Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
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martedì 30 giugno 2009

305 - Decalogo dell'amore

1. AMARE TUTTI:
Piccoli e grandi, uomini e donne, amici e nemici, di tutte le razze e
religioni, come ha fatto Gesù che è morto per tutti. Siamo tutti figli
dello stesso Padre e perciò tutti fratelli.
2. AMARE CIASCUNO PERSONALMENTE :
Gesù parlava alle folle, certo, ma conosceva ciascuno e lo chiamava per nome. Accettare ognuno così com'è.
3. AMARE COME SE’ STESSI:
è la regola d'oro: "Fa agli altri ciò che vuoi sia fatto a te" e "Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te".
4. AMARE PER PRIMI:
non aspettare che te lo chiedano, ma fa tu il primo passo, come Gesù che non ha aspettato che diventassimo buoni per dare la vita per noi; e come Maria che "partì in fretta" senza farsi pregare per andare ad aiutare la cugina Elisabetta.
5. AMARE E’ FARSI "UNO" CON L’ALTRO:
cioè ascoltare, fare il vuoto dentro di sé per capire i sentimenti dell'altro e farsi carico dei suoi problemi; insomma condividere gioie e dolori.
6. AMARE E’ SERVIRE:
cioè amare a fatti non a parole, consumarsi le mani facendo servizi concreti, come Gesù che lava i piedi agli apostoli.
7. AMARE E’ PERDONARE:
quante volte? "Settanta volte sette" ha detto Gesù, cioè sempre. "Se non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro celeste perdonerà a voi". "Chi è senza peccato scagli per primo la pietra". "Il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha avuto misericordia" . "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".
8. AMARE E’ CHIEDERE SCUSA:
"Se presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che un tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello, poi torna ad offrire il tuo dono". "Non tramonti il sole sopra la vostra ira".
9. AMARE E’ VEDERE GESU’ NELL’ALTRO:
avevo fame, avevo sete, ero nudo, malato, senza casa, senza mezzi, senza lavoro, incompreso, ignorato, immigrato, drogato..."L'hai fatto a me", dirà Gesù quel giorno.
10. AMARE E’ SACRIFICIO DI SE’:
amare non è sempre facile, non sempre è gratificante, non sempre l'amore è capito e ricambiato. L'amore vero non è un bel sentimento: è dono di sé, è responsabilità verso l'altro, è fedeltà agli impegni, è mantenere la parola anche se costa, è non mollare quando sei stanco e sfiduciato, è ricominciare sempre anche quando sembra inutile continuare ad amare.

Come Gesù che "avendo amato i suoi, li amò fino alla fine".
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304 - Vangelo del giorno 1/7 Mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario

Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?

+ Dal Vangelo secondo Matteo (8,28-34)

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada.
Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci».
Egli disse loro: «Andate!».
Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati.
Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
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303 - Salvaci Signore

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Meditazioni, cap. 37

O, mio Dio, il mio cuore è come un mare vasto sempre agitato dalle tempeste; fa che trovi in te la pace e il riposo. Tu hai ordinato ai venti e al mare di calmarsi e, all'udire la tua voce si sono placati; vieni a placare le agitazioni del mio cuore, affinché tutto in me sia calmo e tranquillo, affinché io possa possedere te, il mio unico bene, e contemplarti, dolce luce dei mei occhi, senza confusione né oscurità. O mio Dio, che la mia anima, liberata dai pensieri tumultuosi di questo mondo si nasconda «all'ombra delle tue ali» (Sal 16,8).
Che essa trovi presso di te un luogo di riparo e di pace; tutta accesa dalla gioia, che possa cantare: «In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare» (Sal 4,9).
Che essa si riposi, ti prego, mio Dio, che si riposi dal ricordo di quanto è sotto il cielo, sveglia per te solo, come sta scritto: «Io dormo, ma il mio cuore veglia» (Ct 5,2).
La mia anima non può essere in pace e al sicuro, mio Dio, se non sotto le ali della tua protezione (Sal 91,4).
Che essa dimori dunque eternamente in te e che sia infiammata dal tuo fuoco. Che, elevandosi al di sopra di sé, ti contempli e canti le tue lodi nella gioia.
In mezzo alla confusione che mi agita, che i tuoi doni siano la mia dolce consolazione, finché io venga a te che sei la pace vera.
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lunedì 29 giugno 2009

302 - Vangelo del giorno 30/6 Martedì della XIII settimana del Tempo Ordinario

Levatosi sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia

+ Dal Vangelo secondo Matteo (8,23-27)

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.
Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.
Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti!”.
Ed egli disse loro: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”.
Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
I presenti furono presi da stupore e dicevano: “Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?”
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301 - Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede ; e tu una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli

San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Primo discorso per la festa di san Pietro e san Paolo, 1, 3, 5

Cristo mediatore « non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca » (1 Pt 2, 22). Come oserei avvicinarmi a lui, io che sono peccatore, anzi grande peccatore, i cui peccati sono più numerosi della sabbia del mare ? Egli è estremamente puro, e io estremamente impuro... Per questo Dio mi ha dato questi apostoli, che sono uomini e peccatori, anzi grandi peccatori, che hanno imparato dalla loro personale esperienza quanto dovevano essere misericordiosi nei confronti degli altri. Colpevoli di grandi colpe, concederanno alle grandi colpe un perdono facile e con la misura con la quale è stato misurato per loro, misureranno per noi.
L'apostolo Pietro ha commesso un grande peccato, anzi forse non ce n'è di più grande. Ha ricevuto per questo un perdono, così pronto e facile, tanto da non aver perso nulla del privilegio del suo primato. E Paolo che aveva scatenato una persecuzione senza limite contro la Chiesa appena nata è condotto alla fede dalla chiamata del Figlio di Dio in persona ; e in cambio di tanti mali viene colmato di beni così grandi da divenire « lo strumento eletto per portare il nome del Signore dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele » (At 9, 15)...
Pietro e Paolo sono i nostri maestri : hanno pienamente imparato dal solo Maestro di tutti gli uomini i sentieri della vita, e ci ammaestrano ancora oggi.

