Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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domenica 25 gennaio 2015

3325 - Messaggio di Medjugorje del 25 gennaio 2015

Cari figli! 
Anche oggi vi invito: vivete nella preghiera la vostra vocazione. 
Adesso, come mai prima, Satana desidera soffocare con il suo vento contagioso dell’odio e dell’inquietudine l’uomo e la sua anima. 
In tanti cuori non c’è gioia perché non c’è Dio né la preghiera. 
L’odio e la guerra crescono di giorno in giorno. 
Vi invito, figlioli, iniziate di nuovo con entusiasmo il cammino della santità e dell’amore perché io sono venuta in mezzo a voi per questo. 
Siamo insieme amore e perdono per tutti coloro che sanno e vogliono amare soltanto con l’amore umano e non con quell'immenso amore di Dio al quale Dio vi invita. 
Figlioli, la speranza in un domani migliore sia sempre nel vostro cuore. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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3323 - Udienza Papa Francesco 21/1/2015

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Oggi mi soffermerò sul viaggio apostolico in Sri Lanka e nelle Filippine, che ho compiuto la scorsa settimana. Dopo la visita in Corea di qualche mese fa, mi sono recato nuovamente in Asia, continente di ricche tradizioni culturali e spirituali. Il viaggio è stato soprattutto un gioioso incontro con le comunità ecclesiali che, in quei Paesi, danno testimonianza a Cristo: le ho confermate nella fede e nella missionarietà. Conserverò sempre nel cuore il ricordo della festosa accoglienza da parte delle folle – in alcuni casi addirittura oceaniche –, che ha accompagnato i momenti salienti del viaggio. Inoltre ho incoraggiato il dialogo interreligioso al servizio della pace, come pure il cammino di quei popoli verso l’unità e lo sviluppo sociale, specialmente con il protagonismo delle famiglie e dei giovani.
Il momento culminante del mio soggiorno in Sri Lanka è stata la canonizzazione del grande missionario Giuseppe Vaz. Questo santo sacerdote amministrava i Sacramenti, spesso in segreto, ai fedeli, ma aiutava indistintamente tutti i bisognosi, di ogni religione e condizione sociale. Il suo esempio di santità e amore al prossimo continua a ispirare la Chiesa in Sri Lanka nel suo apostolato di carità e di educazione. Ho indicato san Giuseppe Vaz come modello per tutti i cristiani, chiamati oggi a proporre la verità salvifica del Vangelo in un contesto multireligioso, con rispetto verso gli altri, con perseveranza e con umiltà.
Lo Sri Lanka è un paese di grande bellezza naturale, il cui popolo sta cercando di ricostruire l’unità dopo un lungo e drammatico conflitto civile. Nel mio incontro con le Autorità governative ho sottolineato l’importanza del dialogo, del rispetto per la dignità umana, dello sforzo di coinvolgere tutti per trovare soluzioni adeguate in ordine alla riconciliazione e al bene comune.
Le diverse religioni hanno un ruolo significativo da svolgere al riguardo. Il mio incontro con gli esponenti religiosi è stato una conferma dei buoni rapporti che già esistono tra le varie comunità. In tale contesto ho voluto incoraggiare la cooperazione già intrapresa tra i seguaci delle differenti tradizioni religiose, anche al fine di poter risanare col balsamo del perdono quanti ancora sono afflitti dalle sofferenze degli ultimi anni. Il tema della riconciliazione ha caratterizzato anche la mia visita al santuario di Nostra Signora di Madhu, molto venerata dalle popolazioni Tamil e Cingalesi e meta di pellegrinaggio di membri di altre religioni. In quel luogo santo abbiamo chiesto a Maria nostra Madre di ottenere per tutto il popolo srilankese il dono dell’unità e della pace.
Dallo Sri Lanka sono partito alla volta delle Filippine, dove la Chiesa si prepara a celebrare il quinto centenario dell’arrivo del Vangelo. È il principale Paese cattolico dell’Asia, e il popolo filippino è ben noto per la sua profonda fede, la sua religiosità e il suo entusiasmo, anche nella diaspora. Nel mio incontro con le Autorità nazionali, come pure nei momenti di preghiera e durante l’affollata Messa conclusiva, ho sottolineato la costante fecondità del Vangelo e la sua capacità di ispirare una società degna dell’uomo, in cui c’è posto per la dignità di ciascuno e le aspirazioni del popolo filippino.
