Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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domenica 12 luglio 2015

3397 - La forza dell'amore di Dio

Ct 8,6-7 
...forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo."

Is 54,10 
"Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia."
Sal 102,13-17 
" Come un padre ha pietà lei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. Come l'erba sono i giorni dell'uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce. Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce. Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono."
Gv 15,17 
" Questo vi comando: amatevi gli uni gi altri."
At 1,8 
"...ma avrete forza dallo Spirito Santo che sonderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra»."
2 Tm 1,7 
"Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza."
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3396 - Ho sete di Te

Is 55, 1- 2 
“O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti.”

Sal 62,2 

“O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua.”

Gv 7,37-38 

“Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: << Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal tuo seno>>.”

Ger 2,13

“Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cist erne screpolate, che non tengono l’acqua.”
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3395 - Commento al Vangelo di domenica 12 luglio 2015 (15^ sett. t.o.)

Prese a mandarli

+ Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La diffusione del Vangelo è stato possibile per mezzo degli uomini che hanno creduto in Gesù e hanno scelto Lui al posto delle vanità del mondo. I più grandi risultati nell’apostolo sono venuti sempre dai grandi missionari che si recavano nelle terre pagane e da altri missionari che pregavano molto e intercedevano dai luoghi dove vivevano.
Uno degli esempi più meravigliosi del missionario della preghiera è stato San Pio da Pietrelcina.
Tutti noi battezzati “siamo la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato” (1 Pt 2,9).
Tutti i fedeli cristiani proprio perché battezzati, partecipano al sacerdozio di Cristo e hanno parte attiva nel Sacrificio dell’altare e, attraverso le loro attività secolari, santificano il mondo partecipando dell’unica missione della Chiesa e realizzandola per mezzo della peculiare vocazione ricevuta da Dio.
Ognuno si può santificare nel suo stato di vita. Nel suo ambiente di lavoro e nella famiglia, può essere un grande apostolo.
Il padre che non fa mancare il necessario alla famiglia ed insegna la religiosità, la madre di famiglia nel suo essere madre con i doveri relativi; il malato offrendo il suo dolore con amore; il figlio o la figlia che vive con coerenza e non dà dispiaceri ai genitori oltre a formarsi con coerenza sia religiosamente che umanamente.
Il Sacerdote ha una missione unica nel mondo, l’ho scritto nel libro “Sacerdote, chi sei Tu?”, proprio a rilevare la distrazione presente in molti seminari e la formazione spesso precaria che viene esercitata. Spesso non per colpa dei seminaristi, il fumo mondano ha invaso ogni angolo di tutti i luoghi santi e se non c’è la vigilanza dei Superiori, tutti finiscono per impregnarsi di questo fumo che sporca l’anima.
Il mandato che Gesù diede ai Dodici e che oggi meditiamo, continua a darlo a tutti i Sacerdoti, mentre i laici con le preghiere di intercessione possono pure esercitare una potentissima forza per allontanare i diavoli con tutte le loro tentazioni e vessazioni.
Tra i fedeli, che tutti possiedono il sacerdozio comune, alcuni sono chiamati per volere di Dio, mediante il Sacramento dell’Ordine, a esercitare il sacerdozio ministeriale; quest’ultimo presuppone l’altro, ma sono essenzialmente diversi.
Il Sacerdote, attraverso la consacrazione ricevuta nel Sacramento dell’Ordine, diventa strumento di Gesù Cristo, al quale offre tutta la sua esistenza per portare a tutti la Grazia della Redenzione. È un uomo scelto tra gli uomini, ma qual è la vera identità del Sacerdote? Quella di Cristo!
Tutti i cristiani possono e devono essere non soltanto alter Christus, ma anche ipse Christus: un altro Cristo: lo stesso Cristo. Ma il Sacerdote lo è in modo immediato, in forma sacramentale. Il Signore, presente in vari modi fra noi, si fa sentire molto vicino nella figura del Sacerdote.
Ogni Sacerdote è un immenso regalo di Dio al mondo. È Gesù che passa beneficando, guarendo le malattie, portando pace e gioia alle coscienze. È strumento vivo di Cristo nel mondo, presta a nostro Signore la voce, le mani, tutto il suo essere. Gli dona la sua vita!
Dio prende possesso di colui che ha chiamato al sacerdozio, lo consacra al servizio degli altri uomini, suoi fratelli e gli conferisce una nuova personalità. E quest’uomo eletto e consacrato è tale in ogni momento, non solamente durante una funzione sacra.
Da questo si dovrebbe comprendere che un Sacerdote deve essere considerato per Fede come Gesù, va amato e rispettato più di ogni cosa.
L’eccessiva confidenza umana e fuorviante che fa scadere ogni religiosità, fa perdere nei fedeli anche a livello inconscio, la stessa idea del sacro che appartiene ad ogni Sacerdote. Si finisce per considerarlo un amico come gli altri e non più un Uomo sacro, di lui c’è una visione prettamente umana e direi pagana.
La preghiera dei Sacerdoti dovrebbe essere fortissima e tale da ottenere continue Grazie per i credenti e una forza potente contro i diavoli. Ci sono diverse condizioni da osservare, da vivere con vero amore, rinunciando a tutto quello che appesantisce l’anima e deforma anche la spiritualità.
Queste condizioni le ha dette Gesù a Maria Valtorta, nel brano che meditiamo questa domenica. Trascrivo un estratto molto importante ma vi invito a rileggere ogni giorno la rivelazione di questa domenica per tutta la settimana. Come una medicina da assumere per sette giorni. Ne trarrete grandi benefici e una maggiore comprensione di Gesù e della sana spiritualità.
La meditazione profonda, con la dedica di un po’ di tempo prolungato in questi giorni, farà diventare più robusti nella Fede. Rileggete adesso più volte e con attenta riflessione queste parole di Gesù:
«Andate perciò guarendo gli infermi, mondando i lebbrosi, risuscitando i morti del corpo o dello spirito, perché corpo e spirito possono essere ugualmente infermi, lebbrosi, morti. E voi anche sapete come si fa ad operare miracolo:
con una vita di penitenza,
una preghiera fervente,
un sincero desiderio di far brillare la potenza di Dio,
un’umiltà profonda,
una viva carità,
una accesa fede,
una speranza che non si turba per difficoltà di sorta.
In verità vi dico che tutto è possibile a chi ha in sé questi elementi.
Anche i demoni fuggiranno di fronte al Nome del Signore detto da voi, avendo in voi quanto ho detto. Questo potere vi viene dato da Me e dal Padre nostro. Non si compera con nessuna moneta.
Solo il nostro volere lo concede e solo la vita giusta lo mantiene. Ma, come vi è stato dato gratis, così gratuitamente datelo agli altri, ai bisognosi di esso. Guai a voi se avvilirete in dono di Dio facendolo servire per impinguare la vostra borsa. Non è vostra potenza, è potenza di Dio. Usatela, ma non ve ne appropriate dicendo: “È mia”. Come vi viene data, così vi può essere tolta».
Quindi, Il Sacerdote ha una missione unica nel mondo, nella Santa Messa rinnova -in Persona Christi- lo stesso Sacrificio redentore del Calvario. Rende presente ed efficace nel tempo la Redenzione operata dal Signore.
Tutti gli esseri umani devono considerare un Sacerdote più prezioso di tutti i beni materiali e umani messi insieme.
È vero che i fedeli hanno molta stima dei Sacerdoti quando li vedono dedicati incondizionatamente agli altri, quando conducono una vita semplice, austera e santa. Bisogna pregare ogni giorno per i Sacerdoti, per la santità di tutti, e si devono aiutare e sostenerli con grande rispetto. Bisogna vedere nei Sacerdoti lo stesso Cristo!
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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domenica 5 luglio 2015

