Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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giovedì 30 aprile 2009

184 - Vengelo del giono 1 maggio S.Giuseppe lavoratore

Non è egli forse il figlio del carpentiere?

+ Dal Vangelo secondo Matteo (13,54-58)

In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva:
“Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua.
Ma Gesù disse loro:
“Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

183 - Non scoraggiarsi

Non bisogna scoraggiarsi perché se nell'anima vi è il continuo sforzo di migliorare, alla fine il Signore la premia facendo fiorire in lei a un tratto tutte le virtù come in un giardino fiorito
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mercoledì 29 aprile 2009

182 - Vangelo del giorno 30/4

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,44-51)

In quel tempo, Gesù disse alle folle: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: ‘‘E tutti saranno ammaestrati da Dio’’.
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

181 - Perdona

1ª Giovanni 4, 20-21
"Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello."

Matteo 6, 14-15
"Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.."

Siracide 28, 6
"Ricòrdati della tua fine e smetti di odiare, ricòrdati della corruzione e della morte e resta fedele ai comandamenti."

Colossesi 3, 13
"perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi."

martedì 28 aprile 2009

180 - Vangelo del giorno 29/4 S.Caterina

Ecco lo sposo, andategli incontro!

+ Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

179 - Vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno


Discorso di Benedetto XVI alla tendopoli di Onna

Cari amici! Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza. Vi sono stato accanto fin dal primo momento, fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che, nella notte del 6 aprile scorso, ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case. Ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d’animo. C’è in voi una forza d’animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: "Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso".Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, ho sorvolato in elicottero questa valle e mi sono reso ancor più conto dell’entità dei danni causati dal terremoto. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini.
Si potrebbe dire, cari amici, che vi trovate, in un certo modo, nello stato d’animo dei due discepoli di Emmaus, di cui parla l’evangelista Luca. Dopo l’evento tragico della croce, rientravano a casa delusi e amareggiati, per la "fine" di Gesù; ma, lungo la strada, Egli si accostò e si mise a conversare con loro. Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualcosa si risvegliò nei loro cuori: le parole di quello "Sconosciuto" riaccesero in loro quell’ardore e quella fiducia che l’esperienza del Calvario aveva spento.
Ecco, cari amici: la mia presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona; non lascia inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano.
Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza. Attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. È proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto: l’amore.
L’amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato.
Vorrei concludere queste mie parole rivolgendo al Signore una particolare preghiera per le vittime del terremoto.
Affidiamo questi nostri cari a Te, Signore, sapendo che ai tuoi fedeli Tu non togli la vita ma la trasformi, e nel momento stesso in cui viene distrutta la dimora di questo nostro esilio sulla terra, Ti preoccupi di prepararne una eterna ed immortale in Paradiso.
Padre Santo, Signore del cielo e della terra, ascolta il grido di dolore e di speranza, che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto!
E’ il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra.
Sono stati strappati all’affetto dei loro cari, accoglili tutti nella tua pace, Signore, che sei il Dio-con-noi, l’Amore capace di donare la vita senza fine.
Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza, perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte; Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno può farci rialzare e indurci a riprendere insieme, tenendoci fiduciosi l’un l’altro per mano, il cammino della vita.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Salvatore,in cui rifulge la speranza della beata risurrezione. Amen!



ANSA ONNA (L'AQUILA) - Ventidue giorni dopo il terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo a Onna è tornato il sorriso: "i nostri cuori sono pieni di emozione - dicono gli abitanti del piccolo paese simbolo della tragedia, dopo la visita del Papa - ci ha portato un messaggio di gioia e di speranza". Benedetto XVI è stato letteralmente assalito dagli abitanti per ricevere una benedizione o un semplice saluto. E il Papa, raccontano, non si è sottratto: ha salutato e accarezzato il più piccolo della comunità, un bimbo di soli 8 mesi, e il più anziano. "Ci ha detto di avere forza e coraggio - racconta Antonella Foresta - la sua presenza è stata preziosissima; eravamo tutti desiderosi di incontrarlo e per la prima volta dal 6 aprile ho visto i parenti delle vittime tornare a sorridere". I cittadini raccontano che quello che gli ha colpiti di più é stato lo sguardo di Benedetto XVI. "Era pieno di amore e gioia - dice ancora Antonella - nonostante la calca della gente. E' stato veramente un messaggio di speranza che si aggiunge alle promesse che ci hanno fatto le istituzioni. Ora speriamo che vi sia un giusto seguito, noi siamo fiduciosi".

lunedì 27 aprile 2009

178 - Vangelo del giorno 28/4

Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,30-35)

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”.
Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”.
Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.
Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.

177 - Alla ricerca di Gesù

Pietro il Venerabile (1092-1156), abate di Cluny
Discorso alla lode del sacro sepolcro

Ascoltate popoli tutti; ascoltate, nazioni disperse sulla faccia della terra; prestate orecchio, popoli di ogni razza e lingua (cfr Ap 7,9), voi tutti che vi credavate abbandonati e vi pensavate fino a oggi spregevoli; prestate orecchio e rallegratevi: il vostro Creatore non vi ha dimenticati.
Non ha voluto lasciare che la sua ira trattenesse oltre la sua misericordia; ora egli vuole salvare nella sua bontà non soltanto il piccolo numero dei giudei, ma anche le moltitudini innumerevoli che siete voi.
Ascoltate il santo profeta Isaia...: «In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli» (Is 11,10)...Come attestò Gesù stesso, egli è colui sul quale «il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» perché egli fosse un segno.
Ma un segno per che cosa? Perché, innalzato sopra il vessillo della croce, tale il serpente di bronzo innalzato in mezzo all'accampamento (Num 21), egli volgesse verso di sé lo sguardo non soltanto del popolo ebreo ma dell'universo intero, e attirasse a sé con la morte sulla croce il cuore di tutti gli uomini. In tal modo, egli avrebbe insegnato loro a riporre in lui ogni speranza. Guarendo tutte le debolezze, perdonando tutti i peccati, aprendo a tutti il Regno dei cieli chiuso da tanto tempo, egli avrebbe mostrato loro che è proprio «Colui che deve venire..., colui che è atteso dalle nazioni» (Gen 49,10 volg).
Questo vessillo è stato da lui innalzato per le nazioni, per «raccogliere gli espulsi di Israele e radunare i dispersi di Giuda» (Is 11,12).

domenica 26 aprile 2009

176 - Vangelo del giorno 27/4

Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,22-29)

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”.
Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.
Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”.
Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.

