Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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domenica 31 maggio 2009

236 - Vangelo del 1/6 S.Giustino

Afferrato il figlio prediletto, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna

+ Dal Vangelo secondo Marco (12,1-12)

In quel tempo, Gesù prese a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in parabole:
“Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.
A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!
Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l’erede; su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: ‘‘La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri’’?”. Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro.
E, lasciatolo, se ne andarono.
§

235 - Dalla Pentecoste ebraica alla Pentecoste cristiana

San Bruno di Segni (circa 1045-1123), vescovo
Commento sull'Esodo, cap. 15
Il monte Sinai è il simbolo del monte Sion... Notate a che punto le due alleanze si fanno eco l'una all'altra, con quale sintonia la festa della Pentecoste è celebrata in ciascuna di loro... Sul monte Sion, come sul monte Sinai, il Signore è sceso, lo stesso giorno e in modo molto simile...

Luca scrisse: «Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (At 2,2-3)... Sì, qui e là, un forte rumore si fa sentire, un fuoco si fa vedere. Ma al Sinai era un fumo denso, sul monte Sion lo splendore di una luce brillantissima.

Nel primo caso si tratta di una «copia e un'ombra», nel secondo caso, delle «realtà» (Eb 8,5). Un tempo, si sentiva il tuono, ora si individuano le voci degli apostoli. Da un lato i lampi, dall'altro dei prodigi si manifestano in ogni luogo...«Tutti uscirono dall'accampamento incontro a Dio e stettero in piedi alle falde del monte» (Es 19,17).

Si legge negli Atti degli Apostoli: «Venuto quel fragore, la folla si radunò»... Da Gerusalemme, il popolo si radunò in piedi alla montagna di Sion, cioè nel luogo in cui Sion, figura della santa Chiesa, cominciava a edificarsi, a posare le sue fondamenta...«Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco» dice l'Esodo (v.18)... Potevano forse non ardere, coloro che erano stati infiammati dal grande fuoco dello Spirito Santo? Come il fumo accenna alla presenza del fuoco, così con la franchezza dei loro discorsi e con la diversità delle lingue, il fuoco dello Spirito Santo manifestava la sua presenza nel cuore degli apostoli.

Beati i cuori ricolmi di questo fuoco! Beati gli uomini infiammati da questo ardore. «Il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso» (V. 19)... Allo stesso modo, la voce degli apostoli e la loro predicazione divennero sempre più forti; si fecero sentire sempre più lontano finché «per tutta la terra si diffondesse la loro voce e ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18,5)

sabato 30 maggio 2009

234 - Vangelo di domenica 31/5 Pentecoste


Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,26-27; 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

233 - Uniti concordi nella Preghiera

Atti 1,12-14
Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano.
C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.
Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

Atti 2,1-4
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.

232 - Due apostoli, due vite, una Chiesa

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Discorsi sul vangelo di Giovanni , n° 124 ; CCL 36, 685


La Chiesa conosce due vite, che le sono state rivelate e raccomandate da Dio, delle quali una è nella fede, l'altra nella visione; una appartiene al tempo della peregrinazione, l'altra all'eterna dimora; una è nella fatica, l'altra nel riposo; una lungo la via, l'altra in patria; una nel lavoro dell'azione, l'altra nel premio della contemplazione...
La prima è simboleggiata nell'apostolo Pietro, l'altra in Giovanni... E non soltanto essi; questo è quanto fa la santa Chiesa tutta intera, la sposa di Cristo che attende di essere liberata da queste prove, per entrare in possesso della felicità eterna. Queste due vite, la terrena e l'eterna, sono raffigurate rispettivamente in Pietro e in Giovanni: per la verità tutti e due camminarono in questa vita temporale per mezzo della fede, e tutti e due godono nella vita eterna della visione di Dio.
Fu quindi a vantaggio di tutti i fedeli inseparabilmente appartenenti al corpo di Cristo, che Pietro, il primo degli Apostoli, per guidarli in questa tempestosa vita, ricevette, con le chiavi del regno dei cieli, la potestà di legare e di sciogliere i peccati (Mt 16,19); e del pari fu per condurre gli stessi fedeli al porto tranquillo di quella vita intima e segreta, che l'evangelista Giovanni riposò sul petto di Cristo (Gv 13, 23.25).
Non è infatti soltanto Pietro, ma tutta la Chiesa che lega e scioglie i peccati; né Giovanni fu il solo ad attingere, come ad una fonte, dal petto del Signore, per comunicarla a noi, la verità sublime del Verbo che era in principio Dio presso Dio (Gv 7,38 ; 1.1)... Anzi è il Signore stesso che diffonde il suo Vangelo in tutto il mondo, affinché tutti ne bevano, ciascuno secondo la propria capacità.

venerdì 29 maggio 2009

231 - Messaggio Medjugorje del 25/5

Cari figli,
in questo tempo vi
invito tutti a pregare
per la venuta dello
Spirito Santo su
ogni creatura
battezzata, cosicché
lo Spirito Santo
vi rinnovi tutti
e conduca sulla
via della
testimonianza
della vostra fede
voi e tutti coloro che
sono lontani da
Dio e dal suo amore.
Io sono con voi e intercedo per voi presso l’Altissimo.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
++

230 - Atto di consacrazione allo Spirito Santo

O Spirito Santo, Amore che procede dal Padre e dal Figlio,
Fonte inesauribile di Grazia e di Vita,
a Te desidero consacrare la mia persona,
il mio passato, il mio presente, il mio futuro,
i miei desideri, le mie scelte, le mie decisioni,
i miei pensieri, i miei affetti, tutto quanto mi appartiene e tutto ciò che sono.
Tutti coloro che incontro, che penso, che conosco, che amo
e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto:
tutto sia beneficato dalla Potenza della Tua Luce, del Tuo Calore, della Tua Pace.
Tu sei Signore e dai la Vita e senza la tua Forza nulla è senza colpa.
O Spirito dell’eterno Amore, vieni nel mio cuore,
rinnovalo e rendilo sempre più come il Cuore di Maria,
affinché io possa diventare, ora e per sempre,
Tempio e Tabernacolo della Tua divina Presenza.

