Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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sabato 31 marzo 2012

1419 - Commento al Vangelo del 31/3/2012


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dopo il senso di avversione che trasmette satana e poi l’odio fino ad arrivare alla lapidazione, si arriva inevitabilmente all’uccisione. Solitamente non si uccide per un capriccio -a parte le sparatorie causate da qualche pazzo-, c’è sempre una ragione anche banale all’inizio del contrasto. Anche quando si uccide durante una rapina c’è un motivo folle ma i delinquenti ce l’hanno.
Per uccidere Gesù occorrevano motivi gravi e satana con la sua pazienza squilibrata li confeziona.
Lo stesso avviene per esempio in molte coppie di sposi che arrivano alla separazione e magari al divorzio: inizialmente sono piccoli screzi e litigi puerili, poi nascono le incomprensioni più evidenti e si arriva all’incapacità di sopportare il proprio coniuge. Nasce anche l’antipatia in molti casi, comunque non c’è più la capacità di accettare il coniuge e si inventano scuse banali.
Moltissimi divorzi sono causati da satana.
Non solamente perché l’ha detto la Madonna a Medjugorje, incontro coppie sul punto di dividersi o con problemi tra loro, nella maggior parte dei casi vede l’intervento dei diavoli con pensieri ossessivi ad uno contro l’altro coniuge, ispira fatti mai avvenuti e tradimenti inesistenti, mette stanchezza verso il proprio coniuge. Le benedizioni sono indispensabili per le coppie in crisi, oltre la loro preghiera è importante ricevere benedizioni per allontanare i pensieri ossessivi che vogliono portare alla separazione.
Chi non prega è assolutamente vulnerabile ed accoglie ogni ispirazione dei diavoli, essi possono disturbare come e quando vogliono.
“Dovete sapere che satana esiste. Egli un giorno si è presentato davanti al trono di Dio e ha chiesto il permesso di tentare la Chiesa per un certo periodo con l'intenzione di distruggerla. Dio ha permesso a satana di mettere la Chiesa alla prova per un secolo ma ha aggiunto: Non la distruggerai! Questo secolo in cui vivete è sotto il potere di satana ma, quando saranno realizzati i segreti che vi sono stati affidati, il suo potere verrà distrutto. Già ora egli comincia a perdere il suo potere e perciò è diventato ancora più aggressivo: distrugge i matrimoni, solleva discordie anche tra le anime consacrate, causa ossessioni, provoca omicidi. Proteggetevi dunque con il digiuno e la preghiera, soprattutto con la preghiera comunitaria. Portate addosso oggetti benedetti e poneteli anche nelle vostre case. E riprendete l'uso dell'acqua benedetta!” (14 aprile 1982).
Come Gesù fu condannato da Caifa perché doveva morire per evitare la fine della nazione, così in ogni famiglia è opportuno che qualcuno muoia a se stesso dedicandosi con maggiore impegno alla preghiera per salvare tutta la famiglia. Non si tratta di morte sociale, ma di rinnegamento per allontanare le tentazioni, evitare litigi ed incomprensioni spesso davvero illogici.
Ho così spiegato che il senso di avversione si presenta molto spesso anche nella coppia, sia per problemi personali di qualcuno sia per l’azione ossessiva dei diavoli. Invece l’avversione contro Gesù era tutta animata dai diavoli, essi fremevano di sdegno e di malizia contro il Signore ed instillavano tempeste di pensieri assillanti a quei sacerdoti del Tempio diventati pieni di odio e vuoti di amore.
La domanda che si ponevano era annunciatrice di livore e poi di morte: “Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni”. Consideravano Gesù un ostacolo alla loro falsa quiete, la stessa presenza del Signore per le strade della Palestina li rendeva ancora più accecati e folli. Ma Gesù non aveva mai procurato pericoli a nessuno, aveva solamente dato la vita ai morti e a tutti gli ammalati. Le sue opere grondavano Amore, mentre le sue parole scuotevano le coscienze sopite, la sua Persona portava una forza spirituale infinita che investiva tutti. E tutti erano costretti a fare una scelta: diventare suoi discepoli o avversarlo fino a distruggerlo.
“Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui”, e scelsero la morte invece di accogliere la vera Vita portata da Gesù.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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1418 - San Benimino


Diacono e martire in Persia

 
Beniamino, diacono di Argol in Persia, fa parte di un gruppo di martiri, uccisi appunto in Persia durante la lunga persecuzione contro i cristiani, che iniziò sotto il regno di Iezdegerd I e finì con quello del successore Bahram-Gor.
Vi sono varie versioni che riguardano questa feroce persecuzione, discordanti fra loro, in buona parte prese dai sinassari bizantini; anche le notizie riguardanti i nomi dei martiri, la data ed il luogo del martirio sono imprecise e discordanti.
L’episodio, avvenuto all’interno della lunga persecuzione contro i cristiani in Persia, racconta che verso il 420, lo sfrenato zelo di alcuni cristiani, capeggiati da un sacerdote di nome Hasu, portò ad incendiare ad Argol un pireo, cioè un tempio dedicato al culto del fuoco.
Per questa distruzione venne arrestato il vescovo Abdas, il fratello Papa, i preti Hasu e Isacco, il segretario Ephrem, il suddiacono Papa, i laici Daduq e Durtan; al vescovo Abdas fu ingiunto dalle autorità civili di ricostruire il tempio ma poiché egli si rifiutò, furono condannati a morte.
A loro sono associati nella celebrazione altri martiri di quella persecuzione, scaturita dall’episodio dell’incendio del pireo, e sono Ormisda (Manides), Sahin e il diacono di Argol, Beniamino.
Su quest’ultimo, il “Martyrologium Romanum”, commemorandolo al 31 marzo, riporta la seguente citazione: “In località Argol in Persia, san Beniamino, diacono, che non desistette dal predicare la parola di Dio e, sotto il regno di Vararane V, subì il martirio con delle canne acuminate conficcate nelle unghie.”
Il martirio avvenne verso il 420 cioè nei primi due anni del regno di Bahrom-Gor (Vahram, italianizzato anche come Vararane), perché nel 422 egli fu vinto da Teodosio II, che come condizione di pace pose la libertà di culto ai cristiani di Persia.
 