3394 - Commento al Vangelo di domenica 5 luglio 2015 (14^ sett. t.o.)

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

+ Dal Vangelo secondo Marco (6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli Lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il Figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È stato un episodio molto doloroso per Gesù, una piccola croce come tante altre che assaporava di continuo. Qui però la sofferenza è acuita dalla conoscenza dei paesani, che diventava disprezzo verso Lui, istigata da una invidia sottile che guasta sempre ogni cosa buona.
Lo conoscevano da molti anni e sapevano che Lui era un Uomo buono e saggio, la loro sorpresa fu una reazione impulsiva.
Gesù nella sinagoga di Nazaret confermò la finalità della sua missione, precisò che non era una sua iniziativa ma il Padre Lo aveva inviato per evangelizzare. Ma quale Padre? Per i paesani Gesù era Figlio di Giuseppe, non potevano minimamente arrivare a immaginare la sua vera provenienza.
È vero che hanno reagito con invidia e disprezzo ma è comprensibile la loro incapacità di accoglierlo come Figlio di Dio. Forse proprio i paesani erano i meno preparati ad accettare la sua provenienza Divina. E allora perché Gesù si recò a Nazaret?
Non poteva non farlo, era un fatto di giustizia, vi andò dopo avere compiuto molti miracoli e quando la sua fama era diffusa in tutta la regione. Il suo arrivo era stato anticipato dall’annuncio che Egli, il falegname di Nazaret faceva miracoli e lo faceva gratuitamente, per amore, annunciando una nuova dottrina di misericordia e perdono.
Il dispiacere di Gesù è stato infinito, ma non si trattò di una disillusione perché conosceva quello che Lo attendeva, fece comunque prova della gratuita irriconoscenza. Poteva compiere anche a Nazaret molti miracoli, uno in ogni casa o a tutti i paesani, ma essi non lo hanno permesso per la loro incredulità.
“E lì non poteva compiere nessun prodigio”.
Gesù per operare miracoli cerca la Fede in Lui nelle anime, questa è la condizione indispensabile e poco conosciuta dai cristiani.
D’altronde non necessitava dell’approvazione dei paesani né cercava i loro applausi, Gesù ci ha sempre mostrato la vera dimensione del rinnegamento. Non è facile arrivare a praticare la rinuncia verso qualcosa, inizialmente occorre sempre la Grazia di Dio per superare fasi impegnative nel cammino di Fede, e necessita anche la ripetizione dei propositi e la pratica della rinuncia.
Ogni virtù si acquisisce con la ripetizione di un determinato comportamento, è indispensabile conoscersi meglio e conoscere Gesù.
Molti cristiani non hanno mai pensato di impegnarsi di più nel cammino di Fede, non si rendono conto della grande perdita di Grazie, aiuti e benedizioni di Dio. Non osano fare più del dovuto, però bisogna rispettare i loro tempi di maturazione anche se non devono durare tutta la vita.
Impariamo ad accettare l’umiliazione e la sofferenza come fece il Signore. Se i più vicini non accettano la nostra spiritualità e non riconoscono la buonafede che ci spinge ad aiutare sempre tutti e con grande trasporto, pazienza. Sorridiamo con il cuore e con il volto gioioso!
Non abbattiamoci mai in nessuna circostanza. Non abbattetevi se un familiare vi ignora o offende, ma pregate sempre per tutti.

1 Ave Maria per Padre Giulio

Sostieni l'apostolato per Gesù e Maria.  Aiuta con donazioni la diffusione del Vangelo, la Parola di Vita che salva le anime e guarisce le malattie. Il nostro apostolato è vastissimo e non abbiamo fini di lucro, abbiamo bisogno di offerte per sostenere tutte le spese. Aiutaci a continuarlo secondo il Cuore di Gesù. Il nostro forte impegno vuole far conoscere Gesù ovunque e diffondere la vera devozione alla Madonna. Vogliamo diffondere e difendere la sana dottrina della Chiesa. Il vostro contributo economico è un segno di stima e di amore, manifestazione di vicinanza e di Fede. Diventa anche tu difensore dell'unica Chiesa fondata da Gesù. "Dai loro frutti li riconoscerete" (Mt 7,16). 

