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giovedì 22 novembre 2012

1965 - Santa Cecilia, Vergine e martire


Cecilia, secondo la tradizione, sarebbe nata da una nobile famiglia romana. Sposata al nobile Valeriano, gli avrebbe comunicato il suo voto di perpetua verginità, convertendo al cristianesimo il marito insieme al fratello di lui, Tiburzio.
È quanto mai incerto il motivo per cui Cecilia sarebbe diventata patrona della musica. In realtà, un esplicito collegamento tra Cecilia e la musica è documentato soltanto a partire dal tardo Medioevo. La spiegazione più plausibile sembra quella di un'errata interpretazione dell'antifona di introito della messa nella festa della santa (e non di un brano della Passio come talvolta si afferma).
Il testo di tale canto in latino sarebbe: «Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar» Mentre suonavano gli strumenti musicali (?), la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa»). Per dare un senso al testo, tradizionalmente lo si riferiva al banchetto di nozze di Cecilia: mentre gli strumenti musicali (profani) suonavano, Cecilia cantava a Dio interiormente.
Da qui il passo ad un'interpretazione ancora più travisata era facile: Cecilia cantava a Dio... con l'accompagnamento dell'organo!
Si cominciò così, a partire dal XV sec. (nell'ambito del Gotico "cortese") a raffigurare la santa con un piccolo organo portativo a fianco. In realtà i codici più antichi non riportano questa lezione dell'antifona (e neanche quella che inizierebbe con Canentibus,sinonimo di Cantantibus), bensì Candentibus organis, Caecilia virgo.... Gli "organi", quindi, non sarebbero affatto strumenti musicali, ma gli strumenti di tortura, e l'antifona descriverebbe Cecilia che "tra gli strumenti di tortura incandescenti, cantava a Dio nel suo cuore".
L'antifona non si riferirebbe dunque al banchetto di nozze, bensì al momento del martirio. Tutto il resto è opinabile, sul conto della donna devota che dette il proprio nome alla basilica romana, e che probabilmente regalò alla Chiesa un fabbricato di sua proprietà.
Una passio - che è, però, un testo letterario più che storico - attribuisce, a Cecilia, una serie di drammatiche avventure, terminate con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa che tre colpi di spada non riuscirono a distaccare.
Cecilia venne sepolta nelle Catacombe di S. Callisto, in un posto d'onore, accanto alla cosiddetta Cripta dei Papi.
Nell'821 le sue reliquie furono fatte trasportare da S. Pasquale I (817-824) nella chiesa di S. Cecilia in Trastevere.
Nel 1599, durante i restauri della basilica, ordinati dal card. Paolo Emilio Sfondrati, in occasione del Giubileo del 1600, venne ritrovato un sarcofago con il corpo di Cecilia in ottimo stato di conservazione. Il cardinale allora commissionò a Stefano Maderno (1566-1636) una statua che riproducesse l'aspetto e la posizione del corpo di Cecilia così com'era stato trovato, statua che oggi si trova sotto l'altare centrale della chiesa.
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