3 Gloria al Padre
---

229 -Vangelo del giorno 30/5

Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti, e la sua testimonianza è vera.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (21,20-25)

In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”.
Gesù rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”.
Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”.
Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.
Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

228 - L'amore di DIo

È Dio che governa il mondo, non noi. Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza. Fare, però,
quanto ci è possibile con la forza di cui disponiamo; questo è il compito che mantiene il buon servo di Gesù Cristo sempre in movimento: « L'amore
del Cristo ci spinge » (2Cor 5,14)
(Benedetto XVI - Enciclica Deus Caritas est).

L’amore cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga dall’amore totale di Cristo per noi: quell’amore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, sino a tormentarci, poiché costringe ciascuno a non vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per “Colui che è morto e risorto per noi” (cfr 2Cor 5,15). L’amore di Cristo ci fa essere in Lui quella creatura nuova (cfr 2Cor 5,17) che entra a far parte del suo Corpo mistico che è la Chiesa.
(Benedetto XVI - Udienza Generale 26 novembre 2008).

L'amore è «divino» perché viene da Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo unificante, ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia «tutto in tutti» [1Cor 15,28]
(Benedetto XVI, Lettera Enciclica "Deus caritas est").

227 - Lo Spirito Santo

La beata Elena Guerra ha detto:

Le anime pensano che lo Spirito Santo sia molto lontano, che abiti altezze inaccessibili. In realtà, è la persona divina che assiste più da vicino la creatura. La accompagna dovunque, la penetra di Sé, la chiama, veglia su di lei. La ricopre con la Sua protezione. Ne fa il Suo tempio vivo, la difende, l’aiuta, la custodisce dai nemici. È più vicino all’anima dell’anima stessa. Eppure non lo si invoca, non lo si ringrazia dell’azione così immediata e così intima che egli svolge in ogni anima. La gente prega in modo sbagliato, chiede grazie materiali. Pochi domandano il dono dello Spirito Santo. Ma quelli che ricevono lo Spirito Santo ricevono tutto.

giovedì 28 maggio 2009

226 - Vangelo del giorno 29/5

Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (21,15-19)

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”.
Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”.
Gli disse: “Pasci i miei agnelli”.
Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi ami?”.
Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”.
Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”.
Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi ami?”.
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”.
Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”.
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

225 - Vangelo del giorno 28/5

Siano perfetti nell’unità!

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (17,20-26)

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;
perché tutti siano una sola cosa.
Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.
Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.
E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

martedì 19 maggio 2009

STOP TEMPORANEO ATTIVITA'

Per motivi di salute, le attività del blog sono bloccate. Riprenderanno il più presto possibile.

domenica 17 maggio 2009

224 - Vangelo del giorno 18/5

Lo Spirito di verità mi renderà testimonianza

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,26-16,4)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.
Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”.
*

223 - Dio ci ha riconciliati per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione

Dal «Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di Alessandria, vescovo

Chi ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione, tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè fin d'ora partecipe della condizione del Cristo glorioso.
Ciò vale per tutti noi che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti, brillando a noi l'unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di Cristo, ci siamo liberati dall'antico stato di decadenza.
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l'altro, la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così» (2Cor 5,16).
In altre parole: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), e per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto ma vivo - vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte egli morì al peccato una volta per tutte, ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6,8-9).
Pertanto se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme, ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate ecco ne sono nate di nuove!» (2Cor 5,17). Fummo infatti giustificati in Cristo per mezzo della fede e la forza della maledizione è venuta meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i piedi la potenza della morte, noi conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto in spirito e verità, con la mediazione del Figlio il quale dona al mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con se mediante Cristo» (2Cor 5,18). In realtà il mistero dell'incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo abbiamo acquistato l'accesso al Padre, dal momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2Cor 5,18).

sabato 16 maggio 2009

222 - Vangelo di Domenica 17/5 VI di Pasqua

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

221 - Non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 334, Nel natale dei martiri, §1

« Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi ? » (Rm 8,31). È la sfida di tutti i buoni fedeli cristiani, ma soprattutto dei martiri gloriosi. Fremeva contro di loro il mondo, cospiravano invano i popoli, i principi congiuravano insieme (Sal 2,1); si escogitavano nuovi mezzi di tortura, e dalla fertile inventiva della crudeltà sortivano effetti di pene indicibili. I martiri di Cristo venivano coperti di insulti, incolpati di falsi crimini, rinchiusi in carceri intollerabili, scavati da uncini, uccisi di spada, dati in pasto alle belve, bruciati tra le fiamme e, intanto, dicevano: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? » Il mondo intero è contro di voi, e voi dite: « Chi sarà contro di noi? » Ti rispondono: « E chi è il mondo intero, dal momento che noi moriamo per colui che ha creato il mondo? » Dicano, dicano pure, ascoltiamo, diciamo insieme: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? » Possono infierire, possono maledire, possono calunniare, possono propagare false accuse infamanti, da ultimo, possono non solo far perire il corpo, ma pure lacerarlo; e con questo? « Ecco, Dio è infatti il mio aiuto e il Signore accoglie il mio spirito » (Sal 53,6)... A che mi nuoce il fatto che il mondo faccia perire il mio corpo, dal momento che il Signore accoglie il mio spirito?... Sarà anch'egli a restituire il mio corpo... « I vostri capelli sono tutti contati » (Lc 12,7)... Perciò, diciamo, diciamo con fede, diciamo nella speranza, diciamo nella carità più accesa: « Se Dio è per noi, chi è contro di noi? »

venerdì 15 maggio 2009

220 - Vangelo del giorno 16/5

Voi non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,18-21)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone.
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”.

