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venerdì 20 luglio 2012

1669 - Sant'Elia, profeta


Elia, il cui nome significa “il mio Dio è Jahvè”, nacque a Thesbe nell'anno 3093 dalla creazione del mondo, ossia nel 960 av. C.; è una delle figure più rilevanti dell'Antico Testamento : le sue gesta sono narrate nel I Libro dei Re dal capitolo 17, sino al II Libro dei Re capitolo 2 della Bibbia (A.T.).
Viene detto il Tesbita dal suo villaggio natale; Condottiero e auriga d'Israele;El khader, il Verdeggiante, nel Corano.
Il Carmelo lo considera "Padre" e "Fondatore" dell'Ordine.
La missione di Elia fu di incitare il popolo alla fedeltà all'unico vero Dio, senza lasciarsi sedurre dall'influsso del culto idolatrico e licenzioso di Canaan. Egli svolse gran parte della sua missione sotto il regno del pavido Acab (873-854), docile strumento nelle mani dell'intrigante moglie Jezabel, di origine fenicia, che aveva dapprima favorito e poi imposto il culto del dio Baal.
Quando ormai il monoteismo pareva soffocato e la maggioranza del popolo aveva abbracciato l'idolatria, Elia si presentò dinanzi al re Acab ad annunciargli, come castigo, tre anni di siccità. Abbattutosi il flagello sulla Palestina, Elia ritornò dal re e per dimostrare la inanità degli idoli lanciò la sfida sul monte Carmelo contro i 400 profeti di Baal. Quando sul solo altare innalzato da Elia si accese prodigiosamente la fiamma, e l'acqua invocata scese a porre fine alla siccità, il popolo esultante linciò i sacerdoti idolatri.
Elia credette giunto il momento del trionfo di Javhè, e perciò tanto più amara e incomprensibile gli apparve la necessità di sottrarsi con la fuga all'ira della furente Jezabel. Braccato nel deserto come un animale da preda, l'energico e intransigente profeta sembrò avere un attimo di cedimento allo sconforto.
Il suo lavoro, la sua stessa vita gli apparvero inutili e pregò Dio di recidere il filo che lo teneva ancora legato alla terra. Ma un angelo lo confortò, porgendogli una focaccia e una brocca d'acqua; poi Dio stesso gli apparve restituendogli l'indomito coraggio di un tempo. Elia comprese che Dio non propizia il trionfo del bene con gesti spettacolari, ma agisce con longanime pazienza, poiché egli è l'Eterno e domina il tempo.
Il fiero profeta, che indossava un mantello di pelle sopra un rozzo grembiule stretto ai fianchi, come otto secoli dopo vestì il precursore di Cristo, Giovanni Battista, di cui è la prefigurazione, tornò con rinnovato zelo in mezzo al popolo di Dio, ma non assistette al pieno trionfo di Jahvè.
L'opera di riedificazione spirituale, tanto faticosamente iniziata, venne portata avanti, con pieno successo, dal suo discepolo Eliseo al quale comunicò la divina chiamata, mentre si trovava nei campi dietro l'aratro, gettandogli sulle spalle il suo mantello. Eliseo fu anche l'unico testimone della misteriosa “scomparsa” di Elia, avvenuta verso l' 850 a.C., su un carro di fuoco.
Elia ha una grande importanza nel sentimento religioso ebraico in quanto vi si ritiene che, come narra la Bibbia, non sia morto ma sia stato assunto in cielo anima e corpo e di tanto in tanto ricompaia sulla terra sotto mentite spoglie per aiutare il popolo ebraico in difficoltà.
Il profeta Malachia profetizzò che Elia sarebbe tornato prima del giorno del Signore:  Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore” (Ml 3,23).  Nel giorno di Pasqua, alcuni ebrei lasciano una coppa di vino dinanzi all'uscio o ad una finestra aperta, in attesa che Elia torni e festeggi con loro la liberazione.
Secondo la religione cristiana, più concreta e più reale, la profezia di Malachia si è adempiuta, come detto sopra, in Giovanni Battista (cfr. Mt 17,10-13; Lc 1,17). Inoltre Elia apparve con Mosé, durante la trasfigurazione di Gesù, a rappresentare la continuità di Cristo con i patriarchi (Mosé) ed i profeti (Elia, appunto).
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