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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3393 - Udienza Papa Francesco 24/6/2015

La Famiglia - 20. Ferite (I)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nelle ultime catechesi abbiamo parlato della famiglia che vive le fragilità della condizione umana, la povertà, la malattia, la morte. Oggi invece riflettiamo sulle ferite che si aprono proprio all’interno della convivenza famigliare. Quando cioè, nella famiglia stessa, ci si fa del male. La cosa più brutta!
Sappiamo bene che in nessuna storia famigliare mancano i momenti in cui l’intimità degli affetti più cari viene offesa dal comportamento dei suoi membri. Parole e azioni (e omissioni!) che, invece di esprimere amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano. Quando queste ferite, che sono ancora rimediabili, vengono trascurate, si aggravano: si trasformano in prepotenza, ostilità, disprezzo. E a quel punto possono diventare lacerazioni profonde, che dividono marito e moglie, e inducono a cercare altrove comprensione, sostegno e consolazione. Ma spesso questi “sostegni” non pensano al bene della famiglia!
Lo svuotamento dell’amore coniugale diffonde risentimento nelle relazioni. E spesso la disgregazione “frana” addosso ai figli.
Ecco, i figli. Vorrei soffermarmi un poco su questo punto. Nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini. Quanto più si cerca di compensare con regali e merendine, tanto più si perde il senso delle ferite – più dolorose e profonde – dell’anima. Parliamo molto di disturbi comportamentali, di salute psichica, di benessere del bambino, di ansia dei genitori e dei figli... Ma sappiamo ancora che cos’è una ferita dell’anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale? Quale peso ha nelle nostre scelte – scelte sbagliate, per esempio – quanto peso ha l’anima dei bambini? Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa solo a sé stesso, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita.
Nella famiglia, tutto è legato assieme: quando la sua anima è ferita in qualche punto, l’infezione contagia tutti. E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere “una sola carne” e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli …. Dobbiamo capire bene questo. Marito e moglie sono una sola carne. Ma le loro creature sono carne della loro carne. Se pensiamo alla durezza con cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli – abbiamo sentito il passo del Vangelo - (cfr Mt 18,6), possiamo comprendere meglio anche la sua parola sulla grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana (cfr Mt 19,6-9). Quando l’uomo e la donna sono diventati una sola carne, tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli.
E’ vero, d’altra parte, che ci sono casi in cui la separazione è inevitabile. A volte può diventare persino moralmente necessaria, quando appunto si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza.
Non mancano, grazie a Dio, coloro che, sostenuti dalla fede e dall’amore per i figli, testimoniano la loro fedeltà ad un legame nel quale hanno creduto, per quanto appaia impossibile farlo rivivere. Non tutti i separati, però, sentono questa vocazione. Non tutti riconoscono, nella solitudine, un appello del Signore rivolto a loro. Attorno a noi troviamo diverse famiglie in situazioni cosiddette irregolari - a me non piace questa parola - e ci poniamo molti interrogativi. Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma?
Chiediamo al Signore una fede grande, per guardare la realtà con lo sguardo di Dio; e una grande carità, per accostare le persone con il suo cuore misericordioso.
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3392 - Udienza Papa Francesco 17/6/2015

La Famiglia - 19. Lutto
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel percorso di catechesi sulla famiglia, oggi prendiamo direttamente ispirazione dall’episodio narrato dall’evangelista Luca, che abbiamo appena ascoltato (cfr Lc 7,11-15). E’ una scena molto commovente, che ci mostra la compassione di Gesù per chi soffre – in questo caso una vedova che ha perso l’unico figlio – e ci mostra anche la potenza di Gesù sulla morte.
La morte è un’esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale. Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere. Tante volte vengono a Messa a Santa Marta genitori con la foto di un figlio, di una figlia, bambino, ragazzo, ragazza, e mi dicono: “Se ne è andato, se ne è andata”. E lo sguardo è tanto addolorato. La morte tocca e quando è un figlio tocca profondamente. Tutta la famiglia rimane come paralizzata, ammutolita. E qualcosa di simile patisce anche il bambino che rimane solo, per la perdita di un genitore, o di entrambi. Quella domanda: “Ma dov’è il papà? Dov’è la mamma?” – Ma è in cielo” – “Ma perché non lo vedo?”. Questa domanda copre un’angoscia nel cuore del bambino che rimane solo. Il vuoto dell’abbandono che si apre dentro di lui è tanto più angosciante per il fatto che non ha neppure l’esperienza sufficiente per “dare un nome” a quello che è accaduto. “Quando torna il papà? Quando torna la mamma?”. Cosa rispondere quando il bambino soffre? Così è la morte in famiglia.
In questi casi la morte è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie e a cui non sappiamo dare alcuna spiegazione. E a volte si giunge persino a dare la colpa a Dio. Ma quanta gente - io li capisco - si arrabbia con Dio, bestemmia: “Perché mi hai tolto il figlio, la figlia? Ma Dio non c’è, Dio non esiste! Perché ha fatto questo?”. Tante volte abbiamo sentito questo. Ma questa rabbia è un po’ quello che viene dal cuore del dolore grande; la perdita di un figlio o di una figlia, del papà o della mamma, è un grande dolore. Questo accade continuamente nelle famiglie. In questi casi, ho detto, la morte è quasi come un buco. Ma la morte fisica ha dei “complici” che sono anche peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia; insomma, il peccato del mondo che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta. Gli affetti familiari appaiono come le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell’uomo. Pensiamo all’assurda “normalità” con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall’odio e dall’indifferenza di altri esseri umani. Il Signore ci liberi dall’abituarci a questo!
Nel popolo di Dio, con la grazia della sua compassione donata in Gesù, tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola: questo è un vero atto di fede. Tutte le volte che la famiglia nel lutto – anche terribile – trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Il buio della morte va affrontato con un più intenso lavoro di amore. “Dio mio, rischiara le mie tenebre!”, è l’invocazione della liturgia della sera. Nella luce della Risurrezione del Signore, che non abbandona nessuno di coloro che il Padre gli ha affidato, noi possiamo togliere alla morte il suo “pungiglione”, come diceva l’apostolo Paolo (1 Cor 15,55); possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio.
In questa fede, possiamo consolarci l’un l’altro, sapendo che il Signore ha vinto la morte una volta per tutte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4). Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza. Nascere e rinascere nella speranza, questo ci dà la fede. Ma io vorrei sottolineare l’ultima frase del Vangelo che oggi abbiamo sentito (cfr Lc 7,11-15). Dopo che Gesù riporta alla vita questo giovane, figlio della mamma che era vedova, dice il Vangelo: “Gesù lo restituì a sua madre”. E questa è la nostra speranza! Tutti i nostri cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà e noi ci incontreremo insieme a loro. Questa speranza non delude! Ricordiamo bene questo gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà il Signore con tutti i nostri cari nella famiglia!
Questa fede ci protegge dalla visione nichilista della morte, come pure dalle false consolazioni del mondo, così che la verità cristiana «non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere», cedendo ai riti della superstizione, antica o moderna» (Benedetto XVI, Angelus del 2 novembre 2008). Oggi è necessario che i Pastori e tutti i cristiani esprimano in modo più concreto il senso della fede nei confronti dell’esperienza famigliare del lutto. Non si deve negare il diritto al pianto - dobbiamo piangere nel lutto -, anche Gesù «scoppiò in pianto» e fu «profondamente turbato» per il grave lutto di una famiglia che amava (Gv 11,33-37). Possiamo piuttosto attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti. Il lavoro dell’amore di Dio è più forte del lavoro della morte. E’ di quell’amore, è proprio di quell’amore, che dobbiamo farci “complici” operosi, con la nostra fede! E ricordiamo quel gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà con tutti i nostri cari e con noi quando ci incontreremo, quando la morte sarà definitivamente sconfitta in noi. Essa è sconfitta dalla croce di Gesù. Gesù ci restituirà in famiglia a tutti!
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3391 - Messaggio di Medjugorje a Mirjana del 2 luglio 2015