219 - Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi

Papa Benedetto XVI
Enciclica « Spe salvi », § 38-39

La misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana... La parola latina con-solatio, consolazione, lo esprime in maniera molto bella suggerendo un essere-con nella solitudine, che allora non è più solitudine. Ma anche la capacità di accettare la sofferenza per amore del bene, della verità e della giustizia è costitutiva per la misura dell'umanità, perché se, in definitiva, il mio benessere, la mia incolumità è più importante della verità e della giustizia, allora vige il dominio del più forte; allora regnano la violenza e la menzogna...
Soffrire con l'altro, per gli altri; soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell'amore e per diventare una persona che ama veramente – questi sono elementi fondamentali di umanità, l'abbandono dei quali distruggerebbe l'uomo stesso. Ma ancora una volta sorge la domanda: ne siamo capaci?... Alla fede cristiana, nella storia dell'umanità, spetta proprio questo merito di aver suscitato nell'uomo in maniera nuova e a una profondità nuova la capacità di tali modi di soffrire che sono decisivi per la sua umanità. La fede cristiana ci ha mostrato che verità, giustizia, amore non sono semplicemente ideali, ma realtà di grandissima densità. Ci ha mostrato, infatti, che Dio – la Verità e l'Amore in persona – ha voluto soffrire per noi e con noi.

giovedì 14 maggio 2009

218 - Vangelo del giorno 15/5

Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,12-17)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

217 - Bisogna essere decisi contro il peccato

Matteo 5, 29.
Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.

Matteo 18, 6-7.
Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!

1ª Pietro 3, 3-4.
Il vostro ornamento non sia quello esteriore - capelli intrecciati, collane d'oro, sfoggio di vestiti -; cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un'anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio.

Matteo 5, 36-37.
Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

216 - Tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a v

Tertulliano (155? - 220?), teologo
De praescriptione, 20-21 : CCL 1, 201-203

Cristo Gesù, Signore nostro, per tutto il tempo che visse sulla terra manifestò chi egli era, chi era stato, qual era la volontà del Padre. Questa rivelazione la fece apertamente al popolo e separatamente ai discepoli, fra i quali scelse i Dodici, come partecipi del suo magistero universale. Perciò, escluso uno di loro, sul punto di ritornare al Padre, dopo la risurrezione, ordinò agli altri Undici di andare e di ammaestrare le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19).
Gli apostoli – il cui nome significa « mandati » – sorteggiarono come dodicesimo del loro gruppo Mattia al posto di Giuda e ciò in ossequio all'autorità profetica del salmo di Davide (108, 8). Avendo ricevuto, secondo la promessa, lo Spirito Santo che doveva renderli capaci di fare i miracoli e predicare, testimoniarono la fede in Gesù Cristo prima in Giudea e poi in tutto il mondo, istituendo ovunque chiese particolari. Ovunque fecero risuonare il medesimo insegnamento e annunziarono la medesima fede...
Che cosa poi gli apostoli abbiano predicato, cioè che cosa Cristo abbia loro rivelato, non può essere altrimenti provato che per mezzo delle chiese stesse che gli apostoli hanno fondato, e alle quali hanno predicato sia a viva voce, sia in seguito per mezzo di lettere. Perciò, ogni dottrina che si accordi con queste chiese apostoliche, madri e fonti della fede, deve essere ritenuta vera in quanto contiene ciò che le chiese hanno ricevuto dagli apostoli, gli apostoli da Cristo, e Cristo da Dio.

mercoledì 13 maggio 2009

215 - Vangelo del giorno 14/5 S.Mattia

Non vi chiamo più servi, ma amici

+ Dal Vangeo secondo Giovanni (15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

214 - Ave Mamma


Il canto umile e gioioso di Maria,
nel Magnificat,
ci ricorda l'infinita generosità del Signore
con quanti si fanno come bambini,
con quanti si abbassano
e sanno sinceramente
di essere nulla.