Significato del nome Beniamino : “figlio della mano destra" vale a dire "prediletto” (ebraico).
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venerdì 30 marzo 2012

1417 - Commento al Vangelo del 30/3/2012


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,31-42)
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio –e la Scrittura non può essere annullata–, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
“Allora cercarono nuovamente di catturarlo”, è una frase che ci addolora e ci sgomenta, ai più impreparati crea disagio questa persecuzione contro Gesù. In realtà i Giudei cercavano di eliminare soprattutto l’insegnamento del Signore, cercavano di catturare la sua libertà, la volevano gestire e manipolare. Non ricordavano che Gesù aveva detto: “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” (Gv 8,32).
Ancora una volta cercavano di lapidare Gesù, la Verità annunciata da Lui era difficile da accettare, non faceva parte della mentalità degli ebrei. Indubbiamente si trattava di una dottrina nuova e che voleva completare la rivelazione dei secoli passati, come spiegava Gesù, ma gli ebrei non volevano cambiare nulla. Come disse Dio durante l’esodo: “Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice” (Es 32,9).
Quanti cristiani oggi non vogliono cambiare e non riescono a cambiare la mentalità vecchia e logora?
Eppure la vera conversione sta proprio nel cambiare mentalità, atteggiamento e stile di vita, perdere la vecchia forma mentis fondata sull’orgoglio e sulla superbia per rivestirsi del nuovo annuncio di Gesù. Quasi tutti gli ebrei non sono riusciti a farlo, ancora oggi moltissimi cristiani dopo duemila anni non riescono a lasciare la vecchia mentalità impulsiva e viscerale. Come può ascoltarli Gesù quando pregano?
La predicazione di questi tempi dei Sacerdoti fedeli al Vangelo è diventata più difficile da accogliere da parte di quei credenti che vogliono sentire quelle parole che fanno parte del loro bagaglio formativo, e non appena ascoltano o leggono qualcosa che non conoscevano ma che fa parte dei fondamentali della spiritualità cristiana, storcono le labbra o alzano le spalle, intendendo che quell’insegnamento non lo conoscevano e quindi non va bene…
Non si limitano a questo, sono capaci di coinvolgere altri nella loro mediocrità e di traviarli verso l’errore.
È difficile accogliere la predicazione dei Sacerdoti seguaci di Gesù perché ci sono cattolici che si formano un loro vangelo, si fanno schemi di vita spirituale conformati ai loro desideri e perdono la possibilità di avvicinarsi a Gesù. Un grande Santo carmelitano, San Giovanni della Croce, ha scritto che molti iniziano il vero cammino di conversione ma essendo troppo pieni di sé, ritornano indietro e rimangono tiepidi tutta la vita, mentre sono pochi i coraggiosi che riescono a salire il Monte della Trasfigurazione. Ci vuole coraggio e rinnegamento per elevarsi da terra!
Come Gesù stava per essere lapidato, così avviene oggi a quei Sacerdoti che indicano la vera dottrina della Chiesa.
Gesù era oggetto dell’odio di persone che ancora non comprendevano il suo Vangelo, oggi quanti insegnano il Vangelo storico vengono lapidati moralmente dai cristiani che vogliono imporre il loro vangelo. Una nuova dottrina che stabilisce la (loro) verità, che è indiscutibile e metro di paragone per emettere ogni forma di giudizio sugli altri.
Questo comportamento porta la persona a giudicare tutti e a lamentarsi di tutto ciò che è veramente spirituale.
Cosa fa Gesù con queste anime? Alza le braccia e vuole esprimere il suo disappunto, le lascia libere di rovinarsi… Siamo noi a stabilire chi vogliamo essere, se guardiamo l’agire di Gesù da una sola direzione c’è un misto di inganno e superficialità. Gesù ha detto alla mistica Catalina Rivas che molte Grazie non le dà perché opposte al bene di quell’anima. E mentre l’anima si lamenta e dispera per la Grazia non ricevuta, ha già ricevuto la Grazia che evita guai peggiori a sé o alla sua famiglia.
A Gesù dicevano: “Tu bestemmi”, ai Sacerdoti che indicano le scelte migliori a quelle anime che chiedono consigli ma vivono nella confusione totale e nella leggerezza mentale, viene rimproverato di non permettere quello che esse desiderano ma che vogliono compiere solamente con il permesso del Sacerdote. È un raggiro intenzionale.
Ma il Sacerdote spirituale può permettere che un’anima compia o faccia compiere ad altri una scelta mortale?
Come i Giudei manipolavano le parole di Gesù, oggi c’è di peggio, la società è lanciata verso i piaceri più immorali e vuole sentire solamente parole seducenti e soddisfacenti per la parte animale della persona. E non è sufficiente la Fede per condurre una vita equilibrata e serena, anche la ragione deve riflettere con onestà e verità, deve farsene una ragione, altrimenti ci sono seri problemi interiori.
Coltivare l’idolatria verso se stessi avviene quando ci sentiamo sicuri su ogni aspetto, anche spirituale.
Gesù lo dice a chi coltiva più la sua superbia che non l’Amore di Dio e che infonde umiltà e semplicità: “Voi siete dèi”. L’atteggiamento che oggi ci chiede il Signore è il completo abbandono alla sua Parola, senza ragionarci attorno per modificarla come piace a noi, altrimenti facciamo dire a Gesù e ai suoi Sacerdoti coerenti cose che non hanno mai detto!

