Il re santo
Luigi, secondo figlio conosciuto di Luigi, figlio primogenito
ed erede del re di Francia Filippo II Augusto, e della moglie di Luigi, Bianca
di Castiglia, nasce molto probabilmente nel 1214 a Poissy il 25 del mese di
aprile. Ed ecco che già da questa semplice nota biografica possiamo cogliere un
indizio della personalità del futuro santo, egli, infatti, amava farsi chiamare
“Luigi di Poissy”, non tanto perché era abitudine dei grandi personaggi
dell’epoca aggiungere al proprio nome il luogo di nascita, ma perché, da buon
cristiano, riteneva che la sua vera nascita fosse avvenuta il giorno del suo
Battesimo a Poissy.
Se l’anno di nascita non fu ritenuto dai biografi
contemporanei degno di particolare nota, lo fu, invece, il giorno come attesta
il carissimo amico di san Luigi, Joinville, in piena conformità con l’abitudine
medievale di ricavare presagi per la vita dalle caratteristiche del giorno
della nascita di una persona: “Secondo che gli ho inteso dire, nacque egli il
giorno di San Marco Evangelista, dopo la Pasqua. In questo giorno si portano
croci in processione in molti luoghi e in Francia sono chiamate croci nere. E
ciò fu quasi una profezia della gran copia di persone che morirono in quelle
due crociate, cioè in quella d’Egitto e nell’altra in cui egli stesso morì a
Cartagine; chè molti grandi lutti vi furono in questo mondo, e molte grandi
gioie vi sono ora in paradiso, per coloro che in quei due pellegrinaggi
morirono da veri crociati” (Joinville, Histoire de Saint Louis).
Nonostante Luigi, a soli quattro anni, sia divenuto erede al
trono subentrando alla morte del fratello maggiore Filippo, non ci sono notizie
di lui fino almeno al 1226; certamente è stato educato in modo particolarmente
accurato inizialmente da parte della madre e poi, in età militare, dal padre
(secondo la massima enunciata da Giovanni di Salisbury nel suo Policraticus:
“Rex illitteratus quasi asinus coronatus” cioè: un re illetterato non è che un
asino coronato). È certo anche che di una parte considerevole della sua
educazione si sia occupato il nonno Filippo Augusto, il quale, dopo la
prestigiosa vittoria di Bouvines, si era ritirato dalla pratica dell’arte della
guerra. Luigi può, quindi, fregiarsi anche di un piccolo primato: quello di
essere il primo re di Francia ad aver conosciuto il proprio nonno, cosa che
avrà un alto valore per il senso dinastico del futuro re. Una particolare
attenzione nel panorama educativo del futuro re è stata certamente riservata
all’educazione religiosa e morale al fine di esercitare la funzione regia,
proteggere la Chiesa e seguirne i consigli. L’ambiente che circondava il
giovane Luigi svolge una funzione determinante per la fioritura della sua
esemplare vita cristiana, non bisogna, infatti, dimenticare che la madre,
Bianca di Castiglia, sarà anch’essa proclamata santa e la sorella, Isabella di
Francia, beata.
Alla morte di Filippo Augusto, molti contemporanei tentano di
riconoscere nella sua persona un santo grazie ai racconti orali dei prodigi che
avevano accompagnato tanto la sua nascita (tra cui la comparsa di una cometa)
quanto la sua morte (per lo più guarigioni). Ma nel Duecento avviene, in seno
alla Chiesa, un cambiamento radicale nella concezione della santità e il papa
Innocenzo III ne prende atto formalmente regolarizzando i processi di canonizzazione,
in particolare, stabilendo che i miracoli da considerare in tale processo sono
solo quelli avvenuti post mortem e dichiarando la santità della vita quotidiana
quale nuovo imprescindibile criterio. Per questo motivo, Luigi riuscirà dove il
nonno fallì a causa della sua vita coniugale ritenuta scandalosa da Roma e può
essere a buon diritto definito un santo moderno.