213 - Rimanete in me e io in voi

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Something Beautiful for God

Non è possibile che uno si impegni nell'apostolato diretto se non è un'anima di preghiera. Siamo consapevoli di essere una cosa sola con Cristo, come egli era consapevole di essere una cosa sola con il Padre; la nostra attività sarà veramente apostolica nella misura in cui lo lasceremo lavorare in noi e attraverso di noi con la sua potenza, il suo desiderio e il suo amore.
Dobbiamo giungere alla santità, non allo scopo di sentirci in stato di santità, bensì affinché Cristo possa pienamente vivere in noi. Il dono totale di noi stessi all'amore, alla fede, alla purezza è legato al servizio dei poveri.
Quando avremo imparato a cercare Dio e la sua volontà, allora i nostri rapporti con i poveri diventeranno un cammino di santificazione per noi e per gli altri.Amate pregare: lungo la giornata provate sovente il bisogno di pregare e sforzatevi di pregare.
La preghiera dilata il cuore fino alla capacità di questo dono che Dio ci fa di se stesso.
Chiedete e cercate, e il vostro cuore crescerà fino a potere accoglierlo e tenerlo in voi.
Diventiamo un tralcio vero della vite di Gesù, un tralcio che porta frutto.
A questo scopo, accogliamo Gesù nella nostra vita come piace a lui venire in essa:
come Verità, per essere detta,
come Vita, per essere vissuta,
come Luce, per essere accesa,
come Amore, per essere amato,
come Cammino, per essere seguito,
come Gioia, per essere donata,
come Pace, per essere sparsa,
come Sacrificio, per essere offerto, tra i nostri parenti, i nostri prossimi e i nostri vicini.

martedì 12 maggio 2009

212 - Vangelo del giorno 13/5

Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

211 - Vi do la mia pace

Beato Giovanni XXIII (1881-1963), papa
Enciclica « Pacem in Terris »

Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa (Mt 5,14 ; 13,33): e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio. Infatti non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l'ordine voluto da Dio... È questa un'impresa tanto nobile ed alta che le forze umane, anche se animate da ogni lodevole buona volontà, non possono da sole portare ad effetto. Affinché l'umana società sia uno specchio il più fedele possibile del regno di Dio, è necessario l'aiuto dall'alto...
Cristo ha vinto nella sua dolorosa passione e morte il peccato, elemento disgregatore e apportatore di lutti e squilibri... "Egli è la nostra pace, egli che delle due ne ha fatta una sola... E venne ad evangelizzare la pace a voi, che eravate lontani, e la pace ai vicini" (Ef 2,14-17). E nella liturgia di questi giorni risuona l'annuncio: "Gesù, nostro Signore, risorto, venne e si fermò in mezzo ai suoi discepoli e disse loro: "Pace a voi, alleluia". E i discepoli gioirono al vedere il Signore" (cfr. Gv 20,19s). Egli lascia la pace, egli porta la pace: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Gv 14,27)...
Questa è la pace che chiediamo a lui con l'ardente sospiro della nostra preghiera. Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli... Accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace.

lunedì 11 maggio 2009

210 - Vangelo del giorno 12/5

Vi dò la mia pace

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14,27-31)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto:
Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”.
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209 - Il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui

Cristo dimora nella sua Chiesa: nei suoi sacramenti, nella sua liturgia, nella sua predicazione, in tutta la sua attività. In un modo speciale, Cristo rimane presente tra di noi nel dono quotidiano della santa eucaristia. Per questo la messa è il centro e la radice della vita cristiana. In ogni messa, c'è sempre il Cristo totale, Capo e Corpo (Ef 1,22-23). «Per lui, con lui e in lui». Infatti Cristo è la Via, il Mediatore: in lui troviamo tutto; fuori di lui la nostra vita è vuota...
Cristo vive nel cristiano. La fede ci dice che l'uomo in stato di grazia viene divinizzato. Noi siamo uomini e donne, non degli angeli bensì proprio degli esseri in carne e ossa, con un cuore e delle passioni, delle tristezze e delle gioie, e la divinizzazione si compie nell'uomo intero, come un'anticipazione della risurrezione gloriosa. «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, grazie a un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15,20-22).
La vita di Cristo è la nostra vita, secondo ciò che egli ha promesso ai suoi apostoli, il giorno dell'ultima Cena: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Il cristiano deve pertanto vivere secondo la vita di Cristo, facendo suoi i sentimenti di Cristo, in modo da poter dire come san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).

domenica 10 maggio 2009

208 - Per Te Mamma

O Maria, per il tuo sì umile e libero sei diventata la prima culla di Dio, il primo tabernacolo dell'Altissimo, l'inizio dell'ultimo capitolo della storia.
Tu hai visto gli apostoli felici attorno a Gesù.
Poi li hai visti tristi nell'ora della Passionee hai raccolto nel cavo della tua manole loro lacrime di paura e di smarrimento.
Maria, madre della Chiesa,tu non hai avuto paura quando è giunta la Croce.
E hai provato di nuovo l'emozione di Betlemme quando Gesù ti ha chiamata MADRE, aprendo nuovi orizzonti alla tua maternità.
Tu hai sentito il fremito della Pentecoste e hai visto gli apostoli uscire dal Cenacolo sospinti da un'onda di entusiasmo che giunge inalterata fino a noi.
Maria, madre della Chiesa,stringici al petto e donaci il battito del cuore del tuo figlio Gesù".
Amen.
(Angelo Comastri)

207 - Vangelo del giorno 11/5

Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14,21-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”.
Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

206 - Io sono la vite, voi i tralci

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento sul vangelo di Giovanni, 80, 1; 81, 1.3-4; CCL 36, 527-531