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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1416 - Vita di Gesù (paragrafi 349-351)


La figlia di Jairo. La donna con profluvio di sangue. I due ciechi

§ 349. Ripassato il lago, Gesù tornò a Cafarnao ove l'accolse la folla perché tutti l'aspettavano (Luca, 8, 40). Più ansiosamente forse di tutti l'aspettava un Giudeo di riguardo, archisinagogo (§ 64), di nome Jairo; costui, saputo che Gesù è arrivato, corre e cade ai piedi di lui e si raccomanda molto a lui dicendo: La figliolina mia è agli estremi! Vieni dunque, imponi le mani su lei, affinché sia salva e viva! (Marco, 5, 22-23.) Il racconto di Luca non è altrettan­to vivido, ma aggiunge il particolare che la moribonda fanciulla era unigenita e di circa dodici anni. Gesù senz'altro s'avvia insieme con l'angosciatissimo padre, ed è seguito naturalmente da molta folla che si accalca attorno al tau­maturgo: chi lo sospinge, chi l'acclama, chi lo supplica, chi gli ba­cia le vesti, chi tenta d'aprirgli un varco. Nell'avanzarsi in questa maniera, a un tratto Gesù si ferma, si rivolge, e guardando attorno domanda: Chi mi ha toccato? - A quella inaspettata domanda tutti rimangono perplessi, non sapendo che cosa veramente intenda egli dire. Pietro e i discepoli che sono presenti esprimono a parole la ragione della perplessità: Maestro, le folle ti costringono ed oppri­mono! (Luca, 9, 45). Ma la spiegazione di Pietro non spiega nulla; il maestro replica ch'egli ha sentito uscir da sé potenza al toccamento speciale di qualcuno. Ecco infatti che una povera donnetta, tutta tremante, viene a prostrarsi davanti a Gesù e narra alla folla quant'è avvenuto. La donna soffriva di perdite di sangue da dodici anni e molto aveva sofferto da parte di molti medici, e dopo aver consumato tutte le sue sostanze non aveva tratto alcun giovamento, ma piuttosto era andata peggio; questa franca informazione di Marco è pudicamente accorciata dal medico Luca, e noi già sappiamo perché (§137). Veramente i rimedi contro questo incomodo erano molti, e i rab­bini che spesso facevano anche da medici ci hanno conservato una buona lista di opportune ricette (ar. Shabbath, 110 a). Ad esempio, un rimedio molto efficace era quello di far sedere la donna malata alla biforcazione d'una strada facendole tenere in mano un bicchie­re di vino; qualcuno, a un tratto, venendole di soppiatto alle spal­le, doveva gridarle che cessasse il profluvio di sangue. Un rimedio poi assolutamente decisivo era quello di prendere un granello d'orzo trovato nello stabbio di un mulo bianco: prendendolo per un giorno il profluvio sarebbe cessato per due giorni, prendendolo per due gior­ni sarebbe céssato per tre giorni, e prendendolo per tre giorni si sarebbe ottenuta la guarigione completa e per sempre. Altre ricette richiedevano impiego di droghe rare e costose, e quindi grandi spese da parte della malata. La donna ricorsa a Gesù le aveva forse sperimentate tutte, giacché aveva consumato tutte le sue sostanze, ma rimanendole egualmente il suo incomodo. Perduta ogni fede nelle medicine, la malata trovò la sua medicina nella fede. Quel Gesù di cui tanto si parlava in quei luoghi era certamente in grado di guarirla; ella concepì di ciò tanta fede, che andava ripetendo a se stessa Se (io) tocchi an­che sol le vesti di lui sarò salva; non pretendeva la fiduciosa di toc­care proprio la persona del taumaturgo, ma solo la sua veste, o an­che solo quell'orlatura o frangia (ebr. sisith, plurale s.isùjoth; gr. Vulgata, fimbria: Matteo, 9, 20) che ogni Israelita os­servante doveva portare ai quattro angoli del suo mantello conforme alle prescrizioni della Legge (Numeri, 15, 38 segg.; Deuteron., 22, 12). Sorretta da tale fede, la donna aveva toccato nascostamente quell'orlatura della veste di Gesù e all'istante si era sentita guarita. Il medico, a guarigione ottenuta, approvò la medicina scelta dalla malata, perché voltatosi a lei le disse: Figlia, la tua fede ti ha sal­vata. Va' in pace, e sii guarita dal tuo male!

§ 350. L'incidente della donna era chiuso e Gesù avrebbe potuto riprendere il cammino verso la casa di Jairo, ma ecco che appunto da quella casa si viene ad annunziare al povero padre Tua figlia è morta; non disturbare piu' il maestro! Gesù ode l'annunzio, e quasi proseguendo il discorso sulla fede fatto alla donna, soggiunge al padre: Non temere! Soltanto credi, e sara' salva! La casa della morta è presto raggiunta, ma Gesù non permette di entrare se non ai di­scepoli prediletti, Pietro, Giacomo e Giovanni, e ai genitori della morta; si sono già adunati flautisti e lamentatrici, di prammatica nelle adunanze funebri, ma Gesù dice che la loro presenza è inutile: Che strepitate e piangete? La fanciullina non morì ma dorme. Gli accorsi trovano che lo scherzo è di cattivo gusto vicino a un cada­vere, e rispondono con scherni. I genitori stanno come trasognati fra la realtà dei fatti e le ferme parole dell'invocato taumaturgo; Gesù li spinge insieme con i tre discepoli dentro la camera della morta, dopo che ne sono usciti tutti gli estranei. Là dentro stanno cinque uomini imbambolati; oltre ad essi c'è uno che non è più uomo, e uno che è più che uomo. Dal di fuori giunge il brusìo con­fuso della folla. Il più che uomo si avvicina a chi non è più uomo, gli prende la mano già fredda e pronunzia due sole parole; il disce­polo del testimonio Pietro ci ha conservato nel suo suono origina­rio queste due parole, ch'egli avrà udite ripetute tante volte dal suo maestro: Telita qumi, cioè Ragazza sorgi! – E’ L'effetto di queste due parole è descritto così dall'evangelista medico: E ritornò lo spirito di lei, e si levò all'istante, e (Gesu') ordinò che le fosse dato da man­giare. E rimasero fuor di sé i genitori di lei; ma egli prescrisse loro di non dire a nessuno l'accaduto. Questa prescrizione era conforme alla norma seguita da Gesù, che già rilevammo (§ 300); ma quei rasserenati genitori, con tutta la loro buona volontà, avranno potuto osservarla solo in minima parte, giacché troppo eloquentemente par­lava la stessa presenza in casa di quella figliuola, che tutti avevano vista partire per l'oltretomba e poi a un tratto ne era ritornata: tanto è vero che il pratico Matteo conclude il racconto dicendo che uscì la fama di questo (avvenimento) in tutta quella regione. Che fine avrà fatto la fanciulla risuscitata? Avendo dodici anni, era in età da marito (§ 231); forse poco dopo si sarà maritata, avrà poi avuto figli e nepoti, ma alla fine ritornò stabilmente in quell'ol­tretomba già da lei visitato per poco tempo. Su questo bel caso scritti apocrifi e leggende tardive pare che non abbiano fantasticato, mentre invece si ricamò attorno alla donna dal profluvio di sangue. Negli apocrifi Atti di Pilato, VII, la donna è chiamata Veronica (§ 193). Secondo una voce riportata da Eusebio (Hist. eccì., vii, 18) era una pagana nativa di Panion, ossia Cesarea di Fi­lippo (§ 395 segg.), e tornata in patria fece erigere alla porta di casa sua un monumento di bronzo raffigurante lei stessa inginocchia­ta davanti a Gesù: ai piedi di Gesù spuntava una pianta esotica, che guariva ogni sorta di malattie; Eusebio vide sul posto il gruppo e afferma soltanto: Dicono che questa statua riproduca l'immagine di Gesu'. E’ molto probabile che il gruppo originariamente rappresentasse qualche divinità pagana curatrice di morbi, e che più tardi la leggenda cristiana la interpretasse come dice Eusebio; secondo una notizia di Sozomeno, il gruppo sarebbe poi stato abbattuto da Giuliano l'Apostata.