175 - Sono proprio io ! Toccatemi

San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie sui vangeli, n°26 ; PL 76,1197

Come può essere reale il corpo del Signore, dopo la risurrezione, dal momento che ha il potere di attraversare le porte chiuse ? Ma bisogna sapere che le opere di Dio non sarebbero più mirabili se fossero comprensibili dalla nostra mente; né si ha il merito della fede quando la ragione umana fornisce le prove. Dobbiamo considerare alla luce di tutta l'opera del Redentore quelle azioni che per se stesse non si possono comprendere, affinché i mirabili fatti della sua vita offrano argomento di fede a quanto ci appare più sorprendente. Infatti il corpo del Signore che entrò nel cenacolo a porte chiuse era quello stesso che al momento della sua nascita uscì agli occhi degli uomini dal grembo intatto della Vergine. Perché dunque meravigliarsi se, dopo la risurrezione, entrava a porte chiuse già vincitore in eterno, egli che era uscito dal seno intatto della Vergine quando era venuto per morire?
Ma poiché la fede di coloro che contemplavano il suo corpo era titubante, subito mostrò loro le mani e il fianco, e fece toccare quella carne che era passata attraverso le porte chiuse... Ora ciò che si può toccare si corrompe necessariamente e ciò che non si corrompe non si può toccare. Ma in modo meraviglioso e incomparabile, il nostro Redentore mostrò, dopo la risurrezione, il suo corpo incorruttibile ma palpabile, affinché l'incorruttibilità invitasse a conquistare il premio, e la possibilità di toccarlo fosse una conferma per la fede. Si mostrò incorruttibile e palpabile anche per dimostrare che il suo corpo, dopo la risurrezione, aveva la stessa natura, ma una diversa gloria.

sabato 25 aprile 2009

174 - Messaggio di Medjugorje del 25/4/09

Cari figli, oggi vi invito tutti a pregare per la pace e a testimoniarla nelle vostre famiglie affinché la pace diventi il più grande tesoro su questa terra senza pace.
Io sono la vostra Regina della Pace e la vostra madre.
Desidero guidarvi sulla via della pace che viene solo da Dio.
Per questo pregate, pregate, pregate. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

173 - Vangelo del giorno 26/4 Terza Domenica di Pasqua

Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno

+ Dal Vangelo secondo Luca (24,35-48)


In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

172 - Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura

Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, III, 1

Il Signore di tutte le cose ha dato ai suoi apostoli il potere di proclamare il Vangelo. E per mezzo di loro abbiamo conosciuto la verità, cioè l'insegnamento del Figlio di Dio. A loro il Signore ha detto: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10,16). Noi infatti non abbiamo conosciuto il disegno della nostra salvezza se non per mezzo di coloro che ci hanno trasmesso il Vangelo.
Questo Vangelo, l'hanno prima predicato. Poi, per la volontà di Dio, ce l'hanno trasmesso nelle Scritture, perché diventasse «colonna e sostegno» della nostra fede (1 Tm 3,15).
Non è lecito dire che abbiano predicato prima di essere giunti alla conoscenza perfetta. Questo lo pretendono alcuni, che osano correggere gli apostoli e se ne vantano. Infatti, dopo che il nostro Signore é risuscitato dai morti e che gli apostoli sono stati «rivestiti di potenza dall'alto» per la discesa dello Spirito Santo, sono stati ricolmi di certezza su ogni argomento e hanno posseduto la conoscenza perfetta. Allora andarono «fino ai confini del mondo» (Sal 18,5 ; Rm 10,18) proclamando la Buona Novella dei beni che ci vengono da Dio e annunciando agli uomini la pace del Cielo. Possedevano, tutti ugualmente e ognuno in modo particolare, il Vangelo di Dio.

venerdì 24 aprile 2009

171 - Vangelo del giorno 25/4

Predicate il vangelo ad ogni creatura

+ Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20)

In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.

170 - Riempirono dodici canestri con i pezzi avanzati

Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
Commento sul Diatèssaron, 12, 4-5, 11 ; SC 121, 214
In un batter d'occhio, il Signore ha moltiplicato un po' di pane. Ciò che gli uomini fanno in dieci mesi di lavoro, le sue dieci dita l'hanno fatto in un istante... Eppure, egli ha misurato il miracolo non alla sua potenza, bensì alla fame dei presenti. Se il miracolo fosse stato misurato secondo la sua potenza, sarebbe stato impossibile valutarlo; invece, misurato secondo la fame di quelle migliaia di persone, il miracolo ha sovrabbondato di dodici canestri; negli artigiani, la potenza è inferiore al desiderio dei clienti, non possono fare quanto gli viene chiesto; invece le realizzazioni di Dio superano ogni desiderio...
Saziati nel deserto, come un tempo gli Israeliti in seguito alla preghiera di Mosè, esclamarono: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo». Accennavano alle parole di Mosè: «Il Signore susciterà per te un profeta», non un profeta qualunque, bensì «un profeta pari a me» (Dt 18,15), che vi sazierà di pane nel deserto. Come me, ha camminato sul mare, è apparso nella nube luminosa (Mt 17,5), ha liberato il suo popolo. Come Mosè che ha affidato il suo gregge a Giosuè, egli ha affidato Maria a Giovanni... Ma il pane di Mosè non era perfetto; è stato dato ai soli Israeliti. Volendo accennare che il suo dono superava quello di Mosè, e la chiamata delle nazioni era ancora più perfetta, il nostro Signore disse: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno», infatti «il pane di Dio è disceso dal cielo» e viene dato al mondo intero (Gv 6,51).