Cari figli, 
vi invito a diffondere la fede in mio Figlio, la vostra fede. 
Voi, miei figli, illuminati dallo Spirito Santo, miei apostoli, trasmettetela agli altri, a coloro che non credono, non sanno e non vogliono sapere. 
Perciò voi dovete pregare molto per il dono dell’amore, perché l’amore è un tratto distintivo della vera fede e voi sarete apostoli del mio amore. 
L’amore ravviva sempre nuovamente il dolore e la gioia dell’Eucaristia, ravviva il dolore della Passione di mio Figlio, che vi ha mostrato cosa vuol dire amare senza misura; ravviva la gioia del fatto che vi ha lasciato il suo Corpo ed il suo Sangue per nutrirvi di sé ed essere così una cosa sola con voi. 
Guardandovi con tenerezza provo un amore senza misura, che mi rafforza nel mio desiderio di condurvi ad una fede salda. 
Una fede salda vi darà gioia e allegrezza sulla terra e, alla fine, l’incontro con mio Figlio. 
Questo è il suo desiderio. 
Perciò vivete lui, vivete l’amore, vivete la luce che sempre vi illumina  nell'Eucaristia. 
Vi prego di pregare molto per i vostri pastori, di pregare per avere quanto più amore possibile per loro, perché mio Figlio ve li ha dati affinché vi nutrano col suo Corpo e vi insegnino l’amore. 
Perciò amateli anche voi! 
Ma, figli miei, ricordate: l’amore significa sopportare e dare e mai, mai giudicare. Vi ringrazio.
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3390 - Commento al Vangelo di domenica 28 giugno 2015 (13^ sett. t.o.)