Il re cristiano
Del mondo di San Luigi, è importante tenerlo presente, fa
parte, insieme alla Francia, la “Christianitas”: egli governa da sovrano la
prima ed è una delle teste della seconda che ingloba anche il suo regno. La
Cristianità si riferisce essenzialmente all’Europa che nel XIII secolo stava
vivendo un particolare momento di sviluppo economico: san Luigi sarà anche il
primo re di Francia a battere una moneta d’oro, lo Scudo, nel 1226, pratica
cessata da Carlo Magno in poi.
All’epoca di san Luigi, la Cristianità è ancora turbata dalle
lotte tra papato e impero, ma il vero interesse politico è tutto rivolto
all’irresistibile ascesa delle monarchie nazionali. Anche in questo campo san
Luigi sarà in grado di far compiere all’amministrazione dello stato alcuni
decisivi passi verso il consolidamento della monarchia francese: essa diventerà
uno stato moderno unito attorno alla persona del suo re. L’eredità che il nonno
Filippo Augusto lascia al giovane san Luigi è notevole sotto ogni aspetto, vale
la pena, però, di approfondire quello dell’eredità morale fondata sullo
sviluppo della “religione regia”. Attraverso la consacrazione, il deposito dei
regalia nell’abbazia di Saint Denis e i nuovi riti funebri la monarchia e la
persona del monarca vanno assumendo un carattere spiccatamente sacro. Lo stesso
papa Innocenzo III nel 1202 con la decretale Per venerabilem dichiara che il re
di Francia non riconosce alcun superiore nella sfera temporale e con Luigi IX
si definisce che il re di Francia deriva il suo potere “solo da Dio e da se
stesso”.
La storia della Cristianità del XIII secolo è caratterizzata
dalle numerose eresie pauperiste di cui la più pervasiva è l’eresia catara,
nota in Francia con il nome di “eresia degli aubigeois (albigesi)”. Il grande
fermento religioso di questo secolo è, però, ben più allargato e comprende
almeno altre due manifestazioni importantissime rimaste, tuttavia, nell’ortodossia.
La prima è la nascita di nuovi ordini religiosi che rispondono ai nuovi bisogni
spirituali dei fedeli e tentano di reagire alla decadenza del monachesimo: sono
i nuovi Ordini Mendicanti che intendono portare la pratica della vita cristiana
nella vita quotidiana degli uomini delle città e fanno della predicazione la
loro arma. Il maggior impulso a questa nascita avviene per opera dei due santi
Domenico di Calaruega, fondatore dei frati Predicatori, e Francesco d’Assisi,
fondatore dei frati Minori. Determinante nella vita di san Luigi sarà la
presenza degli Ordini Mendicanti, tanto che sarà non senza malizia definito “il
re degli Ordini Mendicanti” e in qualcuno nascerà il sincero sospetto che
voglia egli stesso farsi frate mendicante. L’altra manifestazione del grande
movimento religioso del XIII secolo è l’ascesa dei laici all’interno della
Chiesa, soprattutto attraverso la fondazione dei cosiddetti “Terz’ordini
laicali” degli Ordini Mendicanti. Di conseguenza, anche la santità, che precedentemente
pareva essere monopolio di chierici e monaci, si estende anche ai laici, uomini
e donne. Se sant’Omobono, un mercante di Cremona, è il primo laico canonizzato
nel 1199 da Innocenzo III solo due anni dopo la morte, san Luigi è sicuramente
il più famoso.
