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lunedì 1 agosto 2011

1038 - Commento al Vangelo di oggi 1/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (14,22-36)
Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ieri abbiamo visto che Gesù non rimane insensibile alle nostre richieste, Egli sazia ogni invocazione dell’uomo, a condizione che ritorni a pregare e a vivere da cristiano. L’uomo è continuamente affamato di tante cose, si sazia di ogni nefandezza immorale e non riesce più a trovare la capacità di pensare e di rivolgersi al Signore.
Il punto fermo è la risposta di Gesù alle nostre invocazioni: siamo sicuri che possiamo sempre contare sulla Grazia del Signore, a condizione che lasciamo il peccato e ogni opera corrotta.
Oggi nella memoria liturgica di Sant’Alfonso Maria dè Liguori, la prima lettura del Libro dei Numeri ci presenza la condizione un po’ disagiata del popolo di Israele dopo l’uscita dall’Egitto, la sua ribellione e l’invocazione di Mosè piena di Fede. Trovo interessante focalizzare queste due espressioni per poi ritornare al Vangelo.
«In quei giorni, gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: “Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna”. La manna era come il seme di coriandolo e aveva l'aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l'olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull'accampamento, cadeva anche la manna».
Notiamo l’ingratitudine degli israeliti dopo la liberazione della schiavitù a cui erano sottoposti, in una condizione umiliante. L’intervento di Dio piace a metà, non appena si trovano nel deserto vogliano mangiare come prima, dimenticando presto cosa aveva compiuto il Signore per liberarli dalle catene degli egiziani. Dio aveva previsto anche la fame degli israeliti, Dio non improvvisa nulla.
Il popolo ha fame e Dio interviene con un prodigio straordinario: fa cadere la manna insieme alla rugiada e nessuno riesce a spiegare questo miracoloso intervento di Dio, si lamentano perché mangiavano lo stesso cibo, peraltro arrivato senza alcuno sforzo da parte loro. “Aveva il sapore di pasta con l'olio”, quindi un cibo apprezzabilissimo, considerando che l’episodio avvenne circa tremilatrecento anni fa. Anche oggi la pasta con l’olio è un piatto nobilissimo.
Questa ribellione del popolo induce Mosè a pregare Dio con afflizione, aveva obbedito pienamente alle parole di Dio e si ritrova un popolo rivoltoso. La sua preghiera è veramente commovente: “Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!”.
La fiducia di Mosè verso Dio sarà ricompensata abbondantemente.
Riguardo la manna vediamo che Dio interviene sempre a favore di quanti Lo invocano, nessun israelita rimase digiuno, solo la mancata docilità faceva desiderare un altro cibo. È il comportamento di chi non riesce a mortificarsi e non mangia se non ha davanti un determinato cibo preferito.
Riguardo Mosè, questo grande Profeta e Santo divenuto a ottant’anni docile ai comandi di Dio, con vera umiltà manifesta la sua incapacità di sostenere un incarico gravoso e si rivolge a Dio con una preghiera efficace. Sarà poi Gesù a portare il peso dell’umanità, ad accettare la morte al posto dei peccatori.
Nel Vangelo di oggi troviamo i discepoli agitati e pieni di paura nel vedere Gesù camminare sul mare. La loro paura è immotivata, la vicinanza di Gesù non li aveva ancora resi coraggiosi. È Gesù ad invitarli ad agire con Fede: “Coraggio, sono Io, non abbiate paura!”. Sono le stesse parole che Egli ripete a noi quando siamo in difficoltà, quando la paura verso l’ignoto prende il sopravvento.
Nella sofferenza o nell’agitazione occorre pregare con fiducia per ritrovare la forza e la calma. L’ottimismo non deve mai abbandonarci, un cristiano che prega e ha molta Fede è anche ottimista. È un ottimismo che ci spinge ad essere esigenti con noi stessi e a corrispondere sempre alle chiamate di Dio.
Gesù ci è sempre vicino quando Lo chiamiamo, e a noi basta chiamarlo, mentre allora molti cercavano di toccarlo per ricevere Grazie e miracoli. Ma tutti quelli che riuscivano a toccare Gesù, risolvevano i loro drammi.
“Quanti toccarono il lembo del suo mantello furono guariti”.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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