§ 351. Con la donna guarita e la fanciulla risuscitata gli insegna­menti taumaturgici della fede non erano finiti. A Gesù uscito dalla casa di Jairo tennero dietro due ciechi, due di quegli infelici di cui doveva abbondare la Palestina antica non meno dell'odierna: an­cora oggi, del resto, in Palestina i ciechi spesso s'uniscono a coppia per aiutarsi bene o male fra loro, e mostrano come tutti gli altri mendicanti quella tenacia nel chiedere mostrata da questi due. Al sentir raccontare i recentissimi miracoli, nei due brillò un lume di speranza e fattisi accompagnare presso Gesù si dettero. a seguirlo gridando con immutabile costanza: Abbi pieta di noi' figlio di David! Data la norma prudenziale seguita da Gesù (§ 300), quell'appellativo non poteva tornargli per allora gradito, perché era un appellativo messianico che designava usualmente il grande Atteso, e perciò era anche più pericoloso in quell'effervescenza suscitata fra il popolo dai miracoli. Gesù non si ferma né si rivolge a quell'in­cessante grido, ma non per questo il grido cessa; Gesù infine entra nella casa ove dimora, certamente a Cafarnao, e i due lo seguono anche dentro casa. Tutto sommato, la tenacia dei due ciechi era fede, precisamente quella fede poco prima lodata e raccomandata da Gesù alla donna malata e a Jairo; inoltre, nell'interno d'una casa l'appellativo mes­sianico non era più pericoloso, cosicché Gesù entrò in discussione con i due imploranti. Ma la prima e forse l'unica domanda fu sulla fede: Avete fede che posso far ciò? I due ciechi naturalmente ti­spondono: Si, Signore! Allora Gesù toccò loro gli occhi, dicendo: Secondo la vostra fede avvenga a voi.E i due videro. Allora Gesù comandò con somma energia - l'evangelista usa la parola fremette, (Matteo, 9, 30) - di non parlare con nessuno del fatto; ma quelli, usciti di là con la luce negh occhi e nel cuore, ne par­larono in tutta la regione. Fu una vera disobbedienza? Vari studiosi protestanti l'hanno stimata tale; antichi Padri l'hanno giudicata un incoercibile moto di gratitudine. Forse gli antichi conoscevano il cuore umano meglio dei moderni.
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1415 - San Leonardo Murialdo


Sacerdote e fondatore : Congregazione di San Giuseppe
 
La memoria liturgica di S. Leonardo Murialdo non è stata collocata il giorno della sua morte ( "dies natalis" : 30 marzo) ma bensì il 18 maggio, per evitare che cadesse troppe volte in periodo di quaresima e quindi non potesse venire celebrata. Ciò nonostante, il "M.R." e molti calendari, collocano la festa il 30 marzo per cui il vostro servitore (gpm) presenta la composizione agiografica nelle due date.
 

