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lunedì 27 aprile 2015

3358 - Commento al Vangelo del 26/4/2015, Domenica 4^ di Pasqua

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il Buon Pastore. Il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario -che non è pastore e al quale le pecore non appartengono- vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle Io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: Io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa quarta domenica di Pasqua viene detta del “Buon Pastore”, perché nel ciclo liturgico triennale ogni anno si legge una pericope del capitolo 10 di San Giovanni, un capitolo imperniato su questo tema. La pericope indica un gruppo di versi estratti da un testo, si utilizza quasi esclusivamente per indicare un testo sacro del Nuovo Testamento.
Oggi incontriamo una delle auto rivelazioni Cristologiche, Gesù rivela la sua identità senza temere la reazione puntuale dei suoi nemici. “Io sono il Buon Pastore”, inizia così il Vangelo di questa domenica, e questa rivelazione si unisce ad altre che Lo identificano al Messia atteso dagli ebrei.
Non bisogna fermarsi alle parole che dice Gesù, “Io sono il Buon Pastore” è sicuramente un’affermazione che piace ai cristiani o a quanti si cimentano nella lettura del Vangelo. Invece è più profonda la spiegazione di queste parole.
Il senso di questa espressione non indica solo che Gesù è buono, infatti la traduzione letterale di essa è il pastore ideale, e trattandosi del Figlio di Dio possiamo dire che è il pastore perfetto. Nessuno potrà mai compiere questo ruolo con la stessa sua sollecitudine, con l’Amore pieno che solo Dio possiede.
Gesù è il Pastore perfetto, tutto in Lui raggiunge la pienezza della perfezione.
I Vescovi e i Sacerdoti devono avere come modello di vita questo Pastore buono, bisogna imitare le virtù di Gesù per fare sempre bene.
Lui pone un paragone tra il Buon Pastore e il mercenario, questi sono ruoli e comportamenti opposti, e Lui spiega l’agire dell’uno e dell’altro. Parla dell’amore che muove ad agire i buoni, l’amore del pastore che imita Gesù, mentre gli interessi umani che occupano il cuore e la malizia presente nel mercenario, indicano l’uomo venale che compie determinate azioni.
Con una descrizione semplice Gesù si presenta come il Buon Pastore, riprendendo così quanto era stato ispirato al Profeta Ezechiele riguardo le guide spirituali ebree. Dio si lamentava dei cattivi pastori che pascevano solo se stessi e prometteva un pastore perfetto: “Susciterò per loro un pastore che le pascerà”.
È Gesù il Pastore che nutre tutti quelli che fanno un cammino di Fede integro, Lui alimenta i buoni con la sua Grazia.
Per noi Gesù non è solo un Pastore perfetto, e anche se questa affermazione implicitamente Lo indica come Dio infallibile, bisogna considerare di conseguenza, la sua perfetta conoscenza delle pecore: le conosce una ad una. Ha una conoscenza piena di ogni persona, conosce la più piccola fibra.
“Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre”.
Gesù ripete che conosce le pecore, precisa che le pecore veramente sue Lo conoscono e che tra Lui e suo Padre c’è una conoscenza amorosa. La ripetizione del verbo conoscere è dovuta ad un significato più teologico rispetto all’utilizzo che se ne fa comunemente. Gesù utilizza spesso il verbo conoscere come sinonimo di confidenza, di una amicizia profonda e non più umana: è soprannaturale.
Quando afferma che conosce le pecore, intende anche dire che dona la sua Vita per esse.
Gesù ripete molte volte la parola “pecora” rivolta ai credenti. Paragonando il credente alla pecora non intende svuotarlo della sua libertà di pensiero e di azione. Al contrario, la vicinanza a Gesù ci rende maggiormente liberi di scegliere, liberi di agire e di determinare la nostra vita.
Gesù ci indica come “pecore” solo per la docilità che dobbiamo possedere e attuare in ogni circostanza. Dobbiamo diventare buoni.
La mansuetudine è una virtù che si ottiene con una continua lotta contro il proprio egoismo. La vittoria sull’amor proprio ci conduce ad agire con mitezza, pazienza e bontà. Non si acquisiscono automaticamente le virtù, per possederle bisogna conoscerle, praticarle e lottare contro i comportamenti negativi e opposti.
Gesù ci trasmette la forza per vincere le tentazioni e praticare le virtù, dobbiamo chiederlo ogni giorno nella preghiera.
È impossibile incontrare un altro pastore simile a Gesù, solo Lui conosce perfettamente ogni persona e per amore dona la sua Vita.
Non esiste in questo mondo una conoscenza personale e una generosità come le possiede Gesù, neanche tra gli sposi o i fidanzati profondamente innamorati. Ci consola la perfetta conoscenza che ha di noi, questo indica che ci ascolta sempre e non ci lascia mai soli. Sono le persone ad allontanarsi da Lui o a scegliere una vita sbagliata che si oppone al suo Amore.
Da parte di Gesù c’è una dedizione totale verso ogni persona, desidera la salvezza di ogni persona, la sua felicità in questa vita e che viva nella gioia osservando i Comandamenti. “Il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore”. Gesù non si risparmia mai, non dimentica le nostre richieste e non è mai distratto quando Lo invochiamo.
Con questa affermazione Gesù rivela il suo infinito Amore per le pecore, ma non tutte appartengono al suo Ovile. “E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle Io devo guidare”. Gesù è morto e risorto per tutti, ma non tutti corrispondono alle sue richieste e scelgono liberamente di perdersi nel mare dell’immoralità.
Lui ha mantenuto la promessa e veramente ha dato la sua Vita per salvare ogni vita che Lo ascolta.
“Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: Io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo”. Gesù è padrone della sua Vita mentre noi non lo siamo, è padrone della vita di ogni essere umano, Egli può sospendere le leggi fisiche e compiere miracoli di continuo.
Meritano le Grazie quelli che pregano molto e bene, sono docili come la pecora e seguono i suoi insegnamenti.
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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