Scopo principale della visita, e motivo per cui ho deciso di andare nelle Filippine - questo è stato il motivo principale -, era poter esprimere la mia vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che hanno subito la devastazione del tifone Yolanda. Mi sono recato a Tacloban, nella regione più gravemente colpita, dove ho reso omaggio alla fede e alla capacità di ripresa della popolazione locale. A Tacloban, purtroppo, le avverse condizioni climatiche hanno causato un’altra vittima innocente: la giovane volontaria Kristel, travolta e uccisa da una struttura spazzata dal vento. Ho poi ringraziato quanti, da ogni parte del mondo, hanno risposto al loro bisogno con una generosa profusione di aiuti. La potenza dell’amore di Dio, rivelato nel mistero della Croce, è stata resa evidente nello spirito di solidarietà dimostrata dai molteplici atti di carità e di sacrificio che hanno segnato quei giorni bui.
Gli incontri con le famiglie e con i giovani, a Manila, sono stati momenti salienti della visita nelle Filippine. Le famiglie sane sono essenziali alla vita della società. Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio. Loro sanno che ogni figlio è una benedizione. Ho sentito dire da alcuni  che le famiglie con molti figli e la nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà. Mi pare un’opinione semplicistica. Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il dio denaro; un sistema economico che esclude, esclude sempre: esclude i bambini, gli anziani, i giovani, senza lavoro … - e che crea la cultura dello scarto che viviamo. Ci siamo abituati a vedere persone scartate. Questo è il motivo principale della povertà, non le famiglie numerose. Rievocando la figura di san Giuseppe, che ha protetto la vita del “Santo Niño”, tanto venerato in quel Paese, ho ricordato che occorre proteggere le famiglie, che affrontano diverse minacce, affinché possano testimoniare la bellezza della famiglia nel progetto di Dio. Occorre anche difendere le famiglie dalle nuove colonizzazioni ideologiche, che attentano alla sua identità e alla sua missione.
Ed è stata una gioia per me stare con i giovani delle Filippine, per ascoltare le loro speranze e le loro preoccupazioni. Ho voluto offrire ad essi il mio incoraggiamento per i loro sforzi nel contribuire al rinnovamento della società, specialmente attraverso il servizio ai poveri e la tutela dell’ambiente naturale.
La cura dei poveri è un elemento essenziale della nostra vita e testimonianza cristiana – ho accennato a questo anche nella visita; comporta il rifiuto di ogni forma di corruzione, perché la corruzione ruba ai poveri e richiede una cultura di onestà.
Ringrazio il Signore per questa visita pastorale in Sri Lanka e nelle Filippine. Gli chiedo di benedire sempre questi due Paesi e di confermare la fedeltà dei cristiani al messaggio evangelico della nostra redenzione, riconciliazione e comunione con Cristo.
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3324 - Commento al Vangelo del 25/1/2015, Domenica 3^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Marco (1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a Me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e Lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a Lui. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Anche questa domenica dobbiamo rilevare alcune incongruenze, anche oggi vengono modificate alcune parole e queste manomissioni stravolgono il vero significato della Parola di Dio. Ho già spiegato i motivi e l’importanza del verbo seguire, è importante per noi che vogliamo conoscere la vera Parola e non quella modificata nell’ultima traduzione.
Ho già discusso i diversi significati di “seguirono” e di “andare dietro”, non mi sembra opportuno ripetere la spiegazione.
Oggi voglio parlarvi del distacco dai beni materiali per incontrare veramente il Signore.
Non si tratta di un distacco effettivo di qualcosa che si deve utilizzare o che appartiene alla famiglia, come la casa o i soldi guadagnati onestamente anche se bisogna pensare anche ai poveri, è un distacco spirituale che non fa ritenere primario un bene materiale e non si pone davanti a Dio.
Il distacco affettivo dai beni materiali è indispensabile per liberare il cuore, appunto, da un affetto che toglie amore verso Gesù.
Moltissimi credenti pregano e non vedono alcun cambiamento nella loro vita, non hanno compreso che il cuore impegnato ad adorare i beni materiali non cerca Gesù, non riesce a donare a Lui un rilevante interesse.
Il Vangelo oggi ci presenta la chiamata di quattro Apostoli e il loro pronto distacco dalle cose che ritenevano importanti.
Non possiamo anche noi provare a individuare quelle cose che non aiutano la vita spirituale e a distaccarcene? Chiediamo aiuto a Gesù!
Gli apostoli gettarono innanzitutto le reti che rappresentavano il mezzo per procurarsi il sostentamento e qui vediamo l’abbandono pieno alla chiamata di Gesù. Non si è trattato del loro primo incontro ma quando Gesù affermò “seguitemi”, senza perdere tempo abbandonarono tutto e cominciarono a condividere la vita e il Vangelo del Signore.
“Subito” lasciarono le reti, riflettiamo su questo avverbio di tempo. Non rimandarono ma istantaneamente Lo seguirono.
