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giovedì 8 novembre 2012

1934 - Commento al Vangelo del 8/11/2012


+ Dal Vangelo secondo Luca (15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il capitolo 15 di San Luca presenta tre parabole molto profonde, nel Vangelo di oggi ne vengono proposte solo due, il pastore che smarrisce una pecorella e la donna che perde una moneta, mentre la terza parabola è quella del figliol prodigo e viene trattata in una liturgia propria. Ma negli incontri di preghiera le tre parabole le commento insieme perché acquistano un significato bellissimo.
Il capitolo 15 è uno dei tanti che prediligo del Vangelo e che spiego sempre con grande partecipazione per i suoi contenuti misericordiosi.
Sia nella pecorella perduta, nella moneta che la donna non trovava e nel ritorno del figliol prodigo pentito, c’è la presenza di un Amore di Dio più che infinito. Non c’è un termine più ampio di questo, dire infinito vuole dire illimitato, interminabile, inesauribile, eterno, immenso, senza principio e senza fine.
Anche se la parabola del figliol prodigo appare più espressiva del perdono del Padre al figlio scellerato, anche le due parabole di oggi hanno significati profondi e belli. Quella del figliol prodigo comprende i versetti 11-32 ed inizia con le parole del figlio che si distacca dalla comunione con il padre. Ne prende le distanze: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze”» (Lc 11-12).
Dio Padre è talmente buono da lasciarci la libertà di sceglierlo o di rifiutarlo. Ognuno di noi si rende responsabile delle sue scelte.
Il Vangelo di oggi ci dice all’inizio che tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo. Risulta curioso l’avvicinarsi dei pubblicani e dei non credenti, quei peccatori che calpestavano la Legge di Dio. Ricordate che in altro passo Gesù disse che erano proprio i pubblicani e le prostitute a passare davanti a quelli che si consideravano perfetti e santi?
Anche in questo Vangelo sono i pubblicani e i peccatori ad avvicinarsi a Gesù, sono attratti dalla bontà del Signore, trovano in Lui una potente attrattiva che li chiama, anche se poi magari non si convertivano. Ma loro avvertivano questa attrazione, invece gli scribi e i farisei agivano diversamente, essi non potevano avvertire la potenza divina che emanava Gesù perché erano completamente accecati. Ciechi negli occhi e non vedevano i miracoli, ciechi nel cuore e non assaporavano l’Amore di Gesù.
Gli scribi e i farisei non potevano vedere perché erano pieni di orgoglio, di malignità e di avversione.
I pubblicani e i peccatori invece avvertivano in Gesù la delicatezza di una mamma, la premura di un pastore e l’espansione di un affettuosissimo padre. Cercavano e si avvicinavano a Gesù perché si sentivano migliori, la sua presenza irradiava una Luce di santità che li rasserenava, la sua Grazia trasmetteva Amore e Misericordia.
Immediatamente i farisei e gli scribi complottarono per diffamare Gesù, cercavano pretesti per convincere i peccatori ad allontanare Gesù, ripetevano che Lui non era buono e non insegnava la Legge, quindi li esortavano a non avvicinarlo.
Questi attacchi nei secoli sono stati ripetuti immancabilmente a tutti gli apostoli autentici di Gesù e della Madonna, contro essi i cattivi hanno vomitato le più malefiche diffamazioni per allontanare i credenti da essi e non permettere a questi apostoli di diffondere la Verità del Vangelo storico. Tra questi apostoli ci sono anche io, per la mia piena fedeltà al Vangelo di Gesù, ho subito molte volte attacchi subdoli e diffamazioni maliziose non dagli atei, ma da alcuni Vescovi ultramodernisti e seguaci dell’esoterismo.
Per fermare il mio apostolato hanno superato la falsità di Giuda e sono diventati più spietati degli anticlericali.
Come a Gesù, anche contro me è stato riversato questo malefico attacco di allontanare alcune persone perché insegno il Vangelo storico e non sono modernista come loro. Quindi, come gli scribi e i farisei cercavano in ogni modo di emarginare Gesù, così oggi i nuovi farisei accusano falsamente i veri seguaci di Gesù e cercano in ogni modo di impedire l’apostolato per la diffusione della sana dottrina.