Il re fanciullo
Il 3 novembre 1226, durante la crociata contro il conte di Tolosa, protettore
degli eretici, Luigi VIII muore a Montpensier lasciando un primogenito la cui
tenera età pone immediatamente dei seri problemi dinastici, soprattutto considerando
che Luigi VIII ha un fratellastro venticinquenne alleato con gli immancabili
baroni poco sottomessi all’autorità regia. Ma Bianca di Castiglia, la cui
reggenza è confermata da un documento firmato dai vescovi più importanti del
regno e depositato nel “Tresor des charter” (l’archivio regio), una volta
sepolto Luigi VIII si dedica interamente alla difesa e all’affermazione di suo
figlio, il re fanciullo, al mantenimento e al rafforzamento della potenza della
monarchia francese.
Alla guida della Francia c’è, come non accadeva da un secolo e mezzo, un
dodicenne e un sentimento d’angoscia si diffonde in tutto il regno. Bisogna,
infatti, considerare che la funzione principale di un re medievale è quella di
mettere in rapporto con la divinità la società di cui è capo. Ora, un
fanciullo, per quanto re legittimo e unto, è un fragile intermediario, tanto
più che l’infanzia nel Medioevo è concepita soltanto come un non-valore;
l’infanzia dell’uomo modello del Medioevo, il santo, viene negata: un futuro
santo manifesta la sua santità mostrandosi precocemente adulto. Né la legge
dello stato né il diritto canonico stabilivano leggi riguardo alla maggiore età
e la consuetudine la fissava a ventuno anni, eccezion fatta proprio per i
sovrani che la raggiungevano a quattordici. Nel caso di san Luigi, la forza e
il desiderio di governare di Bianca di Castiglia è molto probabile che lo
abbiano fatto attendere, inoltre c’è un periodo di passaggio in cui è chiaro
dagli atti che entrambi siano sullo stesso piano. Ma alla fine del 1226, Luigi
è, per quanto precipitosamente, consacrato re.
L’attività di governo per Luigi inizia subito con alcune questioni della
massima urgenza ma ben presto tutto barcolla: il sovrano è un fanciullo e sua
madre una donna straniera, così un numero importante di baroni si riunisce a
Corbeil e decide di impadronirsi del giovane re, non per detronizzarlo ma per
governare in suo nome al posto di sua madre e dei suoi consiglieri
aggiudicandosi, inoltre, terre e ricchezze. Ma ecco che per la prima volta il
popolo di Parigi si stringe attorno al suo re scortandolo e proteggendolo dai
suoi attentatori. Un secondo tentativo di impadronirsi della mente del re
avviene in modo più sottile allorché gli stessi baroni iniziano a diffondere
false dicerie sui presunti cattivi costumi morali di Bianca di Castiglia. I
primi anni di regno di Luigi, che gli storici si limitano a presentare come
anni di rischi e difficoltà, sono anche per il giovane re anni di progressi
decisivi del potere regio e del suo prestigio personale grazie, soprattutto,
alla sapiente presenza del re in molte operazioni militari vincenti.
Nel 1234, ottavo anno di regno, Luigi sposa, in seguito ad un accordo tra i
genitori, Margherita, figlia primogenita di Raimondo Breringhieri V conte di
Provenza. Luigi e Margherita sono parenti di quarto grado, ma il papa Gregorio
IX concede loro la dispensa a causa della “urgente ed evidente utilità” di un
unione che contribuirà a riportare la pace in una terra sconvolta dalle eresie
e dalla guerra contro gli eretici. Il matrimonio viene celebrato dal vescovo di
Valence e zio di Margherita Guglielmo di Savoia a Sens, facilmente
raggiungibile da Parigi e dalla Provenza, il 27 maggio, vigilia della domenica
che precede l’Ascensione.
Sappiamo, da una confidenza fatta molto tempo dopo dalla regina Margherita, che
il giovane sposo regale non toccò sua moglie nella prima notte di nozze,
rispettando, come gli sposi cristiani molto pii, le “tre notti di Tobia”
raccomandate dalla Chiesa sulla scorta dell’esempio di Tobia nell’Antico
Testamento. I figli iniziano a coronare il matrimonio solo sei anni dopo,
saranno undici di cui, però, solo sette sopravvivranno al padre.