domenica 28 giugno 2009

300 - Storia e tradizione del Santo Volto


Le generazioni cristiane hanno provato sem­pre un vivo desiderio di conoscere i linea­menti del Volto di Gesù di cui il Vangelo non dice nulla ed è per questo che sin dai primi seco­li sono circolate immagini di Gesù fatte passare per autentiche.
Si arrivò a personificare l'imma­gine nella ben nota Veronica (vera imago), di cui si fa cenno nei vangeli apocrifi del II secolo. Nel­l'alto Medioevo, le più celebri «acheropite» (immagini non fatte da mano d'uomo), sono quelle di Edessa e di Kamulia di Cappadocia, la prima della quali passò come eseguita dallo stes­so Maestro che l'avrebbe inviata al re Abgar Ukkama, con una sua lettera.
Nel secolo IX già si parla dell'immagine del Vol­to di Cristo esistente in San Píetro.
Il culto al san­to Volto dall'Oriente passò in Occidente e nel XIII secolo si hanno nuclei di pittori "Pictores Veronicarum" che si dedicano a raffigurare, qua­si esclusivamente, immagini di Gesù. Tra i volti celebri o «Veroniche» ricordiamo il Volto santo di Genova, di Laon in Francia, i due santi Volti pre­senti in San Pietro, quello di Manoppello, quello di Lucca e naturalmente quello della Sindone di Torino, al quale viene dato particolare risalto, specialmente da quando il Pia, nello sviluppare una fotografia che fece alla Sindone nell'osten­sione del 1898, ebbe la sorpresa di trovarsi di fronte a una mirabile immagine del Corpo e soprattutto del Volto di Cristo. Fu una stupenda scoperta confermata una trentina d'anni dopo con le fotografie di Enrie.
Inoltre il Volto della Sindone è il solo ad avere una valida garanzia storica. Per quanto le acheropite e le loro leggende, meritino rispetto e considerazione e l'immagine del Volto di Gesù della Sindone sia convalidata da prove scientifiche di valore, siamo convinti che Gesù intese lasciare la sua immagine, non alla constatazione sensoriale, ma alla realtà della fede e della devozione del credente.
I discepoli di Emmaus riconobbero Gesù, non perché videro il suo Volto, ma credendo alle sue parole ed osservandolo nel gesto misterioso del­lo spezzare il pane. Gli undici del Cenacolo, anch'essi videro il suo Volto, ma credettero solo quando si piegarono alle sue divine affermazio­ni. Pietro e la Maddalena credettero, ma unica­mente alla esperienza del cuore che aprì alla fede in lui Redentore e Salvatore. Fu così anche per Paolo di Tarso che, accettando la rivelazione, entrò nell'ambito della fede e si sottomise alle sue ingiunzioni.
La Chiesa di tutti i tempi vide realmente il Volto di Gesù, ma attraverso la fede nella sua parola, così da incontrarlo in tutti gli uomini. Gesù stesso insegnò dove incontrarlo e vederlo: "Quello che avrete fatto ad uno di questi piccoli, lo avrete fatto a me...; Ero affamato ed asseta­to e voi mi siete venuti incontro... Ero malato e carce­rato e voi siete venuti a visitarmi... Ero ignudo e pel­legrino e voi mi avete accolto".Sta qui la vera imago, la Veronica più vera, l'a­cheropita non fatta da mano d'uomo. E qui Gesù vuole che lo si incontri. Una tale realtà non tolse ai fedeli di continuare a guardare al Volto fisico di Gesù, trovandovi un particolare riferimento di estasi contemplativa ed in essa uno stimolo alla propria ascesi, pas­sando a vederLo come forza dinamica per un movimento comunitario ed ecclesiale alla stessa maniera della devozione al Sacro Cuore, per la offerta di riparazione e per l'apostolato, in una più accentuata riscoperta Cristo-antropologica.
Su questa linea è possibile incontrarsi con Santa Teresa d'Avila che avendo visto il Volto di Gesù, se ne sentì talmente invaghita che ogni attrazio­ne terrena crollò intorno a sé; con Santa Teresa di Lisieux che nel Volto divino di Gesù trovò la sua "sola patria"; con Suor Maria di San Pietro, reli­giosa nel Carmelo di Tours, che si consacrò al culto riparatore al Santo Volto; con il ven. Leone Dupont che fece del Volto di Gesù il suo criterio più valido di apostolato; con Madre Pierina de Micheli che al Volto di Gesù polarizzò ogni altra manifestazione di culto; con il card. Ildefonso Schuster che al Volto di Gesù dedicò nel 1936 una particolare chiesa a Milano; con il benedetti­no Ildebrando Gregori che fondò la Congrega­zione delle Suore Benedettine Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo; con Madre M. Pia Mastena, fondatrice dell'Istituto delle Religiose del Santo Volto.

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299 - Vangelo del giorno 29/6 SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI

Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli

+ Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?».
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

298 - La bambina non è morta, ma dorme

San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorsi, 34 ; CCL 24, 193s

Tutte le letture evangeliche ci offrono i grandi beni della vita presente e della futura.
Ma la lettura di oggi compendia tutto ciò che concerne la speranza ed esclude ogni motivo di disperazione...
Ora parliamo del capo della sinagoga che, mentre conduce Cristo da sua figlia, offre modo a una donna di giungere al Cristo...
Conscio del futuro, il Cristo non ignorava che gli sarebbe venuta incontro quella donna: da lei il capo dei Giudei avrebbe imparato che Dio non ha bisogno di spostarsi da un luogo all'altro, né di essere condotto per una strada, o sollecitato per una presenza fisica; ma si deve credere che Dio è presente in ogni luogo, interamente, ovunque e sempre, e che può far tutto col solo volere, senza fatica: dare la forza, non toglierla; sottrarre alla morte con un comando, non con la mano; rendere la vita con un ordine, non con la medicina...
Cristo quando giunse alla casa e vide che la fanciulla era per essi come ormai perduta, per muovere alla fede gli animi increduli, dice che non è morta ma dorme: affinché credessero che era più facile risorgere dalla morte che dal sonno.
Per Dio la morte è veramente un sonno, perché lui fa risorgere alla vita più prontamente di uno che dormendo sia svegliato da un altro...
Ascolta l'apostolo Paolo: «In un istante, in un batter d'occhio, i morti risorgeranno» (1 Cor 15,52)...
Con quale brevità avrebbe potuto narrare l'immediatezza della risurrezione, quando la potenza divine previene anche questa?
E in che modo si potrebbe parlare del tempo quando i beni eterni ci vengono donati senza limite di tempo?
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sabato 27 giugno 2009

297 - Vangelo del giorno 28/6 XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

+ Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.
E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».
I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”».
Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni.
Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
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296 - Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e siederanno... nel Regno dei cieli

Basilio di Seleucia ( ?-circa 468), vescovo
Discorsi, 19, PG 85, 235

Nel Vangelo, ho visto il Signore compiere dei miracoli e, rassicurato da loro, la mia parola si fa più salda. Ho visto il centurione gettarsi ai piedi del Signore; ho visto le nazioni mandare i loro primi frutti a Cristo.
La croce non è ancora innalzata e già i pagani si affrettano verso il maestro. Non si è ancora sentito: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni» (Mt 28,19) e già le nazioni accorrono. La loro corsa precede la loro chiamata, ardono del desiderio del Signore. La predicazione non è ancora risuonata e già si affrettano verso colui che predica.
Pietro... sta ancora ascoltando l'insegnamento ed esse si radunano attorno a colui che lo ammaestra; la luce di Paolo non risplende ancora sotto il vessillo di Cristo e le nazioni vengono ad adorare il re con l'incenso (Mt 2,11).
E ora ecco che un centurione lo prega e gli dice: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Questo è proprio un nuovo miracolo: il servo dalle membra paralizzate conduce il suo padrone al Signore; la malattia dello schiavo rende la salute al suo padrone.
Cercando la salute del suo servo, trova il Signore e, mentre è in cerca della salute del suo schiavo, diviene la conquista di Cristo.
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venerdì 26 giugno 2009

295 - Vangelo del giorno 27/6 Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario

Molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe

+ Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-17)

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”.
Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”.
Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”.
All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti”.
E Gesù disse al centurione: “Va’, e sia fatto secondo la tua fede”. In quell’istante il servo guarì.
Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”
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294 - Lo voglio, sii sanata

Papa Benedetto XVI
Enciclica « Spe Salvi », 36 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

Come l'agire, anche la sofferenza fa parte dell'esistenza umana. Essa deriva, da una parte, dalla nostra finitezza, dall'altra, dalla massa di colpa che, nel corso della storia, si è accumulata e anche nel presente cresce in modo inarrestabile.
Certamente bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza: impedire, per quanto possibile, la sofferenza degli innocenti; calmare i dolori; aiutare a superare le sofferenze psichiche. Sono tutti doveri sia della giustizia che dell'amore che rientrano nelle esigenze fondamentali dell'esistenza cristiana e di ogni vita veramente umana. Nella lotta contro il dolore fisico si è riusciti a fare grandi progressi; la sofferenza degli innocenti e anche le sofferenze psichiche sono piuttosto aumentate nel corso degli ultimi decenni.
Sì, dobbiamo fare di tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità – semplicemente perché non possiamo scuoterci di dosso la nostra finitezza e perché nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che – lo vediamo – è continuamente fonte di sofferenza. Questo potrebbe realizzarlo solo Dio: solo un Dio che personalmente entra nella storia facendosi uomo e soffre in essa. Noi sappiamo che questo Dio c'è e che perciò questo potere che « toglie il peccato del mondo » (Gv 1,29) è presente nel mondo. Con la fede nell'esistenza di questo potere, è emersa nella storia la speranza della guarigione del mondo.