Leonardo nasce a Torino il 26 ottobre 1828 in una famiglia benestante che contava ben nove figli. La sofferenza per la mancanza del padre, quando aveva appena 5 anni, gli procurò una grande sensibilità che tramutò, una volta sacerdote, in paternità spirituale per i più giovani.
Nel 1836 Nadino, come veniva chiamato, entrò nel Collegio degli Scolopi di Savona dove frequenta le scuole elementari, medie e superiori ricevendo una formazione umana e religiosa che gli sarà fondamentale per tutta la vita.
Il 6 novembre 1845 si iscrisse alla facoltà teologica dell’Università; l’8 maggio1850, anno in cui perse anche la madre, consegue la laurea in teologia; il 20 settembre 1851, nella chiesa della Visitazione, viene ordinato sacerdote.
Nell’ottobre del 1852 inizia l’attività di insegnante di religione, direttore spirituale e confessore delle allieve dell’Istituto delle Fedeli Compagne; il 26 luglio 1857 assume, per incarico di don Bosco, la direzione dell’Oratorio San Luigi a Porta Nuova; il 30 settembre è a Parigi e trascorre un intero anno scolastico nel Seminario di San Sulpizio; nell’estate del 1886 visita e studia da vicino i “Patronages” e le “Oeuvres de Jenesse” di Parigi ed alcune opere educative cattoliche e protestanti di Londra; il 13 novembre 1866 rientra a Torino e, con un sì eroico, accetta la direzione del Collegio degli Artigianelli, sull’orlo del crollo economico.
Il 24 marzo 1867 dà inizio alla Confraternita di San Giuseppe tra gli insegnanti, gli istruttori, gli educatori degli Artigianelli (è il primo passo verso la fondazione della Congregazione dei Giuseppini); il 15 dicembre 1869 invia al governo Lanza - Sella una petizione per una legislazione normativa del lavoro dei fanciulli e delle donne nelle fabbriche; il 29 giugno 1871 fonda l’Unione Operaia Cattolica.
Il 19 marzo 1873 fonda la Congregazione di San Giuseppe, istituto ecclesiastico - laico con lo scopo di educare con la pietà e con l’istruzione culturale e tecnica i giovani poveri, orfani o abbandonati o bisognosi di emendazione; nel giugno del 1876 dà inizio al giornale “La voce dell’operaio” (è il primo giornale cattolico in Italia per gli operai); nel novembre del 1876 dà avvio a Torino al primo ufficio di collocamento al lavoro per operai disoccupati; il 7 aprile 1878 istituisce il “Giardino festivo per gli operai”, oggi chiamato prosaicamente “dopolavoro”; il 15 luglio 1878 dà inizio in Vanchiglia alla Casa-Famiglia per giovani operai (la prima in Italia); nell’ottobre del 1879 propone, nell’ambito delle società operaie e cattoliche, l’istituzione d’una cassa pensioni e previdenza per vecchi inabili e infortunati sul lavoro: si realizzerà nel 1888.
Nel febbraio del 1880 promuove l’“Opera dei catechismi serali per giovani operai” (dieci anni dopo avevano frequentato tali catechismi 14 mila giovani e vent’anni dopo 35 mila); nell’ottobre del 1880 apre la Casa-Famiglia per giovani studenti delle scuole superiori e dell’università; il 21 maggio 1881 apre l’Istituto Educativo San Giuseppe in Volvera per allievi sacerdoti e maestri Giuseppini; il 20 settembre 1881 dà inizio a Rivoli Torinese al Noviziato della Congregazione di San Giuseppe; l’8 agosto 1883 primo passo dei Giuseppini fuori dal Piemonte con la fondazione del Patronato Pio IX di Venezia.
Il 1º gennaio 1884 fonda il bollettino “La buona stampa” che dirige, ed i comitati femminili per la buona stampa; nel giugno del 1884 istituisce i primi “Comitati elettorali operai cattolici”; il 6 ottobre 1889 apre il Patronato Sacra Famiglia a Oderzo (Treviso), che sarà dopo qualche anno il Collegio Brandolini Rota; il 30 settembre 1890 apre a Vicenza il Patronato Leone XIII e scrive il suo testamento spirituale che arricchisce negli anni successivi; il 16 novembre 1891 la Congregazione del Murialdo prende la direzione del Patronato San Giuseppe di Bassano del Grappa (Vicenza).
Il 24 aprile 1893, dopo grave e lunga malattia guarisce miracolosamente per intercessione di don Bosco; il 15 ottobre 1897 un grave disastro economico minaccia il Collegio degli Artigianelli; il 18 marzo 1899 un cospicuo legato, lasciato dal conte Alessandro Roero di Guarene, pone fine alla croce dei debiti che pesava sulle spalle del Murialdo fin dal 1866; il 17 luglio 1899 apre a Modena l’Istituto Sacro Cuore.
Un’attività intensa come quella del Murialdo trovava forza nella preghiera e nella consapevolezza di essere amati da Dio. Scrisse: l’uomo che prega è il più potente del mondo, la preghiera è l'anima e la forza dell'uomo. Sia fatta con umiltà, confidenza, perseveranza. Non basta, però, pregare, bisogna pregare bene, cioè con il cuore. Fu grande devoto della Madonna: Maria, Madre nostra, è la più amante, la più affettuosa delle madri. È madre di Dio, quindi ottiene tutto. È madre nostra, quindi non ci nega niente. È madre di misericordia: gettiamoci nelle sue braccia.
Il 19 marzo 1900 è la festa di San Giuseppe. Il Murialdo non si regge in piedi ed è molto affaticato e stanco. Nel pomeriggio del 24 marzo si alza per scrivere una lettera di conforto ad un ex allievo ed è costretto a ritornare a letto; muore santamente il 30 marzo 1900, rimpianto da tutti.
 
Il 3 novembre 1963 Leonardo Murialdo è stato beatificato dal Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978) e proclamato santo, dallo stesso Papa, il 3 maggio 1970.
 
Significato del nome Leonardo: “forte come leone, valoroso” (latino e tedesco).
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giovedì 29 marzo 2012