Il re devoto
Molti sono gli aspetti per cui san Luigi si è facilmente prestato ad essere
definito “il re devoto”, di seguito ne analizzerò solo alcuni tra i più
significativi.
Già Filippo Augusto e ancor più san Luigi intuiscono l’importanza per la
monarchia francese di avere a Parigi, nonostante non sia ancora una vera
capitale, un focolaio di studi superiori che sia in grado di apportare gloria,
sapere e alti funzionari chierici e laici alla regalità. I re di Francia non
hanno ancora in quell’epoca una vera e propria politica universitaria,
tuttavia, capiscono che, come Roma era la capitale politica della Cristianità,
così Parigi poteva esserne la capitale intellettuale in quanto sede della
facoltà di teologia.
Moderno e tradizionale allo stesso tempo si presenta l’atteggiamento di san
Luigi nei confronti dell’Impero: pur nel solco della tradizione capetingia, ormai
affrancata dalla giurisdizione imperiale, san Luigi manterrà sempre un devoto
rispetto per la figura dell’Imperatore, all’epoca Federico II, perché da buon
medievale si sente membro di un corpo, la Cristianità, che ha due teste: il
Papa e l’Imperatore. La possibilità di mantenere questo equilibrio reverenziale
nei confronti dell’assodata bicefalia della Cristianità è permessa anche dal
fatto che da tempo, ormai, tanto l’Impero quanto la Chiesa non possono più
vantare diritti o poteri giuridici nel regno di Francia, come già descritto.
Inoltre, Luigi IX mette in atto per molto tempo e in molti modi diversi una
grande opera di pacificazione nei confronti delle due massime autorità della
Cristianità.
I dissidi che san Luigi si trova ad affrontare con i vescovi di Reims e,
soprattutto, di Beauvais, ci mostrano un re che, pur nella sua personale
religiosità e sottomissione alla Chiesa, tanto da essere chiamato dai
contemporanei “il re devoto”, nelle questioni temporali che riguardano lo Stato
è inflessibile sostenitore dei diritti e doveri di quest’ultimo, fulgido
esempio sempre attuale di quanto sia possibile mantenere il giusto equilibrio
tra la religione e la politica.
E proprio l’aspetto della devozione che preannuncia il futuro san Luigi si
rivela non solo nel suo personale interessamento, riferito esplicitamente
dall’amico Joinville, nella costruzione dell’abbazia di Royaumont, dando
compimento ad una delle ultime volontà del defunto Luigi VIII che aveva
lasciato un’ingente somma a tal fine, ma anche nel lavoro manuale che, come
alcune biografie riferiscono, il re prodigò in tale iniziativa coinvolgendo
anche i fratelli e alcuni cavalieri del suo seguito. In realtà, il padre aveva
indicato anche quale avrebbe dovuto essere l’Ordine religioso affidatario della
struttura, ma l’attrazione che il monachesimo riformato cistercense esercita su
Luigi e che tornerà altre volte nella sua vita sarà più forte.
È innegabile che nella Cristianità del XIII secolo una grande manifestazione di
devozione e, pari tempo, fonte di grande prestigio è il possesso di insigni
reliquie e anche per san Luigi si presenta ben presto la possibilità di
ottenerne alcune davvero molto preziose allorché, nel 1237, Baldovino, il
giovane imperatore dell’Impero Latino di Costantinopoli viene in Francia per
cercare aiuto contro i greci che volevano riprendersi la loro capitale. Egli,
proprio mentre si trova presso la corte francese, viene raggiunto dalla notizia
che i baroni dell’Impero Latino, in preda alla necessità di denaro, hanno
deciso di vendere la più preziosa reliquia conservata a Costantinopoli: la
Corona di spine di Gesù. Il re di Francia e sua madre si infiammano subito si
santo zelo per ottenrla: emblema di umiltà, la Corona di spine è, nonostante
tutto, una corona, cioè una reliquia con una forte caratterizzazione regale.