giovedì 25 giugno 2009

293 - Vangele del giorno 26/6 Venerdì della XII settimana del Tempo Or

Se vuoi, tu puoi sanarmi

+ Dal vangelo secondo Matteo (8,1-4)

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.
Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi".
E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato".
E subito la sua lebbra scomparve.
Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro"
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292 - Messaggio Medjugorje del 25 giugno 2009

Cari figli, gioite con me, convertitevi nella gioia e ringraziate Dio per il dono della mia presenza in mezzo a voi.
Pregate che nei vostri cuori Dio sia al centro della vostra vita e testimoniate con la vostra vita, figlioli, affinché ogni creatura possa sentire l’amore di Dio.
Siate le mie mani tese per ogni creatura, affinché ognuna si avvicini al Dio dell’amore.
Io vi benedico con la materna benedizione.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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291 - Entrerà nel regno dei cieli... colui che fa la volontà del Padre mio

San Benedetto (480-547), monaco
Regola, Prologo 19-38

Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama? Guardate come nella sua misericordiosa bontà ci indica la via della vita!.. Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la sua tenda, ossia nel suo regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci senza correre verso la meta, operando il bene. Ma interroghiamo il Signore, dicendogli con le parole del profeta: "Signore, chi abiterà nella tua tenda e chi dimorerà sul tuo monte santo?" (Sal 14,1). E dopo questa domanda, fratelli, ascoltiamo la risposta con cui il Signore ci indica la via che porta a quella tenda: "Chi cammina senza macchia e opera la giustizia; chi pronuncia la verità in cuor suo..., chi non ha recato danni al prossimo, né ha accolto l'ingiuria lanciata contro di lui"(vs 2-3)...
Gli uomini timorati di Dio non si insuperbiscono per la propria buona condotta e pensano invece che quanto di bene c'è in essi non è opera loro, ma di Dio...: "Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria!" (Sal 113B, 1). Come fece l'apostolo Paolo, che disse:" Per grazia di Dio sono quel che sono" (1 Cor 15,10)... Perciò il Signore stesso dichiara nel Vangelo: "Chi ascolta da me queste parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio il quale edificò la sua casa sulla roccia. E vennero le inondazioni e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia".
Dopo aver concluso con queste parole il Signore attende che, giorno per giorno, rispondiamo con i fatti alle sue sante esortazioni.
Ed è proprio per permetterci di correggere i nostri difetti che ci vengono dilazionati i giorni di questa vita secondo le parole dell'apostolo: "Non sai che con la sua pazienza Dio vuole portarti alla conversione?" (Rm 2,4)
Difatti il Signore misericordioso afferma: "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (Ez 18,23).
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mercoledì 24 giugno 2009

290 - vangelo del giorno 25/6 Giovedì della XII settimana del Tempo Ordinario

La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,21-29)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
Io però dichiarerò loro: non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”.
Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.
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289 - Giovanni non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce

San Beda il Venerabile (circa 673-735), monaco, dottore della Chiesa
Omelia II, 20 ; CCL 122, 328-330

Che la nascita di Giovanni sia commemorata quando i giorni diminuiscono e quella del Signore quando cominciano a crescere, comporta un significato simbolico. Giovanni stesso, infatti, ha rivelato il segreto di questa differenza. Le folle lo prendevano per il Messia tenendo conto delle sue eminenti virtù, mentre certi consideravano il Signore, non come il Messia, ma come un profeta, a causa della debolezza della sua condizione corporea.
E Giovanni disse : « Egli deve crescere e io, invece, diminuire » (Gv 3, 30). Il Signore è veramente cresciuto perché, mentre lo consideravano come un profeta, ha fatto conoscere ai credenti del mondo intero che egli era il Messia. Giovanni è decresciuto e diminuito perché egli che veniva scambiato per il Messia è apparso non come il Messia ma come l'annunciatore del Messia.
È dunque normale che il chiarore del giorno cominci a diminuire dalla nascita di Giovanni poiché la reputazione della sua divinità stava per svanire e il suo battesimo per scomparire presto. È pure normale che il chiarore dei giorni più corti ricominci a crescere fin dalla nascita del Signore : in verità, egli è venuto sulla terra per rivelare a tutti i pagani la luce della sua conoscenza, di cui prima i giudei soli ne possedevano una parte, e per diffondere nel mondo intero il fuoco del suo amore.
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martedì 23 giugno 2009

288 - Vangelo del giorno 24/6 Natività S.Giovanni Battista

Giovanni è il suo nome

+ Dal Vangelo secondo Luca (1,57-66.80)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa.
Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome».
Tutti furono meravigliati.
All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?».
E davvero la mano del Signore era con lui.Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito.
Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
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287 - Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote

Si è aperto, venerdì 19 giugno nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù con i Vespri presieduti dal Santo Padre nella Basilica di San Pietro, l’Anno Sacerdotale.
Benedetto XVI l’ha indetto in occasione dei 150 anni (+ 1859) della morte del Santo Curato d’Ars, che proclamerà patrono non solo dei parroci ma di tutti i sacerdoti del mondo.
Il tema scelto per l’Anno Sacerdotale è “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”: anche dimenticato, trascurato e perfino tradito Cristo risorto che con il dono dello Spirito li ha consacrati ad agire in sua persona per sempre e quindi non li dimentica, non li trascura e soprattutto non li tradisce, anche tradito dando la possibilità fino al momento terminale della vita di riconoscere il peccato, convertirsi, lasciarsi riconciliare e ricominciare. Contemplando questo amore senza limiti, fino al perdono non può non emergere la spinta soprannaturale alla fedeltà di ogni sacerdote che il carattere segna per sempre. “In Gesù, Persona e Missione tendono a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è espressione del suo “Io filiale” che, da tutta l’eternità, sta davanti al Padre in atteggiamento di amorosa sottomissione alla sua volontà. Con umile ma vera analogia, anche il sacerdote deve anelare a questa identificazione. Non si tratta certo di dimenticare che l’efficacia sostanziale del ministero resta indipendente dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare la straordinaria fruttuosità generata dall’incontro tra la santità oggettiva del ministero e quella soggettiva del ministro. Il Curato d’Ars iniziò subito quest’umile e paziente lavoro di armonizzazione tra la sua vita di ministro e la santità del ministero a lui affidato…” (Dalla lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale, 16 giugno 2009).
Benedetto XVI, sempre nella Lettera, esortando i sacerdoti ad assimilarsi a Cristo nel suo “nuovo stile di vita” seguendo i tre consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza, come la “via regolare della santificazione cristiana” da praticare secondo il proprio stato, fa questa constatazione: “Nel contesto della spiritualità alimentata dalla pratica dei consigli evangelici, mi è caro rivolgere ai sacerdoti, in quest’Anno a loro dedicato, un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai nostri giorni nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità. ‘Lo Spirito nei suoi doni è multiforme… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi inaspettati e in forme prima non immaginate…ma ci dimostra anche che Egli opera in vista dell’unico Corpo e nell’unità dell’unico Corpo’ (Benedetto XVI, Omelia di Pentecoste, 3 giugno 2006).
A questo proposito, vale l’indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis: ‘Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio (i presbiteri) devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza’ (N. 9). Tali doni che spingono non pochi a una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi, infatti, può scaturire ‘un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo ’.
Vorrei inoltre aggiungere, sulla scorta dell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis del Papa Giovanni Paolo II, che il ministero ordinato ha una radicale ‘forma comunitaria’ e può essere assolto solo nella comunione fra i sacerdoti e col proprio Vescovo, basata sul sacramento dell’Ordine e manifestata nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete di una fraternità sacerdotale effettiva ed effettiva (N. 74). Solo così i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione del Vangelo” (Lettera).
La forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del cristianesimo nel mondo ellenistico – romano.
Così dopo il deserto provocato dalla secolarizzazione della rivoluzione borghese francese nella piccola parrocchia di Ars di 230 anime è avvenuto con la realizzazione del tipo tridentino di sacerdote, anticipatore profetico di quello del Vaticano II facendo il connubio tra l’“abitare” in Chiesa e “il fatto che il Santo Curato seppe “abitare” attivamente in tutto il territorio della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava denaro per le opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della “Provvidence” (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui. Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano l’unico popolo sacerdotale e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio ministeriale, si trovano ‘ per condurre tutti all’unità della carità, ‘amandosi l’un l’altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella deferenza’ (Rm 12,10).
E’ da ricordare, in questo contesto, il caloroso invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a “riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell’ambito della missione della Chiesa… Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi campi dell’attività umana, in modo da poter insieme riconoscere i segni dei tempi’ (Presbyterorum ordinis 9)”.
Sempre nella Lettera Benedetto XVI dicendo che tra i 408.024 sacerdoti nel mondo ci sono “splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore di Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti… gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento… Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. E’ il mondo a trarne motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio”.
“Perfino – Omelia dei Vesperi del 19 giugno – le nostre carenze, i nostri limiti e debolezze devono ricondurci (alla fedeltà) del Cuore di Gesù. Se infatti è vero che i peccatori, contemplandoLo, devono apprendere da Lui il necessario “dolore dei peccati” che li riconduca al Padre, questo vale ancor più per i sacri ministri. Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in “ladri delle pecore” (Gv, 10,1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l’accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare”.Quando i confessionali non sono vuoti da una parte e dall’altra Egli, che agisce attraverso il sacerdote disponibile (il Curato fino a 16 ore al giorno), non si arrende dinnanzi all’ingratitudine e nemmeno davanti al rifiuto del popolo che si è scelto: attraverso i pochi per i molti e attraverso i molti per tutti; anzi con infinita misericordia, invia continuamente nel mondo l’unigenito suo Figlio moro e risorto attraverso la via umana della sua Chiesa, dei suoi preti in particolare perché prenda su di sé il destino dell’amore distrutto; perché sconfiggendo il potere del male e della morte, possa restituire dignità di figli agli esseri umani resi schiavi dal peccato.Durante l’Anno sacerdotale è prevista la pubblicazione di un “Direttorio per i Confessori e Direttori spirituali” e di “una raccolta di testi del Sommo Pontefice sui temi essenziali della vita e della missione sacerdotale nell’epoca attuale”.
L’obiettivo di questo Anno è, secondo quanto ha affermato il Santo padre nell’udienza ai membri della Congregazione per il clero riuniti in Plenaria lo scorso marzo, “far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea” (udienza del 16 marzo 2009).Ma la Lettera di Benedetto XVI va letta, pregata, ruminata. Può essere utile avere alcuni cenni biografici di San Giovanni Maria Vianney che nasce a Dardilly, presso Lione, in Francia, nel 1786. Fin da piccolo si racconta di lui che amasse la solitudine e fosse particolarmente timorato di Dio. Sono anni difficili quelli di fine Settecento, peggio certamente degli attuali. La borghese rivoluzione francese non permette a nessuno di pregare Dio in pubblico: è il secolarismo originario radicale che poi si è diffuso. E così i genitori di Giovanni Maria lo portano ad ascoltare Messa in un granaio fuori città. La pena per i preti sorpresi a celebrare Messa è la ghigliottina. Nonostante il clima anticlericale, nonostante vi fossero pesanti minacce verso i sacerdoti, Giovanni Maria fa propria nel cuore la crescente volontà di dedicarsi interamente a Dio nel sacerdozio. Vuole, insomma, rispondere positivamente alla vocazione. A diciassette anni riesce a seguire gli studi, seppure con scarsi risultati. Le difficoltà divengono insormontabili quando si tratta di affrontare, in seminario, gli studi di filosofia e di teologia. Ma Giovanni Maria non demorde, accetta ogni umiliazione, e a Grenoble, nel 1815, a ventinove anni, viene finalmente ordinato sacerdote.
Diviene parroco di Ars per circa quarantadue anni e il suo ascendente è ancora vivo nella parrocchia che ha santificato con il suo apostolato. Là fa rifiorire mirabilmente con l’efficace predicazione, con la mortificazione, la preghiera, la carità. Numerose solo le anime che si rivolgono a lui, che trascorre ore e ore in confessionale. E’ ammirabile nella devozione a Maria con il titolo di concepita senza peccato, al Rosario, all’Eucaristia.Estenuato dalle fatiche, macerato dai digiuni e dalle penitenze, come pure dalle infestazioni diaboliche, nel 1859 termina i suoi giorni nell’abbraccio del Signore.Riviviamolo come ce lo fa rivivere la Lettera di Benedetto XVI.
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286 - La via che conduce alla vita

San Clemente di Roma, Papa dal 90 al 100 circa
Lettera ai Corinzi, § 36-38

Questa la strada, o beneamati, nella quale troviamo salvezza: Gesù Cristo, il sommo sacerdote delle nostre offerte, il protettore e l'aiuto della nostra debolezza (Eb 10,20; 7,27; 4,15). Per mezzo suo fissiamo lo sguardo sulle altezze dei cieli, per mezzo suo osserviamo come in uno specchio la faccia immacolata e sublime del Padre, per mezzo suo si sono aperti gli occhi del cuore, per mezzo suo la nostra mente ottusa e ottenebrata rifiorisce alla luce, per mezzo suo il Signore ha voluto farci gustare la scienza immortale. "Egli, splendore della maestà divina, di tanto è superiore agli angeli di quanto il nome che ebbe in eredita è più eccellente" (Eb 1,3-4)...
Prendiamo il nostro corpo. La testa non può stare senza i piedi, nè i piedi senza la testa. Le più piccole parti del nostro corpo sono necessarie ed utili a tutto il corpo; ma tutte convivono ed hanno una sola subordinazione per salvare tutto il corpo (1 Cor 12,14).
Si conservi dunque tutto il nostro corpo in Cristo Gesù e ciascuno si sottometta al suo prossimo, secondo la grazia in cui fu posto. Il forte si prenda cura del debole, e il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero benedica Dio per avergli dato chi supplisce alla sua indigenza. Il saggio dimostri la sua saggezza non nelle parole, ma nelle opere buone. L'umile non testimoni a se stesso, ma lasci che sia testimoniato da altri. Il casto nella carne non si vanti, sapendo che un altro gli concede la continenza.
Consideriamo, fratelli, di quale materia siamo fatti, come e chi entrammo nel mondo, da quale fossa e tenebra colui che ci plasmò e ci creò ci condusse al mondo. Egli aveva preparato i benefici prima che noi fossimo nati. Abbiamo tutto da lui, di tutto lo dobbiamo ringraziare.

