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sabato 19 maggio 2012

1526 - Vita di Gesù (paragrafi 387-388)


La “tradizione degli anziani”

§ 387. Trasferendosi in Galilea, Gesù si era sottratto alle insidie dei Farisei di Gerusalemme, ma costoro non abbandonarono però la partita; lassù nella Galilea essi non potevano certo spadroneggiare come a Gerusalemme, ma qualcosa potevano sempre fare: ad esem­pio, pedinare Gesù e raccogliere nuove accuse contro di lui. Di­fatti, già tornato Gesù in Galilea, si radunarono presso di lui i Fa­risei ed alcuni degli Scribi venuti da Gerusalemme (Marco, 7, 1). La tattica scelta da questi inviati fu quella di assillare l'irriduci­bile Rabbi con rilievi ed osservazioni sulla sua condotta, sia per umiliarlo in se stesso sia per screditarlo presso il popolo. Notarono subito che i discepoli del Rabbi non si lavavano le mani prima di mangiare: violazione gravissima della “tradizione degli anziani”, gravissimo delitto che equivaleva - secondo la sentenza rabbinica (§ 72) - a “frequentare una meretrice” e attirava la punizione d'essere “sradicato dal mondo”. Riscontrato il delitto, lo denunzia­rono subito al Rabbi, come al responsabile morale. Gesù accetta la battaglia, ma dal caso singolo s'innalza a considera­zioni più ampie. Tutte quelle abluzioni di mani e di stoviglie sono prescritte dalla “tradizione degli anziani”: sta bene. Ma gli an­ziani non sono Dio, e la loro tradizione non è legge di Dio, la quale è infinitamente superiore; perciò in primo luogo bisogna ba­dare alla legge di Dio, e non preferirle mai la tradizione di uomini. Ora, avveniva questo caso. La legge di Dio, ossia il decalogo, ave­va prescritto di onorare il padre e la madre, e quindi di sovvenire ai loro bisogni fornendo aiuti materiali. I rabbini, dal canto loro, avevano stabilito la norma che, se un Israelita aveva deciso d'of­frire un certo oggetto al Tempio, quell'offerta era inalienabile e l'oggetto non doveva finire che nel tesoro del Tempio: in tal caso bastava pronunziare la parola Qorban (“offerta” sacra), e l'og­getto designato diventava proprietà sacra del Tempio in virtù di un voto irrevocabile. Spesso perciò accadeva che un figlio, maldi­sposto verso i suoi genitori, pronunziava Qorban su tutto ciò ch'egli personalmentè possedeva: cosicché i genitori, anche sul punto di morir di fame, non potevano toccar nulla di ciò che il figlio posse­deva; costui invece continuava tranquillamente a godersi i suoi beni consacrati in voto (anche ciò permettevano i rabbini), fino a che li consegnava effettivamente al Tempio, oppure trovava una scappa­toia per non consegnarli (anche qui le scappatoie rabbiniche non mancavano).

§ 388. Stando così le cose, Gesù rispose ai suoi pedinatori: Bellamente (voi) dispregiate il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosé infatti disse: “Onora il padre tuo e la ma­dre tua” e “ Chi maledice padre o madre sia messo a morte”; voi invece affermate: “Se un uomo dice al padre o alla madre - (Sia) Qorban ciò che ti potrebbe giovare - (deve mantenere)”; (cosic­chè) non gli lasciate piu' nulla da fare al padre o alla madre, abo­lendo la parola d'Iddio con la tradizione vostra che avete trasmessa (Marco, 7, 9-13). Accennando poi ad altri casi non venuti in di­scussione aggiunse: E cose simili di tal genere ne fate molte (§ 37). La conclusione fu tolta da un passo di Isaia (29, 13):Ipocriti! Bellamente profetò di voi Isaia dicendo: “Questo popolo con le labbra mi onora, ma il cuor loro lungi si tiene da me; e invano mi rendono culto insegnando insegnamenti (che sono) comandi d'uomini” (Mat­teo, 15, 7-9). Farisei criticanti avevano avuto la loro parte, e sembra che non rispondessero. Gesù però si preoccupò delle turbe che avevano ascol­tato, e che avevano la testa infarcita delle minute prescrizioni fa­risaiche riguardo a purità o impurità di cibi (§ 72); onde rivolgen­dosi ad esse continuò: Uditemi tutti e capite! Non c'è nulla este­riormente all'uomo che entrando dentro di lui possa inquinarlo; bensì quelle cose che escono fuori dell'uomo sono quelle che inqui­nano l'uomo (Marco, 7, 14-15). Come altre volte, Gesù aveva par­lato anche qui da capovolgitore (§ § 318, 368); i Farisei se ne scan­dalizzarono: i discepoli stessi non capirono bene la forza del capo­volgimento anti-farisaico, e quando furono soli con Gesù gliene domandarono la spiegazione. La spiegazione fu elementare: tutto cio che entra nell'uomo, non raggiunge il cuore ch'è il vero santuario dell'uomo, bensì il ventre, donde i cibi ingenti sono emessi poco dopo; dal cuore dell'uomo invece escon fuori i pensieri malvagi, gli adulterii, le bestemmie e tutto il corteo di male azioni, e queste sole hanno la potenza d'inquinare l'uomo. Per Gesù, dunque, l'uomo era essenzialmente spirito e creatura mo­rale; tutto il resto, in esso, era accessorio e subordinato a quella superiore essenza.
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