Essa incarna quella regalità sofferente e umile che è diventata l’immagine di
Cristo nella devozione del XIII secolo e che l’immaginario collettivo
trasferisce sul capo del re, immagine di Gesù sulla terra. Tra molti perigli e
trattative la sacra Reliquia giunge nei pressi della Francia e, come cinque
anni prima era corso incontro alla fidanzata, Luigi ora corre a ricevere il
sacro acquisto; egli porta con sé la madre, i fratelli, molti vescovi e
cavalieri; l’incontro avviene a Villeneuve-l’Archeveque: i testimoni oculari
spenderanno in seguito pagine e pagine per descrivere l’intensa emozione
dimostrata dai reali. Segue poi la processione penitenziale che accompagna la
Reliquia nella cattedrale di Sens: sono il re e suo fratello Roberto, a piedi
nudi e con una sola tunica, a trasportare la cassa. Di là, dopo la rituale
esposizione, riprende il viaggio verso Parigi dove viene esposta nella
cattedrale di Notre Dame e poi definitivamente deposta nella cappella palatina
di Saint Nicolas.Poiché il bisogno di denaro da parte dell’imperatore di
Costantinopoli continua, Luigi ben presto completa, non senza grandi spese, la
sua collezione di reliquie della Beata Passione (parti della Croce, la sacra
Spugna, il ferro della Lancia di Longino). La cappella del palazzo reale si
dimostra ben presto indegna di accogliere e custodire simili tesori, Luigi si
rende conto che occorre una chiesa che possa essere essa stessa un reliquario
glorioso e, a questo scopo, inizia la costruzione della Sainte Chapelle. Già
nel 1243 papa Innocenzo IV concede alcuni privilegi alla futura cappella, nel
1246 Luigi fonda un collegio di canonici che ne assicurino l’officiatura e nel
1248 alcune risorse dello Stato vengono destinate alla sua manutenzione. La
consacrazione solenne, alla presenza del re, avviene il 26 aprile 1248, due
mesi prima che Luigi parta per la crociata. Fin dall’epoca di Luigi IX la
cappella era considerata un capolavoro dell’arte gotica.
Un altro evento devozionale del regno di san Luigi degno di una speciale nota è
il famoso smarrimento e ritrovamento dell’insigne reliquia del Santo Chiodo
presso Saint Denis: durante una solenne ostensione, tale reliquia va
misteriosamente perduta e le cronache si prodigano a descrivere tanto la disperazione
di san Luigi, manifestata anche dalla sua personale ricerca, quanto la sua
somma gioia dopo il casuale rinvenimento. Va, anzitutto, ricordato che nel
Medioevo nell’animo dei più semplici come in quello dei più saggi e potenti
esiste, incrollabile, la credenza nella virtù sacra di taluni oggetti che
garantiscono la prosperità di un regno e la cui perdita occasionale può
presagirne inequivocabilmente la rovina: il giovane Luigi condivide e stimola
la religiosità più profonda del suo popolo e comincia a costruire la sua
immagine e la sua politica sull’espressione pubblica e intensa di questi
sentimenti. Nel suo entourage, tuttavia, quelle manifestazioni di devozione
sono ritenute eccessive e indegne di un re che deve sempre dimostrare un grande
senso della misura e dare esempio di ragionevolezza. Ma per Luigi non c’è alcun
problema intimo: egli vuol essere, al tempo stesso e senza contraddizione, re
di Francia cosciente dei suoi doveri, compresi quelli che concernono apparenza
e simbologia, e buon cristiano, il quale, per essere di buon esempio e
assicurare la salvezza sua e del suo popolo, deve manifestare la sua fede
secondo le antiche e nuove pratiche con un comportamento sensibile.
