Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
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domenica 28 febbraio 2010

574 - Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso

Mentre la nube li avvolgeva tutti e in certo qual modo facendo per essi una sola tenda, si fece sentire anche una voce che diceva: Questo è il Figlio mio prediletto. Erano lì Mosè ed Elia, eppure discepoli non fu detto: "Questi sono i figli miei diletti". Una cosa è il Figlio unigenito, un'altra cosa sono i figli adottivi. Veniva esaltato Colui del quale si gloriavano la Legge e i Profeti. Questo è il Figlio mio prediletto - è detto - nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! (Mt 17, 5; Lc 9, 35) Poiché lo avete udito attraverso i Profeti e attraverso la Legge. E quando non lo avete udito? A quelle parole i discepoli caddero bocconi a terra. Ci viene già mostrato nella Chiesa il regno di Dio. Qui c'è il Signore, qui c'è la Legge e i Profeti; ma il Signore in quanto è il Signore, la Legge invece in quanto rappresentata da Mosè e la Profezia rappresentata da Elia; ma essi in quanto servi, in quanto esecutori degli ordini. Essi come recipienti, egli come sorgente. Mosè ed i Profeti parlavano e scrivevano, ma da lui proveniva ciò ch'essi proferivano.

Il fatto che i discepoli caddero bocconi a terra significa simbolicamente che moriremo, poiché è stato detto alla carne: Terra sei e nella terra tornerai (Gn 3, 19). Il fatto invece che il Signore li fece rialzare, simboleggiava la risurrezione. Dopo la risurrezione a che ti serve la Legge? a che ti serve la profezia? Ecco perché scompaiono Elia e Mosè. Ti rimane: ln principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio (Gv 1, 1). Ti resta che Dio sia tutto in tutti (cf. 1 Cor 15, 28). Vi sarà Mosè ma non vi sarà più la Legge. Vedremo lì anche Elia, ma non più gli scritti del Profeta. Poiché la Legge e i Profeti resero testimonianza a Cristo che doveva patire e il terzo giorno risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria (cf. Lc 24, 44-47). Lì si avvererà ciò che ha promesso a coloro che lo amano: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò (Gv 14, 21). E come se gli fosse stato chiesto: "Poiché tu lo amerai, che cosa gli darai?", risponde: Mi farò conoscere a lui (Gv 14, 21). Gran dono, grande promessa! Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso. Perché mai, avaro, non ti basta ciò che ti promette Cristo? A te sembra d'esser ricco, ma se non hai Dio, che cosa hai? Un altro invece è povero ma se possiede Dio, che cosa non possiede?
Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta, incoraggia usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d'insegnare (cf. 2 Tim 4, 2). Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch'è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore. Poiché nell'elogio della carità, letto nella lettera dell'Apostolo, abbiamo sentito: Non cerca i propri interessi (1 Cor 13, 5). Non cerca i propri interessi perché dona quel che possiede. ln un altro passo egli usa un'espressione piuttosto pericolosa qualora non sia ben intesa. L'Apostolo infatti facendo ai fedeli membri di Cristo una raccomandazione conforme alla stessa carità, dice: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri (1 Cor 10, 24). L'avaro infatti, al sentire tale precetto, prepara tranelli per frodare negli affari, ingannare qualcuno e cercare non quel ch'è proprio ma la roba d'altri. L'avarizia invece reprima questi desideri e venga avanti la giustizia; ascoltiamo e cerchiamo di capire quel precetto. Alla carità è detto: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri. Se però tu, o avaro, ti opponi a questo precetto e piuttosto pretendi ridurre questo precetto al permesso di bramare l'altrui, prìvati del tuo. Ma siccome io ti conosco, tu vuoi avere non solo il tuo ma anche l'altrui. Tu compi frodi per appropriarti dell'altrui; allora lasciati derubare, perché in tal modo tu possa disfarti del tuo. Tu però non vuoi cercare quel ch'è tuo ma ti porti via la roba d'altri. Se fai così, non fai bene. Ascolta, o avaro, ascolta bene. ll precetto: Nessuno cerchi quel ch'è suo, ma quello ch'è di altri, l'Apostolo te lo spiega più chiaramente in un altro passo. Di se stesso dice: Non cerco quel ch'è utile a me personalmente, ma quel ch'è utile a tutti, affinché tutti si salvino (1 Cor 10, 33). Ciò Pietro non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: "Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso sulla terra". È discesa la vita per essere uccisa, è disceso il pane per sentire la fame, è discesa la via, perché sentisse la stanchezza nel cammino, è discesa la sorgente per aver sete, e tu rifiuti di soffrire? Non cercare i tuoi propri interessi. Devi avere la carità, predicare la verità; allora giungerai all'eternità, ove troverai la tranquillità.


IN BREVE...
Non essere vuota, o anima mia; non assordare l’orecchio del cuore con il tumultuare delle tue vanità. Ascolta anche tu: la Parola stessa ti grida di ritornare... Poni dunque la tua abitazione in Lui, anima mia, a Lui affida tutto ciò che da Lui ricevi. (Confess. 4, 11)

(Sant'Agostino)
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573 - Angelus del 28/2/2010 2^ Domenica di Quaresima

Si sono conclusi ieri, qui nel Palazzo Apostolico, gli Esercizi Spirituali che, come è consuetudine, si tengono agli inizi della Quaresima in Vaticano. Con i miei collaboratori della Curia Romana abbiamo trascorso giorni di raccoglimento e di intensa preghiera, riflettendo sulla vocazione sacerdotale, in sintonia con l’Anno che la Chiesa sta celebrando. Ringrazio quanti ci sono stati vicini spiritualmente.



In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia è dominata dall’episodio della Trasfigurazione, che nel Vangelo di san Luca segue immediatamente l’invito del Maestro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! (Lc 9,23). Questo evento straordinario, è un incoraggiamento nella sequela di Gesù.


Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di "vedere" la gloria di Gesù. Allora il ritmo si fa incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: "Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!" (v. 35).


I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c’è "Gesù solo" (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, "Gesù solo" è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" (Fil 3,21).


"Maestro, è bello per noi essere qui" (Lc 9,33): è l’espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché "Gesù solo" sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza.


In questo periodo quaresimale invito tutti a meditare assiduamente il Vangelo. Auspico, inoltre, che in quest’Anno Sacerdotale i Pastori "siano veramente pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero" (Omelia nella Messa crismale, 9 aprile 2009). La Vergine Maria ci aiuti a vivere intensamente i nostri momenti di incontro con il Signore perché possiamo seguirlo ogni giorno con gioia. A Lei volgiamo il nostro sguardo invocandola con la preghiera dell’Angelus.

Ho appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni Cristiani nella città di Mossul e ho seguito con viva preoccupazione gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa. In questi giorni di intenso raccoglimento ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell’intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!

Nella delicata fase politica che sta attraversando l’Iraq mi appello alle Autorità civili, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull’incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, mentre saluto gli iracheni presenti qui in Piazza, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace.
Il mio pensiero va inoltre al Cile e alle popolazioni colpite dal terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane e ingenti danni. Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Sono sicuro che non verrà a mancare la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali.
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572 - Speciale Medjugorje

Per chi non avesse visto (o per chi volesse rivedere) il programma del 24/2/2010 sU Rete4 su Medjugorje ecco i link per farlo:

http://it.gloria.tv/?media=54683 (parte 1)
http://it.gloria.tv/?media=54690 (parte 2)
http://it.gloria.tv/?media=54693 (parte 3)
http://it.gloria.tv/?media=54698 (parte 4)
http://it.gloria.tv/?media=54695 (parte 5)
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giovedì 25 febbraio 2010

571 - Messaggio di Medjugorje del 25/2/2010

Cari figli, in questo tempo di grazia quando anche la natura si prepara ad offrire i colori più belli nell'anno, io vi invito, figlioli, aprite i vostri cuori a Dio Creatore perché Lui vi trasfiguri e vi modelli a propria immagine affinché tutto il bene, addormentatosi nel vostro cuore, possa risvegliarsi alla vita nuova e come anelito verso l'eternità.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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570 - La confessione


Dio vuole donarci il suo perdono attraverso il sacramento della confessione La nostra riconciliazione con Dio, il ritorno alla casa del Padre, sull'esempio del figlio prodigo, si attua mediante Cristo.
La sua passione e morte in croce si collocano tra ogni coscienza umana, ogni peccato umano, e l'infinito amore del Padre.
Tale amore, pronto a sollevare e perdonare, non e' altro che la misericordia. Ognuno di noi nella conversione personale, nel pentimento, nel fermo proposito di ravvedimento, infine nella Confessione, accetta di compiere una personale fatica spirituale, la quale e' prolungamento di quella "fatica salvifica" intrapresa dal nostro Redentore.
Non della severita' di Dio parlano i confessionali del mondo, presso i quali gli uomini manifestano i propri peccati, ma piuttosto della sua bonta' misericordiosa. E quanti si avvicinano al confessionale, talora dopo molti anni e col peso di peccati gravi, nel momento di allontanarsene, trovano il desiderato sollievo; incontrano la gioia e la serenita' della coscienza, che fuori della Confessione non potranno trovare altrove. Nessuno infatti ha il potere di liberarci dal nostro peccato, se non soltanto Dio.
Dunque questo nostro sforzo di conversione e di penitenza intraprendiamolo per Gesu', con Lui e in Lui. Se non lo intraprendiamo, non siamo degni del nome di "cristiani", non siamo degni di quello che Gesu' ci ha donato con la sua vita, morte e risurrezione.
Ci dice ancora l'apostolo Paolo: «Se uno e' in Cristo, e' una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo pero' viene da Dio, che ci ha riconciliato con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5,17-18).
Non manchino a nessuno quindi la pazienza e il coraggio di fare ammenda dei propri peccati, confessandoli nel Sacramento della Riconciliazione. Non manchi a noi sopratutto l'amore per Cristo che ha dato per noi tutto se stesso.
Tale amore faccia scaturire nei cuori la stessa profonda fiducia che scaturi' nel cuore del figlio prodigo: «Mi alzero' e andro' da mio padre e gli diro': Padre, ho peccato!»


Giovanni Paolo II, 16 Marzo 1980
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martedì 23 febbraio 2010

569 - Decologo della docilità allo Spirito Santo

1. LO SPIRITO PARLA SOTTOVOCE

Lo Spirito è rispettosissimo della tua libertà; è un amore forte e discreto quello dello Spirito, basta un po' di orgoglio e di superficialità e la Sua voce non ti raggiunge più. Lo Spirito tace, tace e attende.
Lo Spirito è la suprema guida dell'uomo, la luce dello spirito umano


2. SE LO SPIRITO MARTELLA C'E' UN PROBLEMA CHE SCOTTA
Quando lo Spirito insiste è perché ci segnala una piaga, bisogna aprire gli occhi. Ogni ritardo ad accogliere la Sua voce fa gravi danni alla tua vita spirituale; ogni prontezza nel rispondere ti rinnova e ti apre a percepire meglio la Sua luce. Ma quante volte lo Spirito martella: "Lascia quell' amicizia. Lascia quell'occasione, lascia quel vizio". E allora quando lo Spirito martella bisogna partire.
Sotto l'influsso dello Spirito matura e si rafforza l'uomo interiore. Lo Spirito costruisce in noi l'uomo interiore, lo fa crescere e lo rafforza


