Il fico maledetto
§ 510. La divisione cronologica di queste ultime giornate di Gesù si trova meglio che in ogni altro evangelista in Marco; il quale distingue nettamente la notte fra la domenica e il lunedì (Marco, 11, 11-12), la notte fra il lunedì e il martedì (11, 19-20), il giorno del mercoldì (14, 1), quello del giovedì (14, 12) e la sua sera (14, 17), e infine la mattina del venerdì (15, 1) suo pomeriggio (15, 25.33) e la sua sera (15, 42), che fu l'ultimo giorno della vita di Gesù. Per i primi giorni gli altri evangelisti sono più vaghi. Luca aggiunge la notizia generica, che Gesù in questa settimana stava durante i giorni nel Tempio insegnando; durante le notti poi, uscito fuori, dimorava nel monte chiamato degli Olivi. E tutto il popolo s'affrettava di buon mattino alla volta di lui nel Tempio per ascoltarlo (Luca, 21, 37-38). Il ripartire tra questi singoli giorni le cose narrate dai quattro evangelisti non porta a risultati sicuri. Anche seguendo la distribuzione cronologica di Marco, i fatti e discorsi di Gesù anteriori all'ultima cena spetterebbero in massima parte al martedì, mentre al lunedì e al mercoledì rimarrebbe ben poco; ora, può darsi che questa assegnazione corrisponda alla serie dei fatti, ma può anche benissimo darsi che sia effetto di ripartizione redazionale anzi quest'ultimo caso sembra accertato per taluni fatti, quali la cacciata dei mercanti dal Tempio (§ 287, nota prima) che Marco sembra collocare in questo lunedì, e il banchetto di Bethania (§ 501) che appare collocato al mercoledì. Certamente l'operosità di Gesù in questi ultimi giorni fu molto intensa, e a buon diritto possiamo supporre che ci sia stata narrata soltanto in parte. Il favore popolare, prolungatosi ancora per due o tre giorni dopo la domenica trionfale, salvaguardava sufficientemente Gesù dall'odio dei maggiorenti giudei e gli permetteva di trattenersi durante il giorno in Gerusalemme insegnando e disputando pubblicamente nel Tempio, ove il popolo l'attendeva ansiosamente come ci ha detto Luca; di notte invece, quando il popolo avrebbe potuto far pochissimo e i maggiorenti moltissimo, Gesù si allontanava dalla malfida città e, attraversato il torrente Cedron, si ritirava sull'attiguo monte degli Olivi, il quale comprendeva tanto l'amico villaggio di Bethania, quanto il giardino di Gethsemani, ch'era un luogo anche più vicino e prediletto da Gesù. Dunque l'unico impedimento a che l'odio dei maggiorenti si sfogasse era la benevolenza del popolo; ma quei maggiorenti sapevano perfettamente che tale benevolenza è quanto di più mutevole e incostante si possa immaginare, ed essi attesero il momento propizio per farla mutare d'un colpo senza pubblici sconvolgimenti. In tale attesa consumarono essi questi quattro giorni. Nel primo di essi, il lunedì, Gesù partì da Bethania di buon mattino insieme con gli Apostoli alla volta di Gerusalemme. Prima di partire egli non aveva mangiato, e quindi durante il cammino ebbe fame. Veramente appare strano che egli uscisse dalla casa governata da una solerte massaia come Marta senza prender cibo, tanto più che nel Talmud i rabbini raccomandano il pasto in ora sollecita, e Rabbi Aqiba ammonisce: “Alzati di buon'ora e mangia...; sessanta corrieri potranno correre ma non oltrepassare colui che ha mangiato di buon'ora”. Ma questo non è il solo elemento paradossale del presente episodio; anche altri suoi tratti ci inducono a considerano alla stregua di una di quelle azioni simboliche compiute frequentemente dagli antichi profeti, e specialmente da Ezechiele l'azione era vera e reale, ma usciva dal quadro della vita ordinaria, mirando solo a rappresentare in maniera visiva e quasi tangibile un dato insegnamento astratto.
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