Un episodio apparentemente irrilevante della vita di san Luigi ma che risulta
importante per capire la sua spiritualità di re santo si verifica nel momento
in cui i mongoli sembrano invadere l’Europa da est. Dalle lettere che invia
alla madre, emerge un santo escatologico che vede in essi l’invasione dei
popoli di Gog e Magog annunciati dall’Apocalisse come preludio alla fine del
mondo. San Luigi aspira a due possibili destini: il martirio o la fine del
mondo, egli si affida confidente a Dio ed è pronto ad abbracciare entrambi.
Tutto il regno di san Luigi sarà segnato da una forte discordanza tra la sua
personale pietà e l’opinione pubblica; forse anche il re stesso avrà qualche
periodo di dubbio, in particolare dopo il fallimento della crociata, ma ne
uscirà sempre più convinto di trovarsi sulla retta via nella necessaria fusione
delle sue due principali occupazioni: il bene del regno e del popolo e la sua
salvezza personale, che in quanto re, coinvolge inevitabilmente quella di tutto
il popolo. In un’epoca in cui non occupare il proprio posto secondo lo status
dato da Dio a ciascuno è cosa assolutamente scandalosa, è percepito come
problematico un re a più riprese definito re-monaco o re-frate, ma, alla fine,
la soluzione giusta sarà trovata dalla maggioranza dell’opinione pubblica e
sancita dalla Chiesa: egli sarà un re-santo, un re laico e santo.
Il re crociato
Nel 1244, san Luigi cade in un forte attacco di una malattia che già lo
perseguitava da tempo ed arriva a perdere conoscenza tanto che molti lo credono
morto e la regina madre invia a Pontoise, dove egli si trova, le Reliquie reali
affinché il re le possa toccare. Appena ripreso da quello stato e appena è in
grado di parlare, racconta sempre l’amico Joinville, chiede soltanto di
diventare crociato. Le reazioni all’annuncio di questo voto sono di diversa
natura, come, del resto, in quel secolo era in fase di mutamento lo spirito
stesso con cui si affrontava l’argomento delle crociate dopo che i numerosi
fallimenti avevano portato ad un forte scoraggiamento nella classe politica. Un
trovatore, invece, interpreta l’entusiasmo popolare per un san Luigi crociato
e, nei testi della sua propaganda si meraviglia che un uomo “leale e integro,
esempio di saggezza e di rettitudine” che conduce “una vita santa, linda, pura,
senza peccato e senza macchia” si sia fatto crociato quando i più
intraprendevano le crociate per fare penitenza. Ma per Luigi, che spinge
all’estremo la fede che gli è stata inculcata, la crociata non è che il
coronamento della retta condotta di un principe cristiano. Così, il 12 giugno
1248, Luigi va a Saint Denis a prendere l’orifiamma, la tracolla e il bordone
dalle mani del cardinale legato, segni della sua intima convinzione
dell’identità tra crociata e pellegrinaggio. Poi si reca a piedi nudi e seguito
da una grande processione di popolo all’abbazia reale di Saint Antoin de Champs
e, prima di partire, nomina sua madre reggente del regno. Da notare il lavoro
silenzioso e paziente di questa santa regina che per tutta la vita ha
degnamente preparato e sostituito nelle necessità il figlio al timone del regno
di Francia. La partenza da Parigi segna anche, nella vita di san Luigi, una
svolta che colpisce molto gli appartenenti al suo entourage. Le norme
regolatrici della crociata ingiungono ai crociati la modestia nel vestire; si
può facilmente immaginare che il rigoroso Luigi rispettò e fece rispettare
quelle prescrizioni, ma Luigi, per quanto riguarda la sua persona, non si
accontenta di applicare rigorosamente le prescrizioni della Chiesa e, secondo
la sua abitudine, va molto oltre conservando tale austerità anche al ritorno
dalla crociata fino alla morte. Questa rinuncia è il segno di una svolta nella
vita di san Luigi, il passaggio da un genere di vita e di governo semplicemente
conformi alle raccomandazioni della Chiesa a una condotta personale e politica
autenticamente religiosa, da un semplice conformismo ad un vero ordine morale.
