domenica 22 marzo 2009

65 - Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo

Discorso attribuito a Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa

Sulla penitenza

Quando il popolo peccò nel deserto (Num 21,5), Mosè, che era profeta, ordinò agli Israeliti di innalzare un serpente sopra una croce, cioè di mettere a morte il peccato...

Dovevano guardare un serpente, perché i figli d'Israele erano stati colpiti dai serpenti per il loro castigo. E perché da serpenti? Perché avevano ripetuto la condotta dei nostri progenitori.

Adamo e Eva infatti avevano peccato tutti e due mangiando dal frutto dell'albero; gli Israeliti avevano mormorato, per una questione di cibo.

Proferire parole di lamentela perché mancavano di verdura, è il culmine della mormorazione. Questo afferma il salmo: «Mormorarono contro Dio nel deserto» (Sal 77,19). Ora anche nel paradiso, il serpente è stato all'origine della mormorazione.

I figli d'Israele dovevano così imparare che lo stesso serpente che aveva tramato la morte di Adamo, aveva procurato la morte anche a loro. Mosè dunque l'ha sospeso al legno, affinché guardandolo, tutti fossero condotti per similitudine, a ricordarsi dell'albero.

Coloro infatti che lo guardavano erano salvi, non certo grazie al serpente, bensì grazie alla loro conversione. Guardavano il serpente e si ricordavano il loro peccato. Perché erano stati morsi, si pentivano e, una volta ancora, erano salvi.

La loro conversione trasformava il deserto in dimora di Dio; il popolo peccatore diveniva con la penitenza un'assemblea ecclesiale e, anzi, suo malgrado, adorava la croce.

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