giovedì 23 aprile 2009

169 - Vangelo del giorno 24/4

Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, finché ne vollero

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,1-15)

In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”.
Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”.
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
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168 - Solidarietà a Benedetto XVI

E' iniziata una raccolta firme per testimoniare la nostra solidarietà a Benedetto XVI da più parti attaccato (ultimi casi : quello del Belgio e in occasione del viaggio in Africa):

Noi i sotto firmanti dichiariamo la nostra totale solidarietà con il Santo Padre Benedetto XVI e con i suoi insegnamenti.
Obiettiamo fortemente gli attacchi nei mezzi di comunicazione alla persona del Santo Padre nell’occasione del suo pellegrinaggio in Africa. Le sue parole di verità hanno servito come un pretesto per nuovamente avversare l’insegnamenti della Chiesa Cattolica e in particolare L’Enciclica Humanae Vitae.
Desideriamo esprimere la nostra gratitudine al Santo Padre per la sua proclamazione della Verità che non scende a compromessi, che il mondo moderno ha tanto bisogno.
Confermiamo la nostra solidarietà con il Santo Padre:



167 - Colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio

Simeone il Nuovo Teologo (circa 949-1022), monaco greco
Catechesi, 3 ; SC 96, 305

Il Signore ha detto: «Scrutate le Scritture» (Gv 5,39). Scrutatele dunque e ricordate con molta fedeltà e fede quanto esse dicono. Così, conosciuta chiaramente la volontà di Dio... sarete in grado di distinguere senza sbagliarvi, il bene dal male, invece di prestare orecchio a qualsiasi spirito e di essere trascinati da pensieri malsani.
Siate certi, fratelli miei, che nulla è favorevole alla nostra salvezza quanto l'osservanza dei divini precetti del Signore... Ci vorrà tuttavia molto timore, molta pazienza e perseveranza nella preghiera perché ci sia rivelato il significato di una sola parola del Maestro, perché conosciamo il gran mistero nascosto in ogni sua minima parola, e occorrerà che siamo pronti a dare la nostra vita per non lasciar cadere un solo segno dei comandamenti di Dio (cfr Mt 5,18).
Infatti la parola di Dio è come una spada a doppio taglio (Eb 4,12) che pota e taglia fuori l'anima da ogni cupidigia e da ogni istinto della carne. Anzi, essa diviene come un fuoco ardente (Ger 20,9) quando ravviva l'ardore della nostra anima, quando ci fa disprezzare ogni tristezza della vita e considerare le prove come perfetta letizia (Gc 1,2), quando, davanti alla morte temuta dagli uomini, ci fa desiderare e abbracciare la vita, donandoci il mezzo di giungervi.

mercoledì 22 aprile 2009

166 - Vangelo del giorno 23/4

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,31-36)

In quel tempo, Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui”.

165 - L'amore di Cristo ci spinge

Giovanni 15, 9.
Come il padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore

Giovanni 15, 5
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla

Salmo 126, 1
Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticono i costruttori

Salmo 130
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia

Matteo 11, 28-30
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è do lce e il mio carico leggero

Isaia 40, 31
Ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile,corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi

164 - I Sacri Cuori

Ogni mattina dedicate almeno cinque minuti di preghiera al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato perché vi riempiano di sè.
Il mondo si è dimenticato di venerare i Sacri Cuori di Gesù e Maria. In ogni casa siano poste le immagini dei Sacri Cuori e ogni famiglia li veneri.
Supplicate ardentemente il mio Cuore e il Cuore di mio figlio e riceverete tutte le grazie. Consacratevi a noi.
Non è necessario ricorrere a particolari preghiere di consacrazione.
Potete farlo anche con parole vostre, secondo quello che sentite.
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(Messaggio del 2 luglio 1983-Medjugorie)
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martedì 21 aprile 2009

163 - Vangelo del giorno 22/4

Dio ha mandato il Figlio nel mondo per salvarlo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

162 - Perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna

San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa
Sullo Spirito Santo, 14

La figura è un modo di esporre, mediante una similitudine, le cose che attendiamo. Per esempio, Adamo è la prefigurazione dell'Adamo nuovo (1 Cor 15,45) e la pietra [nel deserto durante l'Esodo] figura Cristo; l'acqua che sgorga dalla pietra è la figura della potenza vivificante del Verbo (Es 17,3; 1 Cor 10,4), poiché egli ha detto: «Chi ha sete venga a me e beva» (Gv 7,37). La manna è la prefigurazione del «pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51); e il serpente alzato sopra un'asta è la figura della Passione, della nostra salvezza compiuta sulla croce, poiché coloro che lo guardavano erano salvati (Num 21,9). Allo stesso modo, ciò che la Scrittura dice degli Israeliti quando escono dall'Egitto è stato raccontato come una prefigurazione di coloro che sarebbero salvati mediante il battesimo; infatti i primogeniti degli Israeliti sono stati salvati... per mezzo della grazia concessa a coloro che erano stati segnati dal sangue dell'agnello pasquale e questo sangue prefigurava il sangue di Cristo...
Quanto al mare e alla nube (Es 14), in quel tempo, conducevano alla fede mediante la meraviglia che ispiravano; ma per il futuro, prefigurava la grazia che doveva venire. «Chi è saggio osservi queste cose» (Sal 106,43). Comprenderà che il mare, prefigurando il battesimo separava dal faraone, come il battesimo ci fa scampare dalla tirannia del diavolo. Un tempo, il mare ha soffocato in sé il nemico; oggi muore l'inimicizia che ci separava da Dio. Dal mare il popolo è uscito sano e salvo; e noi risaliamo dalle acque come risorti dai morti, salvati per mezzo della grazia di Colui che ci ha chiamati. Quanto alla nube, era l'ombra del dono dello Spirito, che rinfresca le nostre membra spegnendo la fiamma delle passioni.

lunedì 20 aprile 2009

161 - Vangelo del giorno 21/4

Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,7-15)

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “In verità ti dico: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”.
Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

