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domenica 24 giugno 2012

1608 - Vita di Gesù (paragrafi 406-408)


Ultimi giorni in Galilea

§ 406. Dopo i precedenti fatti Gesù s’aggirava per la Galilea, e non voleva che alcuno (lo) sapesse (Marco, 9, 30); era dunque una pe­regrinazione impiegata soltanto alla formazione spirituale dei di­scepoli che l'accompagnavano, mentre l'annunzio della buona no­vella alle turbe non entrava nel suo scopo. Quella formazione richiese ben presto una nuova ammonizione circa la sorte terrena del Messia, per dissipare sempre meglio i sogni di messianismo politico tenacemente albergati in quegli spirti giudaici: Il figlio dell'uomo sta per essere consegnato in mano agli uomini, e l'uccideranno, e al terzo giorno risusciterà. Il risultato della nuova ammonizione dimostra quanto fosse necessaria, giacché i discepoli furono afflitti assai (Matteo, 17, 22-23), e un altro evangelista ag­giunge che non capivano questa parola, ed era velata per essi affinché non la percepissero; e temevano d'interrogar lui circa questa parola (Luca, 9, 45). Più tardi il gruppo s'indirizzò a Cafarnao, e vi giunse mentre i discepoli un po' appartati da Gesù erano tutti infervorati in una seria discussione fra loro (§ 408). Nella borgata l'arrivo fu notato dai gabellieri, i quali s'affrettarono ad accertarsi se Gesù aveva pa­gato il tributo per il Tempio di Gerusalemme: tutti gli Israeliti adul­ti erano infatti obbligati a pagare annualmente, per la manuten­zione del Tempio, mezzo siclo d'argento ossia due dramme (§ 534). La colletta si faceva ordinariamente prima della Pasqua, ma nelle zone più distanti come la Galilea si protraeva o si suppliva fino a prima della Pentecoste e dei Tabernacoli; essendo stato Gesù assente da Cafarnao da molto tempo, e avvicinandosi la festa dei Taberna­coli, i gabellieri vennero a riscuotere. Si rivolsero essi a Pietro domandandogli: Il vostro maestro non paga (il) didramma? E Pietro, con la sua solita foga: Ma certamente: ed entrò nella casa ove stava Gesù per parlargliene. Ma Gesù lo prevenne: Che te ne pare, Simone? I re della terra da chi percepiscono tasse o censo? dai loro figli o dagli estranei? E Pietro rispose: Dagli estranei. Gesù allora replicò: Dunque i figli sono esenti! L'applicazione al caso di Gesù era chiara: egli era il figlio di Dio, e perciò non era tenuto al tributo per la casa terrena del suo Padre celeste. Tuttavia Gesù continuò: Ma affinché non li scandalizziamo, andato (tu) al mare getta un amo, e il primo pesce che viene su prendi(lo), e apertagli la bocca troverai uno statere. Prendilo, e dàllo ad essi per me e te (Matteo, 17, 24-27). Lo statere infatti equivaleva a un siclo intero, cioè a quattro dramme; così si soddisfaceva ai tributi di Gesù e di Pietro insieme. L'oratore del Discorso della montagna aveva esortato ad imitare gli uccelli del cielo e i gigli del campo, e a non preoccuparsi di cose materiali ma soltanto del regno di Dio e della sua giustizia: là egli aveva predicato a parole, qui commenta con le opere le sue parole dimostrandole sagge, come aveva già fatto nelle due moltiplicazioni dei pani. Forse in quel momento il peculio comune del gruppo degli Apostoli era ridotto a pochi spiccioli; Gesù, senza ricorrere a pre­stiti, rinvia Simone a quella Provvidenza che fornisce il cibo agli uccelli e il vestito ai gigli, e la Provvidenza avalla l'ipoteca addos­sata su lei dal Discorso della montagna.