La crociata si apre in Egitto con alcune piccole vittorie ma ben presto
sopraggiungono le sconfitte e Luigi stesso viene fatto prigioniero dai
musulmani e questa è la disgrazia peggiore per un re, ancor più lo è per un re
cristiano essere fatto prigioniero dagli infedeli. Alla liberazione, avvenuta
un mese dopo la cattura, il cappellano reale racconta la dignità e il coraggio
dimostrati dal re durante la prigionia: Luigi pensa anzitutto agli altri
crociati prigionieri, rifiuta qualsiasi dichiarazione contraria alla propria
fede cristiana e sfida perciò la tortura e la morte. Anche quando viene a
sapere che i suoi sono riusciti a frodare i musulmani versando un cifra
inferiore rispetto a quella pattuita per il suo riscatto, si infuria, convinto
che la sua parola debba essere sempre mantenuta e onorata anche se prestata a
dei miscredenti.La crociata termina con un nulla di fatto e, mentre si trova in
Terra Santa, Luigi vede svanire anche un altro dei suoi più grandi sogni: la
conversione dei mongoli. Infatti, i missionari da lui inviati al gran Khan
ritornano sconfitti. Infine, è un terribile evento a mettere fine alla sua
permanenza in Terrasanta: nella primavera del 1253, Luigi riceve la notizia
della morte dell’amata madre che era deceduta il 27 novembre del 1252. L’amico
Joinville racconta le scomposte manifestazioni di dolore che accompagnano
l’apprensione della notizia da parte di san Luigi e i rimproveri da parte dei
contemporanei per l’esagerata reazione.
Ma qualche cosa, sebbene a livello spirituale, san Luigi la sa guadagnare da
queste dolorose sconfitte. Infatti, discutendo con i suoi interlocutori
musulmani, pur continuando a detestare la loro falsa religione, si rende conto
che il dialogo con questi ultimi è possibile; inoltre, è in grado di imparare
qualcosa di utile dai musulmani, infatti, tornato in patria, è il primo re che
costruisce una biblioteca di manoscritti di opere religiose sul modello di
quella del sultano.
Il re escatologico
Premeditato o improvvisato, l’incontro tra Ugo di Digne, appartenente alla
corrente rigorista degli Spirituali francescani, e il re santo avrà grande
importanza nella vita di quest’ultimo. In preda allo sconforto per gli eventi
appena elencati, san Luigi ne ricerca le cause e si domanda cosa debba fare per
piacere a Dio, assicurare la propria salvezza e quella del suo popolo e servire
la Chiesa, Ugo gli mostrerà la via: far regnare sulla terra la giustizia nella
prospettiva del momento in cui “i tempi saranno compiuti”, promuovere una città
terrestre evangelica, in breve, diventare un re escatologico. Questa proposta,
che probabilmente interpretava i desideri profondi di Luigi, diventerà il
programma dell’ultimo periodo del suo regno.
Joinville testimonia il passaggio dalla semplicità all’austerità che
contrassegna la vita di san Luigi dopo il ritorno dalla Terrasanta e il suo
confessore, consigliere e primo biografo, Goffredo di Beaulieu, ne racconta i
sentimenti in modo mirabile: “Dopo il suo felice ritorno in Francia, i
testimoni della sua vita e i confidenti della sua coscienza videro fino a qual
punto egli cercò di essere devoto verso Dio, giusto verso i suoi sudditi,
misericordioso verso gli infelici, umile verso se stesso e come fece ogni sforzo
per progredire in tutte le virtù. Come l’oro è superiore in valore all’argento,
così il suo nuovo modo di vivere, portato con sé dalla Terrasanta, superava in
santità la sua vita precedente; eppure in gioventù, egli era sempre stato
buono, innocente ed esemplare”.