160 - Devi essere fermento

In mezzo alla grande folla degli uomini — ci interessano tutte le anime — devi essere fermento, per agire, con l'aiuto della grazia divina e con la tua corrispondenza, dovunque come il lievito, che dà qualità, sapore, volume, affinché il pane di Cristo possa poi alimentare altre anime. (Forgia, 973)

Una grande moltitudine aveva accompagnato Gesù. Il Signore solleva gli occhi e domanda a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare? » [Gv 6, 5]. Dopo un rapido calcolo Filippo risponde: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Non hanno tanto denaro, devono ricorrere a una soluzione famigliare. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma cos'è questo per tanta gente?» [Gv 6, 8-9].
Noi vogliamo seguire il Signore e desideriamo diffondere la sua Parola. Umanamente parlando, è logico che ci chiediamo anche noi: che cosa siamo per tanta gente? A confronto col numero degli abitanti della terra, pur contandoci a milioni, siamo pochi. Perciò dobbiamo considerarci come un po' di lievito preparato e disposto per portare il bene all'umanità intera, ricordando le parole dell'Apostolo: Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta [1 Cor 5, 6], la trasforma.
Abbiamo bisogno di imparare a essere noi il fermento, il lievito che modifica e trasforma la moltitudine.Se meditiamo con criterio spirituale quel testo di san Paolo, comprenderemo di non avere altra scelta che di lavorare al servizio di tutte le anime. Fare diversamente sarebbe egoismo.
Se consideriamo con umiltà la nostra vita, vedremo chiaramente che il Signore, oltre alla grazia della fede, ci ha concesso dei talenti, delle qualità. Nessuno di noi è un esemplare ripetuto in serie: Dio nostro Padre ci ha creati a uno a uno, distribuendo tra i suoi figli un diverso numero di beni. Dobbiamo mettere quei talenti, quelle qualità, al servizio di tutti, utilizzando i doni di Dio come strumenti per aiutare gli altri a scoprire Cristo.(Amici di Dio, nn. 256-258

domenica 19 aprile 2009

159 - Vangelo del giorno 20/4

Nessuno può vedere il regno di Dio se non rinasce dall’alto

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,1-8)

C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”.
Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”.
Gli disse Nicodemo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”.
Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.

158 - Ricevete lo Spirito Santo

San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa
Omelie per la Pentecoste, 1

Signore Gesù Cristo, fa' ancora di noi «un solo cuore e una sola anima» (At 4,32); allora, vi sarà «grande bonaccia» (Mc 4,39). Carissimi voi che mi ascoltate, vi esorto all'amicizia e alla benevolenza vicendevole, e alla pace con tutti; se infatti avessimo la carità fra di noi, avremmo la pace e avremmo lo Spirito Santo.
Dobbiamo renderci devoti e pregare Dio... Gli apostoli infatti erano perseveranti nella preghiera... Se cominciamo a fare delle preghiere ferventi, lo Spirito Santo verrà e ci dirà: «La pace sia con voi. Sono io, non temete» (cfr Mc 6,50)...
Cosa dobbiamo domandare a Dio, fratelli? Tutto ciò che è per il suo onore e la salvezza delle vostre anime, in una parola l'assistenza dello Spirito Santo: «Manda il tuo Spirito e tutto sarà creato» (Sal 103,30) – la pace e la tranquillità...
Dobbiamo domandare questa pace, affinché lo Spirito di pace venga sopra di noi. Dobbiamo anche rendere grazie a Dio per tutti i suoi benefici, se vogliamo che ci doni le vittorie che siano agli albori della pace; e per ottenere lo Spirito Santo, occorre ringraziare Dio Padre per averlo mandato prima sul nostro capo Gesù Cristo, nostro Signore, suo Figlio... – infatti «dalla sua pienezza tutto abbiamo ricevuto» (cfr Gv 1,16) – e per averlo mandato sugli apostoli perché loro ce lo comunicassero con l'imposizione delle loro mani.
Dobbiamo ringraziare il Figlio: in quanto Dio, manda lo Spirito su coloro che si dispongono a riceverlo. Ma soprattutto, dobbiamo ringraziarlo per il fatto che in quanto uomo, ci ha meritato la grazia di rivevere questo divino Spirito...
Come Gesù ha meritato la venuta dello Spirito Santo? Quando «chinato il capo, spirò» (Gv 19,30); infatti donando il suo ultimo respiro e il suo spirito al Padre, meritò che il Padre mandasse il suo Spirito sul suo corpo mistico.

157 - La Domenica della Divina Misericordia

E' la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia.
Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: "Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia" (Q. I, p. 27).
Negli anni successivi - secondo gli studi di don I. Rozycki - Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.
La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore" (Q. I, p. 46). Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione della festa: "Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre" (Q. II, p. 345).
La preparazione alla festa deve essere una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia. Questa novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che "elargirà grazie di ogni genere" (Q. II, p. 294).
Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:
- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
- che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.
"Sì, - ha detto Gesù - la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all'immagine che è stata dipinta" (Q. II, p. 278).
La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:
- "In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" (Q. I, p. 132) - ha detto Gesù.
Una particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: "la remissione totale delle colpe e castighi".
Questa grazia - spiega don I. Rozycki - "è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). E' essenzialmente più grande anche delle grazie dei sei sacramenti, tranne il sacramento del battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo battesimo.
Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo".
E' chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia" (R., p. 25). La comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la confessione - come dice don I. Rozycki - può essere fatta prima (anche qualche giorno).
L'importante è non avere alcun peccato.
Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, grazia.
Infatti ha detto che "riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia", poiché‚ "in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine.
Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto" (Q. II, p. 267).
Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:
- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle grazie che Gesù ha preparato per la festa;
- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le grazie salvificanti, ma anche benefici terreni - sia alle singole persone sia ad intere comunità;
- tutte le grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia (R., p. 25-26).
Questa grande ricchezza di grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.
Numerosi sono stati gli sforzi di don M. Sopocko affinché‚ questa festa fosse istituita nella Chiesa. Egli non ne ha vissuto però l'introduzione. Dieci anni dopo la sua morte, il card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima (1985) ha introdotto la festa nella diocesi di Cracovia e seguendo il suo esempio, negli anni successivi, lo hanno fatto i vescovi di altre diocesi in Polonia.
Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944.
La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l'indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha.
Dalle pagine del Diario sappiamo che suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore.