In questo passo del Vangelo in cui il Signore dice che lui è la vite e i suoi discepoli i tralci, lo dice in quanto egli, l'uomo Cristo Gesù, «mediatore tra Dio e gli uomini» (1 Tim 2, 5), è Capo della Chiesa e noi membra di lui (Ef 5,25).
La vite e i tralci, infatti, sono della medesima natura; perciò, essendo egli Dio, della cui natura noi non siamo, si fece uomo affinché in lui l'umana natura diventasse la vite, di cui noi uomini potessimo essere i tralci...
Ai discepoli, il Signore dice: «Rimanete in me e io rimarrò in voi» (Gv 15, 4). Essi però sono in lui non allo stesso modo in cui egli è in loro.
L'una e l'altra presenza non giova a lui, ma a loro. Sì, perché i tralci sono nella vite in modo tale che, senza giovare alla vite, ricevono da essa la linfa che li fa vivere; a sua volta la vite si trova nei tralci per far scorrere in essi la linfa vitale e non per riceverne da essi.
Così, il rimanere di Cristo nei discepoli e dei discepoli in Cristo...
Il Cristo non potrebbe essere la vite se non fosse uomo, tuttavia non potrebbe comunicare ai tralci questa fecondità se non fosse anche Dio. Siccome però senza la grazia è impossibile la vita, in potere del libero arbitrio non rimane che la morte.
«Chi non rimane in me è buttato via, come il tralcio, e si dissecca; poi i tralci secchi li raccolgono e li buttano nel fuoco, e bruciano» (Gv 15, 6).
I tralci della vite infatti tanto sono preziosi se restano uniti alla vite, altrettanto sono spregevoli se vengono recisi.

205 - Vangelo di Domenica 10/5 V di Pasqua

Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi.
Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

204 - Chi ha visto me ha visto il Padre

Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire

Contro le eresie, IV, 20, 5-7
Lo splendore di Dio dona la vita: la ricevono coloro che vedono Dio.
E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e lo vedono. Se infatti è insondabile la sua grandezza, è pure inesprimibile la sua bontà; e grazie ad essa, egli si fa vedere e dà la vita a coloro che lo vedono.
È impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere...
Così Mosè afferma nel Deuteronomio: «Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita» (Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è l'unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel Vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto ; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).

venerdì 8 maggio 2009

203 - Vangelo del giorno 9/5

Chi ha visto me ha visto il Padre

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14,7-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”.
Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”.
Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi ha conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

202 - Beata Maria Vergine di Pompei

L’icona della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei (alta cm 120 e larga cm 100) presenta l’immagine della Madonna in trono con Gesù in braccio; ai suoi piedi, san Domenico e santa Caterina da Siena. La Vergine reca nella mano sinistra la corona del Rosario che porge a santa Caterina, mentre Gesù, poggiato sulla sua gamba destra, la porge a san Domenico. In questo quadro si possono riconoscere tre grandi spazi. Lo spazio in alto, nel quale l’umile ma solenne figura di Maria in trono invita la Chiesa a portarsi verso il mistero della Trinità. Lo spazio in basso è quello della Chiesa, il corpo mistico, la famiglia che ha in Gesù il suo capo, nello Spirito il suo vincolo, in Maria il suo membro eminente e la sua Madre. Lo spazio laterale, rappresentato dagli archi, porta al mondo, alla storia, verso cui la Chiesa ha il debito di essere “sacramento”, offrendo il servizio dell’annuncio evangelico per la costruzione di una degna città dell’uomo. La via che unisce questi spazi è il Rosario, sintesi orante della scrittura, posta quasi come fondamento ai piedi del trono, e consegnato dal Figlio e dalla Madre come via di meditazione e assimilazione del Mistero.

Quest’icona fu data a Bartolo Longo, ora beato, da Suor Maria Concetta De Litala, del Convento del Rosariello a Porta Medina di Napoli; la religiosa l’aveva avuta in custodia da padre Alberto Radente, confessore del Beato, che l’aveva comprata da un rigattiere. Per trasportarla a Pompei, il Longo l’affidò al carrettiere Angelo Tortora che, avvoltala in un lenzuolo, l’appoggiò su di un carro di letame: era il 13 novembre 1875. Il quadro, però, necessitava di un restauro e fu posto alla venerazione dei fedeli soltanto il 13 febbraio 1876. Nello stesso giorno, a Napoli, avvenne il primo miracolo per intercessione della Madonna di Pompei: la dodicenne Clorinda Lucarelli, giudicata inguaribile dall’illustre prof. Antonio Cardarelli, guarì perfettamente da terribili convulsioni epilettiche. In seguito, Bartolo Longo affidò l’icona al pittore napoletano Federico Maldarelli per un ulteriore restauro, chiedendogli anche di trasformare l’originaria Santa Rosa in Santa Caterina da Siena. Nel 1965, fu effettuato, al Pontificio Istituto dei Padri Benedettini Olivetani di Roma, un restauro altamente scientifico, durante il quale, sotto i colori sovrapposti nei precedenti interventi, furono scoperti i colori originali che svelarono la mano di un valente artista della scuola di Luca Giordano (XVII secolo). Nello stesso anno, il 23 aprile, il Quadro fu incoronato da Paolo VI nella Basilica di San Pietro. Nel 2000, per il 125° anniversario, il Quadro ha sostato per cinque giorni nel Duomo di Napoli, dove è stato venerato da migliaia di fedeli. Il ritorno a Pompei è stato fatto a piedi, seguendo il tracciato del 1875, con diverse soste nelle città della provincia. Per tutto il giorno centinaia di migliaia di persone hanno affollato il percorso di trenta chilometri che separa Pompei dal capoluogo. Quando, in piena notte, il Quadro arrivò al Santuario di Pompei, fu accolto da una città in festa. Il 16 ottobre 2002, il Quadro ritornò a piazza San Pietro, per esplicita richiesta del Pp Giovanni Paolo II, ora Servo di Dio, che, accanto alla “bella immagine venerata a Pompei”, firmò la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, con la quale introdusse i cinque nuovi Misteri della Luce.
Il quadro della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, sempre più oggetto di profonda venerazione in tutto il mondo, è custodito sull’altare maggiore del Santuario di Pompei. La costruzione del Santuario ebbe inizio, per opera di Bartolo Longo, il 9 maggio 1876 e terminò nel 1887.
Nel 1893 il Longo offrì a Pp Leone XIII la proprietà del Santuario con tutte le opere pompeiane; qualche anno più tardi rinunziò anche all’amministrazione che il Papa gli aveva lasciato. L’interno del Santuario è a croce latina, tutta lavorata in marmo, ori, mosaici dorati, quadri ottocenteschi, con immensa cripta, il trono circondato da colonne, sulla crociera vi è l’enorme cupola di 57 metri tutta affrescata.
Oltre alla costruzione di un massiccio campanile alto 80 metri, il Santuario fu ampliato tra il 1933 e il 1939, passando da una a tre navate, mantenendo la struttura a croce latina. Il progetto fu ideato dall’architetto e sacerdote Monsignor Spirito Maria Chiapetta, che ne diresse anche i lavori. Le due navate minori, che hanno tre altari per ogni lato, si prolungano sin dietro l’abside in un ambulacro arricchito da quattro cappelline semicircolari. L’insieme delle costruzioni è armonizzato da strutture contrastanti, in perfetto equilibrio di masse, studiato in modo da non subire effetti di spostamento per qualsiasi causa. L’interno, di 2.000 mq, può accogliere circa 6.000 persone. La cubatura totale è di 40.000 metri.