Oggi l’umanità rimanda l’incontro con Dio e sta agonizzando. Anche molti credenti hanno l’abitudine a rimandare la vera conversione, l’abbandono dei peccati, la vittoria sui vizi. Si rimanda ciò che appartiene alla sfera spirituale ma si esegue immediatamente quanto diletta i bassi istinti, i vizi, i piaceri umani.
La verità comunque è che non si può abbandonare quanto è contrario al Vangelo se non si comincia il distacco dal peccato e da ogni diletto dei sensi. Il distacco graduale non è diverso dalla rinuncia immediata, è sempre una vittoria sulla propria volontà, differisce la modalità e che dipende dalla generosità e dalla forza spirituale della persona.
Gesù ci chiede una rinuncia reale e concreta. In un altro passo afferma che non si può servire Dio e Mammona. Bisogna decidersi.
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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3322 - Commento al Vangelo del 18/1/2015, Domenica 2^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42)
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì –che, tradotto, significa maestro–, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» –che si traduce Cristo– e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» che significa Pietro. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Devo evidenziare questo paragone -anche se assolutamente improprio per i protagonisti-, tra i primi seguaci di Gesù, uomini che scelsero come ideale di vita la Verità, e le ragazze italiane e liberate dietro pagamento di almeno 12 milioni di dollari e che avevano scelto di seguire i guerriglieri siriani.
Adesso è pienamente provato che le ragazze erano andate in Siria non come crocerossine (con tutto il rispetto delle vere crocerossine per il paragone), erano andate lì per sostenere e quindi partecipare a modo loro alla guerra siriana.
Questa è finalmente la verità e questo indica la gaffe spropositata di questo governo italiano per avere pagato una somma così elevata, togliendola agli italiani onesti, poveri, malati e bisognosi di medicine, disoccupati e insomma a tutti gli italiani.
È come una ferita per decine di milioni di italiani il pagamento di questo riscatto, solo qualche accecata in tutti i sensi può difendere le due ragazze, perché quella scelta l’avevano fatta consapevolmente e si trovavano in Siria non per fare volontariato ma per sostenere una guerra.
Lo avevano scoperto i Ros dei carabinieri da almeno nove mesi nelle intercettazioni tra le due ragazze e alcuni musulmani che vivono in Italia e che sono dormienti, cellule dei guerriglieri.
Quello che scrivo è un inno alla verità e una lotta all’ipocrisia dei soliti radical chic falliti italiani. Falliti e frustrati, accecati e spietatamente anticlericali. Trascrivo da un quotidiano:
«Greta e Vanessa sarebbero state rapite proprio da chi volevano aiutare. Le due ragazze infatti, riporta “Il Fatto Quotidiano”, erano partite per la Siria non per aiutare i civili, le vittime della guerra, ma per sostenere i combattenti islamici anti-Assad con kit di salvataggio. È il retroscena sul sequestro delle due volontarie che si legge in alcune informative del Ros dove vengono riportate alcune intercettazioni di aprile tra Greta Ramelli -che stava organizzando il suo viaggio in Medioriente- e un siriano di Aleppodi 47 anni, Mohammed Yaser Tayeb, pizzaiolo di Anzolo in Emilia, che gli investigatori considerano un militante islamista legato ad altri siriani impegnati in “attività di supporto a gruppi di combattenti operativi in Siria a fianco di milizie contraddistinte da ideologie jihadiste”.
In sostanza il progetto delle due cooperanti era “rivolto a offrire supporto al Free Syrian Army ora supportato dall'occidente ma anch'esso composto da frange di combattenti islamisti alcuni dei quali vicini ad Al Qaeda”, a sostenere“un lavoro in favore della rivoluzione”, e non a dare un aiuto neutrale.
Si legge nell'informativa una telefonata tra Greta e Mohammed Yasser Tayeb così sintetizzata dai carabinieri: “Greta precisa  che un primo corso si terrà in Siria con un operatore che illustrerà ai frequentatori (circa 150 persone tra civili e militari) i componenti del kit di primo soccorso e il loro utilizzo. la donna dice che ha concordato con il leader della zona di Astargi di consegnare loro i kit e cje a loro volta li distribuiranno ai gruppi di combattenti composti da 14 persone in modo che almeno uno degli appartenenti a questi gruppi fosse dotato del kit e avesse partecipato al corso”.
Tayeb secondo gli investigatori si attivò concretamente per aiutarle e le mise in contatto con un altro siriano residente a Budrio, Nabil Almreden, nato a Damasco, medico chirurgo in pensione. Tayeb gli chiede di inviare in Siria una lettera di raccomandazione per Vanessa, “verosimilmente -annota il Ros- un accredito presso una non meglio istituzione all'interno del territorio siriano”».
Dinanzi una verità così sconvolgente come ha potuto il governo italiano pagare una somma elevatissima?
