita eterna è più importante di quella terrena (non nel senso che si debba dare poca importanza alla seconda, ma nel senso che la prima è appunto eterna e con la visione beatifica di Dio). Per il principio di non contraddizione dobbiamo quindi anche credere che il peccato sia più grave del male fisico, che sia l’unico vero male, perché è l’unica fonte di “morte” della nostra anima.
L’immanenza dilagante dei nostri tempi porta però la maggior parte delle persone a vedere solo ed esclusivamente il male fisico come unico vero male e a non capire, anche trattandolo come un pazzo esaltato, chi afferma che il vero unico male è il peccato.
Men che meno si comprende quindi la conseguenza di questo: Dio può volere (indirettamente, per accidens) il male fisico, non perché è cattivo o insulsaggini del genere, ma perché per Lui (e così dovrebbe essere anche per noi) non è male che totalmente gli ripugna, perciò «lo tollera per lasciar libere le sue creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male» (vedi anche qui).
Lo tollera solo perché sa che ne scaturirà un bene.
San Tommaso d’Aquino ha spiegato che «Dio potrebbe fare delle cose che ora sembrano cattive, ma che se fossero fatte da Lui sarebbero buone» (Summa Th. I, q. 25, a. 3).
Ci è stato dato, come dono importantissimo, il libero arbitrio, la libera volontà, con cui possiamo decidere tutto della nostra vita. Dio è talmente buono che ci lascia liberi persino di decidere di non credere e di offenderlo gravemente.
E però non si può pretendere che il libero arbitrio valga solo per le cose positive e per i nostri desideri, anche quelli più lontani dalla volontà di Dio, ma non valga anche per il male.
Dio ci ha dato il dono del libero arbitrio su tutto quel che la nostra vita incontra e quindi anche il male.
Non si tratterebbe Nostro Signore come un distributore automatico di desideri, se avessimo da Lui solo quel che ci piace?
La libertà, però, è neutra, nel senso che non è automaticamente positiva, ma dipende dall’uso che se ne fa (anche la pistola in sé non è oggetto negativo, lo diventa se si inizia a sparare alle persone). Se si usa male questa libertà, offendendo Dio, diventerà negativa.
«Dio ci ha dato la libertà perché scegliamo senza costrizioni esterne o interne il bene da Lui voluto. Noi però possiamo usare male la libertà scegliendo il male, non volendo il bene e commettendo il peccato col fare ciò che Dio ha proibito, o non facendo quello che ha comandato» (Dragone, commento n. 11).
Per dirla con San Pietro, non si può usare la libertà donataci «come pretesto per fare il male» (1Pt 2, 16).
Si è veramente liberi quando si sceglie Dio, si obbedisce ai Suoi Comandamenti, si abbraccia la Verità.
Questo dono della libertà di scelta dimostra la Bontà infinita di Dio, che avrebbe potuto non darcela e «ridurci allo stato di bruti, che agiscono necessariamente, per istinto, e impedirci di volere e scegliere il male. Ma egli rispetta il dono che ci ha fatto e si limita a proibirci, senza impedircelo, di volere il male morale o peccato» (Dragone, n. 11).
Altrimenti saremmo stati delle marionette, degli automi e Dio non voleva questo per noi, ma voleva il massimo della libertà, come detto, per l’amore infinito che ha per l’umanità.
San Pio X scrive che Dio tollera il male. La tolleranza è la sopportazione di qualcosa, non certo la sua accettazione. In questo caso si può anche dire che Dio lo vuole “indirettamente”.
E comunque lo tollera quando sa che potrà poi nascere un bene da quel male fisico. Nei casi in cui quindi Nostro Signore tollera un male fisico, sapremo che lo fa perché sa che avremo un bene come conseguenza (ad es. una malattia che provoca molta sofferenza unico modo per purificare l’anima di una persona che altrimenti andrà all’Inferno e così invece vedrà il Purgatorio).
Ultima considerazione. Il non poter fare il male è in qualche modo una limitazione della potenza di Dio?
Qualcuno potrebbe pensare che in un certo senso è comunque qualcosa che non ha potere di fare.
Lasciamo la risposta al Casali: «se si riflette a fondo si vede ché la limitazione ci sarebbe invece nel poterlo fare. Infatti il male è il non essere del bene. Se Dio potesse fare il male, avrebbe limitato il suo Essere da questa mancanza di bene, Egli che è l’Essere sussistente. Perciò in Dio è possibile ciò che ha la ragione di essere».