3. IL SEGRETO DELLA GIOIA E' DARE CONTINUE GIOIE ALLO SPIRITO SANTO
Ma bisogna partire dalla concretezza, dalle piccole cose. Ogni atto di umiltà, ogni atto di generosità alimenta la gioia che lo Spirito Santo semina in noi. Quando fate un atto di bontà, voi, se non state attenti, dopo vi inorgoglite un po'. Quando fate un atto di bontà adesso non fate più così; fermatevi e dite: “Grazie, Spirito Santo”. Io ho inventato per me questa preghiera; quando faccio una gentilezza adesso dico: “Grazie, Spirito Santo, ancora, ancora”, per dirgli: "Continua a ispirarmi la bontà, continua a mettermi un' occasione di fare qualcosa di bello per te". Ecco, continuamente lo Spirito Santo è all'opera, ma bisogna lasciarlo operare.
La gioia che nessuno può togliere è dono dello Spirito Santo


4. LO SPIRITO NON SI STANCA DI PARLARTI, DI ISTRUIRTI, DI FORMARTI
Lo Spirito, voglio dire, è la fedeltà dell'amore e usa i mezzi più semplici: ispirazioni, consigli di persone che ti amano, esempi, testimonianze, letture, incontri, avvenimenti…
Lo Spirito Santo è l'incessante donarsi di Dio


5. LA PAROLA DI DIO E' LA PRIMA ANTENNA DELLO SPIRITO SANTO
Voglio dire: impara a leggere la Parola di Dio implorando lo Spirito; non leggere mai la Parola senza lo Spirito. Nutriti della Parola invocando lo Spirito. Prega la Parola nello Spirito. Quando prendi in mano la Parola, primo: alza l' antenna dell' ascolto dello Spirito; poi prega, prega lo Spirito. E' con la Parola e la preghiera che impari a distinguere la voce dello Spirito.
Con la forza del Vangelo lo Spirito Santo rinnova costantemente la Chiesa” Vedete, la Parola di Dio è l'antenna costante che rinnova la Chiesa, per cui la Chiesa si collega con lo Spirito Santo.


6. NON CESSARE DI RINGRAZIARE LO SPIRITO PER QUELLO CHE FA PER TE
La tua vita è un intreccio misterioso e continuo di doni dello Spirito Santo: dal Battesimo fino alla morte. Dalla tua nascita fino alla morte c'è un filo d' oro: i doni dello Spirito; un filo d'oro che percorre tutta la tua vita. Tu percepisci appena alcuni doni, ma devi sforzarti di trovarne tanti. E dei doni che percepisci comincia a ringraziare.
Davanti allo Spirito io mi inginocchio per riconoscenza


7. IL MALIGNO COPIA DALLO SPIRITO E FA DI TUTTO PER CONTRASTARE LA SUA OPERA
Satana è la scimmia di Dio, copia da Dio. Anche lui manda le sue ispirazioni, anche lui manda i suoi messaggi, manda i suoi messaggeri. Certe volte, quando aprite i mass media c'è il messaggero che vi aspetta, ma la potenza dello Spirito Santo sbaraglia con un soffio Satana. Basta affidarci a Lui totalmente e prontamente; poi vinciamo qualunque seduzione di Satana se siamo ben legati allo Spirito Santo.
Incontro sempre più persone che sono impaurite di Satana: non c'è da aver paura di Satana perché abbiamo lo Spirito Santo. Quando ci leghiamo allo Spirito Santo, Satana non può più nulla. Quando invochiamo lo Spirito Santo, Satana è bloccato. Quando sulle persone imploriamo lo Spirito Santo Satana è inefficace.
Satana, il perverso genio del sospetto, sfida l'uomo a diventare l'avversario di Dio


8. UN' OFFESA FREQUENTE ALLO SPIRITO E' NON RAPPORTARTI A LUI COME UNA PERSONA
Insisterò sempre su questo punto, perché noi non trattiamo lo Spirito Santo come una persona. Eppure Gesù ci ha affidati a Lui e ha detto che "Vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà quello che vi ho detto", ci accompagnerà, ci convincerà sul peccato, ci strapperà cioè dal peccato. Gesù ci ha affidati a Lui e ha detto che è il nostro sostegno, il nostro maestro, eppure molto spesso noi non ci rapportiamo a Lui come una persona viva, viva che vive in mezzo a noi. Lo consideriamo una realtà lontana, sfuggente, irreale.
Il Papa ha detto queste bellissime parole, al numero 22 dell'enc.: “Lo Spirito è non solo un dono alla persona ma è la Persona dono”. La Persona che si fa dono, il donarsi incessante a Dio. E allora abituatevi a cominciare sempre la giornata dicendo: “Buongiorno, Spirito Santo”, che è vicino a voi, in voi, e a terminare la giornata dicendo: “Buonanotte Spirito Santo”, che è in voi e che guida anche il vostro riposo.


9. GESU' HA PROMESSO CHE IL PADRE DA' LO SPIRITO A CHIUNQUE LO CHIEDE.
Non ha detto che il Padre dà lo Spirito a chi lo merita; ha detto che dà lo Spirito a chi lo chiede. Allora bisogna chiederlo con fede e con costanza.
Lo Spirito Santo è il dono che viene nel cuore dell'uomo insieme con la preghiera


10. LO SPIRITO E' L'AMORE DI DIO EFFUSO NEI NOSTRI CUORI
Più viviamo nell'amore, più viviamo nello Spirito Santo. Più seguiamo il nostro egoismo più ci allontaniamo dallo Spirito Santo. Però lo Spirito non si arrende mai, continuamente ci stimola nell'amore.
Lo Spirito Santo è Persona-Amore, in Lui la vita intima di Dio si fa dono
Mi dona incessante la Sua vita intima, perché l'amore di Dio effuso nei nostri cuori è lo Spirito Santo.
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568 - Non arrenderti mai

Non ti arrendere mai,

neanche quando la fatica si fa sentire,
neanche quando il tuo piede inciampa,
neanche quando i tuoi occhi bruciano,
neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,
neanche quando la delusione ti avvilisce,
neanche quando l'errore ti scoraggia,
neanche quando il tradimento ti ferisce,
neanche quando il successo ti abbandona,
neanche quando l'ingratitudine ti sgomenta,
neanche quando l'incomprensione ti circonda,
neanche quando la noia ti atterra,
neanche quando tutto ha l'aria del niente,
neanche quando il peso dei peccati ti schiaccia.
Invoca il tuo Dio,
Stringi i pugni,
Sorridi.......
E ricomincia!
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domenica 21 febbraio 2010

567 - Fissare lo sguardo su Gesü

Soltanto cinque parole, ma c'è già tutto il segreto della vita del cristiano.


