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sabato 2 aprile 2011

923 - Vita di Gesù (paragrafi 99-101)

§ 99. Un giudizio generale non si potrebbe dare, ed è necessario riportarsi a singoli casi. Molto spesso si tratta certamente di cita­zioni di vangeli canonici fatte, non con quell'aderenza letterale che oggi sarebbe di rigore, bensì in maniera larga e oratoria, si da mi­rare al concetto sostanziale più che alla parola materiale. Altre volte sembra che la citazione, specialmente se contiene una parti­colarità biografica, sia tolta da qualche scritto privato di edifica­zione, o anche da qualche apocrifo perduto. In altri casi potrà dipendere da una tradizione soltanto orale, senza però che oggi si possa decidere se quella tradizione risalisse veramente alle origini oppure fosse una pia elaborazione cristiana. In conclusione, pur rimanendo la possibilità astratta che taluni Agrafa siano autorevoli, la rispettiva dimostrazione è assai difficile a raggiungersi. Questa generica diffidenza è giustificata anche di fronte a taluni brevi tratti particolari, contenuti solo in qualche codice del Nuovo Testamento ma ignoti a tutti gli altri antichi documenti. Ad esem­pio, il codice D detto di Beza, del secolo VI, al passo di Luca, 6, 4, soggiunge questo tratto: In questo stesso giorno, avendo (Gesù) visto un tale che lavorava di sabbato, gli disse: Uomo, se tu sai ciò che fai, sei beato; se poi non lo sai, sei maledetto e trasgressore della Legge. Tanto caratteristica è l'idea qui espressa, quanto è singo­lare il tratto che l'esprime, ignoto a tutti gli altri codici. Un'altra celebre aggiunta, caratteristica e del tutto solitaria, è quella con­tenuta nel manoscritto W (Freer) e messa appresso a Marco, 16, 14. Anche per questi tratti speciali di solitari codici, in forza delle stesse ragioni accennate sopra, sarà ben arduo dimostrare che l'autenti­cità astrattamente possibile debba considerarsi nei singoli.



§ 100. Una messe abbondante è fornita anche dai Logia, che si stanno ricuperando da un quarantennio e talvolta raggiungono una notevole ampiezza. Se ne ritrovarono già a Banhesa, l'antica Ossirinco (pubblicati da Grenfeli e Hunt nella collezione Oxyrhynchus Papyri, dal 1897 in poi); in seguito l'Egitto ha largheggiato, oltreché con antichissimi papiri (Chester Beatty) strettamente neotestamentari, an­che con altri che contengono sia brevi sentenze staccate, sia passi più ampi e ben connessi. Quest'ultimo è il caso del papiro (Egerton) pubblicato come ”frammenti di un Vangelo sconosciuto” da Idris Belì e Skeat nel 1935, e che risale ad un'antichità eccezio­nale, essendo certamente non posteriore e forse anteriore alla metà del secolo II. Gli altri Logia si distribuiscono in genere fra i seco­li Il e III, ma sono costituiti da sentenze staccate e brevi che di solito cominciano con le parole: “Dice Gesu'...” E’ stato supposto che il papiro (Egerton) del “Vangelo sconosciuto” contenga una parte dell'apocrifo Vangelo degli Egiziani (§ 96); l'o­pinione è discutibile, mentre è certo che il suo contenuto dipende più o meno direttamente dai quattro vangeli canonici, e special­mente da Giovanni. I restanti comuni Logia, invece, sono avanzi del naufragio che ha sommerso antiche raccolte di detti di Gesù: i cristiani dei primi secoli componevano quelle raccolte a proprio uso privato, estraendone il materiale da varie parti, anche dai vangeli apocrifi, non senza adattarlo e modificarlo secondo le attitudini e gli scopi personali. Quando i primi di tali Logia cominciarono a tornare alla luce, pa­recchi studiosi li giudicarono reliquie di antichi repertori anteriori ai vangeli canonici, e da cui questi dipenderebbero: credettero quin­di d'entrare in possesso parziale o dei Logia di Matteo, di cui parlerebbe Papia (§ 114 segg.), o degli scritti di quei molti che secondo Luca (1, 1-4) avevano narrato prima di lui i fatti di Gesù. Ma, purtroppo, quella rosea ipotesi e l'entusiasmo che l'accompagnava non erano giustificati. Oggi, che il materiale è notevolmente cre­sciuto e si può giudicare con migliore cognizione di causa, l'opi­nione quasi unanime è che la relazione fra i due gruppi di scritti sia l'inversa a quella allora supposta, ritenendosi cioè che questi Logia siano posteriori e dipendano dai vangeli canonici, oltreché da altre fonti.

§ 101. Diamo come saggio il primo frammento di papiro pubbli­cato nel 1897 (in Oxyrhynchus Papyri, I, n. 1), ricordando a fianco ai singoli detti i luoghi dei vangeli canonici da cui dipendono: (Dice Gesu':) ... e allora tu vedrai bene d'estrarre la pagliuzza che e' nell'occhio del tuo fratello (cfr. Matteo, 7, 5; Luca, 6, 42). Dice Gesu': Se non digiunate dal mondo, non troverete il regno di Dio; e se non sabbatizzerete il sabbato (cioè, se non santificherete tutta la settimana) non vedrete il Padre. (Il concetto di digiunare dal mondo ritorna in Clemente Alessandrino, Stromata, in, 15, 99; al concetto del sabbato spirituale allude Giustino, Dialog. cum Tryph., 12). Dice Gesu': Stetti in mezzo al mondo e apparvi ad essi nella carne; e li trovai tutti ubriachi, e nessun assetato trovai fra loro; e l'ani­ma mia e' afflitta a causa dei figli degli uomini, perché sono ciechi nel loro cuore e non vedono... (?) e la povertà. Dice Gesu': Ove siano (due, essi non) sono senza Dio, e ove sia uno soltanto, dico che io sono con lui. Solleva la pietra, e là mi troverai; spacca il legno, e io sono colà (cfr. Matteo, 18, 20). Dice Gesu': Non c'é profeta accetto nella patria sua, nè un medico opera guarigioni fra quei che lo conoscono (cfr. Matteo, 13, 57; Marco, 6, 4; Luca, 4, 23-24; Giovanni, 4, 44). Dice Gesu': Una città costruita su cima d'alto monte e raffarzata, non può crollare né restare occulta (cfr. Matteo, 5, 14). Dice Gesu': Tu ascolti con uno dei tuoi (orecchi), ma (l'altro tieni serrato?). In ultima conclusione, le fonti cristiane estranee al Nuovo Testa­mento siano esse scritti apocrifi, o Agrafa, o Logia - sono prive nella loro enorme maggioranza di autorità storica riguardo alla biografia di Gesù. In qualche caso può rimanere una certa pos­sibilità in loro favore: ma tali casi sono cosi rari, e la dimostra­zione della loro autorità effettiva è cosi difficile, che praticamen­te non se ne può trarre alcun vantaggio apprezzabile. Questo van­taggio, nella migliore delle ipotesi, equivarrebbe ad una coppa d'ac­qua aggiunta in un lago: cioè, quand'anche i pochissimi passi me­glio accreditati si potessero accettare come sicuramente autentici, acquisteremmo qualche decina di righe da aggiungere come appendice ai vangeli canonici, senza per altra che tal minuscola appendice modificasse il contenuto di quelli o ne accrescesse notevolmente il patrimonio biografico o concettuale.
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