1414 -Commento al Vangelo del 29/3/2012


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (8,51-59)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Fa un po’ effetto sentire da Gesù accuse veramente forti ai suoi nemici, i Giudei, indicati da Lui come persone apostate che non conoscevano Dio. Per Gesù i Giudei che Lo perseguitavano erano seguaci della Legge e non dell’Amore di Dio, si accontentavano dell’osservanza esteriore senza rientrare in se stessi e conoscersi intimamente.
È anche vero che l’Amore lo portò nel mondo il Signore, gli ebrei potevano elevarsi con i Salmi, preghiere e lodi a Yahvè. Erano gli ebrei praticanti a lodare Dio e a ringraziarlo con profondo rispetto. Gesù si ritrova invece a discutere con persone senza amore, cercavano il pretesto per condannarlo, cercavano la pagliuzza che non c’era in Gesù mentre trascuravano la trave impressa e bene in vista sulla loro fronte.
Quanto è facile incontrare persone che accusano sempre gli altri e non riescono mai a guardarsi dentro!
Il Vangelo di oggi è una profonda e vibrante catechesi di Gesù sulla conoscenza del Padre e l’osservanza della sua Parola. Facendo un’analisi dei dialoghi, sembra difficile la percezione dei suoi insegnamenti a Giudei indottrinati sull’unico Yahvè. Per essi non esisteva e non esiste che un Dio solo, ma Gesù alle parole accompagna le sue opere, questo è l’aspetto importante che cambia tutto.
Gli antichi Profeti annunciavano le parole rivelate da Yahvè senza compiere i miracoli di Gesù, e anche per loro erano riservati oppressioni e vessazioni, nessun Profeta fu risparmiato dagli ebrei sordi alla volontà di Dio. I Profeti predicavano e in cambio ricevevano persecuzioni e parolacce.
Proprio Gesù non poteva schivare il trattamento che gli ebrei riservavano a quanti annunciavano la conversione.
Gesù viene accusato di essere addirittura posseduto da satana: “Ora sappiamo che sei indemoniato”. Non fu questa l’accusa più umiliante, certamente sacrilega e maliziosa. Chi fa del bene e ridona la vita viene indicato come indemoniato, e allora chi compie strage di anime, cos’è?
Personalmente provo molto dolore per le accuse perfide contro Gesù e l’astio velenoso alla sua Persona, e in tutti i tre anni assaporò fiele e persecuzioni. Chi conosce bene il Vangelo e ha meditato lungamente e con amore le parole e le opere di Gesù, ha certamente un maggiore discernimento sui fatti che avvengono in questo mondo. È Gesù la spiegazione di ogni cosa se tutto viene riferito a Lui, se invece si cercano spiegazioni razionali e molto istintive, si è bravi solo a stravolgere tutto.
Ho già scritto che è un dono di Gesù quando Egli rivive la sua vita in un’anima privilegiata, che non è necessariamente una santa per il mondo cieco ed egoista. Quanto avvenuto a Lui nella sua vita si ripete in quell’anima e può arrivare fino alla crocifissione, le stimmate. Pensiamo alle anime mistiche (uomini e donne) che espiano nel nascondimento i peccati del mondo, ricevendo in cambio incomprensioni e umiliazioni. Oppure ai Santi che hanno donato tutto a Gesù: San Pio da Pietrelcina, San Francesco d’Assisi, Santa Rita da Cascia, Santa Teresa d’Avila, ecc.
Hanno ricevuto umiliazioni impensabili, mentre facevano del bene a tutti.
Questo è il cristiano, così dobbiamo vivere noi, dobbiamo essere anche pronti a ricevere condanne morali che sono più dolorose delle pietre. Il Signore patì anche questo effettivamente: “Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di Lui; ma Gesù si nascose e uscì dal Tempio”.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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1413 - San Guglielmo Tempier

Vescovo di Poitiers (F) 


Guglielmo Tempier fa parte di quella schiera di santi per i quali non ci sono molte notizie, ma la sua festa, da secoli, è al 29 marzo e alla stessa data è riportato nel “Martirologio Romano”.
 Non si sa quando e dove nacque, si crede a Poitiers (Francia), perché egli era Canonico Regolare a S. Ilario di Poitiers e divenne vescovo della stessa città nel 1184, come lo testimonia un documento di quell’anno.
 Viene ricordato soprattutto per il coraggio dimostrato nel difendere i diritti e le proprietà della sua Diocesi, anche questo è affermato in un documento del 1185, che lo indica come difensore contro i persecutori della Diocesi, e dotato di virile pazienza.
 E ancora nel 1191 è indicato come “Guglielmo il forte”; nello stesso anno costrinse uno dei suoi vassalli a prestargli il dovuto omaggio; non bisogna dimenticare che si era nel Medioevo, quindi i costumi generali dell’epoca, facevano assumere atteggiamenti, per noi oggi incomprensibili.
 Dopo tredici anni d’intenso episcopato, morì il 29 marzo 1197 e fu sepolto nella Chiesa di S. Cipriano. Il vescovo Guglielmo Tempier, che in vita era stato fortemente contrastato dai notabili della diocesi, da morto fu onorato come un santo, indice che, al di là della energia espressa nel condurre la vita amministrativa e allora anche politica della Diocesi, egli, in campo pastorale, fu un grande vescovo, attento alla vita spirituale dei fedeli, ai quali era di integerrimo esempio.
Il popolo di Poitiers si recava alla sua tomba per essere guarito dalle emorragie.
Significato del nome Guglielmo: “la volontà lo protegge” (tedesco).
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mercoledì 28 marzo 2012

