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venerdì 5 giugno 2009

247 - Davide stesso lo chiama Signore

Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Commento sui salmi, 35,4-5 ; CSEL 64, 52-53
Cerca di cogliere il mistero: dal seno della Vergine egli nacque insieme servo e Signore; servo per operare, Signore per comandare e porre le basi del Regno di Dio nel cuore degli uomini. Eppure è uno solo: non Dio generato dal Padre e uomo nato dalla Vergine; ma lo stesso che è generato dal Padre prima di tutti i secoli, prese poi un corpo dalla Vergine. Per questo è chiamato contemporaneamente servo e Signore: servo per noi, ma, per l'unità della natura divina, Dio da Dio, coeterno, uguale al Padre. Non avrebbe potuto infatti, generare inferiore e sé il Figlio, nel quale il Padre stesso disse di essersi compiaciuto (Mt 3,17)...
Conserva sempre la dignità del nome con cui viene chiamato: grande Dio e grande servo. Nella sua incarnazione, non perde l'attributo della sua grandezza la quale non ha fine» (Sal 144,3)... Egli, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo» (Fil 2,6-7)... Egli dunque, uguale a Dio in quanto è il Figlio, nella carne prese la forma di servo; «provò la morte» (Eb 2,9), eppure «la sua grandezza non ha fine»...
Beata servitù che rese tutti liberi, beata servitù che gli acquistò «un nome più alto di ogni altro nome»; beata umiltà, la quale fece sì che «nel suo nome ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre» (Fil 2, 10-11).

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