Fissare lo sguardo su Gesù che è stato crocifisso, per trovare nella sua vita data per noi il perdono di Dio e la pace.
Fissare lo sguardo su Gesù che è risuscitato, per trovare in lui la giustizia, l'unica giustizia che ci giustifica e ci permette di avvicinarci a Dio.
Fissare lo sguardo su Gesù glorificato, per tro­vare in lui il difensore che prega e intercede per ciascuno dei suoi.
Fissare lo sguardo su Gesù per seguirlo mediante la fede, e trovare nel suo amore la forza per trionfare sulla nostra volontà ribelle e resistere agli assalti del male e di Satana.
Fissare lo sguardo su Gesù per uscire da noi stessi, perchè le nostre tenebre si dissolvano davanti allo splendore del suo amore, perchè le nostre gioie siano sante e i nostri dolori siano affrontati con serenità, e perchè Egli c'insegni a pregare e possa rispondere alle nostre preghiere. Il Signore ci lascia nel mondo, ma ci separa dal mondo e la nostra condotta possa rendergli testimonianza davanti a tutti.
Fissare lo sguardo su Gesù nella Scrittura per imparare ciò che Egli è e ciò che ha fatto, ciò che dona e ciò che richiede. Per trovare in lui il nostro modello. Nelle sue parole per la nostra istruzione, nelle sue promesse per il nostro sostegno.
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566 - Un barbiere

Un uomo si recò un giorno dal barbiere per tagliarsi i capelli e rifarsi la barba. Come sempre succede in questi casi, si parlava di molteplici cose con le persone presenti e con il barbiere, temi e argomenti della più svariata natura.
All'improvviso si toccò il tema di Dio.

Il barbiere disse: «Sappia che io non credo affatto all'esistenza di Dio, come lei dice.»
«Ma perché mi dice questo?» domandò il cliente.
«Perché? È semplicissimo: basta uscire per strada per accorgersi che Dio non esiste!
O... mi dica: se Dio veramente esistesse, ci sarebbero tanti malati?
Ci sarebbero bambini abbandonati?
E la sofferenza?
E il dolore che pervade l'umanità?
Io non posso pensare che esista un Dio che permetta tutte queste cose!»
Il cliente rimase per un attimo senza parole. Decise infine di non rispondere per evitare la discussione.
Il barbiere finì il suo lavoro ed il cliente uscì dal negozio. Appena sulla strada, incontrò un uomo con la barba e i capelli lunghi ed incolti. Apparentemente era da molto tempo che non se li tagliava e si vedeva chiaramente che la sua persona era molto disordinata e trasandata.
Ritornò allora di corsa nel negozio del barbiere esclamando: «Sa cosa le dico? I barbieri non esistono!»
«Come non esistono? » - replicò il barbiere - «Ma io sono qui e sono barbiere!»
«No» - continuò il cliente - «non esistono, perché se esistessero non ci sarebbero persone coi capelli e la barba tanto lunga e incolta come quella di quell'uomo che c'è fuori dal suo negozio, sulla strada!»
«Ah, i barbieri esistono, è solo che quelle persone non vengono da me.»
«Appunto: proprio questo è il punto. Dio esiste, solo che non tutte le persone vanno verso di Lui e non tutte le persone lo cercano, o perché non lo conoscono, o perché non credono in Lui. Ecco il motivo di tanto dolore e tanta miseria
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565 - Angelus del 21/2/2010 1^ Domenica Quaresima

Cari fratelli e sorelle!

