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domenica 8 luglio 2012

1643 - Commento al Vangelo del 8/7/2012, domenica XIV t.ord.


+ Dal Vangelo secondo Marco (6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Come spesso accade gli impegni nella giornata per me sono molteplici, soprattutto la domenica, giorno di incontri spirituali con coppie e anime desiderose di avanzare nel cammino di perfezione. Spesso il ritardo nell’invio della newsletter è causato dal cattivo funzionamento della linea ADSL, trovandomi a circa 5 chilometridal paese di Collesano, quindi dalla centrale Telecom. Molto spesso sono anche gli impegni spirituali con i fedeli a farmi ritardare l’invio del Vangelo. E soffro, una sofferenza che diventa preghiera per la volontà di aiutare tutti.
Il Vangelo di oggi ci mostra come la padronanza della parola da parte di Gesù stordiva i superbi e commuoveva gli umili. La parola è una potenza che può salvare e può distruggere, Gesù la usava per portare un messaggio di amore e di verità. Ognuno di noi usa la parola per edificare gli altri o per disgustare quanti ascoltano i giudizi e le cattiverie.
La parola viene espressa perché pensata, anche quando è una parola negativa dovrebbe essere pensata, purtroppo in molti non viene però pensata, arriva direttamente sulla lingua chissà da dove. È un mistero… Parlare a vanvera è una caratteristica di quanti non hanno la capacità di azionare l’intelletto, sembrano senza neuroni, invece i neuroni agiscono solamente quando devono trasmettere impulsi nervosi.
Anche i nazaretani parlavano a vanvera dopo avere sentito l’eccelsa e maestosa predica di Gesù. Non trovavano le parole giuste per replicare a Gesù, magari per comprendere meglio il suo ragionamento sempre perfetto. Non volevano ascoltare Gesù, il rifiuto presente in essi anticipava qualsiasi sua parola. Non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire, gli ostinati disprezzano la Parola Divina. Per questo in un altro passo Gesù sostiene: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Mt 7,6).
Nella confusione espressiva che fanno i suoi paesani, parlano anche di fratelli e sorelle, ma sappiamo che i pochi vocaboli in uso a quel tempo significavano più cose. Ma più di tutto è grave la loro malizia verso Gesù, molti nazaretani sono invidiosi del Figlio di Maria. Lo sentono così erudito dopo che per diversi decenni Lo vedevano mite e buono, senza proferire parola sulla sua missione e sul nuovo Vangelo.
L’insegnamento per noi è che dobbiamo parlare quando è il momento giusto, senza anticipare i tempi per evitare guai.
A Nazaret ostentavano una superiorità sociale inesistente, tanto che lo stesso Natanaèle esclamò quando gli parlarono di Gesù: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Anche noi possiamo avere pregiudizi inesistenti verso qualcuno, proferiamo parole gravi senza avere alcuna certezza. E gli errori si moltiplicano.
I nazaretani innanzitutto provavano invidia verso Gesù, a questa si univa la superiorità morale inconsistente…
Sappiamo che nel mondo non sempre i più buoni sono i più amati, ma quel Gesù che avevano davanti era la bontà non solamente perché Dio -e questo non Lo comprendevano-, era la bontà per tutte le prove che aveva dato loro per diversi decenni. Non erano stati sufficienti gli incalcolabili buoni esempi e la vita santa condotta da Gesù. E se proprio i paesani Lo deridevano, figuriamoci gli sconosciuti.
E non si limitarono a rifiutare le sue parole, cercarono anche di buttarlo giù nel burrone. Incredibile. Immaginatevi quale amarezza provava Gesù nel suo Cuore dinanzi questi soprusi e alla stupida cattiveria. Si ponevano domande sapendo già come rispondere: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?”. Erano domande ipocrite, contenevano già risposte piene di invidia e di odio.
Non avrebbero cambiato idea su Gesù neanche se avesse compiuto un grande miracolo!
Non meritavano il miracolo, non meritavano la benedizione di Gesù perché i loro cuori erano ipocriti e ingannevoli. La contraddizione era il loro forte: erano convinti dei miracoli compiuti da Gesù in altre città ma allo stesso tempo non Lo ritenevano adeguato, non credevano nella sua potenza. Lo stesso avveniva a molti Santi perseguitati perché non creduti: Santa Teresa, San Giovanni della Croce, San Pio, ecc.
A Maria Valtorta Gesù ha detto: “Un profeta generalmente non è onorato dalla sua patria e dalla sua casa. L’uomo è tanto stolto che crede che per essere profeti, occorre essere quasi fuori della vita”.
Invece anime sante sono anche quelle persone che non giudicano e pensano bene di tutti, amano e perdonano, pregano con raccoglimento, mettono Gesù al primo posto nella vita, praticano fedelmente i Sacramenti, partecipano con raccoglimento alla Messa, lottano per vincere le tentazioni, soffocano i vizi e praticano le virtù. Se voi, cari parrocchiani, vivete così, siete anime sante!
Soprattutto se siete incompresi per le vostre opere sante.
Essere incompresi in famiglia non è sintomo di santità, perché chi vive male ed agisce peggio deve necessariamente avere problemi in famiglia, al lavoro, altrove. Però è vero che nella persona che vive nella verità e nella giustizia, si scatenano situazioni noiose con più persone. Ed è preferibile avere noie nell’affermare la verità e la giustizia con queste persone confuse, piuttosto che essere ignorati da Gesù, agendo con ipocrisia.
In ogni circostanza propizia dobbiamo essere annunciatori della vera Parola di Dio, per dare la possibilità a tutti di ravvedersi.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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