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lunedì 5 aprile 2010

611 - Regina Coeli del 5/4/2010, lunedì dell'Angelo

Cari fratelli e sorelle!

Nella luce della Pasqua – che celebriamo in tutta questa Settimana – rinnovo il mio più cordiale augurio di pace e di gioia. Come sapete, il lunedì dopo la Domenica di Risurrezione è detto tradizionalmente "Lunedì dell’Angelo". E’ molto interessante approfondire questo riferimento all’"Angelo". Naturalmente il pensiero va subito ai racconti evangelici della risurrezione di Gesù, nei quali compare la figura di un messaggero del Signore. San Matteo scrive: "Ed ecco vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come neve" (Mt 28,2-3). Tutti gli Evangelisti, poi, precisano che, quando le donne si recarono al sepolcro e lo trovarono aperto e vuoto, fu un angelo ad annunciare loro che Gesù era risorto. In Matteo questo messaggero del Signore dice loro: "Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto" (Mt 28,5-6); quindi mostra la tomba vuota e le incarica di portare l’annuncio ai discepoli. In Marco l’angelo è descritto come "un giovane, vestito di una veste bianca", che dà alle donne l’identico messaggio (cfr Mc 16,5-6). Luca parla di "due uomini in abito sfolgorante", che ricordano alle donne come Gesù avesse preannunciato molto prima la sua morte e risurrezione (cfr Lc 24,4-7). Anche Giovanni parla di "due angeli in bianche vesti"; è Maria di Magdala a vederli, mentre piange vicino al sepolcro, e le dicono: "Donna, perché piangi?" (Gv 20,11-13).

Ma l’Angelo della risurrezione richiama anche un altro significato. Bisogna ricordare, infatti, che il termine "angelo" oltre a definire gli Angeli, creature spirituali dotate di intelligenza e volontà, servitori e messaggeri di Dio, è anche uno dei titoli più antichi attribuiti a Gesù stesso. Leggiamo ad esempio in Tertulliano: "Egli - cioè Cristo - è stato anche chiamato «angelo del consiglio», cioè annunziatore, che è un termine che denota un ufficio, non la natura. In effetti, egli doveva annunziare al mondo il grande disegno del Padre per la restaurazione dell’uomo" (De carne Christi, 14). Così l’antico scrittore cristiano. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, dunque, viene chiamato anche l’Angelo di Dio Padre: Egli è il Messaggero per eccellenza del suo amore.

Cari amici, pensiamo ora a ciò che Gesù risorto disse agli Apostoli: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20,21); e comunicò ad essi il suo Santo Spirito. Ciò significa che, come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo: siamo messaggeri della sua risurrezione, della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino. Certo, rimaniamo per natura uomini e donne, ma riceviamo la missione di "angeli", messaggeri di Cristo: viene data a tutti nel Battesimo e nella Cresima. In modo speciale, attraverso il Sacramento dell’Ordine, la ricevono i sacerdoti, ministri di Cristo; mi piace sottolinearlo in quest’Anno Sacerdotale.
Cari fratelli e sorelle, ci rivolgiamo ora alla Vergine Maria, invocandola quale Regina Caeli, Regina del Cielo. Ci aiuti Lei ad accogliere pienamente la grazia del mistero pasquale e a diventare messaggeri coraggiosi e gioiosi della risurrezione di Cristo.
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