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

+ Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Vangelo ci presenta l’onnipotenza di Gesù, la sua immediata vittoria sulla morte, sulle malattie, sui diavoli e sulla natura. Il Signore sostiene e rialza chi è caduto o è morto, rimette in piedi come si dice di un buon medico quando dà i consigli giusti e indica le medicine attinenti alla malattia.
Gesù salva perché è il Salvatore, guarisce perché è il Guaritore, al contrario quelli che operano nel nome di Dio e causano danni alle persone fino ad ucciderle, sono nemici dell’umanità.
Da venerdì scorso stanno venendo fuori notizie sul pericolo che corre anche l’Italia, si conosce un dossier choc dei servizi segreti: “Ci sono 400 lupi solitari liberi di agire in Italia”. Sono terroristi dell’Isis e sono presenti in Italia per l’indifferenza“europeica” dei politici italiani responsabili in questo momento della difesa dell’Italia e degli italiani, a loro spettava prendere provvedimenti attuando un severo controllo mentre sbarcavano i 200mila immigrati solo in questo anno.
Quanto dolore e rammarico potrebbero scoppiare anche in Italia se dovessero scoppiare bombe o verificarsi azioni di kamikaze nei luoghi affollati? Probabilmente anche con controlli severi qualcosa del genere potrebbe scoppiare, siamo però indignati per la mancanza di ascolto in Europa dei politici italiani che vanno agli incontri per ritornare senza ottenere nulla se non vaghe e false disponibilità.
Ha scritto bene ieri Feltri sulla immigrazione incontrollata che sta invadendo l’Italia, sappiamo che c’è un piano anticlericale perché ciò avvenga, per destabilizzare il Cristianesimo, cancellando così anche la sacralità della Chiesa Cattolica. Leggiamo una parte dell’articolo di Feltri:
«Siamo irritati a causa dell'indifferenza europea, di ogni Paese comunitario, ai problemi riguardanti la sicurezza della gente minacciata dai musulmani esaltati che, dai tempi delle Torri Gemelle abbattute a New York, non hanno più smesso di attaccare le nostre democrazie talmente tolleranti da aver tollerato perfino l'immigrazione in massa proveniente dal Medio Oriente. Il dramma è che noi non abbiamo abbastanza paura (e qui evoco il titolo di un mio libro in materia) dei carnefici dello Stato islamico perché, in fondo, speriamo che essi si stanchino di sterminarci gratis e scoprano il piacere di vivere nel Vecchio Continente, dove i testi religiosi, compreso il Corano, appartengono alla sfera culturale e non si applicano quali codici penali.
Ci illudiamo. Non esistono i musulmani moderati. Anche quelli che non sparano, difficilmente, anzi mai, deplorano i fratelli criminali, probabilmente in silenzio approvano le uccisioni che compiono.
Tutto ciò non succede per caso, ma è il frutto velenoso di un'immigrazione incontrollata che ha invaso il nostro continente, Francia, Inghilterra, Italia, eccetera, senza mai integrarsi appieno e rimanendo legata alla tradizione islamica, come dimostra la circostanza che quasi tutti i terroristi attivi dalle nostre parti sono figli e nipoti di musulmani trapiantati qui da decenni. L'integrazione è un sogno irrealizzabile. O comprendiamo questo concetto elementare o continueremo a credere ingenuamente che europei e arabi possano amalgamarsi e rispettare gli stessi valori. Aspetta e spera.
Gli Stati Uniti sono andati due volte a combattere in Irak e una volta in Afghanistan per esportarvi la democrazia, provocando centinaia di migliaia di vittime: hanno fatto un buco nell'acqua. Ovvio, in quei Paesi se ne infischiano dei nostri modelli istituzionali, non sanno cosa siano e li rifiutano, preferiscono il Corano e le sue feroci disposizioni comprendenti la decapitazione, il taglio delle mani e dei piedi, per sorvolare sulle crocifissioni, recentemente tornate di moda insieme con il rogo: bruciare vivi i cristiani piace all'islam integralista. E noi come ci proteggiamo? Ospitando in casa nostra cani e porci, salvo lagnarci perché non si limitano ad abbaiare e a grugnire: uccidono».
Non condivido l’espressione “cani e porci”, gli immigrati hanno la stessa dignità degli italiani e meritano un aiuto totale se sono profughi, mentre i clandestini vanno aiutati nei migliori modi possibili nei loro luoghi, senza togliere nulla agli italiani. La mancanza di sensibilità verso chi soffre e si trova in condizioni disagiate, principalmente a livello psichico, aumenta una morte morale lenta e lacerante.
In questi anni abbiamo assistito a comportamenti insensati, irragionevoli nelle decisioni importanti. Non si può accettare la grande severità verso le aziende italiane che devono pagare qualche debito verso quelli che riscuotono e lasciare indisturbati decine di migliaia di abusivi di vendere quello che vogliono, facendo così chiudere i negozi degli italiani.
Una legge deve essere applicata a tutti allo stesso modo, la disparità è sintomo di ingiustizia e di un disegno destabilizzante.
Verso gli immigrati proviamo una grande compassione e vorremmo vederli felici, purtroppo constatiamo che in Italia esiste una grande povertà e milioni di italiani sono già morti socialmente, sono morti nella dignità nel vedere uno spreco spropositato di centinaia di milioni di euro da parte di quei politici senza Dio e con una grande fame di lusso, piaceri mondani, spese eccessive e non necessarie. Che poi pagano gli italiani.
Solo con gli incalcolabili milioni di euro sprecati o, rubati dalle casse dello Stato per spese inutili e false, si potrebbero aiutare con una donazione per vivere molti italiani disoccupati, aumentare le pensioni minime, sostenere anche se in minima parte le famiglie senza reddito. Si permetterebbe di continuare a vivere con l’aiuto mensile di 200 euro per la spesa cibaria, quelle famiglie senza alcun reddito.
L’assenza di Dio in chi comanda manifesta l’insicurezza di tutta la Nazione, l’improvvisazione in tutti i campi, le migliaia di promesse, l’approvazione al Senato del ddl Cirinnà che è una sfida alla Chiesa Cattolica e alle famiglie che ancora hanno una dignità da difendere e una forte determinazione nel voler crescere i loro figli con una educazione cristiana fondata sui valori.
Molti figli di oggi sono morti nello spirito, quasi come era morta la figlia di Giairo, sono giovani svuotati dentro ma non è colpa loro, la responsabilità è sempre di quanti non li educano con amore fin dall’infanzia. L’educazione è questione di cuore, ci si preoccupa dei figli se esiste un vero amore spirituale e non possessivo.
Chi potrà far risorgere spiritualmente i giovani di oggi? Solo Gesù Cristo, e i genitori hanno l’obbligo morale di pregare molto.
C’è una morte che dobbiamo temere molto, è il peccato mortale ma che oggi è quasi scomparso dalle preoccupazioni dei credenti. Per Dio la vera morte è il peccato e non quanto era avvenuto alla figlia di Giairo. Gesù disse che dormiva, perché la vita dell’anima continua ed è eterna, solo il corpo, l’involucro sacro che dà forma all’anima, deperisce.
Anche di Lazzaro Gesù disse che si era addormentato, ma erano trascorsi ben quattro giorni dalla sua morte, ma il Signore con un forte richiamo: “Lazzaro, Vieni fuori” (Gv 11,43), gli ridiede il soffio vitale e quello riprese a vivere anche nel corpo, il quale già emanava cattivi odori per la decomposizione in atto.
Gesù è il Signore della vita, domina con facilità la morte e nulla sfugge al suo dominio. Gli uomini possono cavarsela per alcuni anni o qualche decennio nel diffondere cattiverie e seminare odio, verrà il tempo della morte violenta perché hanno odiato la vita altrui e anche la loro.
La vita dell’anima, le sue esigenze e la vicinanza a Dio devono preoccupare tutti noi e soprattutto chi ha responsabilità.
Quando l’uomo pecca gravemente si perde per se stesso e per Dio: è la più grave tragedia che gli possa accadere. Si allontana radicalmente da Dio, perché si estingue la vita divina nella sua anima: perde i meriti acquisiti nel corso della vita e diventa incapace di guadagnarne di nuovi. In un certo senso cade in schiavitù del demonio e si indebolisce in lui l’inclinazione naturale alla virtù.
È così grave che tutti i peccati mortali, anche solo di pensiero, rendono gli uomini figli dell’ira e nemici di Dio.
Mediante la Fede sappiamo che un solo peccato, soprattutto quello mortale, rappresenta un disordine peggiore del più grave cataclisma che sconvolgesse la terra intera, poiché il bene di un individuo nell’ordine della Grazia è superiore al bene naturale di tutto l’universo.
Il peccato non strazia solamente chi lo commette: reca danno anche alla famiglia, agli amici, a tutta la Chiesa. Preghiamo e ripariamo.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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3389 - Messaggio di Medjugorje del 25 giugno 2015

Cari figli!
Anche oggi l’Altissimo mi dona la grazia di potervi amare ed invitare alla conversione. Figlioli, Dio sia il vostro domani, non guerra ed inquietudine, non tristezza ma gioia e pace devono regnare nei cuori di tutti gli uomini e senza Dio non troverete mai la pace. 
Perciò, figlioli, ritornate a Dio e alla preghiera perché il vostro cuore canti con gioia. Io sono con voi e vi amo con immenso amore. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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3388 - Commento al Vangelo di domenica 21 giugno 2015 (12^ sett. t.o.)

