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giovedì 1 settembre 2011

1080 - Commento al Vangelo di oggi 1/9/2010

+ Dal Vangelo secondo Luca (5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questo episodio galvanizza i cristiani, ma non tutti. Non solo Sacerdoti, ci sono anche Prelati convinti di poter fare da soli o comunque non hanno mai avuto modo di capire la necessità della presenza di Gesù nelle loro opere. Ci sono molte ragioni per non capire la necessità di agire insieme a Gesù, per esempio, la durezza o insensibilità del cuore. La persona non si accorge del cuore indurito, ma agisce senza amore e in piena opposizione alla misericordia del Vangelo. Si crea un proprio vangelo, privo di amore e di misericordia. Risulta strano a molti vedere determinate persone celebrare la Santa Messa e poi nella vita non vivono il Vangelo. L’apostasia del cuore è la perdita della Fede, significa che non avvertono più nel cuore alcun interesse per Gesù e la Chiesa. È la durezza del cuore a rifiutare le cose di Dio, perché il cuore insensibile respinge le cose spirituali, le aggredisce, si ribella per tuffarsi nella bieca depravazione.
Chi si ritrova un cuore insensibile o indurito, rifiuta la preghiera e si allontana dalla Verità.
Si convince di poter fare da solo, il più delle volte addirittura la convinzione agisce a livello inconscio, neanche più si pensa al distacco da Gesù e i motivi che ne causano quel distacco. E il cristiano che agisce senza Gesù, fatica inutilmente nella vita. Chiaramente può raggiungere traguardi eccellenti ma senza la vera gioia interiore, senza sentire l’intima presenza di Gesù, senza la sua benedizione. E tutto può succedere quando non c’è Gesù nella nostra vita.
Almeno Pietro e gli altri potevano dire a Gesù con molta sincerità: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”.
Contando sulle loro indubbie capacità di pescatori, non avevano preso nulla, avevano lavorato inutilmente, i pesci scappavano non appena intravedevano le loro reti. Tra i pesci c’era un’intesa più forte del passaparola… Tutta la notte ad attendere l’arrivo dei pesci, sicuramente senza pregare perché ancora molto inesperti nella preghiera. Tutto cambia quando ascoltano Gesù: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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