285 - Vangelo del giorno 23/6 Martedì della XII settimana del Tempo Ordinario

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,6.12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci,
perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;
quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”
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284 - Non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio

Imitazione di Cristo
trattato spirituale del XV secolo, Libro II, 2-3

Quando uno riconosce umilmente i suoi difetti, placa agevolmente gli altri e accontenta facilmente quelli che sono in collera con lui. L'umile, Dio lo protegge e lo libera ; l'umile, Dio lo ama e lo consola ; verso l'uomo umile, egli si china ; all'umile concede largamente la sua grazia in abbondanza, lo tira fuori dall'umiliazione e lo innalza alla gloria.All'umile svela i suoi segreti, lo attira dolcemente a sé e lo invita.L'umile, subìto un affronto, non cessa di stare nella pace, perché fa affidamento su Dio e non sul mondo... Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri.L'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina.L'uomo passionale tramuta in male anche il bene e crede facilmente al male. L'umo buono e pacifico volge tutto in bene.Colui che sta nella pace non sospetta nessuno.Colui, invece che è scontento e sta nel turbamento è agitato da vari sospetti ; non è tranquillo lui e non permette agli altri di vivere nella tranquillità. Spesso, dice quello che non dovrebbe dire e tralascia quello che gli converrebbe piuttosto fare. Sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri e trascura i propri doveri.Comincia dunque ad esercitare il tuo zelo con te stesso. Solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo.
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domenica 21 giugno 2009

283 - Vangelo del 22/6 Lunedì della XII settimana del Tempo Ordinario

Togli prima la trave dal tuo occhio

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,1-5)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”
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282 - Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono ?

Catechismo della Chiesa Cattolica
§ 280, 288-292

La creazione è il fondamento di «tutti i progetti salvifici di Dio», «l'inizio della storia della salvezza», che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, « in principio, Dio creò il cielo e la terra » (Gn 1,1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo (Rm 8, 18.23)
La rivelazione della creazione è, così, inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell'Alleanza dell'unico Dio con il suo popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio... « In principio, Dio creò il cielo e la terra »...
« In principio era il Verbo... e il Verbo era Dio... Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto » (Gv 1,1-3). Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. « Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra... Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono » (Col 1,16-17). La fede della Chiesa afferma pure l'azione creatrice dello Spirito Santo: egli è colui che « dà la vita », lo « Spirito Creatore », la « sorgente di ogni bene ». Lasciata intravvedere nell'Antico Testamento, rivelata nella Nuova Alleanza, l'azione creatrice del Figlio e dello Spirito, inseparabilmente una con quella del Padre, è chiaramente affermata dalla regola di fede della Chiesa: « Non esiste che un solo Dio...: egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l'Autore, l'Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza »; « il Figlio e lo Spirito » sono come « le sue mani» (Sant'Ireneo). La creazione è opera comune della Santissima Trinità.

sabato 20 giugno 2009

281 -Vangelo di domenica 21/6 XII tempo ordinario

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

+ Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca.
C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.
Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
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280 - Ecco tua madre

San Massimiliano Kolbe (1894-1941), francescano, martire Conferenze del 5/7/1936, 3 e 4/9/1937, 14/5/1936

Sforziamoci di amare il Signore Gesù con il cuore dell'Immacolata, di accoglierlo con il suo cuore, di lodarlo con le sue attitudini, di riparare, di ringraziare. Anche se non lo capiamo, è proprio la realtà: per mezzo del suo cuore, delle sue attitudini, noi lodiamo il Signore Gesù. Se veramente sarà lei ad amare e glorificare Gesù per mezzo di noi, allora saremo i suoi strumenti.Solo lei ci insegnerà come amare il Signore Gesù, incomparabilmente meglio di tutti i libri e di tutti i maestri.
Ci insegna ad amarlo come lei lo ama. E tutto il nostro sforzo deve tendere a lasciare che lei sola ami il Signore Gesù con il nostro cuore.Solo l'anima posseduta dall'amore di Dio toglie da sé quanto la ingombra.
Tutto si concentra sull'amore di Dio. Ed ora chi dunque ama maggiormante Gesù povero e crocifisso, nel presepio, se non la Madre santissima! Nessuno al mondo, persino tra gli angeli, ha amato e ama il Signore Gesù tanto ardentemente quanto la Madre di Dio...
L'Immacolata è il rigoglio dell'amore divino nelle nostre anime e il mezzo per avvicinarci al cuore di Gesù.
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279 - Vangelo del giorno 20/6 Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore

+ Dal Vangelo secondo Luca (2,41-51)

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.
Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.
Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

278 - Subito ne uscì sangue e acqua

Attribuita a San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa
Meditazioni sulla Passione del Signore, 3

Avviciniamoci al cuore del dolcissimo Signore Gesù, ed esulteremo, ci rallegreremo in lui. Quanto è buono e soave abitare in questo cuore! Questo è il tesoro nascosto, la perla preziosa che troviamo, o Gesù, scavando il campo del tuo corpo (cfr Mt 13,44s). Chi dunque rigetterebbe questa perla? Proprio al contrario, per essa io darò tutti i miei beni; lascerò in cambio tutte le mie preoccupazioni, tutti i miei affetti. Abbandonerò tutti i miei pensieri nel cuore di Gesù: lui mi basterà e provvederà senz'altro alla mia sussistenza.
In questo tempio, in questo Santo dei santi, in questa arca d'alleanza, io verrò ad adorare e a lodare il nome del Signore. «Ho trovato il mio cuore, diceva Davide, per pregare il mio Dio» (1 Cr 17,25 Volg). E anch'io ho trovato il cuore del mio Signore e Re, del mio fratello e amico. Forse non pregherò? Sì pregherò, poiché, lo dico a chiare lettere, il suo cuore è mio...
O Gesù, dègnati di accettare e di esaudire la mia preghiera. Attirami interamente nel tuo cuore. Benché la deformazione dei miei peccati mi impedisca di entrarvi, tuttavia, poiché con un amore incomprensibile questo cuore si è dilatato e allargato, puoi ricevermi e purificarmi dalla mia impurità. O Gesù purissimo, lavami dalle mie iniquità affinché, purificato da te, io possa abitare nel tuo cuore tutti i giorni della mia vita, per vedere e fare la tua volontà. Il tuo fianco è stato perforato, perché si spalancasse l'entrata per noi. Il tuo cuore è stato ferito perché al riparo dalle agitazioni esteriori, potessimo abitare in esso. E anche perché, nella ferita visibile, potessimo vedere l'invisibile ferita dell'amore.

venerdì 19 giugno 2009

277 - LE DODICI PROMESSE DI GESÙ AI DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE



(Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque)


1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
2. Metterò la pace nelle loro famiglie.
3. Li consolerò in tutte le loro pene.
4. Sarò loro rifugio sicuro durante la vita e soprattutto alla loro morte.
5. Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro imprese.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide diventeranno ferventi.
8. Le anime ferventi si eleveranno a grande perfezione.
9. Benedirò le case dove l'immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e onorata.
10. Darò ai sacerdoti il dono di toccare i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore, dove non sarà mai cancellato.
12. Io prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro rifugio sicuro in quell'ora estrema.
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giovedì 18 giugno 2009

276 - Vangelo del giorno 19/6 Sacratissimo Cuore di Gesù

Uno dei soldati gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (19,31-37)

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

275 - Il nostro pane quotidiano

San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Sul Padre nostro, 18

«Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Ciò può essere inteso sia in senso spirituale che in senso materiale, poiché l'uno e l'altro nell'economia divina serve per la salvezza.
Infatti il pane di vita è Cristo, e questo pane non è di tutti, ma nostro sì. E come diciamo «Padre nostro» perché è Padre di coloro che intendono e credono, così invochiamo anche il pane nostro, poiché Cristo è pane di coloro che come noi si cibano del suo corpo. Chiediamo quindi che ogni giorno ci sia dato questo pane... affinché non accada che a causa di qualche grave peccato dobbiamo astenerci dal pane celeste, e così, privati della comunione, veniamo anche separati dal corpo di Cristo. Egli stesso infatti ha proclamato: «Io sono il pane della vita disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)... Il Signore stesso pronunzia questa minaccia: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53). Per questo chiediamo che ci sia dato ogni giorno il nostro pane, cioè Cristo, affinché noi che rimaniamo in Cristo e viviamo in lui, non ci allontaniamo mai dal suo corpo e dalla sua vita divina.
Si può anche interpretare così: noi, che fiduciosi nella grazia del Signore abbiamo rinunziato al mondo e disprezzato i suoi onori e le sue ricchezze, dobbiamo desiderare soltanto il necessario per vivere... Chi vuol essere discepolo di Cristo e, seguendo il suo invito, rinuncia a ogni cosa, deve cercare solo il necessario per l'oggi senza preoccuparsi del domani. È il Signore che ci insegna così: «Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34). Saggiamente, dunque, il discepolo di Cristo chiede il pane per ogni giorno, sapendo di non poter fare progetti per il domani.

mercoledì 17 giugno 2009

274 - Vangelo del giorno 18/6

Pregate dunque così

+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Pregando non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche voi;
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.