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

+ Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, Lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con Lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora Lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora Fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque Costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’episodio narrato dal Vangelo ci dice che Gesù non ci lascia mai soli, anche quando l’impressione è quella della solitudine e della preghiera inascoltata o del silenzio di Dio. Invece Lui c’è sempre. All’apparenza dorme, nel senso che non riusciamo acapire il suo aiuto ma Lui è sempre vigile soprattutto quando viene invocato con fiducia.
Il punto che voglio toccare in questo commento è la verifica delle nostre preghiere: siamo sicuri di pregare bene e di invocare Gesù nei modi corretti? Se il cuore non adora Lui la preghiera è zoppa, inoltre se non si compie la sua volontà e si vive nel disordine morale, rimane difficile ottenere le sue Grazie.
Bisogna partire da questa riflessione: come prego durante il giorno? Quante volte prego e se c’è vivo desiderio di piacere a Gesù.
Non è sufficiente pregare Dio, Lui non è astratto e non si deve pregare con la sola recita vocale delle preghiere. Deve partire dal cuore la vera preghiera, e parte se si instaura una comunione con Gesù, ed è possibile attraverso la sua conoscenza.
Non si stima qualcuno senza conoscerlo, con la conoscenza delle sue qualità la stima diventa maggiore. Con Gesù non c’è un limite nella conoscenza e nella stima, tanto che solo Dio possiamo ragionevolmente adorare, nessuno e nessuna cosa può meritare la nostra adorazione.
Non dobbiamo mai fermarci nella meditazione della conoscenza personale e di quella di Gesù. Si compiono grandi opere quando la conoscenza interiore è elevata e si riescono a intuire meglio le capacità e i propri limiti. Si possono così sviluppare i talenti e controllare con buona vigilanza le insufficienze personali.
Dal nostro impegno spirituale e umano si determina la spiritualità che abbiamo, quindi la nostra Fede è sempre espressione della spiritualità raggiunta. Le opere manifestano in modo inconfutabile la nostra maturità interiore, infatti dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7,16-20).
Per favorire la crescita spirituale è determinante la lettura giornaliera di testi spirituali, oltre il Vangelo del giorno con questo commento, bisogna considerare con grande interesse gli scritti classici della nostra spiritualità e sono quelli dei Santi. Sul web trovate gli scritti di Santa Teresa d’Avila, Sant’Alfonso dè Liguori, San Giovanni della Croce, ecc.
Il testo iniziale che consiglio è l’“Imitazione di Cristo”, semplice e sostanzioso, permette di comprendere il vero senso della vita.
L’episodio di oggi ci presenta Gesù che apparentemente dorme e secondo gli Apostoli non si accorge del pericolo improvviso che incombe, ma può Dio dormire? Il Corpo umano di Gesù è stanco ma Dio non si stanca mai, e alla richiesta supplicante di Pietro, il Signore innanzitutto gli chiede se lui ha Fede, se crede ciecamente nella sua Persona.
Questa richiesta scuote tutti i presenti sulla barca e sono dinanzi alla prova più drammatica da quando seguono Gesù.
È la Fede a cambiare la nostra storia, a permetterci di ottenere le cose impossibili anche se spesso ritardano per le cattiverie altrui.
Quando Dio sembra lontano o abbiamo la sensazione di pregare inutilmente o che non c’è ascolto da parte sua, si mostra di possedere una Fede debole e priva di forza. Oggi ci viene mostrato che la stanchezza fisica di Gesù non gli impediva di conoscere tutto, perché Dio è sempre vigilante. Non dorme mai.
Il Signore non ci lascerà mai soli di fronte alle difficoltà.
Questa verità è determinante per rimanere sereni nelle prove, nei momenti di smarrimento. I discepoli erano uomini di mare, esperti e conoscitori delle burrasche, si abbattono perché ancora la loro Fede era informe. Comprensibile. Subito dopo il temporale divenne tempesta, impetuosa e violenta, “e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena”.
La tempesta noi la incontriamo nella vita, quasi sempre per la cattiveria altrui e le onde dolorose riempiono la nostra barca.
In quel momento, chiamiamo Gesù come fece Pietro? Oppure ci abbattiamo e diventiamo negativi? Spesso non si supera una prova per la mancanza di richiesta di aiuto, si è convinti in un intervento immediato di Dio senza ricorrere alla vera preghiera e senza mettersi in discussione.
L’atteggiamento migliore nelle prove è quello di vivere la propria Fede, ricorrendo con maggiore fiducia e abbandono al Cuore di Gesù. Le difficoltà non devono spaventarci, semmai devono farci avvicinare a Gesù e con la recita del Rosario alla Madonna, renderci sereni e fiduciosi del Loro sicuro aiuto.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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3387 - Commento al Vangelo di domenica 14 giugno 2015 (11^ sett. t.o.)

È il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.

+ Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il Regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il Regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Oggi Gesù ci spiega la caratteristica principale ed essenziale dei suoi veri seguaci, e permette a tutti di fare una verifica, ovviamente sincera, della condizione spirituale personale. In molti casi non è possibile farla per la mancanza di conoscenza individuale, anche per il mancato approfondimento del Vangelo. Senza conoscere le regole non si può vivere il Vangelo.
Però è molto chiaro Gesù nel descrivere questa caratteristica indispensabile che devono possedere i suoi seguaci, ma non immediatamente, non è possibile diventare molto spirituali in poco tempo e Lui è consapevole di questo. Lo ha spiegato benissimo a Maria Valtorta e lo abbiamo letto ieri:
Non vogliate credere che le opere atte a conseguire il Regno dei Cieli siano opere fragorosamente vistose. Sono atti continui, comuni, ma fatti con un fine soprannaturale d’amore. L’amore è il seme della pianta che nascendo in voi cresce fino al Cielo, e alla cui ombra nascono tutte le altre virtù.
Lo paragonerò ad un minuscolo granello di senape. Come è piccino! Uno dei più piccoli fra i semi che l’uomo sparge. Eppure guardate, quando è compita la pianta, quanto si fa forte e fronzuta e quanto frutto dà. Non il cento per cento, ma il cento per uno. Il più piccolo. Ma il più solerte nel lavorare. Quanto utile vi dona.
Così l’amore. Se voi chiuderete nel vostro seno un semino d’amore per il nostro santissimo Iddio e per il vostro prossimo e sulla guida dell’amore farete le vostre azioni, non mancherete a nessun precetto del Decalogo. Non mentirete a Dio con una falsa religione, di pratiche e non di spirito. Non mentirete al prossimo con una condotta di figli ingrati, di sposi adulteri o anche solo troppo esigenti, di ladri nei commerci, di mentitori nella vita, di violenti verso chi vi è nemico. Guardate in quest’ora calda quanti uccellini si rifugiano fra le ramaglie di quest’orto.
Fra poco quel solco di senape, per ora ancora piccina, sarà un vero passeraio. Tutti gli uccelli verranno al sicuro e all’ombra di quelle piante così folte e comode, ed i piccoli degli uccelli impareranno a fare sicura l’ala proprio fra quel rameggiare che fa scala e rete per salire e per non cadere. Così l’amore, base del Regno di Dio.
Amate e sarete amati. Amate e vi compatirete. Amate e non sarete crudeli volendo più di quanto non sia lecito da chi vi è sottoposto. Amore e sincerità per ottenere la pace e la gloria dei Cieli. Altrimenti, come ha detto Beniamino, ogni vostra azione, fatta mentendo all’amore e alla verità, vi si muterà in paglia per il vostro letto infernale.
Io non vi dico altre cose. Vi dico solo: abbiate presente il grande precetto dell’amore e siate fedeli a Dio Verità ed alla verità in ogni parola, atto e sentimento, perché la verità è figlia di Dio. Una continua opera di perfezionamento di voi, così come il seme continuamente cresce fino alla sua perfezione. Un’opera silenziosa, umile, paziente. Siate certi che Dio vede le vostre lotte e vi premia più di un egoismo vinto, di una parola villana trattenuta, di un’esigenza non imposta, che non se, armati in battaglia, uccideste il nemico.
Il Regno dei Cieli, di cui sarete possessori se vivrete da giusti, è costruito con le piccole cose di ogni giorno. Con la bontà, la morigeratezza, la pazienza, col contentarsi di ciò che si ha, con il compatimento reciproco, con l’amore, l’amore, l’amore.
Siate buoni.
Vivete in pace gli uni con gli altri.
Non mormorate.
Non giudicate.
Dio sarà allora con voi.
Vi do la mia pace come benedizione e ringraziamento della Fede che avete in Me”. 
La rilettura di questi insegnamenti di Gesù ci farà bene, anzi ne trarranno molto profitto quanti li mediteranno lungamente e faranno propositi sinceri. Il punto da focalizzare è questo: la santità si costruisce con le piccole cose di ogni giorno, con i piccoli gesti di amore e di onestà, con le piccole vittorie sull’egoismo e la superbia, con la vigilanza e la lotta contro le tentazioni.
Cominciate ad osservare i piccoli gesti giornalieri buoni e cattivi che vengono compiuti in modo spontaneo, poi riflettete sulle ragioni che vi hanno spinto a comportarvi in quel modo e fate buoni propositi di non ripetere mai più gli errori, come anche i propositi riguardano le buone opere che vanno focalizzate per inserire l’intenzione dell’amore.
Ci si comporta bene per amore di Dio e dei fratelli e delle sorelle!
Per amore dobbiamo compiere ogni opera e dobbiamo lottare contro le tentazioni e le cattive abitudini.
Quindi, il Sacerdote deve avere molta pazienza con i credenti, non deve pretendere molto ma rispettare i tempi di maturazione di ognuno. C’è chi è più veloce nel praticare le virtù da chi richiede maggiore tempo per vincere inizialmente le debolezze. La pazienza e la vicinanza del Sacerdote sono indispensabili, accompagnati da un amore sincero e desideroso della salvezza eterna di tutte le anime.
Quando il Sacerdote agisce con amore, compie grandi opere di apostolato. Salva le anime con la sua vita virtuosa e le sante preghiere.
In moltissimi credenti è assente questo aspetto importante della nostra Fede, oggi il Vangelo ci permette di comprendere con maggiore precisione cosa ci chiede Gesù. Bisogna dedicare maggiore tempo a questa pagina del Vangelo.
Apro una parentesi sulla sana dottrina che noi seguiamo e che diffondo senza risparmiarmi.
Oggi nella Chiesa ci sono laici ingannatori che si innalzano a difensori della sana dottrina mentre in realtà sono seguaci fanatici di Mons. Lefebvre, l’ex vescovo scomunicato da Papa Giovanni Paolo II nel 1988 per le sue teorie opposte alla vera Tradizione della Chiesa.
Mons. Lefebvre agiva in buonafede ma non riuscì a frenare la sua volontà e a sottomettersi docilmente alla volontà di Dio.
Lefebvre morì nel 1991 ma le sue teorie -che rispetto e che lui viveva con sincera convinzione- sono state riprese da laici esaltati che oggi gravitano nella Chiesa e in internet.
Molti di voi probabilmente leggono scritti e ricevono newsletter da alcuni laici fanatici e fuori controllo, pensando di seguire la vera Tradizione della Chiesa, mentre questi falsi personaggi che farò conoscere molto presto, in realtà sono tradizionalisti incoerenti, insensati e sconnessi dalla realtà e dal Vangelo.
I cattolici tradizionalisti sono coloro che, professando la fede cattolica, sono legati alle forme liturgiche, agli insegnamenti e alla disciplina della Chiesa cattolica anteriori al Concilio Vaticano II (1962-1965). Quindi, per esempio non hanno accettato il grandissimo Papa Giovanni Paolo II, non sono seguaci di Padre Pio morto nel 1968, non posseggono alcuna autorevolezza dottrinale per fare da maestrini, intanto tengono lezioni di dottrina cattolica e conducono ignari cattolici verso una deriva irrazionale.
