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sabato 17 marzo 2012

1387 - Commento al Vangelo del 17/3/2012


+ Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa parabola è citata molto spesso per la chiara esposizione dell’agire del giusto e del cattivo. Conosciamo altri passi del Vangelo in cui Gesù precisa che non basta pregare per sentirsi giustificati, in quanto anche la preghiera può essere espressione della superbia. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21).
Questa affermazione del Signore è bene richiamarla spesso, dobbiamo arrivare alla convinzione che solo compiendo la volontà di Dio camminiamo nella Via del Vangelo. D’altronde, si può anche capire che si è distaccati da Dio quando si compiono opere spinti dall’istinto e non dalla preghiera. Molti errori poi vengono pianti amaramente e si vorrebbe tornare indietro. Se invece avessero pregato… molti errori si sarebbero evitati!
Mi riferisco ai cattolici, non posso indicare i non credenti. Molti cattolici affermano di credere in Dio ma non pregano né frequentano i Sacramenti. Si autogiustificano per il solo fatto di credere in Dio! Si convincono anche a livello inconscio di possedere una Fede che giustifica anche i più gravi peccati.
Si agisce come il fariseo nel Tempio, è lui stesso a darsi l’assoluzione e a gloriarsi, infamando il pubblicano.
La litania del fariseo nel Tempio è precisa, non manca nulla, manca solo la verità. Si inganna e gioisce del suo stesso inganno, addirittura si avvicina più avanti come uno che è veramente giusto e perfetto. Elenca le sue opere che comunque doveva pagare e nella sua esaltazione dice a Dio cosa deve fare. Il fariseo si fa lui dio, egli obbedisce a se stesso, è diventato un idolo ed è  caduto nell’apostasia.
La superbia del fariseo lo acceca e non gli permette di fare il bene. Vive nel male e si compiace di questo. Ma è convinto di essere nel giusto, di non peccare mai, di affermare sempre le cose giuste e di avere ragione su tutti e tutto. In questa società molti non agiscono forse così? Peccano gravemente, hanno l’intelletto oscurato e la ragione sfasata eppure osano vantarsi di sapere tutto e di vivere come buoni cristiani.
La superbia della vita è una delle tre concupiscenze, “è l’ostentazione di una sicurezza morale falsa e menzognera, la pretesa vertiginosa di decidere da sé ciò che è bene e ciò che è male misurando tutto l’ambito morale con il metro assoluto della propria coscienza, tanto certa quanto erronea perché svincolata dalla legge eterna naturale inscritta dal Creatore in ogni uomo”.
Nel fariseo la superbia della vita regnava meschinamente.
Molti cattolici pregano in modo esaltato eppure pensano di compiere grandi cose nel nome di Gesù. “Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?” (Mt 7,22). Vivono nell’inganno e non se ne accorgono perché i loro maestri sono anch’essi lontani dalla vera preghiera, come quella che viene insegnata dalla Madonna a Medjugorje in quasi tutti i messaggi.
E a quelli che diranno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome”, Gesù risponderà: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità”. Questo riguarda quelli che seguono se stessi e non la volontà di Gesù, non si preoccupi chi adesso legge e si sente mancante in qualcosa. Quelle parole Gesù le dirà a quanti hanno seguito la propria volontà, ignorando deliberatamente quella di Dio.
Discorso diverso è per il pubblicano, peccatore perché esattore delle tasse per conto dei romani. Nel Tempio egli si dichiara peccatore ed invoca la misericordia di Dio, in questo modo fu perdonato dai peccati, mentre il fariseo non ricevette ascolto da Dio.
Noi tutti della parrocchia virtuale ci stiamo sforzando giorno dopo giorno di mortificare la superbia e di lasciare vivere lo Spirito di Dio, per compiere la sua volontà, diventare buoni cristiani e apostoli della sua misericordia.Questo è il nostro cammino, abbandonati fra le braccia della Madonna, sicuri che ci conduce nel Cuore di suo Figlio Gesù.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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