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venerdì 1 aprile 2011

922 - Omelia del 3/4/2011 4^ domenica quaresima

Domenica scorsa, abbiamo analizzato il tema dell'acqua.

Oggi vediamo un altro segno battesimale: la luce.
Il segno della luce evoca elementi importanti.
La luce che entra nella nostra camera il mattino o il sole che tramonta, specialmente in questi giorni in cui le giornate si allungano.
La luce richiama comunque qualcosa di positivo, anzi vorremmo che certi ambienti potessero avere ancora più luce.
Giovanni nel Vangelo ci presenta varie figure: Gesù, il cieco, i farisei, i genitori del cieco, una folla in sottofondo compresi i curiosi.
Gesù appare al'inizio del testo, quando guarisce il cieco senza una sua richiesta specifica.
Manda alla gente un messaggio molto chiaro: la cecità non è frutto del peccato.
E' presente poi alla fine del brano, quando incontra il cieco e fa capire ai farisei che la cecità si lega alla non accoglienza verso la sua persona.
Nella parte centrale del racconto, si discute sull'operato di Gesù e si delineano la figure di chi lo accoglie e di chi lo rifiuta, chi ha luce e chi, invece, è cieco.
Ovvio che tale percorso riguarda anche noi.
Siamo fermi o mobili, ciechi nelle nostre idee o aperti alla novità del Vangelo?
Gesù allora come primo segno guarisce il cieco, non lo accusa e lo invita a collaborare con Lui.
Per questo lo manda alla piscina di Siloe.
Siloe vuol dire inviato e quindi Gesù appare come colui che è inviato dal Padre per annunciare il Regno e svelare i nostri cuori.
Davanti al suo operato, le persone discutono e si schierano chi a favore e chi contro; chi è disponibile e chi invece nutre paure, pregiudizi.
Il cieco coglie progressivamente Gesù non solo come uomo, ma anche come profeta ed infine come uno che viene da Dio.
I farisei si disinteressano della positività del gesto e argomentano per squalificare a priori l'azione di Gesù, definendolo un peccatore.
Poi ci sono i curiosi e gli stessi genitori che non vogliono esporsi, hanno paura e rimangono sempre in attesa: sono coloro che non vogliono mai schierarsi.
In questo modo Dio offre la propria luce agli uomini quale dono che libera e coinvolge, invitando l'uomo a prendere posizione.
E' l'invito per la Chiesa di oggi di donare luce, di lasciarsi cambiare, per essere il segno di Cristo luce del mondo.
Il peccato più grande che la Chiesa e i cristiani possono compiere è quello di sentirsi a posto, rinunciando a cambiare.
Si rischia di puntare ad idee chiare e distinte e non accogliere la novità del Vangelo che ci interpella.
E' non aprire gli occhi su certe realtà, perchè le riteniamo difficili e preferiamo passare oltre.
Ognuno può cogliere, nel proprio vissuto, quanta chiusura è ancora presente e come facciamo fatica a porre gesti significativi di accoglienza, anche nell'ambito delle relazioni di lavoro e familiari.
La luce di Cristo è più grande delle nostre certezze, delle resistenze che abbiamo, per suscitare cammini di speranza.
Il cieco conclude il suo incontro con Gesù dicendo "Io credo" e si prostra dinnanzi al Figlio dell'Uomo.
Anche noi con il cieco possiamo dire : " Io credo Signore che tu sei la luce del mondo. Donaci la grazia di riscoprire il valore del nostro battesimo e l'identità del nostro essere cristiani!!
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