Per questo vi dico di stare attenti a questi lupi travestiti da agnelli! Mi spiego con maggiore precisazione.
Questi lupi possono essere anche sacerdoti che inviano video con conferenze e mostrano un narcisismo o amore di sé esagerato! Di questi personaggi tratterò prossimamente e vi mostrerò le loro falsità, i loro inganni per distogliere i credenti dal Catechismo della Chiesa. Vi descriverò i loro disegni che vogliono portare i cattolici a vivere come hanno scelto loro. Si sostituiscono a Dio.
Io non sono tradizionalista ma seguo la vera Tradizione della Chiesa che troviamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 e promulgato da Papa Giovanni Paolo II. Siamo fieri oppositori del modernismo e di ogni nuova dottrina, anzi di ogni parola che si oppone a questo Catechismo. Siamo fedeli a Gesù, al Vangelo storico, alla vera Chiesa.
Invece i tradizionalisti non lo sono, e con facilità ingannano ignari cattolici incapaci di discernere e di scoprire le sataniche finalità eversive di personaggi che non possono essere graditi a Gesù, perché essi vivono nell’ingiustizia e non si sottomettono alla volontà di Dio, scegliendo cosa seguire e cosa rifiutare del Magistero autentico della Chiesa.
Io rifiuto pienamente il modernismo e ogni parola contraria alla vera Tradizione della Chiesa, questo insegnamento vi trasmetto e vi assicuro che è secondo la volontà di Dio perché arriva dal Catechismo di Papa Giovanni Paolo II del 1992, che raccoglie la vera Fede cattolica e senza lasciare alcun dubbio su ogni aspetto della dottrina.
Ecco spiegato il motivo degli attacchi contro me che arriva dai tradizionalisti fanatici, come se non avessero altro di buono da fare.
Adesso mi attaccano con false lettere inviate a destra e a manca, senza capire più che Gesù vede tutto e che Lui prova sdegno verso questi personaggi. L’utilizzo di questi metodi satanici e delinquenziali mostra con assoluta certezza che sono persone senza Dio, anche se si mascherano come difensori della vera dottrina e vi inviano articoli mostrandosi difensori della Chiesa.
Loro difendono il fanatico disegno sovversivo contro la vera Tradizione della Chiesa, spacciandosi per difensori ma non lo sono!
Questi personaggi eversivi scrivono in internet articoli sulla Fede e dovete vigilare molto bene gli scritti che leggete, perché quanti scrivono parole di odio camuffate con estrema malizia, come se difendessero la dottrina, in realtà ognuno è satana travestito da agnello.
Sono terroristi della Fede dei buoni e potete cadere facilmente nella rete di satana che vi gettano questi soggetti che hanno perduto la vera Fede e ostentano meschinamente una grande fede in Dio. Li scoprite quando scrivono diffamazioni e parole di odio.
Sono falsi e ingannatori dei credenti semplici e buoni, ne daranno amaramente conto a Dio ma già adesso si preparano la loro condanna!
Questi tradizionalisti sono stati individuati e dovranno chiarire il loro odio nei miei confronti, perché di questo si tratta, unito a uno spirito di vendetta che porta dentro solo satana! Utilizzano le diffamazioni come preghiere…
Le diffamazioni sono le loro vere preghiere a satana, anche se non si rendono conto di questa gravità per la cecità intellettuale e non per incapacità intellettuale! Dovranno dare spiegazioni nelle Sedi competenti, volenti o nolenti.
Il loro odio è irrazionale e inspiegabile ma mettono confusione anche su quanti in buonafede mi seguono e hanno compreso perfettamente la mia assoluta fedeltà alla vera Tradizione della Chiesa, quella di Papa Giovanni Paolo II, per intenderci bene.
Quindi, non prendete per buono ogni scritto sulla Fede che leggete in internet o che vi arriva da newsletter manipolate, perché si presentano come seguaci della Chiesa mentre sono tradizionalisti inappagati, avviliti, depressi. Più che vivere serenamente la loro fede vogliono imporre con malizia a tutti gli altri la loro fede. È normale questo atteggiamento?
La Fede (maiuscolo) non si impone con l’inganno, non si diffama chi la pensa diversamente, chi agisce così è un demonio!
Seguendo i cattivi maestri e fanatici tradizionalisti, correte il rischio di perdere la vera Fede. Vigilate e non prendete per buono ogni scritto ma passatelo sotto il controllo del Magistero autentico della Chiesa, della vera Fede cattolica.
Vedete, io ho un grande rispetto dei tradizionalisti onesti, quelli che vivono la loro Fede con retta intenzione e senza odiare nessuno, senza seminare zizzania, senza agire da fanatici, senza imporre agli altri le loro scelte.
Questi sono tradizionalisti onesti e che ammiro, perché vivono il Vangelo dell’amore e non vogliono arrecare danni a nessuno, non diffamano nessuno, non compiono opere degne dei diavoli, come invece continuano a fare alcuni fanatici tradizionalisti, che gettano pure discredito ai tradizionalisti sinceri e in buonafede, quelli che ancora elevano le loro forti preghiere verso il Cielo e Dio li ascolta.
Fate attenzione su quanto leggete in internet, perché se da un lato vi può appassionare la difesa della Chiesa, dall’altro vi si vuole portare fuori dalla vera Tradizione della Chiesa, con gravissimo danno spirituale per voi, mettete a rischio le vostre anime e le vostre preghiere perdono potere, proprio perché viene trasformata in peggio la vostra spiritualità.
Non fidatevi mai di quanti scrivono cosa buone sulla Fede e allo stesso tempo odiano, seminano diffamazioni e zizzanie: non sono in comunione con Gesù e l’Immacolata li rifiuta perché oppositori del Vangelo dell’amore insegnato da suo Figlio.
Da questo si riconoscono i veri seguaci di Gesù e dell’Immacolata:
amano tutti e non odiano nessuno;
rispettano le scelte degli altri e non li perseguitano;
parlano bene di tutti secondo verità e non sono diffamatori;
non manipolano la Fede della Chiesa e non inventano nuove dottrine;
non cercano maliziosamente di fare seguaci ma seminano la Parola come insegna oggi il Vangelo;
non impongono le loro idee spacciandole come perfette ma pensano bene di tutti;
non ingannano i buoni cattolici con le favole ma si limitano a ripetere il Vangelo storico come ci dice oggi Gesù.
Se incontrate qualcuno o leggete scritti di qualcuno con queste caratteristiche, rifiutateli e non mettete a rischio la vostra Fede!

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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Medaglia di San Benedetto