Le ragazze avevano scelto di prendere parte insieme ai guerriglieri ad una guerra in Siria?
Bene, se questa era la loro scelta non c’era altro da fare che farle vivere quella esperienza. Perché le domande che legittimamente si pongono gli italiani sono molte: e se il loro rapimento fosse stato un trucco per fornire ai guerriglieri 12 milioni di dollari e proseguire la guerra ma anche per sostenere i fanatici kamikaze contro l’Occidente?
Mi fermo qui, ho scritto già troppo su questa ipocrita vicenda, però se un italiano viene rapinato dai criminali italiani e chiedono un riscatto, non solo vengono messi sotto sequestro i beni della famiglia per non pagare alcun riscatto e i beni dei parenti, ma il governo non fa nulla per ottenere la restituzione del sequestrato.
Da quello che sentiamo, nel mondo oggi ci sono tanti giovani superficiali, sconsiderati, impulsivi, imprudenti, che seguono con pieno trasporto certi sogni utopistici, sono fuori dalla realtà e dalla consapevolezza delle norme morali, e si precipitano nella ricerca di diventare protagonisti in situazioni molto superiori alle loro capacità e intelligenza.
La responsabilità soprattutto è dei genitori dei giovani sbandati, come formatori devono considerarsi falliti ed accecati.
Il Vangelo ci propone invece la ricerca della Verità da parte dei primi Apostoli, essi cercavano la pace interiore ma erano già portatori di una pace umana e mite. Hanno incontrato Colui che è effettivamente la vera Pace e non Lo hanno abbandonato più.
Ai giovani di oggi, soprattutto a moltissimi genitori dei giovani di oggi, manca la pace di Gesù, nei loro cuori c’è la guerra.
Proprio la mancanza della pace che dona solamente Gesù, rende i loro cuori induriti, cattivi, vendicativi, odiosi, falsi, violenti.
Bisogna ricominciare l’evangelizzazione dai genitori, la famiglia si salva se i genitori fanno i genitori e la spiegazione di questo delicatissimo e impegnativo ruolo, arriva dalla preghiera. Chi prega bene viene illuminato dallo Spirito di Dio e diventa dolcemente esigente con i figli, gli dà ogni mattina disposizioni perché è il formatore del giovane.
Sono ottusi e alienati quei genitori che immaginano illusoriamente i giovani già maturi, saggi come gli anziani, prudenti nella vita.
Ci sono giovani sapienti e sono pochi, questo dipende dalla loro preghiera o dalla formazione dei genitori che pregano molto.
Prego ogni giorno anche per tutti i genitori, diventino consapevolmente guide morali, esigenti e sicure dei loro figli. Abbiamo come loro guida “l’Agnello di Dio!”, Colui che accoglie tutti i buoni e i peccatori pentiti.
A tutti, soprattutto ai genitori di oggi, dice: “Venite e vedrete”. Mettetevi alla ricerca di Gesù Eucaristia, cercatelo ogni giorno.
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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domenica 11 gennaio 2015

3321 - Udienza Papa Francesco 7/1/2015

La Famiglia - 2. Madre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Oggi continuiamo con le catechesi sulla Chiesa e faremo una riflessione sulla Chiesa madre. La Chiesa è madre. La nostra Santa madre Chiesa.
In questi giorni la liturgia della Chiesa ha posto dinanzi ai nostri occhi l’icona della Vergine Maria Madre di Dio. Il primo giorno dell’anno è la festa della Madre di Dio, a cui segue l’Epifania, con il ricordo della visita dei Magi. Scrive l’evangelista Matteo: «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Mt 2,11). E’ la Madre che, dopo averlo generato, presenta il Figlio al mondo. Lei ci dà Gesù, lei ci mostra Gesù, lei ci fa vedere Gesù.
Continuiamo con le catechesi sulla famiglia e nella famiglia c’è la madre. Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale. La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali.
Accade che anche nella comunità cristiana la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata. Eppure al centro della vita della Chiesa c’è la Madre di Gesù. Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione. Una madre con i figli ha sempre problemi, sempre lavoro. Io ricordo a casa, eravamo cinque figli e mentre uno ne faceva una, l’altro pensava di farne un’altra, e la povera mamma andava da una parte all’altra, ma era felice. Ci ha dato tanto.
Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Sono esse, le madri, a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli. Tante volte ho pensato a quelle mamme quando hanno ricevuto la lettera: “Le dico che suo figlio è caduto in difesa della patria…”. Povere donne! Come soffre una madre! Sono esse a testimoniare la bellezza della vita. L’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero diceva che le mamme vivono un “martirio materno”. Nell’omelia per il funerale di un prete assassinato dagli squadroni della morte, egli disse, riecheggiando il Concilio Vaticano II: «Tutti dobbiamo essere disposti a morire per la nostra fede, anche se il Signore non ci concede questo onore… Dare la vita non significa solo essere uccisi; dare la vita, avere spirito di martirio, è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere; in quel silenzio della vita quotidiana; dare la vita a poco a poco? Sì, come la dà una madre, che senza timore, con la semplicità del martirio materno, concepisce nel suo seno un figlio, lo dà alla luce, lo allatta, lo fa crescere e accudisce con affetto. E’ dare la vita. E’ martirio». Fino a qui la citazione. Sì, essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è bello.
Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano. E’ un messaggio che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi, preziosissimi momenti. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo. E la Chiesa è madre, con tutto questo, è nostra madre! Noi non siamo orfani, abbiamo una madre! La Madonna, la madre Chiesa, e la nostra mamma. Non siamo orfani, siamo figli della Chiesa, siamo figli della Madonna, e siamo figli delle nostre madri.
Carissime mamme, grazie, grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo. E a te, amata Chiesa, grazie, grazie per essere madre. E a te, Maria, madre di Dio, grazie per farci vedere Gesù. E grazie a tutte le mamme qui presenti: le salutiamo con un applauso!
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3320 - Commento al Vangelo del 11/1/2015, Battesimo del Signore

+ Dal Vangelo secondo Marco (1,7-11)
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
In questo periodo abbiamo vissuto le feste natalizie avvicinandoci di più al mistero dell’Incarnazione di Dio, perché a Natale si è manifestato in un Corpo fragile, si è manifestato al mondo attraverso i Magi e i poveri della zona di Betlemme, fino ad arrivare alla manifestazione del suo volto con il Battesimo che vuole ricevere dal Precursore inviato a preparare la via.
Il Natale appena trascorso e il Battesimo di oggi, sono festività vissute dai credenti con maggiore partecipazione, a causa degli eventi che sono iniziati a diffondersi da Parigi per il fanatismo musulmano. Bisogna chiamarlo con il suo vero nome e rimangono ipocriti, ridicoli, falsi, quelli che provano ad arrampicarsi sugli specchi, per rimanere bloccati mentalmente a quell’orgoglio radical chic e ne sono sempre dannatamente dominati.
Leggiamo una notizia di ieri per capire la follia e l’indecenza del fanatismo islamico: L’orrore di Boko Haram non conosce limiti e non si ferma davanti a nulla. Dopo aver usato donne kamikaze, il gruppo musulmano guidato da Abubakar Shekau è ricorso a una attentatrice suicida di appena dieci anni e ha causato 19 morti.
La nostra risposta è improntata sull’amore, noi vogliamo la vera pace nel mondo e per noi la Pace è Gesù, ma le altre religioni non condividono la nostra Fede e cercano con ogni mezzo di annichilire il Cristianesimo. Importanti studiosi sostengono -soprattutto in questi giorni- che è impossibile una pacificazione tra il fanatismo musulmano e quelli che loro considerano infedeli.
Noi come seguaci di Cristo non possiamo chiudere le porte a quei musulmani che hanno le carte in regola per venire in Italia a lavorare e costruirsi un futuro dignitoso, ma oggi il sospetto è stato elevato al massimo grado perché spesso i kamikaze sono stranieri insospettabili. Così è cambiata anche negli italiani la convinzione sui musulmani, ma non tutti i musulmani vogliono fare del male o causare stragi, di sicuro tutti hanno ricevuto insegnamenti contro gli infedeli.
Sono ridicoli e privi di equilibrio gli insegnanti che nelle festività natalizie degli anni scorsi hanno proibito il Presepe, le canzoncine di Gesù e le rappresentazioni teatrali per mostrare la loro ipocrisia e stupida cultura dell’integrazione. Questi insegnanti atei sono pieni di rancore verso la Chiesa.
Immagino un dialogo tra uno di questi insegnanti (donne e uomini) e un kamikaze, mentre questi si presenta in una scuola pronto a farsi saltare in aria. Supplicandolo l’insegnante dice: “Signor kamikaze… non mi uccida,,, io non sono cristiano, ho perfino proibito il Presepe e disprezzato il loro Gesù”. E l’atro risponde in un buon italiano perché da anni vive in Italia sotto mentite spoglie: “Ma tu sei musulmano?”. “No”. “Allora sei infedele e devi morire”.
I mass-media di parte… intervistano solo i musulmani che parlano di pace e non gli studiosi che negano ogni forma di dialogo.
Il Battesimo di Gesù incorpora noi cristiani nel Corpo mistico che è la Chiesa, noi siamo figli adottivi di Dio Padre, tutti gli altri sono creature umane, uomini e donne si possono chiamare anche figli di Dio forzando un po’ il vero significato della figliolanza.