Il fondatore del Santuario, Bartolo Longo, aveva trovato una zona paludosa e malsana, a causa dello straripamento del vicino fiume Sarno, abbandonata praticamente dal 1659. Alla sua morte, avvenuta il 5 ottobre 1926, lasciò una città ripopolata, salubre, tutta ruotante attorno al Santuario e alle sue numerose opere, a cui poi si affiancò il turismo per i ritrovati scavi della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio.

Bartolo Longo è stato beatificato da Pp Giovanni Paolo II, ora Servo di Dio, il 26 ottobre 1980.

È sua l’iniziativa della supplica, da lui compilata, alla Madonna del Rosario di Pompei che si recita solennemente e con gran concorso di fedeli, l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. (vedi post 199)

201- Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 142

Cristo disse: «Io sono la via, la verità e la vita». Come a dire: «Per dove vuoi andare? Io sono la via. Dove vuoi andare? Io sono la verità. Dove vuoi avere stabile dimora? Io sono la vita.» Perciò camminiamo sicuri lungo la via; ma dobbiamo temere insidie accosto alla via. L'avversario non ardisce tendere insidie sulla via, perché la via è Cristo; ma certamente, accosto alla via non è mai che smetta...
Cristo la via, Cristo umile; Cristo verità e vita, l'elevato e Dio.
Se stai alla sequela di Cristo umile, perverrai all'elevato; se, infermo, non disprezzi l'umile, ti stabilirai imbattibile in alto. Quale, infatti, se non la tua infermità, la causa dell'umiliazione di Cristo? Infatti la debolezza ti opprimeva assai e irreparabilmente. E questa situazione indusse a venire da te un così grande medico.
Se la tua infermità fosse almeno tale da permetterti di recarti personalmente dal medico, l'infermità stessa poteva sembrare tollerabile, ma ti è stato impossibile recarti da lui ed egli è venuto da te; è venuto insegnando l'umiltà per la quale torniamo alla salute. Poiché non ci lasciava ritornare alla vita la superbia...
Grida colui che si è fatto via: «Entrate per la porta stretta»(Mt 7,13). Si sforza di entrare, lo impedisce la superbia... Prenda il farmaco dell'umiltà. Beva, antidoto alla superbia, la pozione amara, ma salutare.... Quasi infatti che il superbo sia a chiedere: «Per dove entrerò?» «Io sono la via», dice Cristo. «Entra per me: volendo entrare per la porta, non puoi camminare che per me. Poiché, come ho detto: Io sono la via, così: Io sono la porta. (Gv 10,7) E che vai cercando per dove far ritorno, dove tornare, per dove entrare?» Perché tu non vada a smarrirti in qualche luogo, egli si è fatto tutto questo per te. Perciò ti dice in breve: «sii umile, sii mite» (Mt 11,19).

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giovedì 7 maggio 2009

200 - Vangelo del giorno 8/5

Io sono la via, la verità e la vita

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-6)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”.
Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”.
Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

199 - Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne ) (1) effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.

I) Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono. Ave, o Maria

II) È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore. Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma Tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia! Ave, o Maria

III) Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, Tu dunque puoi aiutarci. Se Tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre, non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie. Ave, o Maria

IV) Chiediamo la benedizione a Maria Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo) (1). Concedi a tutti noi l’amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana Società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario. O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.
Salve, Regina.
(1) Solo l’8 maggio e la prima domenica di ottobre

mercoledì 6 maggio 2009

198 - Le promesse della Madonna per la recita del Santo Rosario

1) A tutti quelli che reciteranno devotamente il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e grandissime grazie.
2) Colui che persevererà nella recitazione del mio Rosario riceverà qualche grazia insigne.
3) Il Rosario sarà una difesa potentissima contro l'inferno; distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie.
4) Il Rosario farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine; sostituirà nei cuori l'amore di Dio all'amore del mondo, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santificheranno con questo mezzo!
5) Colui che si affida a me con il Rosario, non perirà.
6) Colui che reciterà devotamente il mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Peccatore, si convertirà; giusto, crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna.
7) I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti della Chiesa.
8) Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza delle sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati.
9) Libererò molto prontamente dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.
10) I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in cielo.
11) Quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete.
12) Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità.
13) Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i membri della Confraternita del Rosario abbiano per fratelli durante la vita e nell'ora della morte i santi del cielo.
14) Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
15) La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.
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(La Madonna a San Domenico e al Beato Alano)
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Prendi la corona e prega. Maria in questo momento è per te Madre premurosa, per offrirti ancora la parola e l'amore del Figlio suo Gesù.