Mercoledì scorso, con il rito penitenziale delle Ceneri, abbiamo iniziato la Quaresima, tempo di rinnovamento spirituale che prepara alla celebrazione annuale della Pasqua. Ma che cosa significa entrare nell’itinerario quaresimale? Ce lo illustra il Vangelo di questa prima domenica, con il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Narra l’Evangelista san Luca che Gesù, dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni, "pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito Santo nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo" (Lc 4,1-2). È evidente l’insistenza sul fatto che le tentazioni non furono un incidente di percorso, ma la conseguenza della scelta di Gesù di seguire la missione affidatagli dal Padre, di vivere fino in fondo la sua realtà di Figlio amato, che confida totalmente in Lui.
Cristo è venuto nel mondo per liberarci dal peccato e dal fascino ambiguo di progettare la nostra vita a prescindere da Dio.
Egli l’ha fatto non con proclami altisonanti, ma lottando in prima persona contro il Tentatore, fino alla Croce. Questo esempio vale per tutti: il mondo si migliora incominciando da se stessi, cambiando, con la grazia di Dio, ciò che non va nella propria vita.
Delle tre tentazioni cui Satana sottopone Gesù, la prima prende origine dalla fame, cioè dal bisogno materiale: "Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane". Ma Gesù risponde con la Sacra Scrittura: "Non di solo pane vivrà l’uomo" (Lc 4,3-4; cfr Dt 8,3). Poi, il diavolo mostra a Gesù tutti i regni della terra e dice: tutto sarà tuo se, prostrandoti, mi adorerai. È l’inganno del potere, e Gesù smaschera questo tentativo e lo respinge: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto" (cfr Lc 4,5-8; Dt 6,13). Non adorazione del potere, ma solo di Dio, della verità e dell’amore. Infine, il Tentatore propone a Gesù di compiere un miracolo spettacolare: gettarsi dalle alte mura del Tempio e farsi salvare dagli angeli, così che tutti avrebbero creduto in Lui. Ma Gesù risponde che Dio non va mai messo alla prova (cfr Dt 6,16). Non possiamo "fare un esperimento" nel quale Dio deve rispondere e mostrarsi Dio: dobbiamo credere in Lui! Non dobbiamo fare di Dio "materiale" del "nostro esperimento"!
Riferendosi sempre alla Sacra Scrittura, Gesù antepone ai criteri umani l’unico criterio autentico: l’obbedienza, la conformità con la volontà di Dio, che è il fondamento del nostro essere. Anche questo è un insegnamento fondamentale per noi: se portiamo nella mente e nel cuore la Parola di Dio, se questa entra nella nostra vita, se abbiamo fiducia in Dio, possiamo respingere ogni genere di inganno del Tentatore. Inoltre, da tutto il racconto emerge chiaramente l’immagine di Cristo come nuovo Adamo, Figlio di Dio umile e obbediente al Padre, a differenza di Adamo ed Eva, che nel giardino dell’Eden avevano ceduto alle seduzioni dello spirito del male di essere immortali, senza Dio.
La Quaresima è come un lungo "ritiro", durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno e trovare la verità del nostro essere. Un tempo, possiamo dire", di "agonismo" spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse del nostro Battesimo. Ci aiuti la Vergine Maria affinché, guidati dallo Spirito Santo, viviamo con gioia e con frutto questo tempo di grazia. Interceda in particolare per me e i miei collaboratori della Curia Romana, che questa sera inizieremo gli Esercizi Spirituali.
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564 - Ti basta la mia grazia!

2° Corinzi12, 7-9
«Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo»

Siracide 2, 4-6
«Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perché con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Affidati a lui ed egli ti aiuterà; segui la via diritta e spera in lui»
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venerdì 19 febbraio 2010

563 - Il vero amore

Romani 12:9 -10
L'amore sia senza ipocrisia, detestate il male e attenetevi fermamente al bene. Nell'amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri; nell'onore usate riguardo gli uni verso gli altri.


Romani 13:10
L'amore non fa alcun male al prossimo; l'adempimento dunque della legge è l'amore.


1Corinzi 13:4
L'amore è paziente, è benigno; l'amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia,


1Corinzi 13:13
Ora dunque queste tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è l'amore.


1Corinzi 16:14
Tutte le cose che fate, fatele con amore
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martedì 16 febbraio 2010

562 - Mercoledì delle Ceneri

L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione" .

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.


La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.


1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).


2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).
La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi. ..) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".
Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.
Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando
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domenica 14 febbraio 2010

561 - Angelus del 14/2/2010 6^ domenica tempo ordinario

Cari fratelli e sorelle,

l'anno liturgico è un grande cammino di fede, che la Chiesa compie sempre preceduta dalla Vergine Madre Maria. Nelle domeniche del Tempo Ordinario, tale itinerario è scandito quest'anno dalla lettura del Vangelo di Luca, che oggi ci accompagna "in un luogo pianeggiante" (Lc 6,17), dove Gesù sosta con i Dodici e dove si raduna una folla di altri discepoli e di gente venuta da ogni parte per ascoltarLo. In tale cornice si colloca l'annuncio delle "beatitudini" (Lc 6,20-26; cfr Mt 5,1-12). Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, dice: "Beati voi, poveri... beati voi, che ora avete fame... beati voi, che ora piangete... beati voi, quando gli uomini... disprezzeranno il vostro nome" per causa mia. Perché li proclama beati? Perché la giustizia di Dio farà sì che costoro siano saziati, rallegrati, risarciti di ogni falsa accusa, in una parola, perché li accoglie fin d'ora nel suo regno. Le beatitudini si basano sul fatto che esiste una giustizia divina, che rialza chi è stato a torto umiliato e abbassa chi si è esaltato (cfr Lc 14,11). Infatti, l'evangelista Luca, dopo i quattro "beati voi", aggiunge quattro ammonimenti: "guai a voi, ricchi... guai a voi, che ora siete sazi,... guai a voi, che ora ridete" e "guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi", perché, come afferma Gesù, le cose si ribalteranno, gli ultimi diventeranno primi, e i primi ultimi (cfr Lc 13,30).
Questa giustizia e questa beatitudine si realizzano nel "Regno dei cieli", o "Regno di Dio", che avrà il suo compimento alla fine dei tempi ma che è già presente nella storia. Dove i poveri sono consolati e ammessi al banchetto della vita, lì si manifesta la giustizia di Dio. E' questo il compito che i discepoli del Signore sono chiamati a svolgere anche nella società attuale. Penso alla realtà dell'Ostello della Caritas Romana alla Stazione Termini, che stamani ho visitato: di cuore incoraggio quanti operano in tale benemerita istituzione e quanti, in ogni parte del mondo, si impegnano gratuitamente in simili opere di giustizia e di amore.
Al tema della giustizia ho dedicato quest'anno il Messaggio per la Quaresima, che inizierà il prossimo mercoledì, detto delle Ceneri. Oggi desidero, pertanto, consegnarlo idealmente a tutti, invitando a leggerlo e a meditarlo. Il Vangelo di Cristo risponde positivamente alla sete di giustizia dell'uomo, ma in modo inatteso e sorprendente. Gesù non propone una rivoluzione di tipo sociale e politico, ma quella dell'amore, che ha già realizzato con la sua Croce e la sua Risurrezione. Su di esse si fondano le beatitudini, che propongono il nuovo orizzonte di giustizia, inaugurato dalla Pasqua, grazie al quale possiamo diventare giusti e costruire un mondo migliore.
Cari amici, rivolgiamoci ora alla Vergine Maria. Tutte le generazioni la proclamano "beata", perché ha creduto nella buona notizia che il Signore ha annunciato (cfr Lc 1,45.48). Lasciamoci guidare da Lei nel cammino della Quaresima, per essere liberati dall'illusione dell'autosufficienza, riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, della sua misericordia, ed entrare così nel suo Regno di giustizia, di amore e di pace.
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sabato 13 febbraio 2010