273 - Hanno già la loro ricompensa

San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorsi 9 ; CCL 24,64 ; PL 52, 211


«Guardatevi dal praticare le vostre opere davanti agli uomini». Perché? «Per non essere da loro ammirati». E se vi hanno ammirati, cosa vi succederà? «Non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli».
Fratelli, dicendo questo il Signore non dà un giudizio, ma dà una spiegazione. Mette in piena luce la scaltrezza dei nostri pensieri; mette a nudo le disposizioni segrete delle nostre anime. A coloro che meditano ingiustamente sulla giustizia, indica la misura di una giusta retribuzione. La giustizia che si mette sotto gli occhi degli uomini non può attendere dal Padre la sua divina ricompensa. Ha voluto essere vista, ed è stata vista; ha voluto piacere agli uomini ed è piaciuta. Essa ha ricevuto il salario che ha voluto; la ricompensa che non ha voluto avere, non l'avrà...
«Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti». «Suonare la tromba» è il termine giusto, perché simile elemosina è un fatto bellicoso piuttosto che pacifico. Passa interamente nel suo grido, non ha nulla a che vedere con la misericordia. Viene dal paese della disunione, non è stata nutrita dalla bontà. È un traffico per lo sfoggio, non un commercio casto...
«Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa». Avete sentito: l'elemosina fatta in un'assemblea, sulle piazze, negli incroci, non è una spesa fatta per il sollievo dei poveri, ma è messa davanti allo sguardo degli uomini per attirarsi la loro stima... Sfuggiamo l'ipocrisia, fratelli miei, sfuggiamola... Essa non solleva il povero; il gemito dell'indigente le è pretesto per ricercare più attivamente una gloria spettacolare. Gonfia la propria lode con la sofferenza del povero.
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martedì 16 giugno 2009

272 - Vangelo del giorno 17/6

Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà

+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini, In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

271 - Siate voi perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento alla prima lettera di san Giovanni, 1,9

«A questo segno noi conosciamo di essere in lui, se in lui saremo perfetti» (1 Gv 4,17). Egli parla di perfetti nell'amore. Ma qual'è la perfezione dell'amore? E' amare anche i nemici ed amarli perché diventino fratelli. Il nostro amore infatti non deve essere carnale... Ama i tuoi nemici con l'intento di renderli fratelli; amali fino a farli entrare nella tua cerchia.
Cosí ha amato colui che, pendendo sulla croce, disse: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34)... Egli li volle preservare da una morte perpetua con una preghiera piena di misericordia e di forza.
Molti tra essi credettero e fu loro perdonato di aver versato il sangue di Cristo. Quando si mostrarono crudeli, versarono quel sangue; quando credettero, lo bevvero. «In questo noi conosciamo che siamo in lui, se in lui saremo perfetti».
Il Signore ci ammonisce ad essere perfetti quando ci parla del dovere di amare i nemici: «Siate dunque perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste».
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lunedì 15 giugno 2009

270 - Vangelo del giorno 16/6

Amate i vostri nemici

+ Dal Vangelo secondo Matteo (5,43-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
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269 - Io vi dico di non opporvi al malvagio

Doroteo di Gaza (circa 500- ?), monaco in Palestina
Istruzioni, n° 1, 6-8 ; SC 92, 155

La Legge diceva : « Occhio per occhio e dente per dente » (Es 21,24). Il Signore però esorta non soltanto a ricevere con pazienza il colpo da colui che ci schiaffeggia, ma anche a porgergli umilmente l'altra guancia. Perché lo scopo della Legge era di insegnarci a non fare che non avremmo voluto soffrire.
Ci impediva dunque di fare il male, per paura di soffrire. Quello però che ora ci viene richiesto, è di respingere l'odio, l'amore del piacere, l'amore della gloria e le altre passioni...
Cristo ci insegna con i santi comandamenti come possiamo essere purificati dalle nostre passioni, affinché esse non ci facciano più ricadere negli stessi peccati. Ci mostra la causa per la quale siamo spinti a disprezzare e a trasgredire i precetti di Dio; ce ne fornisce così il rimedio affinché possiamo obbedire ed essere salvati.
Quale è dunque questo rimedio e quale è la causa di tale disprezzo? Ascoltate ciò che ci dice in prima persona il nostro Signore: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,25).
Ecco che brevemente, con una sola parola, ci mostra la radice e la causa di tutti i mali, insieme al suo rimedio, fonte di ogni bene. Ci mostra come sia la superbia del cuore a farci cadere, e che è impossibile ottenere misericordia se non per mezzo della disposizione contraria, che è cioè l'umiltà. Difatti, l'innalzamento genera il disprezzo e la disobbedienza che conduce alla morte, mentre l'umiltà genera l'obbedienza e la salvezza delle anime: intendo l'umiltà vera, non un abbassamento a parole e ad attitudini, bensì una disposizione veramente umile, nell'intimo del cuore e dello spirito.
Per questo il Signore dice: «Sono mite e umile di cuore». Chi vuole trovare il vero riposo per la sua anima impari dunque l'umiltà.
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domenica 14 giugno 2009

268 - Vangelo del giorno 15/6

Io vi dico di non opporvi al malvagio

+ Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente;
ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra;
e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.
Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle”.
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267 - Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti

Inno antico per il sabato Santo Borgia,
Frammenti eucaristici antichissimi, p. 46-50

Oggi abbiamo contemplato sull'altare il nostro Signore Gesù Cristo.
Oggi ci siamo nutriti del carbone ardente (Is 6,6), all'ombra del quale cantano i Cherubini.
Oggi abbiamo sentito la voce potente e dolce dirci:
Questo corpo brucia le spine dei peccati, illumina le anime degli uomini.
Questo corpo è stato toccato dalla donna che aveva delle perdite di sangue ed è stata liberata dalla sua infermità.
Questo corpo è stato visto dalla figlia della Cananea ed è stata guarita.
Questo corpo è stato avvicinato dalla peccatrice, con tutta la sua anima, ed è stata liberata dal fango del suo peccato.
Questo corpo è stato toccato da Tommaso ed egli l'ha riconosciuto esclamando: «Mio Signore e mio Dio».
Questo corpo, grande e altissimo, è il fondamento della nostra salvezza.
Un tempo colui che è il Verbo e la Vita ci dichiarò: «Questo sangue è stato versato per voi ed è stato dato per la remissione dei peccati».
Abbiamo bevuto, carissimi, il sangue santo e immortale.
Abbiamo bevuto, carissimi, il sangue che è uscito dal fianco del Signore,che guarisce ogni malattia, che libera tutte le anime.
Abbiamo bevuto il sangue per mezzo del quale siamo stati riscattati.
Siamo stati riscattati e istruiti, siamo stati illuminati.
Guardate, fratelli, quale corpo abbiamo mangiato!
Guardate, figlioli, quale sangue ci ha inebriati!
Guardate l'alleanza conclusa con il nostro Dio, perché non veniate ad arrossire, nel giorno terribile, nel giorno del giudizio (cfr 1 Cor 11,29)
Chi è in grado di glorificare il mistero della grazia?
Siamo stati ritenuti degni di partecipare al dono.
Vigiliamo fino alla fine, per sentire la sua voce beata, dolce e santa:«Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi» (Mt 25,34)...
Carissimi, celebriamo le meraviglie del battesimo di Gesù (cfr Mtc 10,38), la sua santa e vivificante risurrezione,
grazie alla quale la salvezza è stata data al mondo.
Tutti ne aspettiamo il compimento beato,
nella grazia e nella benevolenza del nostro Signore Gesù Cristo:
a lui sono la gloria, l'onore e l'adorazione.
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266 - Corpus Domini