1412 - Commento al Vangelo del 28/3/2012


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (8,31-42)
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Oggi Gesù ci spiega che la Verità del suo Vangelo deve essere proclamata sempre e ovunque, non c’è limite né minaccia che possano fermare i veri apostoli. C’è invece la prudenza che consiglia l’opportunità di agire in un determinato momento piuttosto che in un altro. Alla prudenza spirituale si arriva dopo un lungo cammino di preghiera e di rinnegamento.
Come potete leggere, ripeto spesso la parola rinnegamento, una parola che mette un forte senso di ripugnanza in molti cristiani che seguono il dolce vangelo della propria ragione. Lo hanno creato assecondando i loro desideri e si trovano bene dopo avere ucciso anche la loro coscienza. L’anima si trova in uno stato comatoso ma si illudono di seguire il Signore Gesù e di amare la Madonna.
So che probabilmente qualcuno dei nostri parrocchiani fatica a riconciliarsi con la parola rinnegamento, ed è più che comprensibile, non si diventa in un giorno anime spirituali e non si vincono i vizi in poco tempo. Soprattutto, non si riesce a cambiare mentalità repentinamente. Ognuno ha bisogno del suo tempo di crescita, ma deve manifestarsi questo cambiamento nelle parole e nelle opere. Non si può rimanere sempre con gli stessi vizi e gli stessi peccati.
O meglio, ognuno è libero di agire come vuole, ma non starà seguendo Gesù sulla Via del rinnegamento. C’è sempre questo benedetto rinnegamento all’inizio del vero cammino spirituale e che poi deve accompagnarci per tutta la vita. Questa è l’unica condizione per rimanere nel Cuore di Gesù: “Rimanete in Me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in Me” (Gv 15,4).
“Se rimanete in Me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15,7).
Ho sottolineato nuovamente l’importanza del rinnegamento perché solo da questa porta si accede alla Verità di Dio, solo così si può diventare veritieri, sinceri, onesti. A questo ci porta il rinnegamento, che è l’azione di rinnegare, ripudiare, rifiutare il peccato e il dominio dei vizi sulla persona.
Quando Gesù oggi ci dice: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”, indica che dopo avere conosciuto profondamente la sua Persona (vivendo il Vangelo) è necessario lottare contro i nostri vizi, agire in modo opposto alla mentalità vecchia che portiamo dentro e rinascere nuovamente nello Spirito di Dio. La domanda che ognuno deve porsi è questa: voglio rinascere spiritualmente?
Cosa blocca il nostro amore totale a Gesù? Il mancato e pieno abbandono all’Amore del Padre celeste! La conseguenza è un amore minimo al Figlio: “Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste”.
Abbiamo letto la testimonianza di ieri, sconcertante e incredibile, questo immorale Padre X probabilmente non ha Dio per Padre, e non compie le opere del Vangelo, è assolutamente incapace di tornare indietro se non per mezzo della Grazia di Dio. E Dio è misericordioso, in modo infinito lo è, ma quel Padre X come potrà trovare la capacità per redimersi? (se qualcuno volesse il testo cui si fa menzione può mettere la richiesta come commento a questo post)
Il guaio serio è il perdurare della sua azione immorale nei confronti di altre donne, mi è stato detto che segue spiritualmente numerose donne e due volte l’anno và a Medjugorje. Apriamo una riflessione su questo punto: hanno ragione quanti attaccano Medjugorje se poi un Padre X che plagia le donne per fare sesso si presenta come devoto della Madonna e seguace di Medjugorje? L’errore che fanno è quello di confondere la presenza della Madonna con gli abusi di certi devoti che magari vanno per fini diversi o per una gita turistica!
Vivere nella Verità significa non nascondere più gli scandali e dare anche ai deboli la vera conoscenza dei fatti per farli maturare e scoprire che la Chiesa è sempre Santa ma qualcuno non vuole diventarlo. Tacere è ipocrisia e rafforzare l’azione di satana, forte e subdolo quando agisce nel nascondimento. Con la testimonianza della donna molti conoscono in quale pericolo potrebbero imbattersi.
Oggi qualcuno mi ha scritto come mai il suo Superiore non ha agito con determinazione e perché la donna insieme al marito non hanno proseguito la loro denuncia. Osservazioni giuste, anche in questo caso ognuno dà una risposta secondo la sua spiritualità, determina con la sua testa fatti che conosce poco e che non ha vissuto… Trascrivo alcune riflessioni:
“Non capisco perché i superiori abbiano paura: denunciarli per che cosa? Se ci sono le registrazioni.... Mah! Non capisco nemmeno come faccia una persona adulta, religiosa e sposata a cadere in questa trappola. A me è successo due volte, con due sacerdoti diversi, che in questi confessionali moderni a vista (bisognerebbe ripristinare le grate!) mi prendessero le mani e mi accarezzassero il volto. Io sono rimasta entrambe le volte come uno stoccafisso, non ho gradito, non ho detto niente per rispetto del sacramento, ho tagliato corto e non mi sono mai più confessata con loro. Uno dei due è poi scomparso da quella parrocchia: si vede che lo hanno mandato via. (Giusi Quaranta)”.
“Non ho parole, una storia disgustosa, ma ciò che mi preoccupa è che probabilmente  ci saranno tanti casi analoghi di cui nessuno parla e che nessuno confessa! Che tristezza! (Maria Grazia Pancione)”.
Da quanto ho conosciuto al telefono, il Superiore ha chiesto una denuncia scritta alla donna e a suo marito (nonostante la registrazione telefonica inequivocabile e indiscutibile), ma nel frattempo Padre X ha minacciato marito e moglie, ha intimato di rinunciare altrimenti li avrebbe denunciati alla magistratura. Reazione agitata e maliziosa! E qui ci troviamo dinanzi un caso di coscienza: proseguire, mettendo la famiglia e la stessa donna in pasto ai mass-media oppure tacere per evitare uno scandalo pubblico?
Ognuno di voi nei panni della coppia sceglierebbe secondo coscienza, per questo non si deve condannare nessuno, e non si può obbligare la donna a rivelare pubblicamente i suoi peccati.
Riguardo gli errori della donna, è stata certamente plagiata e resa incapace di capire, ma le sue responsabilità ci sono eccome. Meno male che Dio non giudica con il metro umano… per questo il pentimento della donna è stato accolto e la sua vita da penitente ravveduta le permette di riparare gli errori. Pensate a cosa succede a quanti entrano tra i testimoni di Geova: rinnegano il coniuge, dimenticano i familiari e i parenti, si mettono contro gli amici più cari. È il lavaggio del cervello a trasformarli.
Questa donna ha subito una manipolazione sconcertante e abominevole. Lui l’ha fatta innamorare dicendole che era volontà di Dio, lei non è stata capace di reagire ed è diventata complice. Sono stati commessi peccati di una gravità spaventosa, ma lasciamo a Gesù il compito di giudicare secondo verità e giustizia.
Peccare in questo modo con un Sacerdote è gravissimo, lo puntualizzo con maggiore chiarezza, l’attenuante della donna è la circonvenzione con false rivelazioni di Gesù e della Madonna insieme a lusinghe per ottenere prima la sua volontà e poi tutto il resto. Ma non giudichiamo nessuno, preghiamo invece ogni giorno per tutti i peccatori.
“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Gv 8,7).