sabato 18 aprile 2009

156 - Vangelo di Domenica 19/4 Seconda di Pasqua, Festa della Divina Misericordia


Otto giorni dopo venne Gesù

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».
Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

155 - Dal diario di Santa Maria Faustina Kowalska

Gesù Misericordioso

«Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina: le viscere della Mia Misericordia s'inteneriscono per coloro che recitano la coroncina. Scrivi queste parole, figlia Mia, parla al mondo della Mia Misericordia. Che conosca tutta l'umanità la Mia insondabile Misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della giustizia. Fintanto che c’è tempo ricorrano alla sorgente della Mia Misericordia, approfittino del Sangue e Acqua scaturiti per loro».

La Mia misericordia avvolgerà in vita e specialmente nell'ora della morte le anime che reciteranno questa coroncina.
Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà.
Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.

«Scrivi questo: prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia. Prima che giunga il giorno della giustizia, sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una grande oscurità su tutta la terra. Allora apparirà in cielo il segno della Croce e dai fori, dove furono inchiodati i piedi e le mani del Salvatore, usciranno grandi luci che per qualche tempo illumineranno la terra. Ciò avverrà poco tempo prima dell'ultimo giorno». (83)

154 - Testimoni della risurrezione

Cardinale John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS 1, 22 « Witnesses of the Resurrection »

Ci si sarebbe potuti aspettare che il nostro Signore, una volta risuscitato, si fosse mostrato al più gran numero di persone possibile, e soprattutto a coloro che l'avevano crocifisso. Tutto al contrario, la storia ci mostra che egli si manifesta soltanto ad alcuni testimoni scelti, e specialmente ai suoi discepoli più vicini. Questo lo riconosce lo stesso Pietro quando dichiara: «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti» (At 10,40-41).
A prima vista, questo ci sembra strano. Siamo disposti infatti a farci della risurrezione un'idea ben diversa, a rappresentarcela come una manifestazione lampante e visibile della gloria di Cristo... Figurandoci la risurrezione come un trionfo pubblico, siamo spinti ad immaginare la confusione e il terrore che avrebbero afferrato i suoi carnefici se Gesù si fosse presentato vivo davanti a loro. Ma, notiamolo, un tale ragionamento equivale a concepire il Regno di Cristo come un regno di questo mondo, e questo non è giusto. Sarebbe come rappresentarci Cristo che viene già in quel momento a giudicare il mondo, e questo avverrà soltanto nell'ultimo giorno...
Perché mostrarsi soltanto ad alcuni «testimoni prescelti»? Perché questo era il mezzo più efficace per diffondere la fede nel mondo intero... Quale sarebbe stato il frutto di una manifestazione pubblica che si sarebbe imposta a tutti? Questo nuovo miracolo avrebbe lasciato la folla tale quale l'aveva trovata, senza cambiamento efficace. Già i suoi primi miracoli non avevano convinto tutti... Cosa avrebbero potuto dire e sentire più di prima, anche se «uno risuscitasse dai morti» (Lc 16,31)?...
Cristo si mostra per suscitare dei testimoni della risurrezione, dei ministri della sua parola, le fondamenta della sua Chiesa. Come la folla, con la sua natura mutevole, avrebbe potuto diventare questo?

153 - Vangelo del giorno 18/4

Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo

+ Dal Vangelo secondo Marco (16,9-15)

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni.
Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.
Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.
Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.
Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”.

152 - Il Calvario tre giorni dopo

I Vangeli ci raccontano numerose apparizioni del Risorto avvenute nel giorno di Pasqua. Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l'apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto.
Le si avvicina Gesù e le dice: "Perché piangi?".
Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore.
Vedi: la collina del Calvario, che l'altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d'erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli.
Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni.
No, non misurare sui calendari dell'uomo la distanza che separa quest'alba luminosa dal tramonto livido dell'ultimo venerdì.
Non è trascorso del tempo: è passata un'eternità.
Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione.
Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch'io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: "Perché piangi?".
Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano l'ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l'ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi.
Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so.
Forse rischio di restare in silenzio anch'io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell'umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza.
Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace.
Forse rimarrò suggestionato anch'io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescienza di barbarie tra i minori della nostra città.
Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trentacinque anni, sta morendo di cancro. O di Corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Nicola e Annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi. Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all'ultima, tutte le carte dell'incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere.
La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l'acquedotto. Riconciliamoci con la gioia.
La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del "terzo giorno".
Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo.
Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d'ora le luci di un mondo nuovo!
Buona Pasqua!
don Tonino Bello

151 - Lode a Dio

Gregorio di Narek (circa 944 - vers 1010), monaco e poeta armeno
Il libro di preghiere, n°66 ; SC 78, 411

Dio misericordioso, compassionevole, amico dell'uomo (Sap 1,6)..., quando parli, tutto è possibile, persino ciò che sembra impossibile alla nostra mente: Tu doni un frutto saporito in cambio delle dure spine di questa vita...
Signore Cristo, «il nostro respiro» (Lam 4,20) e splendore della nostra bellezza..., luce e datore di luce, non hai piacere del male, non vuoi che alcuno si perda, non godi della morte di chi muore (Ez 18,32).
Non sei turbato dal disordine, né assoggettato all'ira; non sei incostante nel tuo amore, né mutevole nella tua compassione; non cambi nella tua bontà.
Non giri le spalle, non ti volti, ma sei totalmente luce e volontà di salvezza. Quando vuoi perdonare, puoi farlo; quando vuoi guarire, sei potente; quando vuoi vivificare, ne sei capace; quando vuoi accordare la tua grazia, sei prodigo; quando vuoi rendere la salute, sei abile... Quando vuoi rinnovare, sei creatore; quando vuoi risuscitare, sei Dio...
Quando, prima ancora che lo chiediamo, vuoi stendere la mano, non ti manca nulla... Se vuoi rafforzare me che sono scosso, sei roccia; se vuoi dare da bere a me che sono assetato, sei fonte; se vuoi rivelare ciò che è nascosto, sei luce...
Tu, che per la mia salvezza hai combattuto con forza..., hai preso sul tuo corpo innocente tutta la sofferenza dei castighi che avevamo meritati, affinché, divenendo esempio, manifestassi negli atti la compassione che ci porti.