In questa domenica celebriamo la solennità del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, dono straordinario dell’Amore divino: "Prendete, questo è il Mio Corpo".
Ascoltando il Vangelo che la Liturgia ci propone, ci ritroviamo a rivivere ‘quella’ sera della cena d’addio.
Gesù compie il rito della Pasqua ebraica: benedice il pane e il vino, sulla mensa l’agnello dell’offerta. Il clima non è il solito, c’è qualcosa di diverso. Lo comprendiamo dal fatto che Gesù, in mattinata, ha mandato i Suoi discepoli a preparare la sala per la cena prevedendo tutto: l’uomo con la brocca d’acqua incontrato per strada, il luogo della preparazione, il padrone di casa che li ha portati al piano superiore.
L’anticipazione degli eventi dimostra che Gesù conosce perfettamente lo svolgersi degli avvenimenti, Egli sa benissimo che l’agnello pasquale è Lui stesso, quindi vive il compiersi della Sua storia non passivamente, ma facendo proprio il desiderio del Padre. Alla celebrazione della pasqua ebraica, aggiunge il rendimento di grazie e la profezia di quanto si appresta a vivere: "Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio".
Gesù ci introduce nel Suo spazio senza tempo, nell’eternità, dove non esiste passato e futuro, ma un unico giorno in cui è inspiegabilmente presente ciò che avverrà in seguito.
Questo spazio lo viviamo ogni volta che partecipiamo all’Eucaristia: celebrare il memoriale della Sua Passione non significa ricordare, ma rendere presente quell’evento meraviglioso. Anche noi, prendendo parte alla mensa eucaristica, accettiamo, uniti a Gesù, il disegno che il Padre ha preparato per noi pregustando il banchetto celeste, cioè la gioia della comunione eterna con Dio.
Da rilevare che Gesù si prepara a dare la Sua vita proprio quando dichiara il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro e non ignorando l’abbandono degli altri apostoli durante la Sua passione.
Un invito a non fermarci davanti a piccoli o grandi ostacoli quando il Padre chiama, quando quotidianamente seguiamo il Maestro: l’Amore non è mai ricompensato, neppure con un semplice riconoscimento, con un gesto di gratitudine, spesso amiamo chi ci ferisce e lo amiamo col perdono e il rispetto.
Gesù offrendo il calice della nuova alleanza, rinnova il ‘contratto’ del Padre con noi: quante alleanze annullate dall’infedeltà umana? Pensiamo all’alleanza con Noè dopo il diluvio, poi con Abramo, con Mosè sul Sinai, dove il sangue offerto è quello degli animali, e Dio si impegna a camminare con un’umanità che zoppica da entrambe le gambe. Tanto che l’alleanza, al tempo dei Profeti, diventa unilaterale, osservata solo da Dio.
Ora, in questa ultima cena con i Suoi Apostoli, Gesù perfeziona l’alleanza: non più l’offerta del sangue di animali, ma addirittura del Suo sangue di Uomo/Dio.
Esiste Amore più grande?
Quante volte diciamo a noi stessi che vorremmo costruire l’unione, la pace ma siamo inseriti in ambienti incapaci di comprenderci, circondati da persone che non meritano e non sanno recepire la grandezza di quanto concediamo (considerazione anche priva di umiltà).
Gesù non ha guardato la durezza dei sommi sacerdoti, la fragilità e il limite dei Suoi discepoli, il fallimento della Sua missione, il male che sembrava diventare sempre più forte, Egli ha innalzato lo sguardo e lo spirito al Padre e ha seguito la via indicata: ricreare l’umanità inchiodandola sulla croce in Se stesso per farla rinascere rivestita di Lui, Risorto e vivo per sempre.
Ma ne conosce la debolezza e diventa Pane per assimilarla giorno per giorno a Sé, per restare per sempre sulla terra come Signore, Sposo, Amico.
Quando mangiamo il Suo Corpo ci uniamo a Lui anche con il nostro corpo, una comunione più profonda e completa di quella sponsale: diventiamo Sua immagine perché Egli ci rende simili a Lui, ci strappa da noi stessi per immergerci nella Sua Vita divina, col nostro corpo, la nostra umanità, la nostra persona, la nostra vita.
Ma tutto questo non sarebbe fattibile senza la presenza dei sacerdoti: Gesù si consegna nelle loro mani perché un semplice pezzo di pane diventi Suo Corpo. Molti si scandalizzano del comportamento di alcuni sacerdoti trascurando che anch’essi sono persone e quindi fragili, dimenticando che Gesù non rifiuta di affidarsi a loro, che saremmo tenuti a sostenerli con la nostra preghiera, il nostro affetto, la nostra comprensione.
Dovremmo essere felici della loro presenza, se non ci fossero saremmo privati del Bene più prezioso: l’Eucaristia … e che ne sarebbe della nostra vita?
Preghiamo perché la bontà divina ne chiami tanti al Suo seguito.
Prima di concludere desidero soffermarmi a contemplare ciò che tanto spesso dimentichiamo: la Presenza concreta e vera di Gesù nei tabernacoli.
La gioia più grande del Signore è quella di vederci entrare nella Sua casa, sederci accanto a Lui e confidargli le nostre difficoltà e preoccupazioni, i nostri dolori e fallimenti.
Ci rivolgiamo sempre più frequentemente a psicologi che, anche se bravi professionisti, non riescono ad aiutarci come vorremmo. Oppure cerchiamo l’aiuto di maghi, astrologi o di gruppi ‘spirituali’ non canonici che ci distruggono del tutto perché cercano solo i loro interessi.
Gesù conosce tutto di noi, anche la terapia per ogni nostro problema: può guarirci da sofferenze fisiche e morali, può illuminare situazioni oscure, farci uscire da tunnel interminabili.
E’ presente nell’Eucaristia anche per questo: non vuole la nostra sofferenza, ma la nostra felicità, ce lo racconta il Vangelo che ogni giorno guariva migliaia di persone.
La stessa energia che scaturiva dalla Sua persona quando le folle lo toccavano sulle strade della Galilea, continua a fluire dal Suo Corpo, che vive nei tabernacoli di tutto il mondo, anche oggi, Corpo che non solo possiamo toccare, ma addirittura mangiare.
Come duemila anni fa, anche a noi Gesù ripete ogni giorno: "Ti sia fatto secondo la tua fede".
Noi crediamo?

Suor Annalisa

sabato 13 giugno 2009

265 - Vangelo di Domenica 14/6 Corpus Domini

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

+ Dal Vangelo secondo Marco (14,12-16.22-26)

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo.
Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.
Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
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264 - Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge...

Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Discorsi sui Numeri, n° 9,4 ; SC 415, 239

Voglio ricordare ai discepoli di Cristo la bontà di Dio: nessuno tra voi si lasci scuotere dagli eretici se, nella controversia, dicono che il Dio della Legge non è buono ma giusto, e che la Legge di Mosè non insegna la bontà ma la giustizia. Vedano, questi detrattori di Dio e della Legge, come Mosè stesso e Aronne abbiano compiuto da precursori ciò che il Vangelo insegnò dopo. Considerate come Mosè «ama i suoi nemici e prega per coloro che lo perseguitano» (Mt 5,44)...; vedete come «prostrati con la faccia a terra», tutti e due pregano per coloro che si erano ribellati e volevano ucciderli (Nm 17,10s). Così troviamo il Vangelo in potenza nella Legge e dobbiamo capire che i Vangeli sono appoggiati sul fondamento della Legge.
Per parte mia, non chiamo la Legge col nome di Antico Testamento, quando la considero spiritualmente; la Legge non diviene «Antico Testamento» se non per coloro che non vogliono capirla secondo lo spirito. Per forza per loro essa è divenuta «antica» ed è invecchiata, perché non può conservare la sua forza. Per noi invece, che la capiamo e la spieghiamo nello spirito e nella linea del Vangelo, essa è sempre nuova; tutti e due Testamenti sono per noi un nuovo Testamento, non per la datazione, bensì per la novità del senso.
L'apostolo Giovanni non pensa forse la stessa cosa quando dice nella sua lettera: «Figlioli, vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (1 Gv 4,7 ; Gv 13,34)? Sapeva che il precetto dell'amore era stato già dato da lungo tempo nella Legge (1 Gv 2,7s; Lv 19,18). Ma siccome «la carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8)... afferma l'eterna novità di questo precetto che non invecchia... Per il peccatore e per coloro che non osservano il patto della carità, anche i Vangeli invecchiano; non può esserci un Nuovo Testamento per chi non «depone l'uomo vecchio... e riveste l'uomo nuovo, creato secondo Dio» (Ef 4, 22.24).
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venerdì 12 giugno 2009

263 - Vangelo del giono 13/6 Sant'Antonio da Padova

Io vi dico: non giurate affatto

+ Dal Vangelo secondo Matteo (5,33-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti;
ma io vi dico:
non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re.
Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.
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262 - Dio creò l'uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò

Paolo VI, papa dal 1963 al 1978
Enciclica "Humanae vitae" 8-9

L'amore coniugale rivela massimamente la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema, Dio, che è Amore... Il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto della evoluzione di inconsce forze naturali: è stato sapientemente e provvidenzialmente istituito da Dio creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno di amore. Per mezzo della reciproca donazione personale... gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite. Per i battezzati, poi, il matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della grazia, in quanto rappresenta l'unione di Cristo e della Chiesa (Ef 5,32).
In questa luce appaiono chiaramente le note e le esigenze caratteristiche dell'amore coniugale... È prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale. Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma anche ad accrescersi mediante le gioie e i dolori della vita quotidiana; così che gli sposi diventino un cuor solo e un'anima sola, e raggiungano insieme la loro perfezione umana.
È poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé.
È ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte. Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l'impegno del vincolo matrimoniale.... È infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite.
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giovedì 11 giugno 2009

261 - Vangelo del 12/6

Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio

+ Dal Vangelo secondo Matteo (5,27-32)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.
E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”.

260 - Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

Concilio Vaticano II
Decreto sull'aitività missionnaria della Chiesa « Ad Gentes », § 4-5

Il Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l'invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell'opera della salvezza. Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero...
Il Signore Gesù, fin dall'inizio « chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell'universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra (Mt 28,18), prima di salire al cielo, fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre (Gv 20,21) e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20)...
Da qui deriva alla Chiesa l'impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell'esplicito mandato che l'ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell'influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra... Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa, in adesione all'ordine di Cristo e sotto l'influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo.
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mercoledì 10 giugno 2009

259 - Vangelo del giorno 11/6 S. Barnaba

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

+ Dal Vangelo secondo Matteo (10,7-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi”.
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258 - Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento

Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo
Omelia pasquale (passim)

L'immolazione della pecora, il rito della Pasqua e la lettera della Legge, hanno condotto a Gesù Cristo in vista di cui tutto è successo nell'antica legge e ancora di più nell'ordine nuovo. Poiché la legge è diventata il Verbo, e da antica è divenuta nuova..., il comandamento si è trasformato in grazia, la figura in realtà, l'agnello è diventato Figlio, la pecora è diventata uomo, e l'uomo è divenuto Dio...
Il Signore, pur essendo Dio, rivestì l'uomo, soffrì per colui che soffriva, fu incatenato per colui che era schiavo, fu giudicato per il colpevole, fu sepolto per colui che era seppellito. Risuscitò dai morti e dichiarò a gran voce : « Chi disputerà contro di me ? Compaia qui davanti a me ! » (Is 50, 8) Ho liberato io il condannato ; ho reso io la vita al morto ; ho risuscitato io il sepolto. «Chi oserà contraddirmi ? » Sono io, disse, che sono il Cristo, che ho distrutto la morte, che ho trionfato sull'avversario, che ho legato il nemico potente, che ho portato l'uomo verso il cielo ; io, disse, sono il Cristo.
Su, venite, tutte le famiglie degli uomini, impastate di peccati, e ricevete il perdono dei peccati. Perché sono io il perdono, io la Pasqua della salvezza, io l'agnello immolato per voi, io il prezzo per il vostro riscatto, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re. Vi porto io, con me verso il cielo ; vi risusciterò io ; vi farò vedere io il Padre che esiste da sempre, vi risusciterò io con mano potente.
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257 - Vangelo del giorno 10/6

Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento

+ Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento.
In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra non passerà dalla Legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà

256 - Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo

Concilio Vaticano II
Decreto sull'apostolato dei laici « Apostolicam actuositatem », § 5-6

L'opera della redenzione di Cristo ha per natura sua come fine la salvezza degli uomini, però abbraccia pure il rinnovamento di tutto l'ordine temporale. Di conseguenza la missione della Chiesa non mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche ad animare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito evangelico. I laici, dunque, svolgendo tale missione della Chiesa, esercitano il loro apostolato nella Chiesa e nel mondo, nell'ordine spirituale e in quello temporale. Questi ordini, sebbene siano distinti, tuttavia sono così legati nell'unico disegno divino, che Dio stesso intende ricapitolare in Cristo tutto il mondo per formare «una creazione nuova» (2 Cor 15,17): in modo iniziale sulla terra, in modo perfetto alla fine del tempo. Nell'uno e nell'altro ordine il laico, che è simultaneamente membro del popolo di Dio e della città degli uomini, deve continuamente farsi guidare dalla sua unica coscienza cristiana.
La missione della Chiesa ha come scopo la salvezza degli uomini, che si raggiunge con la fede in Cristo e con la sua grazia. Perciò l'apostolato della Chiesa e di tutti i suoi membri è diretto prima di tutto a manifestare al mondo il messaggio di Cristo con la parola e i fatti e a comunicare la sua grazia. Ciò viene effettuato soprattutto con il ministero della parola e dei sacramenti, affidato in modo speciale al clero, nel quale anche i laici hanno la loro parte molto importante da compiere « per essere anch'essi cooperatori della verità » (3 Gv 8). È specialmente in questo ordine che l'apostolato dei laici e il ministero pastorale si completano a vicenda. Molte sono le occasioni che si presentano ai laici per esercitare l'apostolato dell'evangelizzazione e della santificazione. La stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio; il Signore dice infatti: « Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini in modo che vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».

Medaglia di San Benedetto