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martedì 21 febbraio 2012

1326 - Commento al Vangelo del 21/2/2012

+ Dal Vangelo secondo Marco (9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». 


Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
In questa Parola di oggi mi colpisce un’affermazione di San Marco: “Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo”. Gli Apostoli erano in cammino in tutti i sensi, oltre il viaggio che stavano compiendo con Gesù per raggiungere Cafarnao attraversando la Galilea, erano impegnati nel cammino di comprensione degli insegnamenti di Gesù.
Da una parte gli Apostoli erano frastornati, si trovavano a vivere una storia bella e difficile da interpretare, gli insegnamenti di Gesù erano innovativi e ribaltavano la Toràh ebraica e, quindi, dall’altra parte occorreva rivedere la tradizione giudaica. Il lavoro di abolire quella parte della Bibbia che Gesù completava con le sue parole, non era semplice per uomini non molto capaci culturalmente.
Gesù non è venuto ad abolire ma a completare la Rivelazione antica. Il suo Vangelo ha portato la novità dell’Amore e del perdono.
Il lavoro principale Gesù lo doveva compiere nei cuori degli Apostoli, in essi doveva avvenire una vera rivoluzione interiore, un ribaltamento della mentalità e l’accoglienza di una nuova parola. Un lavoro difficile, dobbiamo comprendere la buonafede di questi uomini buoni e abbandonati alla volontà di Gesù. Tutti gli Apostoli erano buoni, tranne Giuda Iscariota.
Quando Gesù parlava a loro preannunciando eventi dolorosi, questi uomini ancora molto grezzi ed impreparati non capivano, non riuscivano ad associare la sconfitta in croce di Gesù con la sua Divinità e la forza assoluta nel compiere miracoli straordinari.
Anche noi al posto loro avremmo avuto dubbi e disorientamenti. Anche noi forse non avremmo ricordato le risurrezioni operate da Gesù in varie circostanze. Se aveva risuscitato Lazzaro dopo quattro giorni dalla morte, non poteva Egli stesso risorgere dopo tre giorni, anticipando addirittura un giorno?
Però gli Apostoli non capivano per incapacità, oggi moltissimi teologi non capiscono il Vangelo perché lo rifiutano.
Emerge dal Vangelo che Gesù accetta gli Apostoli così come sono, li capisce bene, conosce perfettamente l’interiorità spirituale, virtù e vizi, e mostra una grande pazienza, espressione del suo Amore infinito. Voglio evidenziare che Gesù ha pazienza sia con undici Apostoli buoni sia con la pecora nera, l’Apostolo che poi Lo tradirà.
Allo stesso modo, oggi Gesù ha pazienza verso tutti, buoni e cattivi, vuole salvare anche i più peccatori.
I buoni rispondono al suo Amore mentre i cattivi continuano nelle loro opere e spezzano ogni comunicazione con Dio. Non comprendono che la vera vita non è l’esaltazione mondana, passa per la croce nel senso che la sofferenza merita accoglienza senza ribellarsi e senza abbandonare la preghiera. Gesù non vuole assolutamente che soffriamo, vuole che siamo pieni di gioia e sani in tutti i sensi, ma quando arriva una croce non bisogna protestare.
Gesù parla della sua morte per far capire che la vera gloria arriva attraverso la vittoria con la preghiera sulle sofferenze.
E quando gli Apostoli ragionano umanamente e discutono in segreto sui primi posti da occupare, Gesù spiega che è grande chi si fa ultimo, che vive nell’umiltà e mortifica la superbia. Proprio ieri abbiamo meditato le parole della Madonna a Medjugorje:
“Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’Amore di Dio.
Solo un’anima umile diviene un paradiso, perché in essa c’è mio Figlio”.
Gesù invita gli Apostoli a diventare servitori di tutti, insegnamenti che il Papa Benedetto XVI continua a ripetere ai Cardinali e a tutti i Vescovi. Diventare semplici e piccoli nello spirito è la condizione per compiere questo cammino di rinascita spirituale, è come una risurrezione, una nuova vita seguendo gli insegnamenti del Vangelo.
Ogni vero cammino spirituale avviene sotto la protezione e l’aiuto della Madonna.


Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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