560 - Preghiera a N.S. di Lourdes


Vergine Santa, non dimenticare, nella tua gloria,
la tristezza della terra.
Volgi il tuo sguardo di bontà su coloro che sono nella sofferenza,
che lottano contro le difficoltà
e che non finiscono mai di dissetare
le loro labbra alle amarezze della vita.
Abbi pietà di coloro che si amavano e che sono stati separati.
Abbi pietà della solitudine del cuore.
Abbi pietà della debolezza della nostra fede.
Abbi pietà degli oggetti della nostra tenerezza.
Abbi pietà di coloro che piangono,
di quelli che pregano, di quelli che tremano.
Dona a tutti la speranza e la pace.
Amen
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venerdì 12 febbraio 2010

559 - Vivere nell'amore!

Efesini 4, 30-32
«E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col

quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaia da voi ogni
asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate
invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda
come Dio ha perdonato a voi in Cristo»


1ª Giovanni 3, 14
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte»
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martedì 9 febbraio 2010

558 - Atto di consacrazione a Maria SS.

Cuore Immacolato di Maria, io rinnovo oggi nelle tue mani le promesse del mio battesimo. Rinuncio per sempre a satana, nemico della nostra gioia; rinuncio ai suoi inganni, alle sue seduzioni, alle sue opere.

Mi consegno interamente a Gesù segno vivo dell'amore di Dio per noi. Per essere più fedeli a Lui e per poter vivere pienamente come figlio di Dio, io mi affido a Te, Maria Immacolata, ti scelgo come mia Madre e Signora. A Te come un figlio, io abbandono la mia vita, la mia famiglia, la comunità in cui vivo. Disponi sempre di me secondo il tuo Cuore, o Maria, preservami dal male e liberami dal Maligno. Nell'ultimo giorno accoglimi tra le tue braccia e come un figlio tuo presentami a Gesù. Allora l'anima mia esulterà di gioia inizierà il mio Paradiso e sarà un eterno canto di lode a Dio insieme con Te, o Maria, madre di misericordia. Amen.
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557 - Preghiere dell'Angelo a Fatima

Mio Dio,

noi crediamo, adoriamo, speriamo e Ti amiamo.
Ti chiediamo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano.

Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo:
Ti adoriamo profondamente e ti offriamo il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo,
presente in tutti i Tabernacoli della terra in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui
Egli stesso viene offeso.

E per i meriti infiniti del Suo Sacratissimo Cuore e per Intercessione del Cuore Immacolata di Maria,
Ti chiediamo la Conversione dei poveri peccatori.
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lunedì 8 febbraio 2010

556 - Angelus del 7/2/2010 5^ domenica tempo ordinario

Cari fratelli e sorelle,

la liturgia di questa quinta domenica del tempo ordinario ci presenta il tema della chiamata divina. In una visione maestosa, Isaia si trova al cospetto del Signore tre volte Santo ed è preso da grande timore e dal sentimento profondo della propria indegnità. Ma un serafino purifica le sue labbra con un carbone ardente e cancella il suo peccato, ed egli, sentendosi pronto a rispondere alla chiamata, esclama: "Eccomi Signore, manda me!" (cfr Is 6,1-2.3-8). La stessa successione di sentimenti è presente nell’episodio della pesca miracolosa, di cui ci parla l’odierno brano evangelico. Invitati da Gesù a gettare le reti, nonostante una notte infruttuosa, Simon Pietro e gli altri discepoli, fidandosi della sua parola, ottengono una pesca sovrabbondante. Di fronte a tale prodigio, Simon Pietro non si getta al collo di Gesù per esprimere la gioia di quella pesca inaspettata, ma, come racconta l’Evangelista Luca, gli si getta alle ginocchia dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Gesù, allora, lo rassicura: "Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini" (cfr Lc 5,10); ed egli, lasciato tutto, lo segue.
Anche Paolo, ricordando di essere stato un persecutore della Chiesa, si professa indegno di essere chiamato apostolo, ma riconosce che la grazia di Dio ha compiuto in lui meraviglie e, nonostante i propri limiti, gli ha affidato il compito e l’onore di predicare il Vangelo (cfr 1Cor 15, 8-10). In queste tre esperienze vediamo come l’incontro autentico con Dio porti l’uomo a riconoscere la propria povertà e inadeguatezza, il proprio limite e il proprio peccato. Ma, nonostante questa fragilità, il Signore, ricco di misericordia e di perdono, trasforma la vita dell’uomo e lo chiama a seguirlo. L’umiltà testimoniata da Isaia, da Pietro e da Paolo invita quanti hanno ricevuto il dono della vocazione divina a non concentrarsi sui propri limiti, ma a tenere lo sguardo fisso sul Signore e sulla sua sorprendente misericordia, per convertire il cuore, e continuare, con gioia, a "lasciare tutto" per Lui. Egli, infatti, non guarda ciò che è importante per l’uomo: "L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore" (1 Sam 16,7), e rende degli uomini poveri e deboli, ma che hanno fede in Lui, intrepidi apostoli e annunciatori della salvezza.
In quest’Anno Sacerdotale, preghiamo il Padrone della messe, perché mandi operai alla sua messe e perché quanti sentono l’invito del Signore a seguirlo, dopo il necessario discernimento, sappiano rispondergli con generosità, non confidando nelle proprie forze, ma aprendosi all’azione della sua grazia. In particolare, invito tutti i sacerdoti a ravvivare la loro generosa disponibilità a rispondere ogni giorno alla chiamata del Signore con la stessa umiltà e fede di Isaia, di Pietro e di Paolo.
Alla Vergine Santa affidiamo tutte le vocazioni, particolarmente quelle alla vita religiosa e sacerdotale. Maria susciti in ciascuno il desiderio di pronunciare il proprio "sì" al Signore con gioia e dedizione piena.
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domenica 7 febbraio 2010

555 - Scopri l'Amore

Prendi un sorriso, regalalo a chi non l'ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente, fa bagnare chi vive nel fango.


