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lunedì 4 marzo 2013

2176 - Commento al Vangelo del 4/3/2013


+ Dal Vangelo secondo Luca (4,24-30)
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Quando Gesù affermava queste parole, sapeva bene che proprio Lui un giorno non sarebbe stato accolto da molti seguaci neanche nella sua Chiesa. “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”, e non fu accettato nella sua Nazareth, anzi la sua rivelazione e il suo parlare sincero scandalizzarono i compaesani. La sua presenza diventò fastidiosa e l’odio avvolse i cuori di molti, decisi anche a gettarlo giù dal monte. Non aveva fatto alcun male, figuriamoci, aveva solamente detto la verità.
Nella situazione di Gesù, i diavoli riuscirono a infondere una forte avversità contro Lui, non solamente per la sua rivelazione, era la stessa sua presenza ad agitare i nemici dell’Amore e della Verità. Da qui notiamo come si scatenano i diavoli nei luoghi sacri dove c’è l’Eucaristia o contro le persone che pregano bene e con amore.
Le avversità dei diavoli manifestano le loro paure dinanzi i credenti che pregano bene, si rendono conto che i credenti diventano più forti con le loro preghiere e cercano di fermarli. Quando i diavoli ci attaccano, dimostrano così che noi stiamo compiendo un cammino spirituale che a loro dispiace, ma non bisogna abbattersi se si scatena qualche problema, perché i problemi ci sono sempre nella vita. Meglio averli dai diavoli che abbiamo identificato piuttosto che dai nemici occulti.
Gesù aveva sia gli uni che gli altri, noi come suoi seguaci sappiamo che la nostra vita è spesso bersaglio della cattiveria altrui.
Molte brave persone rimangono meravigliate quando patiscono cattiverie e si chiedono il motivo di queste ingiustizie, spesso arrivano anche da persone insospettabili. Non c’è da sorprendersi quando la debolezza spirituale domina una persona e considera corretto quello che invece è sleale. Se qualcuno perde il controllo e vi causa dispiaceri, la forza vi deve sempre arrivare dalla preghiera, dall’invocazione del Cuore di Gesù, sempre pronto a donare misericordia e consolazione.
Gli altri possono sbagliare e arrecarci del male, noi sappiamo che se non c’è nulla da chiarire, la risposta deve sempre essere paziente e buona. Dobbiamo avere comprensione e non vendetta per chi non ci ama. Se non amiamo qualcuno non viviamo il Vangelo.
Gesù oggi spiega ai suoi compaesani che Dio non premia solo i suoi seguaci che presumono la salvezza senza alcun merito, Dio dona Grazie e premi anche ai pagani che Lo amano e compiono la sua volontà. È un po’ difficile ma succede, nei luoghi mariani molti peccatori ritornano a Gesù e Lo amano più dei cristiani che pregano. I compaesani presumevano di essere intimi con Dio solo perché frequentavano la sinagoga ma non osservavano i Comandamenti.
Come avviene a molti cristiani di oggi, sono convinti di essere intimi con Gesù senza però compiere opere buone e senza praticare il Vangelo. Gesù vede la sua Chiesa così immersa nella confusione e nella crisi più pericolosa e rimane crocifisso. La Chiesa è chiamata a dare un segnale al mondo, oltre la fedeltà a Lui c’è da mostrare la povertà, il distacco dalle ricchezze e dagli abbracci mondani con il potere. La Chiesa deve mostrare con le opere la sua unione a Gesù.
Il Signore dice che Dio premia non coloro che presumono di amarlo solo perché Lo conoscono, sono quelli dal cuore purificato a ricevere i premi da Dio. Così avvenne a quei pagani considerati lontani da Dio ma molto intimi perché Lo cercavano nel loro cuore ed erano puri. Al tempo di Elia c’erano molte vedove in Israele ma Dio mandò Elia ad una vedova pagana. Al tempo di Eliseo c’erano molti lebbrosi in Israele, ma nessuno fu miracolato, solo Naamàn il Siro, un pagano.
Sono i due esempi che dice oggi Gesù e che devono fare riflettere. Non siamo vicini a Gesù solo perché facciamo qualche preghiera, lo siamo quando ci rinneghiamo per vivere il Vangelo, quando amiamo e perdoniamo, compiamo buone opere e curiamo la salute spirituale dell’anima.
Abbiamo bisogno dell’aiuto di San Michele Arcangelo. Ora che si avvicina il tempo della fine dei tempi dominati da satana, come ha detto la Madonna a Medjugorje, il suo aiuto è insostituibile. Il  13 ottobre 1884 Papa Leone XIII finì di celebrare la Santa Messa nella cappella vaticana. Poi restò immobile per almeno dieci minuti. Ridestandosi da quel momento di immobilità, il Papa si precipitò verso il suo ufficio senza dare la minima spiegazione a chi era vicino a lui e che l’aveva visto divenire pallido.
In quei momenti Leone XIII compose immediatamente una preghiera a San Michele Arcangelo, indicando ovunque la sua recita al termine di ogni Messa. Dopo qualche giorno il Papa raccontò di aver udito satana e Gesù e di aver avuto una terrificante visione dell’inferno:  
“Ho visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve San Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto San Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo”.
E nel 1994 Papa Giovanni Paolo II invitò i Sacerdoti celebranti a recitare la supplica a San Michele, affinché“la preghiera ci fortifichi per la battaglia spirituale... Papa Leone XIII ha certamente avuto un vivo richiamo di questa scena quando ha introdotto in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele Arcangelo. Chiedo a tutti di non dimenticarla e di recitarla per ottenere aiuto nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”.
Facciamo il proposito di recitare ogni giorno la preghiera a San Michele Arcangelo, è come un potente esorcismo.
“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la perfidia e le insidie del diavolo. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e tu, o Principe della Milizia celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime.
O Arcangelo San Michele, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel terribile giorno del Giudizio. Amen”

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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