venerdì 17 aprile 2009

150 - Vangelo del giorno 17/4

Gesù si avvicina, prende il pane e lo dà a loro, e così pure il pesce

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-14)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli.
Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”.
Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”.
Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”.
Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”.
Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”.
Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore.
Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

149 - Gesù parla ad un'anima

Caro amico, conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo.
So la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: "Dammi il tuo cuore, amami come sei..."
Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'Amore, non amerai mai.
Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, e se ricadi in quelle colpe che vorresti non commettere più: non ti permetto di non amarmi.
Amami come sei ...
In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami come sei ...
Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.
Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? Non sono forse io la Verità e la Vita in seno all'Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio Amore ?
Figlio mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore.
Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore.
Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai tuoi cenci salga continuamente un gran grido "Gesù Ti Amo".
Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore.
Non sono le tue virtuosità che desidero; se tu ne avessi troppe; sei così debole che potrebbero alimentare la tua superbia e il tuo orgoglio.
Non ti preoccupare di questo. Ogni nato è destinato al grande bene.
No, non sarai il servo inutile; ti prenderò per mano con il poco che hai... perché sei creato soltanto per accrescerti e trasformarti.
Oggi sto alla porta del tuo cuore come il mendicante, Io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi: Non farti alibi delle tue miserie interiori.
Se tu conoscessi perfettamente i falli e le tue omissioni: morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia.
Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l'azione più insignificante, ma per amore, solo per amore.
Conto su di te per darmi gioia...
Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie.
Quando dovrai soffrire, ti darò la mia forza. Mi hai dato l'amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare...
Ma ricordati ... Amami come sei ...
Ti ho dato mia Madre; fa passare in te la sua purezza e il suo immenso cuore, per esserci anche tu nel nuovo Mondo !
Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all'amore, non mi ameresti mai ... Và ...

148 - Di questo voi siete testimoni

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 116

Come avete sentito, il Signore dopo la sua risurrezione apparve ai suoi discepoli e li salutò dicendo: «La pace sia con vo». Ecco, la pace è il saluto della salvezza, poiché lo stesso termine "salute" prende il nome dalla salvezza.
Che c'è dunque di meglio del fatto che la stessa Salvezza saluti l'uomo? La nostra salvezza infatti è Cristo. Proprio lui è la nostra salvezza, lui che fu per noi coperto di ferite, inchiodato sul legno della croce e poi, deposto dal legno, fu posto nel sepolcro. Dal sepolcro però risorse con le ferite risanate, ma conservando le cicatrici. Giudicò infatti fosse utile per i suoi discepoli che fossero conservate le sue cicatrici, perché venissero guarite con esse le ferite del loro cuore.
Quali ferite? Le ferite dell'incredulità.
Poiché egli apparve ai loro occhi mostrando la sua carne reale, ma essi «credettero di vedere uno spirito». Questa è una ferita non leggera del cuore...
Ma che cosa dice il Signore Gesù? «Perché siete turbati e nel vostro cuore sorgono tali pensieri?». Se nel vostro cuore sorgono tali pensieri, essi provengono dalla terra. Ciò ch'è bene per l'uomo non è già che dei pensieri si elevino nel suo cuore, ma che il suo cuore ascenda in alto, dove l'Apostolo voleva mettere il cuore dei credenti, ai quali diceva: «Se siete risorti con Cristo, pensate alle cose del cielo, dove Cristo è assiso alla destra di Dio; cercate le cose del cielo e non quelle della terra.
Voi infatti siete già morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando apparirà Cristo, ch'è la vostra vita, allora anche voi apparirete nella gloria insieme con lui» (Col 3,1s). In quale gloria? In quella della risurrezione...
Noi crediamo alla parola dei discepoli senza che ci mostrino il Cristo risuscitato...
Allora tuttavia era un fatto incredibile, e da Cristo veniva mostrato non solo agli occhi ma ancora alle mani, al fine di far entrare nel cuore la fede mediante i sensi del corpo e in tal modo potesse essere annunciato per tutto il mondo a coloro che non avrebbero visto o toccato e tuttavia avrebbero creduto senza aver dubbi (Gv 20,29).

mercoledì 15 aprile 2009

147 - Vangelo del giorno 16/4

Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno

+ Dal Vangelo secondo Luca (24,35-48)

In quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”.
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”.
Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni”.

146 - Penitenza

“Mi ha fatto sorridere sentirla parlare del conto che le chiederà nostro Signore. No, per loro non sarà Giudice —nel senso severo della parola— ma semplicemente Gesù”. —Questa frase, scritta da un Vescovo santo, che ha consolato più di un cuore afflitto, ben può consolare il tuo. (Cammino 168)

Penitenza è trattare sempre con la massima carità il prossimo, a cominciare dai tuoi cari. È prendersi cura con la massima delicatezza di coloro che sono sofferenti, malati, afflitti. È rispondere pazientemente alle persone noiose e importune. È interrompere o modificare i nostri programmi quando le circostanze — gli interessi buoni e giusti degli altri, soprattutto — lo richiedono.La penitenza consiste nel sopportare con buonumore le mille piccole contrarietà della giornata; nel non interrompere la tua occupazione anche se, in qualche momento, viene meno lo slancio con cui l'avevi incominciata; nel mangiare volentieri ciò che viene servito, senza importunare con capricci . (Amici di Dio, 138)