Anche voi se sentite da un conoscente parole equivoche su un’altra persona forse abboccate, credete senza avere prove, senza valutare l’onestà della persona che parla e del motivo che la spinge ad agire con cattiveria. È facile credere alle falsità, mentre per accettare la verità si fa fatica. Questo dipende dalla spiritualità che possiede una persona. Se è vicina a Gesù e vive nella sua Grazia, la persona riesce a discernere l’inganno e crede solo alla verità.
Comunque, questi attacchi non si fermeranno contro i veri seguaci di Gesù, sia perché i diavoli si sono riversati nel mondo e attualmente lo governano -anche se ancora per poco-, sia per la naturale cattiveria di molte persone senza amore né verità.
La grande mistica Santa Teresa d’Avila era molto amata nei diciotto anni di vita tiepida nel monastero, dopo la visione di Gesù e l’inizio di un cammino di santità e di penitenze, tutti cominciarono a odiarla, diffamarla e a perseguitarla. Lei soffrì tremendamente all’inizio delle diffamazioni, poi si abituò e si innalzò nella perfezione. Questo è accaduto a tutti i Santi e a tutte quelle anime grandi, anche sconosciute, che hanno compiuto un forte cammino spirituale.
Quindi, ritornando al Vangelo, Gesù personificava la bontà, mentre gli scribi e i farisei non potevano tollerare la sua presenza in mezzo al popolo, perché metteva in risalto la loro cattiveria e la loro falsità. L’odio dei nemici di Gesù scaturiva dalla sua presenza in mezzo al popolo, era troppo buono e parlava con infinita misericordia, al contrario di scribi e farisei che mostravano durezza per ostentare la gloria e la fama che dicevano di possedere. Questo spiega tutto.
Gesù amava e cercava i peccatori, al contrario gli scribi e i farisei odiavano i peccatori.
Ecco l’accusa che apre il Vangelo di oggi: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Non potevano comprendere l’Amore di Dio verso i suoi figli, non capivano perché incapaci di amare. Però Gesù invece di attaccarli e di smascherarli come faceva spesso, in questa circostanza cominciò a parlare della misericordia di Dio, dell’Amore verso tutti i suoi figli ed espose di seguito le tre parabole indicate sopra.
Queste tre parabole indicano l’infinita bontà di Dio nel cercare e nell’accogliere tutti i peccatori pentiti, ma Gesù spiegò che l’Amore di Dio non ignora le loro colpe e non li perdona solo per compassione naturale, li ama e li cerca perché è Dio.
Il Padre considera l’umanità come la pecorella smarrita, poi la redime pagando con il Sangue del Figlio e l’accoglie con amore paterno.
Sono i tre grandi momenti della Divina Misericordia. Dio cercò Israele nel deserto del mondo come pecorella smarrita, lo condusse per le vie della vita come un pastore prende sulle sue spalle la sua pecorella. Scese dal Cielo per pagare il valore perduto di questa umanità peccatrice e ridotta ad uno squallore estremo. Infine l’accoglie nella Chiesa con amore paterno e perdona quanti ritornano a Lui.
Il Padre ha cercato la pecorella smarrita Israele, il Figlio ha redento l’umanità pagando con il suo Sangue, lo Spirito Santo nella Chiesa rigenera i peccatori traviati e li trasfigura in creature nuove. Sono le tre grandi manifestazioni dell’Amore della Santissima Trinità.
Dio non vuole che si perda una sola anima creata dal nulla, anima che vive perché Lui ha detto sì, anima che si tormenta quando non adora il suo Creatore. Dio chiede ai suoi Pastori di cercare ogni pecorella smarrita in questo mondo confuso, perché Lui accoglie i peccatori pentiti come se fossero giusti. La sua misericordia è grande quando riversa sui peccatori pentiti il suo perdono di Padre e non ricorda più i loro peccati.
Grande è la festa in Cielo per un solo peccatore che ritorna a Dio, grande deve essere anche il nostro impegno nel far conoscere ai peccatori l’Amore di un Padre che li ha creati e non li vuole perdere.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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