Prendi una lacrima, posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio, mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.


Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà, e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore e fallo conoscere al mondo.


Dormivo e sognavo che la vita era gioia.
Mi risvegliai e vidi che la vita era servizio.
Volli servire e vidi che servire era gioia.


Tagore
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sabato 6 febbraio 2010

554 - Superbia ed umiltà

Poiché la superbia ci ha fatto allontanare, l'umiltà ci farà ritornare... Come il medico, stabilita la diagnosi, cura la malattia nella sua causa, anche tu guarisci l'origine del male, guarisci la superbia ; allora non ci sarà più in te alcun male. Per guarire la tua superbia, il Figlio di Dio e sceso ; si è fatto umile. Perché inorgoglirti ? Per te Dio si è fatto umile. Forse ti vergogneresti a imitare l'umiltà di un uomo ; imita almeno l'umiltà di Dio. Il Figlio di Dio si è fatto umile ; è venuto nell'uomo. A te, viene ordinato di essere umile ; non ti viene domandato di diventare una bestia. Lui, Dio, si è fatto uomo. Tu, uomo, riconosci che sei uomo ; tutta la tua umiltà consiste nel conoscerti. Ascolta Dio come ti insegna l'umiltà : « Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato » (Gv 6, 38). Sono venuto, umile, ad insegnare l'umiltà, come maestro di umiltà. Colui che viene a me, viene incorporato in me ; diviene umile. Chi aderisce a me sarà umile ; non fa la mia volontà, ma quella di Dio. Perciò non sarà respinto (Gv 6, 37), come quando era superbo.



Meditazione di Sant'Agostino, Vescovo d'Ippona.
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553 - Tutto

Questa sera, o Signore, ho paura.

Ho paura, perché il tuo Vangelo è tremendo.
E' facile sentirlo annunziare, ma è ben difficile viverlo.
Ho paura di sbagliarmi, o Signore.
Ho paura di essere soddisfatto della mia piccola vita discreta;
ho paura di quello che do, che mi nasconde quello che non dono.
Ho paura, o Signore, perché c'è gente più povera di me,
meno istruita di me, meno evoluta,
meno alloggiata, meno riscaldata,
meno pagata, meno nutrita,
meno accarezzata, meno amata.
Ho paura, o Signore,
perché non faccio abbastanza per loro.
Non faccio tutto per loro.
Bisognerebbe che io dessi tutto,
fino a cancellare ogni sofferenza, ogni miseria,
ogni peccato dal Mondo.
Allora, o Signore,
bisognerebbe che io dessi tutto,
tutto il mio tempo.
Bisognerebbe che io dessi la vita.
Eppure non è vero, Signore, non è vero per tutti,
io esagero, bisogna essere ragionevoli.
Figliolo, non v'è che un comandamento, per tutti: "Amerai con TUTTO il cuore, con TUTTA l'anima, con TUTTE le forze".

(Michel Quoist)

venerdì 5 febbraio 2010

552 - Ventiquattro domande

1 Il giorno più bello? Oggi.
2 L’ostacolo più grande? La paura.
3 La cosa più facile? Sbagliarsi.
4 L’errore più grande? Rinunciare.
5 La radice di tutti i mali? L’egoismo.
6 La distrazione migliore? Il lavoro.

7 La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento.
8 I migliori professionisti? I bambini.
9 Il primo bisogno? Comunicare.
10 La felicità più grande? Essere utili agli altri.
11 Il mistero più grande? La morte.
12 Il difetto peggiore? Il malumore.

13 La persona più pericolosa? Quella che mente.
14 Il sentimento più brutto? Il rancore.
15 Il regalo più bello? Il perdono.
16 Quello indispensabile? La famiglia.
17 La rotta migliore? La via giusta.
18 La sensazione più piacevole? La pace interiore.

19 L’accoglienza migliore? Il sorriso.
20 La miglior medicina? L’ottimismo.
21 La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto.
22 La forza più grande? La fede.
23 Le persone più necessarie? I sacerdoti.
24 La cosa più bella del mondo? L’amore.

(Madre Teresa di Calcutta)
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giovedì 4 febbraio 2010

551 - Vivere d'amore

Ecco com'è per Santa Teresa di Lisieux:

1. Nella sera d'amore Gesù, fuor di parabole, disse: Chi vuole amarmi osservi la mia parola fedelmente, ed io e il Padre mio verremo a visitarlo: prenderemo dimora nel suo cuore, ne faremo la nostra reggia, il nostro vivente soggiorno, perché voglianto ch'egli resti nel nostro amore.


2. Vivere d'amore è custodirti, Verbo increato! Parola del mio Dio! Io t'amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d'amore m'incendia col suo fuoco. Amando Te attiro il Padre, che il mio debole cuore conserva, senza scampo. O Trinità! Sei prigioniera del mio amore.

3. Vivere d'amore è vivere della tua vita, Re glorioso, delizia degli eletti! Tu vivi per me nascosto in un'ostia... Ed io voglio nascondermi per te, Gesù mio! Occorre solitudine agli amanti, un cuore a cuore che duri notte e giorno: il solo tuo sguardo mi fa beata: io vivo d'amore!