lunedì 9 dicembre 2019

MD 50 Messaggio del 2 dicembre 2019 a Mirjana

Cari figli, mentre guardo voi che amate mio Figlio, il mio cuore è colmo di tenerezza.
Vi benedico con la mia benedizione materna.
Con la mia benedizione materna benedico anche i vostri pastori.
Voi che pronunciate le parole di mio Figlio, benedite con le Sue mani e lo amate così tanto che siete pronti, con gioia, a fare ogni sacrificio per Lui.
Voi che seguite Lui che è stato il prima pastore, il primo missionario.
Figli miei, apostoli del mio amore, vivere e operare per gli altri, per tutti coloro che amate per mezzo di mio Figlio, è gioia e consolazione per la vita terrena.
Se per mezzo della preghiera, dell’amore e del sacrificio, il regno di Dio è nei vostri cuori, allora la vostra vita è gioiosa e serena.
In mezzo a coloro che amano mio Figlio e che si amano reciprocamente per mezzo del Suo amore, le parole non sono necessarie, basta lo sguardo per sentire le parole non dette, non pronunciate e i sentimenti non espressi.
Là dove regna l’amore, il tempo non si calcola più.
Noi siamo con voi.
Mio Figlio vi conosce e vi ama.
L’amore è ciò che vi porta a me e per mezzo di questo amore, io verrò sempre da voi e vi parlerò delle opere della salvezza.
Desidero che tutti i miei figli, abbiano la fede e i sentimenti e sentano il mio amore materno che vi conduce a Gesù.
Perciò voi, figli miei, dove andate, illuminate con l’amore e con la fede come apostoli dell’amore.
Vi ringrazio!»

GR 223 Granellino di giovedì 5.12.2019

(Mt 7,21.24-27)
Su cosa hai costruito il tuo matrimonio? Sulla sabbia o sulla roccia? Se l'hai costruito solo sulla forza dell'amore umano, lasciami dirti che, da un momento all'altro, esso cadrà con grande rovina. Ci sarà molta sofferenza nei coniugi; ma non solo tra i coniugi, ma soprattutto nei figli che cresceranno con l'odio nei cuori verso i genitori. I figli dei divorziati crescono insicuri e con la paura di sposarsi.
Su cosa hai costruito la tua azienda? Solo sul fare danaro? Ti profetizzo che andrà in rovina. Tratta bene e con amore i i tuoi operai e vedrai che il Signore farà prosperare la tua azienda. Moltiplicherà i tuoi utili. Dio è abbondanza.
Su cosa hai costruito la vita della tua parrocchia? Sul decisionismo e non all'obbedienza sulla Parola di Dio? Se fosse così, vedrai che la tua parrocchia sarà come una pianura di ossa inaridite.
Su cosa hai costruito la tua personalità? Sulla tua intelligenza o scaltrezza, sulla tua volontà e sulla tua cultura? Convertiti dall'io a Dio. Se lo farai, avrai una personalità forte, misericordiosa, determinata e amabile.
Su cosa hai costruito la tua vita? Sul vivere solo per te stesso? Preparati allora a una vita di solitudine infernale. L'egoista muore senza conforto.
L'avvento è un tempo in cui bisogna convertirsi dall'io a Dio. Senza l'unione con Dio la vita è come una casa costruita sulla sabbia. Basta una piccola scossa di terremoto per farla cadere con grande rovina. Oggi molte infermità psicologiche e mentali sono causate dalla mancanza dell'Unione con Dio. Non c'è salvezza senza Dio. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

GR 222 Granellino di mercoledì 4.12.2019

(Mt 15,29-37)
Molta folla segue Gesù, ma sono tutti infermi sia fisicamente che mentalmente. È gente semplice e umile al seguito di Gesù. I ricchi non seguono Gesù, perché si sentono forti grazie al loro danaro gelosamente custodito in banca. Gli intellettuali non seguono Gesù perché si sentono forti grazie alla loro cultura. I politici non seguono Gesù perché si sentono forti con il potere che il popolo ha dato loro. I famosi non seguono Gesù perché sono sazi degli applausi delle folle. I ricchi, gli intellettuali, i politici e i famosi non hanno bisogno di Dio; essi disprezzano persino coloro che seguono Gesù. Secondo loro, coloro seguono Gesù sono deboli.
I potenti e i ricchi di questo mondo forse si ricordano di Dio solo quando non possono risolvere i loro problemi con quello che sono nella società e hanno nella loro banca. Ma Dio, grande nella sua misericordia, li accoglie alla sua divina presenza.
  Quando andavo in giro a predicare, chi veniva ad ascoltarmi non erano i ricchi e i potenti di questo mondo, ma gente semplice, desiderosa di ascoltare una parola semplice e comprensibile. Ora il Signore mi ha inchiodato in una comunità parrocchiale costituita da gente semplice e umile. Al contrario di quello che vedevo a Posillipo, qui ora non vedo volti truccati, gente vestita con eleganza, ville lussuose e macchine costosissime, ma gente dal volto stanco, preoccupato, gente vestita in maniera dismessa e senza pretese, desiderando cose superiori alle proprie forze.
Che il Signore mi dia un cuore divinamente compassionevole e misericordioso verso gli umili e gli infermi. Amen. Alleluia.
(Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

Medaglia di San Benedetto