Solo noi cristiani siamo figli adottivi di Dio, con il Battesimo Lo abbiamo scelto come Padre, anche Lui ci ha scelti e adottati.
A Natale abbiamo compreso meglio il significato della venuta nel mondo di Dio, oggi vediamo il motivo del suo Battesimo. Poteva anche non riceverlo, non ne aveva alcun bisogno, ma Gesù vuole uniformarsi in tutto all’uomo, senza conoscere mai il peccato dell’uomo.
Con il Battesimo Gesù dà inizio alla sua missione, come il cristiano con il Battesimo riceve il Sacramento che lo libera del peccato originale, lo incorpora in Cristo e lo rende idoneo a compiere del opere di Cristo.
Il Vangelo di San Marco è più essenziale, presenta il Battesimo di Gesù senza approfondire l’infanzia ma cerca di mostrare da subito che Lui è il Messia e il Figlio di Dio. Invece San Matteo presenta nel Battesimo anche le rimostranze di Giovanni Battista: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». La risposta di Gesù è convincente anche se non comprensibile pienamente: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia».
Sia in Marco che in Matteo viene presentato l’evento straordinario del Cielo che si apre e la discesa dello Spirito Santo sotto forma di colomba mentre una voce dal Cielo afferma: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
Noi siamo battezzati e dobbiamo chiederci se Gesù è compiaciuto di noi.
È impegnativo vivere le promesse battesimali, ma senza conoscenza si rimane abbastanza indifferenti proprio per la mancata conoscenza degli effetti straordinari che arrivano dal Cielo quando si cerca in ogni circostanza di agire bene e di evitare ogni forma di male.
Dobbiamo domandarci cosa ci chiede oggi il Battesimo in un contesto sconvolto, corrotto e pagano! Viviamo il nostro Battesimo?
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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lunedì 5 gennaio 2015

3319 - Commento al Vangelo del 4/1/2015, Domenica II dopo Natale

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa domenica la nostra riflessione si sofferma sull’Incarnazione di Dio, sono parole pesanti e di portata infinita. Il Creatore dell’universo, Colui che è Spirito e che esisteva da sempre in quanto non ha inizio la sua esistenza, ha preso un corpo umano per entrare nella nostra storia e condividere con l’umanità ogni gioia e sofferenza, tranne il peccato.
Dio si è incarnato, questo è il dato importante che dobbiamo ripeterci molte volte nella meditazione fino ad arrivare ad una convinta ed intima conoscenza della vicinanza di Dio. Molti Lo raffigurano lontano, non avvicinabile con le preghiere, estraneo alla vita di ognuno di noi e queste considerazioni sono sbagliate e senza Fede.
«E il Verbo si fece Carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di Grazia e di Verità». Il Verbo di Dio, la Parola del Padre ha preso la condizione umana per farsi conoscere e toccare con mano, per spiegare l’Amore di Dio e la Via per incontrarlo in questo pellegrinaggio terreno e poi goderlo in eterno in Paradiso.
Molti cattolici non si sono mai impossessati di questa Verità che oggi ci testimonia un Apostolo che rimase tre anni a condividere gioie e dolori con il Verbo, il quale si rendeva visibile nel Corpo di Gesù. Uomo e Dio contemporaneamente, due nature e una sola Persona Divina.  
Oggi vogliamo avere una migliore conoscenza dell’Incarnazione, chi è Colui che si incarna e per quale ragione. Sommariamente e a livello teoretico quasi tutti i cattolici rispondono correttamente ma si fermano a questa superficiale conoscenza, non hanno il desiderio e la Fede per addentrarsi in questo mistero e approfondirlo.
Perché una maggiore conoscenza di Gesù corrisponde ad un continuo aumento di Grazia.
Tutto l’Antico Testamento si spiega con l’Incarnazione di Dio, la nascita di un Bambino che riporta l’amicizia tra il Padre e l’umanità, ripara il peccato originale e vince satana e la morte. Quanti si uniscono a Gesù hanno il potere di vincere satana in ogni tentazione, hanno la vittoria a portata di mano sulla morte eterna che corrisponde alla disperazione, perché il Paradiso è la salvezza dei giusti.
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che esiste».
Altra Verità che merita una lunga meditazione. Lo Spirito di Gesù, il Verbo, era da sempre presso il Padre e tutto quello che esiste ma anche quello che non vediamo è stato creato dal nulla proprio per la mediazione del Figlio.
Senza il Figlio eterno nulla è stato creato.
Senza Gesù non si fa nulla di buono, la nostra vittoria sul male è possibile solo con l’invocazione fiduciosa del Nome di Gesù.