§ 407. Vivono ancora oggi abbondantissimi nel lago di Tiberiade i pesci del genere dei Chronidi i quali seguono un ciclo d'incuba­zione singolarissimo, facilmente riscontrabile soprattutto nella specie chiamata Qhronis Simonis, volgarmente “pesce di S. Pietro”. La femmina di questo pesce depone fra la vegetazione subacquea le uova, in numero di circa 200; più tardi il maschio raccoglie queste uova fra le sue branchie e specialmente nella sua bocca, conservan­dole ivi molto tempo, fino a che il ciclo evolutivo sia terminato e i piccoli, raggiunta la lunghezza media di 10 millimetri, possano vivere indipendentemente: questo ufficio d'incubazione ha procurato al maschio anche il nome di Chronis paterfamilias. Nell'ultimo pe­riodo dell'incubazione, quando gli embrioni sono abbastanza sviluppati, la gola del maschio incubatore è divenuta mostruosamente sproporzionata al resto del suo corpo, ed è cosi rigonfia che assai spesso le mascelle non si rinserrano più. Quando poi è giunto il tempo di mandar via liberi i piccoli, il maschio incubatore ne pro­voca l'uscita introducendosi nella bocca qualche oggetto che espelle man mano i piccoli e che rimane al loro posto per qualche tempo. Questo oggetto è di solito un ciottolo, ma in sua vece lo stesso ser­vizio potrebbe esser fatto da una moneta, ad esempio da uno sta­tere o siclo antico. Fu questo il caso del pesce pescato da Simone con lo statere in bocca? Non potremmo dirlo; sappiamo soltanto che il moltiplicatore dei pani fece assegnamento sulla Provvidenza anche questa volta, sebbene in altra maniera, e la Provvidenza pagò puntualmente l'ipoteca emessa su di lei dal Discorso della montagna. Dei successivi seguaci di Gesù forse nessuno fece assegnamento sulla banca della Provvidenza più fiduciosamente di Francesco d'Assisi, e la sua esperienza gli permetteva di dire ch'era una banca puntua­lissima nei pagamenti. C'è da chiedersi se il figlio di Bernardone non fosse un esegeta più acuto dei moderni critici del vangelo.

§ 408. L'incarico dato a Pietro si ricollegava in qualche modo con la discussione che i discepoli avevano avuta fra loro quand'erano giunti a Cafarnao; ciò forse apparve dal loro contegno o da qualche frase mozza, cosicché Gesù li interrogò direttamente: Di che ragionavate per istrada? La domanda li mise in imbarazzo: si vergo­gnavano essi di rispondere, perché oggetto della discussione era stato chi di loro fosse il maggiore nel regno dei cieli. C'era motivo infatti da discutere, non tanto riguardo a Pietro già preferito a Ce­sarea di Filippo e anche adesso per il pagamento dello statere, quanto riguardo agli altri: ciascuno avrà portato le sue buone ra­gioni per dimostrare che, quando il maestro si fosse assiso sul suo trono messianico rilucente di ori e tempestato di gemme, il seggio più onorifico e più vicino al trono spettava a sé e non al compagno con cui discuteva. Dopo un breve silenzio di pudore, uno prese co­raggio e disse a Gesù di che si era discusso: Chi sarebbe stato il primo? Nell'interpellato parlò nuovamente l'oratore del Discorso della mon­tagna, il capovolgitore. Primo - egli rispose - sarebbe stato l'ultimo di tutti, il servo e lo schiavo di tutti. Proprio in quel momento passa a caso per la stanza un bambino; Gesù lo chiama a sé, lo accarezza, lo mette nel mezzo di quegli uomini maturi, e guardan­doli uno per uno in faccia sentenzia: In verita' vi dico, se non vi mutiate e diventiate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli! Chiunque pertanto si abbassera come questo bambino, costui è il maggiore nel regno dei cieli (Matteo, 18, 3-4). Proseguendo poi a proposito del bambino preso a modello, Gesù affermò che chi accoglieva nel nome di lui un bambino come quello accoglieva lui stesso, come accogliendo lui si accoglieva il Padre celeste che lo aveva inviato (§ 483). Questa larghezza d'accoglienza non sembrò chiara a Giovanni. Poco prima egli e gli altri Apostoli non avevano accolto, anzi avevano a bella posta ostacolato, un tale che scacciava demonii nel nome di Gesù: poteva certo ammettersi che quel tale si servisse del nome del maestro per esorcizzare, ma in tal caso egli avrebbe dovuto en­trare nel gruppo di discepoli e accompagnarsi con loro; siccome però non aveva voluto unirsi, gli Apostoli lo avevano ostacolato. Gesù disapprovò l'agire degli Apostoli; essi non avrebbero dovuto ostacolare quel tale, perché chi non era contrario a loro era favorevole a loro (Marco, 9, 38-40).
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