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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1411 - San Giuseppe Sebastiano Pelczar


Vescovo di Przemyśl, fondatore : Ancelle del Sacro Cuore di Gesù
 
Giuseppe Sebastiano (Jósef Sebastian) Pelczar nacque il 17 gennaio 1842 a Korczyna, un piccolo paese ai piedi dei monti Carpazi, presso Krosno (PL). Passò l’infanzia nel paese natio, crescendo in un’atmosfera permeata dall’antica religiosità polacca che regnava nella casa dei suoi genitori, Adalberto e Marianna Mięsowicz. Questi accortisi presto dell’intelligenza eccezionale del loro figlio, dopo due anni trascorsi nella scuola di Korczyna, lo inviarono a proseguire gli studi in quella di Rzeszów e in seguito al ginnasio.
Mentre era studente ginnasiale, Giuseppe Sebastiano prese la decisione di dedicarsi al servizio di Dio, poiché come possiamo leggere nel suo diario, gli ideali terreni impallidiscono, l’ideale della vita lo vedo nel sacrificio e l’ideale del sacrificio lo vedo nel sacerdozio”. Completato il sesto anno di scuola entrò nel Seminario Minore e, nel 1860, iniziò gli studi teologici presso il Seminario Maggiore di Przemyśl.
Il 17 luglio del 1864 venne ordinato sacerdote, e per un anno e mezzo fu vicario della parrocchia di Sambor. Negli anni 1866-1868 proseguì gli studi a Roma contemporaneamente nel Collegium Romanum (oggi Università Gregoriana) e nell’Istituto di Sant’Apollinare (oggi Università Lateranense), dove, oltre ad acquisire una profonda cultura, sviluppò un grande e mai sopito amore per la Chiesa e per il suo capo visibile, il Papa.
Subito dopo il ritorno in patria, fu docente nel Seminario di Przemyśl e in seguito, per 22 anni, professore dell’Università Jaghellonica di Cracovia. Come professore e preside della Facoltà di Teologia si guadagnò la fama di uomo illuminato, di ottimo insegnante, di organizzatore e amico dei giovani. Un segno di riconoscimento da parte della comunità accademica fu indubbiamente la sua nomina a rettore della Almae Matris di Cracovia (1882-1883).
Don Pelczar non si limitò soltanto a svolgere un lavoro scientifico, ma si dedicò con passione anche ad attività sociali e caritative. Diventò membro attivo della Società di S. Vincenzo de’ Paoli e della Società dell’Educazione Popolare della quale fu preside sedici anni. In quel periodo, la Società dell’Educazione Popolare fondò centinaia di biblioteche, organizzò molti corsi gratuiti e distribuì tra la gente più di centomila libri, come pure aprì una scuola per le persone di servizio.
 
Nel 1891, per iniziativa di Don Pelczar, venne fondata la Confraternita della Santissima Maria Vergine Regina della Polonia, che, oltre agli scopi religiosi, svolgeva funzioni sociali, come l’aiuto agli artigiani, ai poveri, agli orfani e ai servi malati, e specialmente a quelli disoccupati.
Sotto la spinta dei gravi problemi sociali del tempo, sicuro di interpretare la volontà di Dio, nel 1894 fondò a Cracovia la Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, ponendo come suo carisma la diffusione del Regno dell’amore del Cuore di Gesù. Era suo desiderio che le suore della nuova Congregazione diventassero segno e strumento di tale amore verso le ragazze bisognose, i malati e quanti avessero bisogno di aiuto.
Nel 1899 venne nominato vescovo ausiliare di Przemyśl e un anno dopo, in seguito alla morte di Mons. Luca Solecki, Ordinario di quella Diocesi della quale per venticinque anni ne fu un pastore zelante, promuovendo il bene delle anime a lui affidate.
Nonostante le condizioni di salute non buone, il vescovo Pelczar si dedicò con impegno instancabile ad attività religiose e sociali. Per ravvivare nei fedeli lo spirito della fede visitava spesso le parrocchie, si prodigava per accrescere il livello morale e intellettuale del clero dando egli stesso l’esempio di una profonda pietà che si esprimeva nel culto del Sacratissimo Cuore di Gesù e della Madonna. Essendo un ardente adoratore del Santissimo Sacramento, invitava i fedeli a partecipare assiduamente alle funzioni eucaristiche. Grazie ai suoi sforzi, durante il suo episcopato crebbe il numero di nuove chiese, di cappelle e vennero restaurate molte delle chiese più vetuste. Malgrado una situazione politica sfavorevole, presiedette tre sinodi diocesani ponendo le basi giuridiche per diverse nuove iniziative e rendendole in tal modo più stabili e durature.
Il vescovo Giuseppe Sebastiano Pelczar si immedesimò nei bisogni dei suoi fedeli ed ebbe molta cura degli abitanti più poveri della sua diocesi. I giardini d’infanzia, le mense per i poveri, i ricoveri per i senza tetto, le scuole d’avviamento professionale per le ragazze, l’insegnamento gratuito nei Seminari per i ragazzi poveri: sono soltanto alcune delle opere nate grazie alle sue iniziative. In particolare, ebbe molto a cuore la condizione degli operai, i problemi dell’emigrazione, molto attuali in quel periodo, e quelli dell’alcoolismo. Nelle lettere pastorali, negli articoli pubblicati ed in altri numerosi interventi, indicava sempre la necessità di attenersi fedelmente all’insegnamento sociale del Papa Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903).
Dotato da Dio di singolari doti non soffocava le sue capacità ma le moltiplicava e le faceva fruttare. Fu un lavoratore instancabile. Ne dà prova, tra l’altro, la sua ricchissima eredità letteraria di cui fanno parte numerose opere teologiche, storiche e di diritto canonico, nonché manuali, libri di preghiere, lettere pastorali, discorsi e omelie.
Il vescovo Giuseppe Sebastiano Pelczar morì la notte tra il 27 e il 28 marzo del 1924 lasciando il ricordo di un uomo di Dio che, nonostante i tempi difficili in cui ebbe a vivere ed operare, faceva sempre la volontà del suo Signore.
Don Antonio Bystrzonowski, suo alunno e successore sulla cattedra universitaria, nel giorno dei funerali disse: Il defunto vescovo di Przemyśl ha unito nella sua persona gli attributi e i talenti più belli e cioè uno zelo pastorale indistruttibile, lo spirito di iniziativa, il dinamismo d’azione, il lume di una grande scienza e una santità di virtù ancora più grande. È stato esempio luminoso di eccezionale laboriosità e di entusiasmo sempre giovanile.
 
Il 2 giugno del 1991, durante il quarto pellegrinaggio in patria, il Beato Giovanni Paolo II(Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) ha iscritto nell'albo dei beati il vescovo Giuseppe Sebastiano Pelczar e, il 18 maggio 2003, a Roma, lo stesso Papa lo ha canonizzato.
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Medaglia di San Benedetto