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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venerdì 2 gennaio 2015

3318 - Messaggio Medjugorje a Mirijana del 2 gennaio 2015

Cari figli, 
sono qui in mezzo a voi come Madre che vuole aiutarvi a conoscere la verità. 
Mentre vivevo la vostra vita sulla terra, io avevo la conoscenza della verità e con ciò un pezzetto di Paradiso sulla terra. 
Perciò per voi, miei figli, desidero la stessa cosa. Il Padre Celeste desidera cuori puri, colmi di conoscenza della verità. Desidera che amiate tutti coloro che incontrate, perché anch'io amo mio Figlio in tutti voi. 
Questo è l’inizio della conoscenza della verità. 
Vi vengono offerte molte false verità. Le supererete con un cuore purificato dal digiuno, dalla preghiera, dalla penitenza e dal Vangelo. 
Questa è l’unica verità ed è quella che mio Figlio vi ha lasciato. Non dovete esaminarla molto: vi è chiesto di amare e di dare, come ho fatto anch'io. 
Figli miei, se amate, il vostro cuore sarà una dimora per mio Figlio e per me, e le parole di mio Figlio saranno la guida della vostra vita. 
Figli miei, mi servirò di voi, apostoli dell’amore, per aiutare tutti i miei figli a conoscere la verità. 
Figli miei, io ho sempre pregato per la Chiesa di mio Figlio, perciò prego anche voi di fare lo stesso. 
Pregate affinché i vostri pastori risplendano dell’amore di mio Figlio. 
Vi ringrazio!
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3317 - Commento al Vangelo del 2/1/2015

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, Colui che viene dopo di me: a Lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
In questo Vangelo apparentemente chiaro si nascondono innumerevoli verità e domande, non solamente quelle domande poste dai giudei a Giovanni per conoscere da lui la sua identità. Attorno a lui si era creata una curiosità contagiosa, non si faceva altro che parlare di lui, ognuno aveva una teoria e stavano male per il dubbio che non li lasciava dormire.
Molti erano certi di trovarsi dinanzi al Messia, non avevano mai visto un uomo così spirituale e coerente con la sua missione.
Nei giudei c’era curiosità, preoccupazione e dubbio, perché l’Antico Testamento manifesta la promessa di Dio nell’inviare tre persone che avrebbero salvato Israele, ma nel piano di Dio si trattava dell’umanità. Essi non comprendevano la rivelazione di Dio. Israele aspettava tre Profeti, non conosceva il tempo né la successione degli eventi, tutti sapevano che tra questi ci sarebbero stati Elia e il Messia.
La prima venuta riguardava un Profeta non identificato, molti lo hanno identificato con il Messia ma è impropria l’applicazione, questo Profeta in realtà è Giovanni Battista. “Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò” (Dt 18,15-22).
Il secondo è invece Elia, profetizzato da Malachia: Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio” (Mal 3,23-24).
La terza profezia si rivolge direttamente al Messia, questa profezia è molto esplicita come la seconda: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio” (2 Sam 7,12-14).
La predicazione di Giovanni Battista ha scosso tutti i giudei, non sapevano come identificarlo, non comprendevano chi fosse e organizzarono di chiederlo a lui. Lo fecero con poco rispetto, proprio perché non sapevano chi fosse dei tre e pur non conoscendo il primo Profeta sconosciuto, lo va a trovare una delegazione e gli fa un interrogatorio serrato.
“Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il Profeta?”.
Questa domanda che intendeva chiudere l’interrogatorio è posta dai giudei dopo le domande mirate a conoscere la sua identità. I giudei vivevano attese piene di mistero e comunque è un po’ comprensibile la loro agitazione. Non sapevano l’identità di Giovanni e invece di gioire per la rivelazione di Dio attraverso quel Profeta non identificato, cercavano di rendere impossibile la sua predicazione che attingeva dalle Sacre Scritture.
Dopo le domande dirette per scoprire il suo nome, pongono una domanda curiosa ma che però noi la utilizziamo per la nostra riflessione: “Cosa dici di te stesso?”. Questa domanda non è rivolta solo a Giovanni, ognuno di noi è il destinatario.
È una domanda che principalmente dovrebbero porsi i Cardinali e i Vescovi che hanno grandi responsabilità, poi i Sacerdoti e tutti i credenti. È indispensabile interrogarsi su se stessi per conoscere meglio le debolezze e i rimedi per vincerle, riflettere sui comportamenti non in linea con il Vangelo e cercare le risposte proprio nella Parola di Dio.
Biogna imitare Giovanni Battista, egli non cercava onori né lasciava credere di essere pari al Messia, e per spiegarlo chiaramente precisa: “A Colui che viene dopo di me io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”. Una testimonianza umile e grandiosa, qui lui svela di essere il primo Profeta annunziato dalle antiche profezie. Solo un grande uomo di Dio poteva rispondere così.
