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venerdì 19 gennaio 2018

SC 42 Commento al Vangelo del 19.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco  (3,13-19)
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da Lui. Ne costituì Dodici -che chiamò apostoli-, perché stessero con Lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi Lo tradì. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Apro una piccola parentesi sul tradimento di Giuda. Non è consolante aprire questo commento con Giuda, lo so, ma voglio ribadire che egli si è dannato. All’interno della Chiesa da decenni c’è una fazione di teologi e altri “innamorati” della figura di Giuda, un uomo insignificante diventato Apostolo che finisce per tradire Dio, ma che per loro non si è dannato. Da dove traggono questa tesi?
Dalla loro fantasia, dalla terribile paura di fare la fine di Giuda per i molti tradimenti a Gesù Cristo, quindi, per continuare a vivere nell’immoralità, sostengono la salvezza di Giuda per continuare a nutrire la convinzione di salvarsi.
Ma Giuda non si è pentito, per questo si è dannato.
Se si fosse pentito, il Vangelo lo avrebbe riportato. Quale messaggio più grande della Misericordia di Gesù che perdona colui che Lo ha consegnato alla tremenda morte di Croce? Ed è semplice capire che Giuda si è dannato da quest’altra considerazione: il Vangelo è ispirato dallo Spirito Santo e come leggiamo oggi, viene scritto solamente che tradì Gesù e non che si pentì.
Ragionevolmente dobbiamo trarne un insegnamento logico: se nel Vangelo è Dio a parlare e afferma che Giuda tradì Gesù Cristo, senza indicare la sua conversione, vorrà dire che dopo il tradimento è seguita solamente la sua disperazione.
Andiamo avanti. Il Vangelo ci parla della vocazione dei Dodici, qui è inserito il traditore che verrà in seguito sostituito da Mattia. Gesù chiama i Dodici dopo avere trascorso l’intera notte in preghiera, non tanto per sceglierli tra molti altri, la scelta era stata fatta molto prima.
Perché toccò a questi uomini di godere di un favore così grande da parte di Dio? Perché proprio a loro e non ad altri? Non serve chiedersi perché furono scelti. Semplicemente li ha chiamati il Signore, e in questa liberissima scelta di Cristo sta il loro onore e l’essenza della loro vocazione.
“Chiamò a sé quelli che Egli volle”.
La vocazione è sempre un’iniziativa divina. Gli Apostoli non si distinguevano per il fatto di essere sapienti, facoltosi, importanti; erano uomini qualunque, normali, che hanno risposto con Fede e generosità alla chiamata di Gesù.
La qualità che li rendeva affidabili era la fedeltà. Tranne il traditore, gli altri vissero l’esperienza accanto al Signore con sempre maggiore partecipazione e amore verso Lui. Furono Apostoli veramente innamorati di Gesù, anche se la loro crescita spirituale non si è concretizzata in una difesa coraggiosa nel momento doloroso della vita di Gesù.
Diventeranno molto coraggiosi dopo la Pentecoste, fino a subire il martirio fisico in diversi modi per non rinnegare Gesù Cristo.
Cristo non ha scelto uomini perfetti, Egli sceglie i suoi così come sono, e questa chiamata è il loro unico titolo. San Paolo, per esempio, per sostenere l’autorità con cui insegna e ammonisce i fedeli, spesso comincia le sue lettere in questo modo: “Paolo, Apostolo di Cristo Gesù per Volontà di Dio, per annunciare la promessa della vita”.
Chiamato e scelto. È evidente nel suo dire la presenza di questa realtà: l’elezione divina.
Gesù chiama con autorità e tenerezza, come Javhé aveva chiamato i suoi Profeti e messaggeri: Mosè, Samuele, Isaia. Mai i chiamati meritarono in qualche modo la vocazione, né furono scelti per la loro condotta retta o per le loro condizioni personali.
San Paolo lo dirà esplicitamente: “Ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito”.
Il Signore Gesù chiama ognuno di noi per continuare la sua opera di redenzione nel mondo, e le debolezze non possono meravigliare e tanto meno scoraggiare; né deve sconfortarci la sproporzione tra le nostre forze e il compito che Dio ci propone.
Gesù ci soccorre sempre, chiede la nostra buona volontà e il piccolo aiuto che possono offrirgli le nostre mani.
L’uomo dà gloria a Dio e trova la grandezza della propria vita nel compimento della vocazione ricevuta. Cristo ci ha chiamato tutti a seguirlo, a imitarlo e a farlo conoscere in famiglia, tra gli amici e tra quanti hanno opinioni infondate su Dio e la sua Chiesa.
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