145 - Ricorri subito alla Confessione

Se qualche volta cadi, figlio mio, ricorri subito alla Confessione e alla direzione spirituale: mostra la ferita!, perché te la curino a fondo, perché eliminino tutte le possibilità di infezione, anche se ti fa male come in un'operazione chirurgica. (Forgia, 192)

Ti riassumo la tua storia clinica: qui cado e lì mi rialzo...: quest'ultima cosa è ciò che conta. Ebbene, continua con quest'intima lotta, anche se procedi a passo di tartaruga. Avanti!Sai bene, figlio mio, fino a che punto puoi arrivare, se non lotti: l'abisso chiama l'abisso. (Solco, 173)

Hai capito in che cosa consiste la sincerità quando mi hai scritto: «Sto cercando di abituarmi a chiamare le cose col loro nome e, soprattutto, a non cercare appellativi per ciò che non esiste». (Solco, 332)

«Abyssus, abyssum invocat...» un abisso chiama l'altro, te l'ho già ricordato. È la descrizione esatta del modo di agire dei bugiardi, degli ipocriti, dei rinnegati, dei traditori: trovandosi a disagio con il proprio modo di comportarsi, nascondono agli altri le proprie frodi, per andare di male in peggio, scavando una voragine fra loro e il prossimo. (Solco, 338)

La sincerità è indispensabile per progredire nell'unione con Dio.— Se dentro di te, figlio mio, c'è un “rospo”, sputalo! Di' subito, come ti consiglio sempre, ciò che non vorresti che si sapesse. Dopo aver sputato il “rospo” nella Confessione, come si sta bene! (Forgia, 193)

144 - I loro occhi erano incapaci di riconoscerlo

San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Discorsi sul vangelo, 23
Due discepoli di Gesù erano in cammino e pur non credendo in lui, parlavano di lui. Il Signore apparve, senza tuttavia mostrarsi a loro sotto un'apparenza che essi potessero riconoscere. Il Signore quindi realizzò esternamente, agli occhi del corpo, ciò che in loro si adempiva all'interno, agli occhi del cuore. All'interno, i discepoli amavano e dubitavano contemporaneamente; all'esterno, il Signore era loro presente, senza tuttavia manifestare chi egli fosse. A coloro che parlavano di lui, offriva la sua presenza; ma a coloro che dubitavano, nascondava il suo aspetto familiare, che avrebbe permesso loro di riconoscerlo. Ha scambiato delle parole con loro, ha rimproverato loro la lentezza a capire, ha spiegato loro i misteri della santa Scrittura che lo riguardavano. Eppure, nel loro cuore egli rimaneva uno straniero, per mancanza di fede; fece dunque come se dovesse andare più lontano... La Verità che è semplice, non fece nulla con doppiezza; si è semplicemente manifestata ai discepoli nel suo corpo così come era nel loro spirito.
Mettendoli così alla prova, il Signore voleva vedere se coloro che non lo amavano in quanto Dio, erano almeno capaci di amarlo in quanto viaggiatore? La Verità camminava con loro; non potevano dunque rimanere estranei all'amore: gli proposero l'ospitalità, come si fa per un viaggiatore. Perché, d'altronde, diciamo che gli proposero, mentre sta scritto: «Loro insistettero»?
Questo esempio ci mostra bene che non dobbiamo soltanto offrire l'ospitalità ai viaggiatori, bensì farlo con insistenza.I discepoli apparecchiano dunque la tavola, offrono da mangiare; e Dio, che loro non avevano riconosciuto nello spiegare la Santa Scrittura, lo riconoscono nello spezzare il pane.
Non è dunque ascoltando i comandamenti di Dio che sono stati illuminati, bensì mettendoli in pratica.

martedì 14 aprile 2009

143 - Vangelo del giorno 15/4

Riconobbero Gesù nello spezzare il pane

+ Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”.
Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”.
Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolc! ro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

142 - Indulgenza plenaria per la festa della Divina Misericordia

Ha detto Gesù a Santa Faustina:
"Aprirò tutti gli sbocchi della Mia clemenza verso gli uomini.
L'anima che in quel giorno (Domenica della Divina Misericordia) avrà ricevuto i sacramenti della Riconciliazione e della Santa Comunione, otterrà piena remissione delle colpe e dei castighi".

"Si concede l'indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica, preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della "Divina Misericordia", in qualunque chiesa o oratorio, con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel Tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l’aggiunta di una pia invocazione al Signore Misericordioso. Si concede l’indulgenza parziale al fedele che almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente
approvate".

"Beati i misericordiosi, perché troveranno Misericordia" (Mt 5,7)

Si ricorda che per ottenere la remissione COMPLETA delle colpe e dei castighi è necessario un approfondito esame di coscienza per poter confessare tutti i peccati commessi dopo l'ultima Confessione ben fatta. Se si è IN PECCATO MORTALE NON SI PUO' OTTENERE ALCUNA INDULGENZA, ma saranno rimesse pienamente soltanto le colpe e le pene relative a quei peccati che sono stati confessati nel corso della vita e perdonati con la Confessione sacramentale.

Ogni volta che si commette un peccato si contrae una colpa, alla quale corrisponde per Giustizia divina una pena. Quando il peccato è stato confessato con sincerità di pentimento, la colpa viene cancellata, ma resta la pena temporale, o castigo, che andrà scontata, o in Purgatorio, dopo la morte, oppure durante la vita, accettando le prove e le sofferenze e compiendo atti di carità e di contrizione perfetta. Perché l'indulgenza sia valida, è necessario che il cuore si stacchi da ogni affetto disordinato e da ogni peccato, anche veniale, altrimenti si ottiene una remissione solo parziale. Le Indulgenze sono doni della Misericordia di Dio, che possono essere applicate anche ai defunti, affinché siano condonati loro tutti i debiti contratti nel corso della vita, così da essere liberati definitivamente dalle pene del Purgatorio. Un tale gesto di carità verso le anime del Purgatorio contribuisce a sua volta alla purificazione dell'anima stessa che lo compie.

