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domenica 23 ottobre 2011

1143 - Commento al Vangelo di oggi 23/10/2011, domenica 30^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande Comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo Comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Cristianesimo ci invita alla gioia. Sbagliano ingenuamente quelli che interpretano il Vangelo come una Legge severa e penitente, quindi cupo e quasi senza gioia. Al contrario, i più grandi penitenti sono stati sempre gioiosi, emanavano pace e serenità.
Anche se occorre distinguere i momenti di raccoglimento e di preghiera, da quelli del dialogo e ricreativi. Per esempio il grande Padre Pio nell’ora di svago della sera quando si intratteneva con i figli spirituali nell’orto del convento, raccontava barzellette spirituali che arrecavano gioia e riflessione sulla morale che contenevano.
La gioia è la caratteristica espressiva del cristiano.
La gioia però non è quell’allegria sciocca o l’atteggiamento festaiolo che in realtà manifestano dissipazione e superficialità. La gioia si esprime soprattutto con un sorriso quieto sul viso e con una docilità attenta nel dialogo con gli altri. Non bisogna scambiare la gioia del Vangelo con la risata degli sciocchi che vogliono rallegrare i momenti di preghiera con barzellette e racconti inadatti.
La tristezza invece scaturisce dall’egoismo, dall’ansiosa ricerca di compensazioni, disinteressandosi delle cose di Dio e cercando l’appagamento esclusivamente personale. Questa tristezza presente in qualcuno che frequenta un gruppo di preghiera o una parrocchia, diventa invidia nei confronti di altre persone. E l’invidia è una gran brutta cosa…
L'invidia è un sentimento nei confronti di un'altra persona o gruppo di persone che possiedono qualcosa (concretamente o metaforicamente) che l'invidioso non possiede (o che gli manca).
La gelosia mette ansia ed incertezza nell'essere umano, è causata dal timore che la persona amata sia voluta da altri, o che essa preferisca altri. Più in generale è causata dalla paura di perdere quello che si pensa di avere.
L’egoismo fa pensare solo a se stessi, non c’è alcuna forma di preoccupazione verso gli altri, e l’espressione facciale è quasi sempre dipinta di tristezza. Invece per i cristiani la gioia è un’autentica necessità. Se l’anima è piena di gioia cristiana, vola con l’amore verso Dio e si dona ai fratelli con grande carità.
È il cuore allegro a permetterci di compiere grandi imprese spirituali.
Chi rimane schiacciato dal suo atteggiamento chiuso, ipocrita, egoista, non conosce la gioia cristiana, fonte della pace interiore e dell’amore puro e sincero verso tutti. È una condizione che non si può inventare o esibire fintamente, la gioia cristiana o c’è o non si può creare.
La tristezza è un’oppressione per chi ne è colpito, e purtroppo non solamente nell’anima in quanto la tristezza corrode all’interno di un organismo che col tempo accusa gli effetti dannosi del pessimismo. Chi somatizza l’ansia, la tristezza, il dolore dell’invidia, non vive bene e prima o poi ricorrerà a medicine consistenti.
Dalla tristezza derivano tutti gli altri mali, ma la tristezza da valutare non è essenzialmente quella che spesso molte persone portano stampata sul volto, si deve invece intendere quella impressa nell’anima. Moltissime persone per ipocrisia o per un atteggiamento tutto sommato positivo, mostrano un sorriso permanente, ma non è quel sorriso a indicare la gioia cristiana. La vera gioia si esprime anche senza parlare o senza accentuare l’allegria.
La gioia cristiana sgorga dal cuore ed illumina tutta la persona.
Quanta gente famosa si mostra sempre sorridente in televisione, mentre l’anima è spenta e paralizzata, desiderosa di fuggire via da quel corpo? E questa gente è costretta a ricorrere alle droghe e a tutta l’immoralità possibile per provare un momento di follia e mai di gioia. Gente ricchissima che non può comprare la vera gioia cristiana, perché non ha un prezzo.
Quando seguo il telegiornale mi accorgo che quasi tutte le anime dei personaggi che compaiono sono morte spiritualmente, non pregano Gesù e non c’è alcuna traccia di vera gioia cristiana e di pace interiore. In televisione ridono e parlano con scioltezza perché è il loro copione, non appena si spengono le telecamere molti di essi devono ricorrere alle droghe, al sesso impazzito, all’alcool, ad ogni forma di immoralità per illudersi di provare un momento di gioia.
Non è il denaro, il successo, il potere a dare la felicità dei figli di Dio. Il denaro è indispensabile per vivere dignitosamente ma quando si cerca con tutti i mezzi disonesti diventa una vera maledizione.
La vera felicità non si raggiunge con una vita comoda, è il cuore innamorato di Gesù e della Madonna ad irradiare in tutta la persona fasci luminosi di letizia ed equilibrio, ed anche la salute fisica ne acquista grandissimo benessere.
Molte malattie fisiche scaturiscono da squilibri spirituali.
Invece il cuore di chi cerca il Signore Gesù è sempre allegro e gioioso.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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