197 - Vangelo del giorno 7/5

Chi accoglie colui che manderò, accoglie me

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,16-20)

In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.
Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: ‘‘Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno’’. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.
In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”.
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196 - Io come luce sono venuto nel mondo

Sant'Anselmo d'Aosta (1033-1109), monaco, vescovo, dottore della Chiesa
Meditazioni

Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre

O buon Signore Cristo Gesù, come sole tu illuminasti me che non ti cercavo né ti pensavo, e mi mostrasti come ero... Hai rimosso il peso che mi opprimeva dall'alto; hai respinto chi mi percuoteva con la tentazione...
Tu mi chiamasti con un nome nuovo (Ap 2,17) tratto dal tuo nome e, incurvato com'ero, mi innalzasti fino alla tua visione dicendo: «Non temere, io ti ho riscattato, ho dato per te la mia vita. Se stai unito a me, fuggirai i mali in cui ti trovavi e non precipiterai nell'abisso verso il quale correvi; ma io ti condurrò nel mio regno...»
Sì, Signore, tutto questo facesti per me. Ero nelle tenebre e non lo sapevo..., scendevo verso gli abissi dell'ingiustizia, ero caduto nella miseria del tempo per cadere ancora più in basso.
E nell'ora in cui mi trovavo senza soccorso, illuminasti me mentre non ti cercavo... Nella tua luce, vidi ciò che erano gli altri, e ciò che ero io...; mi desti di credere nella mia salvezza, tu che desti la tua vita per me...
Lo riconosco, o Cristo, devo tutta la mia vita al tuo amore.

martedì 5 maggio 2009

195 - Vangelo del giorno 6/5

Io sono venuto nel mondo come luce

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (12,44-50)

In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”.
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194 - Le mie pecore ascoltano la mia voce

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No Greater Love
Riterrai difficile pregare, se non sai come fare.
Ognuno di noi deve aiutare se stesso a pregare: in primo luogo, ricorrendo al silenzio; non possiamo infatti metterci in presenza di Dio se non pratichiamo il silenzio, sia interiore che esteriore.
Fare silenzio dentro di sè non è facile, eppure è uno sforzo indispensabile; solo nel silenzio troveremo una nuova potenza e una vera unità. La potenza di Dio diverrà nostra per compiere ogni cosa come conviene; lo stesso sarà riguardo all'unità dei nostri pensieri con i suoi pensieri, all'unità delle nostre preghiere con le sue preghiere, all'unità delle nostre azioni con le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. L'unità è il frutto della preghiera, dell'umiltà, dell'amore.
Nel silenzio del cuore, Dio parla; se starai davanti a Dio nel silenzio e nella preghiera, Dio ti parlerà. E saprai allora che non sei nulla.
Soltanto quando riconoscerai il tuo non essere, la tua vacuità, Dio potrà riempirti con se stesso. Le anime dei grandi oranti sono delle anime di grande silenzio.Il silenzio ci fa vedere ogni cosa diversamente. Abbiamo bisogno del silenzio per toccare le anime degli altri.
L'essenziale non è quello che diciamo, bensì quello che Dio dice – quello che dice a noi, quello che dice attraverso di noi. In un tale silenzio, egli ci ascolterà; in un tale silenzio, parlerà alla nostra anima, e udremo la sua voce.
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lunedì 4 maggio 2009

193 - Vangelo del giorno 5/5

Io e il Padre siamo una cosa sola

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,22-30)

Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.
Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”.
Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”.
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192 - Se uno entra attraverso di me, sarà salvo

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Trattato sul Vangelo di Giovanni, 45

«In verità, in verità vi dico: Io sono la porta delle pecore». Ecco che Gesù ci ha aperto quella porta che era chiusa quando ce l'aveva indicata. Egli stesso è la porta. Prendiamone atto, entriamo, e rallegriamoci di essere entrati. «Tutti coloro che sono venuti sono ladri e predoni»... ; ben inteso «prima di me». Riflettiamo. Prima di lui sono venuti i profeti: forse che erano ladri e predoni? Certamente no; non erano venuti prima di lui, poiché erano venuti con lui. Colui che doveva venire mandava innanzi a sé gli araldi, e possedeva il cuore di coloro che mandava... «Io sono - ha detto - la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). Se egli è la verità, quelli che sono stati veraci sono venuti con lui.
Tutti quelli invece che sono venuti al di fuori di lui sono stati ladri e predoni, cioè sono venuti per rubare e uccidere. «Ma le pecore non li hanno ascoltati».
Vennero i giusti che credevano in lui venturo, come noi crediamo in lui che è venuto. I tempi sono mutati, ma non è mutata la fede... La stessa fede congiunge gli uni e gli altri: quelli che credevano in lui venturo e quelli che credono in lui che è venuto. Sia pure in diversi tempi, vediamo entrare gli uni e gli altri per la stessa porta della fede, cioè per Cristo... Tutti quelli che allora credettero ad Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, e a tutti gli altri patriarchi e profeti che preannunciavano il Cristo, erano pecore che ascoltavano la voce di Cristo; non hanno ascoltato la voce di estranei, ma la sua.

domenica 3 maggio 2009

191 - Vangelo del giorno 4/5

Io sono la porta delle pecore

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”.
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza”.