141 - Il Risorto

San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi n° 14

In quale stagione sia risorto il Salvatore, lo dice il Cantico dei Cantici: « L'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi... » (2,11-12). Anche adesso la terra è piena di fiori...; lo vedi, l'inverno è passato ed è primavera; siamo quindi nel primo mese del calendario ebraico, in cui cade la festa della Pasqua un tempo celebrata in figura e oggi nella realtà...Fu seppellito in un giardino...
Del giardino cosa aveva detto colui che vi fu sepolto? Sta scritto: «Lì ho raccolto la mia mirra e i miei aromi», «mirra, aloe e ogni profumo di prima qualità» (Ct 5,1 ; 4,14). Sono gli aromi simboli della sua sepoltura, di cui leggiamo nei Vangeli: «Vennero al sepolcro le donne e vi portarono gli aromi che avevano preparato (Lc 24,1)...
Ma lo Sposo, medico delle anime, prima di entrare a porte chiuse, si fece cercare da quelle sante donne di virtù specchiata e di animo virile che vennero al sepolcro in cerca di lui già risorto... Maria, dice il Vangelo, venne a cercarlo ma non lo trovò, ne ascoltò poi l'annunzio dagli angeli, e infine vide il Cristo.
Anche questo era stato predetto?
Leggiamo nel Cantico dei Cantici: «Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore» (Ct 3,1)..., e nel Vangelo: «Maria venne quando era ancora buio» (Gv 20,1). «L'ho cercato, ma non l'ho trovato», e il Vangelo continua sullo stesso tono; Maria dice: «Hanno levato il mio Signore, e non so dove l'hanno deposto», e gli angeli sopraggiunti a guarire la sua ignoranza le dicono: «Perché cercate tra i morti colui che vive?» (Lc 24,5)...
Maria ignorava che egli era risorto.
Di questa ignoranza aveva profetato il Cantico dei Cantici, facendo rivolgere dalla sposa la domanda che Maria fece agli angeli: «Avete visto l'amato del mio cuore?», e facendole dire: «Da poco avevo oltrepassate le guardie – gli angeli –, quando trovai l'amato del mio cuore; lo strinsi fortemente a me e non lo lascerò» (3, 3-4).

lunedì 13 aprile 2009

140 - Vangelo del giorno 14/4

Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (20,11-18)

In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva.
Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”.
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”.
Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.
Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro!
Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.
Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

139 - La Divina Misericordia


Gesù ha chiesto che la Festa della Divina Misericordia (che si celebra la domenica dopo Pasqua) sia preceduta dalla Novena alla Divina Misericordia, da iniziarsi il Venerdi Santo.

La coroncina è stata dettata da Gesù stesso a Suor Faustina Kowalska

(per ulteriori informazioni cliccare sulle voci sottolineate)


domenica 12 aprile 2009

138 - Vangelo di lunedì 13/4

Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno

+ Dal Vangelo secondo Matteo (28,8-15)

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono.
Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”.
Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute.
Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

137 - Questo è il giorno fatto dal Signore

Beato Guerrico d'Igny (circa 1080-1157), abate cistercense
Discorso 3 sulla Risurrezione ; SC 202, 249

«Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal 117,24).
Fratelli, aspettiamo il Signore esultando, per poter vederlo e rallegrarci alla sua luce.
Abramo esultò al pensiero di vedere il giorno di Cristo, e ha meritato di vederlo e di rallegrarsi in esso (Gv 8,56). Anche tu, devi vegliare ogni giorno alle porte della Sapienza (Pr 8,34)..., con Maria di Magdala montare la guardia alla porta del sepolcro di Cristo.
Allora, ne sono sicuro, proverai con lei quanto sia vero ciò che leggiamo nella Scrittura riguardo alla Sapienza in persona, che è Cristo: «facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca» (Sap 6,12)...
Lui in persona ne ha fatto la promessa: «Io amo coloro che mi amano e quelli che mi cercano mi troveranno» (Pr 8,17). Per questo ha trovato Gesù nella carne, Maria che vegliava venendo al sepolcro mentre era ancora buio.
Tu, è vero non devi conoscere Cristo secondo la carne (2 Cor 5,16) bensì secondo lo spirito. Ma lo troverai spiritualmente se lo cercherai con un desiderio simile a quello di Maria...
«La mia anima anela a te di notte, al mattino il mio spirito ti cerca» (Is 26,9). Di' con il Salmista: «O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia» (62,2)...
Vigilate, fratelli, pregando incessantemente...
Vegliate sopratutto perché è sorta l'aurora del giorno senza tramonto... Veramente «è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, ora che la notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rm 13, 11-12). Vegliate perché la Luce del mattino, Cristo, si alzi su di voi; egli la cui «venuta è sicura come l'aurora» (Os 6,3) è pronto a rinnovare spesso il mistero della sua risurrezione mattutina per coloro che vegliano per lui.
Allora con cuore pieno di gioia potrai cantare: «Dio il Signore è la nostra luce.
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso».

136 - Alleluia

Cristo nostra Pasqua è stato immolato per noi;
quindi dobbiamo mantenere la festa, non con il lievito vecchio,
il lievito di malizia e il male,
ma con il pane azzimo di sincerità e di verità. Alleluia.
Cristo è risuscitato dai morti non muore più;
la morte non ha più potere su di lui.
La morte che egli è morto, è morto al peccato,
una volta per tutte;
ma la vita si vive, vive per Dio ".
Così anche voi morti al peccato,
e viventi per Dio, in Gesù Cristo nostro Signore. Alleluia.
Cristo è stato risuscitato dai morti,
i primi frutti di coloro che sono morti.
Per quanto un uomo venuto da morte,
da parte di un uomo è venuta anche la risurrezione dei morti.
Perché, come tutti muoiono in Adamo,
così anche in Cristo deve essere reso vivo. Alleluia.
Chanted by the Benedictine Monks ofSt. Wandrille Abbey(France, Solesmes Congregation)

135 - Vangelo di Domenica 12/4 Pasqua di Resurrezione


Egli doveva risuscitare dai morti


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Medaglia di San Benedetto