4. Viver d'amore non è già piantar sulla terra, sulla vetta del Tabor, la propria tenda: ma salire con Gesù sul Calvario, ed ambire il tesoro della Croce! Vivrò in cielo esultante quando ogni prova sarà per sempre trascorsa. Ma quaggiù voglio viver d'amore nella sofferenza.


5. Vivere d'amore, quaggiù, è un darsi smisurato, senza chieder salario; senza far conti io mi dò, sicura come sono che quando s'ama non si fanno calcoli. Io ho dato tutto al Cuore divino che trabocca di tenerezza! e corro leggermente... Non ho più nulla, e la mia sola ricchezza è vivere d'amore.

6. Vivere d'amore è sbandire ogni tema, ogni ricordo dei passati errori. Non vedo nemmeno l'impronta d'uno dei peccati, ciascuno è svanito nel fuoco divino. Fiamma sacra, dolcissima fornace, del tuo focolare io fo la mia stanza. E qui a mio piacere canto, Gesù, e vivo d'amore!


7. Vivere d'amore è custodire nel vaso mortale di sé un tesoro. Mio Benamato! debolissima io sono! E tutt'altro che un angelo del cielo. Ma se cado a ogni passo tu mi raggiungi, di volta in volta mi sollevi, mi avvolgi nel tuo abbraccio, e mi dai la tua grazia. Io vivo d'amore!


8. Vivere d'amore è un navigare incessante, seminando nei cuori la gioia e la pace. Pilota amato! M'incita la carità, perché ti vedo in tutte le anime mie sorelle. La carità, ecco la sola mia stella; alla sua luce vogo diritta; e sulla vela è scritto il mio motto: Vivere d'amore!


9. Vivere d'amore, quando assopito è Gesù, è il riposo sui flutti in tempesta; ah non temere, Gesù, che ti svegli, io aspetto in pace l'approdo dei Cieli. Presto la fede squarcerà il suo velo, la mia speranza sarà d'un giorno solo: la carità gonfia e sospinge la mia vela. Ed io vivo d'amore!


10. Vivere d'amore, o mio Divino Maestro, è supplicarti di spandere i tuoi raggi nell'anima eletta e santa del sacerdote ch'egli sia più che un celeste serafino. Proteggi la tua Chiesa immortale, te ne scongiuro ad ogni attimo. Io, figlia sua, m'immolo per lei, e vivo d'amore!


11. Vivere d'amore è rasciugarti il volto e ottenere perdono ai peccatori: che rientrino nella tua grazia, o Dio di amore, e sempre benedicano il tuo nome! Ogni bestemmia mi rintocca nel cuore; e per cancellarla ridico ogni giorno: T'amo e t'adoro, o Nome sacro! e vivo d'amore.


12. Vivere d'amore è imitare Maria Maddalena che bagna di pianti e di preziose essenze i tuoi piedi divini, e li bacia rapita, li asciuga coi lunghi capelli, poi con santa audacia levandosi, anche il dolce tuo volto cosparge d'aroma... Per me, quell'olezzo che innalzo al tuo volto è il mio amore.

13. Vivere d'amore, che strana pazzia! Mi dice il mondo: smettila di cantare! e bada a non sprecare i tuoi aromi, la tua vita, impiegali utilmente! Ma amarti, Gesù, che feconda perdita! Ogni mio aroma è tuo, per sempre. E voglio cantare, lasciando il mondo: Io muoio d'amore!

14. Morir d'amore è il ben dolce martirio di cui vorrei soffrire. Cherubini, accordate i liuti, ché il mio esilio, lo sento, sta per finire... Dardo di fuoco, consumami senza tregua, e feriscimi il cuore in questo triste soggiorno. Divino Gesù, avvera il mio sogno, morir d'amore!

15. Morir d'amore, ecco la mia speranza: quando vedrò spezzati i miei lacci, Dio sarà la mia gran ricompensa: non voglio altri beni. Son tutta presa del suo amore, e venga, dunque, a stringermi a sé per sempre. Ecco il mio cielo, il mio destino: Vivere d'amore!
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martedì 2 febbraio 2010

550 - Messaggio Medjugorje del 2/2/2010

Cari figli, con amore materno oggi vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio.
Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti!
Io vi guido con mano materna, con mano d’amore.
Vi ringrazio
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549 - Proclamazione della Signoria di Cristo

Di seguito si proclama verbalmente la Signoria di Gesù su tutte le parti della nostra vita. Coloro che vogliano offrire a Gesù tutti gli aspetti della loro vita, rispondano: Gesù è il Signore!



-Della mia famiglia e dei miei amici: Gesù è il Signore
-Del mio passato, presente e futuro: Gesù è il Signore
-Del mio studio o lavoro: Gesù è il Signore
-Della mia salute o malattia: Gesù è il Signore
-Della mia povertà o ricchezza: Gesù è il Signore
-Dei miei amici e conoscenti: Gesù è il Signore
-Del mio corpo e della mia anima: Gesù è il Signore
-Di tutte le mie relazioni personali: Gesù è il Signore
-Della mia sessualità ed emotività: Gesù è il Signore
-Della mia patria e della mia casa: Gesù è il Signore
-Della mia casa e dei beni materiali: Gesù è il Signore
-Delle mie speranze e dei miei timori: Gesù è il Signore
-Della mia vita politica e sociale: Gesù è il Signore
-Della mia immaginazione, memoria: Gesù è il Signore
-Della mia intelligenza e volontà: Gesù è il Signore
-Dei miei occhi, orecchi, mani, piedi: Gesù è il Signore
-Del mio modo di divertirmi: Gesù è il Signore
-Del mio modo di mangiare e vestire: Gesù è il Signore
-Del mio modo di pensare e parlare: Gesù è il Signore
AMEN
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Medaglia di San Benedetto