Ma andiamo all’inizio di questo incontro: “Tu, chi sei?”. La prima domanda posta a Giovanni dalla delegazione inviata da Gerusalemme per scoprire la sua provenienza e svelare il mistero. Gli uomini della delegazione non si curarono della predicazione di Giovanni, della sua vita, del motivo del suo aspetto selvatico che indicava una vita penitente. Ignoravano la sua vita perché interessava conoscere solo il nome.
Che miopia da parte di questa delegazione, Giovanni poteva essere proprio il Profeta non identificato come infatti lo era, ma non lo accolsero e minimizzarono la sua persona. Erano poco interessati ad un Profeta, essi cercavano il Messia.
Alla domanda “Tu, chi sei?” noi dobbiamo dare una risposta personale, dobbiamo chiederci chi siamo veramente davanti a Dio e non davanti agli uomini. Questi ci possono apprezzare per qualche aspetto di noi o per l’amicizia, la condivisione di qualcosa, ma non per quello che siamo dentro. Gesù può farlo. Noi vogliamo diventare interiormente buoni, umili, miti.
“Tu, chi sei?”. Come davanti uno specchio la persona si domanda chi è per Gesù. “Cosa pensa Gesù veramente di me?”.
Alla prima e alle altre domande Giovanni rispose con verità e umiltà, non lasciò intendere nulla ma disse parole di rinnegamento di se stesso. Questo è un esercizio molto importante, per spezzare l’orgoglio bisogna pensare qualcosa di personalmente umiliante e che tocca l’amor proprio.
Alle ripetute domande curiose e ipocrite, Giovanni ripeteva la negazione: “Io non sono il Cristo”. “Non lo sono”. “No”. Fino a quando in modo diretto replicarono: “Chi sei?”. È una domanda che fa bene a tutti noi ripeterla con umiltà e spirito di Fede.
Chi sono davanti a Gesù e che cosa faccio di buono nella mia vita?
Molti non sono lucidi in questo, l’approfondimento di questa domanda li aiuterà a conoscersi meglio e a lasciare i comportamenti sbagliati.
L’insegnamento del Vangelo di oggi è profondo: non dobbiamo farci spacciare per ciò che non siamo, non dobbiamo parlare sempre di noi, non elogiarsi per nessun motivo, né raccontare episodi personali non importanti per ricevere applausi.
Se siamo pieni di noi stessi non sarà possibile accorgerci dell’Amore di Dio.
Giovanni Battista rimase umile, chi invece brama consensi vuole sempre apparire o emergere in un gruppo, ed è un impedimento grave applicarsi a questa ricerca e tralasciare il rinnegamento, la penitenza, il digiuno. Gesù può trovare spazio in noi se noi non abbiamo un’alta considerazione di noi, ma se ci illudiamo di essere grandi… o i migliori…
Riflettiamo su Giovanni Battista e sulla semplicità che ha mostrato, sull’umiltà che lo rivestiva, sulla forza nel praticare la Parola.

Oggi è il 1° Venerdì del mese, consiglio a tutti di iniziare i nove Venerdì al Sacro Cuore.
Gesù ha rivelato a Santa Margherita Maria Alacoque: A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo Venerdì d'ogni mese, Io prometto la Grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo”.

LE PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE PER I DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE
Gesù benedetto, apparendo a Santa Margherita Maria Alacoque e mostrandole il suo Cuore, splendente come il sole di fulgidissima luce, fece le seguenti promesse per i suoi devoti:
1. Io darò loro tutte le Grazie necessarie al loro stato.
2. Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie.
3. Li consolerò in tutte le loro pene.
4. Sarò loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte.
5. Spanderò copiose benedizioni su di ogni loro impresa.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide si infervoreranno.
8. Le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione.
9. La mia benedizione poserà anche sulle case dove sarà esposta ed onorata l'immagine del mio Cuore.
10. Ai Sacerdoti io darò la Grazia di commuovere i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione, avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato mai.
12. A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d'ogni mese, io prometto la Grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.
La dodicesima promessa è detta “grande”, perché rivela la divina misericordia del Sacro Cuore verso l'umanità. Queste promesse fatte da Gesù sono state autenticate dall'autorità della Chiesa, in modo che ogni cristiano può credere con sicurezza alla fedeltà del Signore che vuole tutti salvi, anche i peccatori.
CONDIZIONI
Per rendersi degni della Grande Promessa è necessario:
1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in Grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la Confessione.
2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia, ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo.
3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell'anno.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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Medaglia di San Benedetto