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martedì 19 giugno 2012

1596 - Vita di Gesù (paragrafo 405)


L'indemoniato epilettico

§ 405. Scesi alle falde del monte, i quattro raggiunsero ben presto gli altri Apostoli rimasti alla pianura. Trovarono allora che i rima­sti, forse in numero di nove, erano circondati da molta gente e da Scribi, con i quali stavano discutendo. Visto Gesù, uno della folla gli si fa innanzi dicendo: Ti ho portato mio figlio, l'unico che io abbia, ch'è posseduto da uno spirito mali­gno muto; quando se ne impadronisce, lo dilania, ed esso schiuma, digrigna i denti e s'irrigidisce. Ho pregato i tuoi discepoli di scac­ciarlo, ma non ci sono riusciti. - Questo fallimento aveva forse pro­vocato la discussione con gli Scribi, i quali non avranno mancato di dir la loro parola maligna sui discepoli e anche sul maestro as­sente. Ma adesso egli è presente, e saputo di che si tratta esclama: O generazione priva di fede, fino a quando sarò presso di voi? Fino a quando vi sopporterò? Poi, cercando con lo sguardo il giovanetto: Portatelo a me! (Marco, 9, 19). La fede era per Gesù condizione essenziale per i miracoli; ed egli ne deplorava la mancanza sia presso gli Scribi e il padre del giovanetto, sia presso gli Apostoli il cui fal­limento tradiva in essi una fede fiacca e tentennante. Fino a quando dovrà Gesù sopportare quella mancanza o fiacchezza di fede? Il giovanetto fu portato a Gesù; ma alla presenza del taumaturgo fu subito preso da una crisi parossistica, e stramazzò a terra dibatten­dosi, rantolando e spumando. Durante l'attacco Gesù volle interrogare il padre, non tanto come medico che cerchi di stabilire una diagnosi, quanto per far risaltare agli occhi dei presenti il valore del “segno” che si accingeva a compiere e per indurli a riflettere sulla loro mancanza di fede. Quanto tempo e' che gli successe que­sto? Il padre rispose: Dalla fanciullezza; spesso il maligno spirito lo getta nel fuoco o nell'acqua. Se puoi far qualcosa, vieni in nostro aiuto, avendo pietà di noi! - Le parole del povero padre tradivano ancora una titubanza di fede, nonostante la deplorazione di Gesù. Perciò Gesù gli disse: Quanto al “se puoi“, tutto e' possibile a chi ha fede! (Marco, 9, 23, greco). La scena che successe a queste pa­role, delineata dallo stile di Marco conforme alle parole di Pietro, è di una vivezza palpitante. Subito, gridando, il padre del ragazzetto diceva (con lacrime):”Ho fede! Soccorri alla mia mancanza di fe­de!”. Vedendo però Gesu' che affluisce folla correndo, intimò allo spirito impuro dicendogli: “Spirito muto e sordo, io t'impongo, esci da costui e non entrare mai pu' in esso!”. E dopo aver gridato e molto sbattuto(lo), (lo spirito) uscì'. E (il ragazzetto) diventò come un cadavere, tanto che molti dicevano: “E’ morto!”. Gesu' invece, prendendo gli la mano, lo rialzò e (quello) si levò ritto. L'evangelista medico ha la finezza di aggiungere che Gesù lo rese a suo padre. Gli Apostoli, già rimasti delusi, non potevano rinunziare a indagare la causa della delusione; avvicinatisi in privato a Gesù gli dissero: Perché noialtri non potemmo scacciarlo? E Gesù di rimando: Per la vostra scarsezza di fede! In verità infatti vi dico, se abbiate fede quanto un chicco di senapa, direte a questo monte “Passa oltre da qua a là!” e passerà oltre, e nulla vi sarà impossibile. Del chicco di senapa Gesù già aveva parlato nella sua parabola (§ 368); questo monte a cui alludeva era forse il Tabor, la cui mole s'ergeva davanti a loro; quanto alla necessità della fede per ottenere miracoli Gesù vi aveva insistito più volte nel passato (§ 349 segg.), ma la sua le­zione aveva prodotto scarsi frutti.
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