Tutto questo fervore si riflette nelle sue decisioni politiche e in ogni
ordinanza regia non trascura di aggiungere provvedimenti riguardanti la
moralità, tra cui misure repressive della bestemmia, del gioco, della
prostituzione, della frequentazione delle taverne, prescrizioni contro gli
ebrei e la propagazione del principio della presunzione d’innocenza per gli
imputati richiamando i giudici all’esempio del Giudice supremo, Dio di
giustizia e di misericordia. Oltre alla giustizia, l’altro dovere che si impone
ad un re cristiano è la pace e Luigi saprà essere arbitro oltre i confini del
suo regno dando l’esempio a molti, tanto da arrivare ad essere definito
“arbitro e pacificatore della Cristianità”.
Nel 1267, Luigi decide di intraprendere una nuova crociata e da inizio ad un
nuovo periodo di preparazione e purificazione emanando nuove leggi contro la
bestemmie, reato equiparato alla lesa maestà, e gli ebrei e facendo
intensificare la predicazione. Partito come nel 1248, il 14 marzo 1270, l’esercito
sbarca a Tunisi per raggiungere l’Egitto, ma la via di Tunisi si rivela ben
presto una vera e propria Via Crucis. Sfumata la possibilità di convertire
l’Emiro musulmano che si rivela immediatamente illusoria ancorché san Luigi non
vi voglia rinunciare e, di nuovo, il flagello del Mediterraneo, l’epidemia di
tifo, si abbatte sull’esercito regio. Dopo suo figlio Giovanni Tristano, anche
san Luigi muore il 25 agosto assistito dal suo inseparabile confessore. È lui
che racconta che sul letto di morte, pur sentendo la fine avvicinarsi, san
Luigi non ha altra preoccupazione che le cose di Dio e l’esaltazione della fede
cristiana. Così, a fatica e a bassa voce, proferisce le sue ultime parole:
“Cerchiamo, per l’amor di Dio, di far predicare e di introdurre la fede
cattolica a Tunisi”. Benché la forza del suo corpo e della sua voce si
affievoliscano a poco a poco, egli non cessa di chiedere i suffragi dei Santi a
cui era più devoto, in particolare san Dionigi patrono del suo regno. Più volte
mormora le ultime parole della preghiera a san Dionigi: “Noi ti preghiamo,
Signore, per l’amore che abbiamo per te, di darci la grazia di disprezzare i
beni terreni e di non temere le avversità”. Poi ripete l’inizio della preghiera
a san Giacomo: “Sii, o Signore, il santificatore e il custode del tuo popolo”.
Ancora il Beaulieu riferisce che Luigi muore all’ora stessa della morte del
Signore su un letto “di ceneri sparse in forma di croce”. Così il re-Cristo
muore nell’eterno presente della morte salvatrice di Gesù. Secondo una certa
tradizione, egli avrebbe mormorato nella notte precedente alla sua morte:
“Andremo a Gerusalemme”.
La bara con le ossa di Luigi IX, debitamente trattate, viene portata ed esposta
a Parigi nella chiesa di Notre Dame e i funerali hanno luogo a Saint Denis il
22 maggio, quasi nove mesi dopo la morte del re. Attorno ai sacri resti, i
visceri in Sicilia e lo scheletro a Saint Denis, si verificano numerosi
miracoli sin da subito, ma ormai la fama non è più sufficiente per creare dei
santi, la curia romana si è riservata tale diritto ed inizia il processo di
canonizzazione la cui prima iniziativa risale a papa Gregorio X. Sarà però papa
Bonifacio VIII con la bolla Gloria, laus a pronunciare la canonizzazione
solenne di Luigi IX e a fissarne la festa nel giorno della sua morte, il 25
agosto.
Ed è così che il re, nato sotto il sego del lutto e morto in terra straniera e
infedele, fa il suo ingresso nella gloria eterna.
Emanuele Borserini
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