190 - Il buon Pastore

Giovanni Paolo II
Omelia per il XXV anniversario di pontificato (16 ottobre 2003)

"Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Gv 10,11). Mentre Gesù pronunciava queste parole, gli Apostoli non sapevano che parlava di se stesso. Non lo sapeva nemmeno Giovanni, l'apostolo prediletto. Lo comprese sul Calvario, ai piedi della Croce, vedendolo offrire silenziosamente la vita per "le sue pecore". Quando venne per lui e per gli altri Apostoli il tempo di assumere questa stessa missione, allora si ricordarono delle sue parole. Si resero conto che, soltanto perché aveva assicurato che sarebbe stato lui stesso ad operare per mezzo loro, essi sarebbero stati in grado di portare a compimento la missione. Ne fu ben consapevole in particolare Pietro, "testimone delle sofferenze di Cristo" (1 Pt 5,1), che ammoniva gli anziani della Chiesa: "Pascete il gregge di Dio che vi è affidato" (1 Pt 5, 2).
Nel corso dei secoli i successori degli Apostoli, guidati dallo Spirito Santo, hanno continuato a radunare il gregge di Cristo e a guidarlo verso il Regno dei cieli, consapevoli di poter assumere una così grande responsabilità soltanto "per Cristo, con Cristo e in Cristo".
Questa medesima consapevolezza ho avuto io quando il Signore mi chiamò a svolgere la missione di Pietro in questa amata città di Roma e al servizio del mondo intero. Sin dall'inizio del pontificato, i miei pensieri, le mie preghiere e le mie azioni sono state animate da un unico desiderio: testimoniare che Cristo, il Buon Pastore, è presente e opera nella sua Chiesa. Egli è in continua ricerca di ogni pecora smarrita, la riconduce all'ovile, ne fascia le ferite; cura la pecora debole e malata e protegge quella forte (Ez 34,16).
Ecco perché, sin dal primo giorno, non ho mai cessato di esortare: "Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!". Ripeto oggi con forza: "Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!" Lasciatevi guidare da lui! Fidatevi del suo amore!

sabato 2 maggio 2009

189 - Vangelo del 3/5 Domenica IV di Pasqua

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,11-18)

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

188 - Forse anche voi volete andarvene ?

San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorsi su vari argomenti 5, su Ha ; PL 183,556
Leggiamo nel Vangelo che, mentre il Signore predicava e invitava i suoi discepoli a partecipare alla sua passione nel sacramento conviviale del suo corpo, alcuni dissero: «Questo linguaggio è duro», e da quel momento non andarono più con lui. Gli apostoli, interrogati se avessero voluto andarsene anche loro, risposero: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).
Così vi dico, fratelli: fino a oggi ci sono persone per le quali è chiaro che le parole di Gesù sono «spirito e vita» perciò lo seguono. Ad altri invece paiono dure e cercano altrove ben magre consolazioni.
«La Sapienza fa sentire la sua voce sulle piazze» (Pr 1,20), vale a dire ammonisce quelli che camminano «per la via larga e spaziosa che conduce alla morte» (Mt 7,13), per richiamare indietro quanti vi camminano. Essa grida: «Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione e dissi: sono un popolo dal cuore traviato» (Sal 94,10). In un altro salmo trovi: «Il Signore ha parlato una sola volta» (Sal 61,12). Certo, una sola volta, perché parla sempre. Infatti unico e non interrotto ma continuo e senza fine è il suo parlare. Invita i peccatori a rientrare in sé, perché ivi egli abita e ivi parla...
Se oggi udiamo la sua voce, non induriamo i nostri cuori sono press'a poco le medesime parole che si leggono nel Vangelo... «Le mie pecore ascoltano la mia voce» (Gv 10,27)... Siete il popolo del suo pascolo e il gregge che egli conduce, se oggi ascoltate la sua voce (Sal 94,8).

187 - Messaggio di Medjuorje del 2/5/2009

Ecco il messaggio che Mirjana ha ricevuto oggi, 2 Maggio 2009


Cari figli!
Già da lungo tempo vi do il mio Cuore materno e vi porgo mio Figlio.

Voi mi rifiutate.
Permettete che il peccato vi avvolga sempre di più.
Permettete che vi conquisti e vi tolga la capacità di discernimento.
Poveri figli miei, guardatevi intorno e osservate i segni del tempo.
Pensate di poter vivere senza la benedizione di Dio?
Non permettete che la tenebra vi avvolga. Anelate dal profondo del cuore a mio Figlio.
Il Suo Nome dissipa la tenebra più fitta.
Io sarò con voi, voi solo chiamatemi: “Eccoci Madre, guidaci!”.
Vi ringrazio!

venerdì 1 maggio 2009

186 - Vangelo del giorno 2/5

Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)

In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”.
Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”.
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”.
Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

185 - San Giuseppe Lavoratore

Nel Vangelo Gesù è chiamato 'il figlio del carpentiere'. In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell'opera del Creatore, contributo al piano della salvezza (cfr Conc. Vat. II, "Gaudium et spes", 34). Pio XII (1955) istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata il 1° maggio.

Medaglia di San Benedetto