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martedì 19 febbraio 2013

2149 - Commento al Vangelo del 19/2/2013


+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Padre Nostro che Gesù insegna agli Apostoli è l’introduzione alla preghiera più diretta e semplice rivolta al Padre. Gesù era venuto per compiere la volontà del Padre, ma era abbastanza complicato per quegli uomini riuscire a capire l’esistenza di un’altra Persona Divina.
In questa circostanza ci troviamo subito dopo l’inizio della predicazione di Gesù, San Matteo inserisce l’episodio nel capitolo 6 mentre appena prima, nel capitolo 4, il Signore aveva cominciato a chiamare i suoi intimi discepoli: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (4,19).
Gesù girava per tutta la Galilea per annunciare il Vangelo, era instancabile e pieno di bontà nel predicare l’avvento della misericordia di Dio. Subito dopo avere scelto gli Apostoli, a causa dell’immensa folla che Lo seguiva salì su una montagna, a proclamarsi più grande di Mosè e rivelò le otto Beatitudini, la carta d’identità del Cristianesimo.
È profittevole leggere e riflettere su tre capitoli intensi e pieni di insegnamenti: in San Matteo nei capitoli 5, 6 e 7 trovate la sintesi della vita che deve condurre il cristiano autentico. Il 5° inizia con Gesù che sale sul monte per predicare le Beatitudini, il 7° prima di terminare evidenzia lo stato d’animo dei presenti: “Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi” (Mt 7,28-29).
Oggi ci troviamo a studiare un episodio importante descritto nel capitolo 6 ed è la preghiera al Padre. La pedagogia di Gesù molto attenta e precisa, cadenzava quanto gli Apostoli potevano comprendere, li preparava a future rivelazioni insegnando il metodo migliore per rivolgersi al Padre e chiedere ciò che era conveniente. Ma Gesù è arrivato al Padre Nostro dopo avere precisato di evitare le parole inutili nella preghiera: “Pregando, non sprecate parole come i pagani”.
Questo aspetto lo considero successivamente, ritorno a parlare del Padre, perché la preghiera rivolta a Lui viene indicata da Gesù determinante per entrare in comunione con l’Eterno. Gesù aveva parlato poche volte del Padre, non aveva approfondito il messaggio principale della sua venuta perché li stava educando sulle cose più elementari, sui comportamenti etici e identificativi con il suo Vangelo.
Nei tre anni di apostolato con Gesù, gli Apostoli compresero poco della verità sul Padre, non riuscivano a identificarlo nella mente e nella preghiera, infatti già facevano molta fatica a comprendere Gesù. Tanto che Filippo dopo tre anni, nell’Ultima Cena disse al Maestro, sicuramente esprimendo un pensiero comune a loro: “Signore, mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14,8). Dopo tre anni di insegnamenti non avevano identificato Colui che aveva inviato sulla terra il Figlio incarnato in Gesù. E il Signore a Filippo rispose con meraviglia: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?” (Gv 14,9).
Gesù insegna il Padre Nostro per indirizzare gli Apostoli all’adorazione del Padre, tutta la vita di Cristo èrivelazione del Padre, tutto quello che ha compiuto è stato sempre rivolto a fare conoscere il Padre. Le sue parole e le sue azioni, i suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare.
Una sua frase emblematica ma difficile da capire per gli Apostoli è questa: “Chi vede me, vede il Padre” (Gv14,9). Possiamo immaginare la confusione tra gli Apostoli, essi venivano da un’altra Religione e l’impegno era difficile nell'abbandonare la vecchia credenza ed accogliere pienamente il Vangelo.
Ma all'inizio della vita pubblica di Gesù, il Padre aveva confermato l’identità del Messia e Lo aveva indicato nel Giordano dopo il Battesimo: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35). Quindi, il Figlio si è fatto Uomo per compiere la volontà del Padre, la sua più grande ansia apostolica era quella di far conoscere il Padre.
Veniamo adesso a quell’invito che ho accennato all’inizio e che và considerato bene: “Pregando, non sprecate parole come i pagani”. Immagino la confusione di molti, si chiedono entro quali termini la preghiera è buona e quando invece si sprecano parole. Innanzitutto, Gesù parlava dei pagani, essi più che pregare sproloquiavano, chi dovevano pregare se non avevano alcun riferimento? Gesù però indicava pagani anche gli esaltati e fanatici di quel tempo, quelli che si spacciavano per profeti ma erano dei ciarlatani.
Non sprecare parole per noi significa evitare quelle lungaggini inutili, le parole ripetitive dette senza convinzione e senza amore, evitare quei comandi che inavvertitamente si vogliono dare a Gesù, pregare con superbia e ostentazione come faceva il fariseo nel Tempio: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano” (Lc 18,11). Più che una preghiera è una raffica di peccati.
Non bisogna sprecare le parole quando sono inutili, invece è sempre profittevole esprimere parole di amore al Padre, a Gesù, allo Spirito Santo, alla Madonna, ecc. Nella preghiera si ripetono innumerevoli atti di adorazione e di lode a Gesù, di ringraziamento a Lui e alla Madonna, richieste di quelle Grazie necessarie.
Altra cosa sono le preghiere già stabilite come il Santo Rosario e tante altre ancora, queste vanno benissimo. Sono una santa ripetizione.
La preghiera umile e fatta con Fede, è già potente nel solo pensarla, prima ancora di esprimerla. Un solo sguardo pieno di amore verso il Tabernacolo o un’immagine di Gesù vale molto più di interminabili parole inconsistenti.
Chi ama non ha bisogno di molte parole, l’Amato conosce il cuore e raccoglie anche le piccole giaculatorie che si indirizzano a Lui.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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